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Autore: loonaty    13/07/2011    3 recensioni
[Legata a "Piccola volpe rossa"]
In un villaggio di anime affamate dove la sopravvivenza è diventata la preoccupazione principale e le autorità hanno perso il loro vigore.
In un villaggio in cui il più forte comanda e sottomette.
In un villaggio stanco ormai da tempo dove gli errori si pagano cari.
Qui.
A Konoha.
Due bambini aprono i loro occhi.
"Gli occhi di un grigio ancora indefinito del piccolo avevano squadrato il visetto tondo della bimba che lo fissava stranita con due pozze di azzurro sbiadito. Entrambi probabilmente potevano vedere solo ombre e forme sfocate, ma capirono. Kyuubi aprì la bocca nel prototipo di un sorriso sgangherato. Itachi rimase impassibile alzando poi lo sguardo sul padre. Indeciso se mettersi a piangere o no, come a chiedere il permesso. Sasuke si era chinato a sua volta sui bambini mentre Sakura tratteneva il fiato.
-Vedi questa bambina?- Aveva sussurrato al suo piccolo –Tu la dovrai sempre superare, le dovrai sempre stare davanti, sarai sempre il più forte. Ricorda.- "
Sfidando la vita stessa per riprendersi la gioia ed abbattere le alte mura di cenere che circondano i loro cuori.
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
- Questa storia fa parte della serie 'Cuori di plastica'
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Premetto che io tengo estremamente a questa storia, c'è chi può trovarla banale o insignificante, ci sara chi inorridirà, ma io la adoro, quindi non siate troppo crudeli, grazie.
Spero che vi appassioni quanto ha appassionato me scriverla.

 




MURI DI CENERE         (I see you)





I’m standing across from you
And dreaming of the things I do
I don’t speak, you don’t know me at all

For fear of what you might do
I say nothing but stare at you
And I’m dreaming
I’m trippin’ over you

 
6 anni

-Stammi lontano feccia!- Il bambino venne spinto contro la cancellata, la testa scontrò il metallo facendogli uscire dalle labbra un gemito di dolore. –Così impari a darti tante arie! Sei il figlio di un bastardo ed un bastardo sarai sempre!- Un altro spintone che lo mandò a terra. Il bambino si rialzò stringendo i piccoli pugni con foga. Le lacrime gli bruciavano gli occhi, ma aveva imparato che non bisognava piangere davanti al nemico. –Che fai ora? Frigni come un poppante? Vuoi scappare dalla mamma? Dalla tua mamma troia? – Il ragazzino più grande si voltò verso un amico che sghignazzava divertito. –Sua madre ha scopato con un traditore sai? Con un mukenin di livello S, lo stronzo che ha distrutto il villaggio- L’altro ragazzino si leccò le labbra avvicinandosi al bambino che stavano tormentando e gli assestò un calcio su un ginocchio sbucciato facendolo cadere a terra ancora una volta. –Come abbia fatto a nascere una merda come te da una donna così da stupro non ho idea- L’altro si posizionò dall’altra parte mentre un terzo ridacchiava beffardo. -Sai una botta io gliela darei, chissà, magari le piace essere picchiata! Per stare con uno schifo di uomo come tuo padre … - I due lo bloccarono per le braccia mentre il bambino urlava e digrignava i denti dimenandosi con foga –Smettetela di parlare male della mamma! Smettetela o il papà … -
-Che ci fa il tuo papà? Ci uccide tutti? Ci uccide come ha fatto con l’hokage?- Un pugno lo prese in pieno stomaco e poi sul volto togliendoli il fiato per urlare.
Quando il sole  calò e fu ora di tornare  a casa per quei ragazzi,  il bambino rimase solo. Seduto a terra con le braccia stese lungo i fianchi. Un occhio nero e gonfio, un labbro spaccato ed il naso sanguinante così come gomiti e ginocchia. Cosa avrebbe detto alla mamma e al papà una volta a casa?
Si alzò in silenzio dirigendosi comunque verso la sua via. Itachi alzò gli occhioni verdi sulla porta chiusa. Le voci soffocate dal legno spesso stavano ad indicare che sua madre aveva passato una buona giornata all’ospedale e che quindi era allegra. Alzò una mano e bussò.
-Itachi entra! E’ aperto!- Gridò sua madre da sopra una spalla mentre preparava la tavola.  Sasuke era seduto a tavola con la sua solita aria seria,ma aveva spostato gli occhi sulla porta per accogliere il figlio con quell’accenno di sorriso che la sua famiglia era riuscita a costruirgli sulle labbra. Lo stesso sorriso che morì nell’istante stesso in cui il bambino mise piede in casa. –Itachi … - Mormorò alzandosi subito seguito da sua moglie che, trafelata, lasciò perdere la frutta e si asciugò frettolosamente le mani su uno strofinaccio che lanciò via senza guardare dove cadeva. –Itachi che è successo? Cosa hai combinato? Chi è stato? Perché? Dove?- Sakura si inginocchiò davanti al bambino che abbassò lo sguardo liquido sul tatami senza guardare in faccia suo padre. Il padre che adorava. Certo era freddo e distaccato, ma dietro i suoi occhi c’era il mondo. –Scusate, non ho fame, sono stanco, è stata una giornataccia all’accademia … Ho fatto schifo nella … Nelle arti marziali … -  Mormorò la tiritera che aveva imparato a memoria con solo un accenno di incertezza superando la madre di corsa e sparendo in cima alle scale. Le labbra di Sasuke sbiancarono seguendo il figlio con lo sguardo.
-Sasuke … - La rosa gli si avvicinò titubante e sfiorò un braccio del marito che le rivolse uno sguardo perso.
–Sasuke, non è colpa … - Si morse la lingua incontrando i suoi occhi, grandi, scuri, feriti, sollevati verso le scale dove il bambino si era rifugiato. Lontano da loro. Si limitò ad abbracciarlo mentre lui rimaneva immobile, perso nei suoi pensieri. Irraggiungibile come una volta. Ancora distante come prima. Le sue dita affondarono nella camicia bianca e nascose il volto sul suo petto trattenendo le lacrime che ancora una volta impedivano qualunque reazione razionale. Sentì le dita di lui carezzarle la testa.
-Non posso nascondere ciò che ho fatto … - Sussurrò chiudendo gli occhi e facendo scivolare le dita sulla seta dei suoi capelli.
-Sasuke … - Singhiozzò lei.
-Shhh- Mormorò continuando ad accarezzarla e stringendola più forte al suo petto.
-No, Sasuke ti devo … Dire che … - Lui le premette ancora il capo contro di se ingoiandola con il suo corpo avvolgendola, facendola partecipare infine al suo dolore e lei ne approfittò per sussurrare –Sono incinta.-
-Tu e il tempismo non vi siete mai incontrati, vero Sakura?-
 
Posò la cartella sul banco con un gesto brusco nascondendovici dentro il volto mentre cercava i libri. Lo squittire della sedia al suo fianco annunciò l’arrivo di un piccolo stupido terremoto dai codini nero rossicci.
-Uh-Uh, Uchiha, sempre puntuale eh?-
Non le rispose, l’ultima cosa che voleva era che quell’impicciona vedesse i segni che gli erano rimasti in faccia dalla sera prima. Sua madre e suo padre parevano essersi bevuti la storia delle arti marziali, ma l’Uzumaki …
Strinse la stoffa della sacca senza spostare la testa, lasciando che i lunghi capelli neri gli coprissero le guance rosse di collera.
-Uchiha? Ehi Uchiha?!- La manina piccola e appiccicosa della ragazzina gli scrollò una spalla tentando di staccarlo dalla sacca.
-Lasciami in pace – Sibilò velenoso.
Logicamente lei non colse la minaccia delle sue parole … Quella scema!
-Non è che vuoi nascondere qualcosa eeeeeeeh? Ti è uscito un enorme brufolo giallo in mezzo alla fronte? Oppure ti sei spiaccicato il naso ed ora assomigli a quel brutto cane dell’Hokage Hatake, eh? – La vocetta stridula e quella manina che continuava a strattonarlo gli fecero attorcigliare i nervi. Si dovette mantenere dall’arrostirla per bene con la palla di fuoco suprema. Non riuscì però a non girarsi di scatto verso di lei.
- Zitta cretina! Smettila di dire cose sceme!- Ringhiò nella sua direzione guardandola dritta negli occhi, il sorriso strafottente e convinto che si incrinava quando, invece di nascondere la faccia nel collo troppo alto della spessa tuta fosforescente, rimase sconcertata a guardarlo in viso.
-Sei caduto in un fosso Uchiha?- Domandò per niente scalfita dalle parole dure dell’amichetto.
Allungò una mano verso la sua guancia scorticata e lui la schiaffeggiò via, si alzò e cambiò posto.
Kyuubi Uzumaki rimase tutto il giorno ad osservare il dorso della sua mano che si arrossava.
 
 

Truth be told
My problems solved
You mean the world to be but you’ll never know
You could be cruel to me
While we’re risking the way that I see you
That I see you (3x)
That I see
Conversations
Not me at all
I’m hesitating
Only to fall
And I’m waiting, I’m hating everyone

9 anni
-Guarda guarda, ancora il bastardino Uchiha, dì un po’ puttanella che ci fai in giro a quest’ora?- Itachi ringhiò e alzò gli occhi al cielo riconoscendo la voce dei suoi persecutori. Schivò un paio di pugni, poi un calcio lo colpì al basso ventre facendolo rannicchiare a terra. Erano tre contro uno. Ed erano più grandi. Tre Chunin contro un ragazzino da poco genin. Che bella parità. Le membra sottili si tesero per lo sforzo di mettersi carponi nonostante il dolore e il piede che gli premeva sulla schiena. Qualcuno, il più grande, lo afferrò per i capelli tirandogli la testa indietro. – Guardate che bei capelli lunghi – Sghignazzò. Sentì uno scatto molto simile a quello di un coltellino svizzero. Subito dopo le sue ipotesi vennero confermate dalla lama che gli accarezzava la giugulare seguita da un bruciore intenso che gli fece spalancare le palpebre dalle lunghe ciglia nere. Il sudore colava nel taglio quasi ustionando. –Che dici femminuccia, li tagliamo i capelli?- Itachi strinse gli occhi aspettando che il supplizio finisse. Sentì uno strappo, poi un altro, sentì tirare il cuoio capelluto con forza. –Ehi, che combinate?!- La vocetta acuta ed assillante gli trapanò i timpani con insistenza tanto che riaprì gli occhi per assicurarsi che non fosse un incubo. Lì davanti, ad assistere alla sua più grande umiliazione c’era la sua rivale numero uno. –Uzumaki!- Sbottò tra i denti. La ragazzina soppesò la situazione con gli occhi così incredibilmente azzurri, i riflessi del tramonto le incendiavano le corte code nere dando loro riflessi rossastri. Fece qualche passo avanti. –Siete voi che gli date il tormento?- La sua vocetta era salita di un paio di ottave. -Guarda un po’ chi si vede! La figlia dell’hokage! Del tuo paparino morto non dobbiamo aver paura!- I tra risero piegando indietro la testa di Itachi con più forza –Del mio paparino morto forse no, ma del suo sì- Asserì ammiccando verso Itachi mentre le gote prendevano fuoco come i suoi capelli.- Cosa vuoi fare sgorbio?- Uno di quelli, il tipo con il coltello, parve dimenticare la sua prima preda gettandosi addosso alla ragazzina e spingendola atterra dove il terreno scabro le scorticò i gomiti.  –Vattene via Uzumaki! Qui me la cavo da solo!- Sputò tra i denti l’Uchiha prima che lo assalisse un conato di vomito dato dalla posizione del collo che veniva teso fino quasi ad essere spezzato, il sangue che stillava dalla ferita sul collo venne assorbito dal colletto della maglia.
- Ma … Io … - La bambina balbettò mentre i suoi occhi si facevano lucidi. L’Uzumaki non piangeva mai. Quindi non si preoccupò di fulminarla con uno dei suoi sguardi più gelidi.
-Vai via!- Ripeté duro mentre gli altri sghignazzavano. Il Chunin con il coltello in mano le calciò della polvere sul volto facendole strizzare gli occhi. Incredibilmente due gocce trasparenti presero forma sulla pelle arrossata. Itachi trattenne il fiato ancora in preda alla nausea mentre adocchiava ciocche corvine svolazzare nel vento fresco serale.
-E va bene ho capito! Spero ti rompano tutte le ossa!-  Strillò furiosa alzandosi e dando un calcio sullo stinco al tipo più vicino che tentò inutilmente di afferrarla per i capelli prima che questa riuscisse a fuggire e sparire in fondo alla strada.
Ecco, ora che l’Uzumaki sapeva tutti a scuola lo avrebbero preso per un rammollito.
Mentre i bulli tornavano a lavoro si chiuse in un guscio di indifferenza. Sentiva l’acido salirgli alla bocca. Più di tutto, a tormentarlo, erano le mute lacrime della sua rivale.
 
-I capelli lunghi erano scomodi per combattere- Le scale incontrarono i suoi piedi alla velocità familiare delle molte sere passate e piangere e leccarsi il sangue che colava dai tagli.
Sakura sospirò.
Sasuke osservò immobile dal divano ciò che restava del tavolo sotto le nocche scorticate della moglie.
Non aveva usato il chakra.
-Chi sono questi?- La sentì ringhiare dopo averle dato nuovamente le spalle ed essersi rimesso a leggere, apparentemente indifferente il suo libro. –Chi sono quei dannati?- Stavolta a risentirne furono le mattonelle della cucina. Lo schiocco delle ossa rotte lo convinse ad alzarsi e a dirigersi verso la moglie che, ansimando, osservava la sua pelle gonfiarsi e colare liquido rosso mentre il suo volto bagnato si contorceva in una smorfia per il dolore. La luce verde si propagò dalle sue dita. Suo marito le rimase accanto a fissarla. –Posso ucciderli … ?- Mormorò a nessuno in particolare osservando le poche stelle fuori dalla finestra.
Sasuke scossa la testa conscio che se anche Sakura non lo stesse guardando avrebbe intuito il suo gesto.
-Se noi intervenissimo forse sarebbe peggio … - Concluse la donna comprendendo ciò che Sasuke aveva accettato già da tempo. –Ma non è giusto nemmeno restare qui con le mani in mano! Che senso ha essere genitori se non si può nemmeno ... ! Neanche … ! – Aprì e chiuse i pugni pronta a colpire di nuovo per poi strappare il cappotto dall’appendiabiti. –Vado a parlare con il maestro Kakashi!- Esclamò afferrando la maniglia e deformandone il metallo. Sasuke la lasciò fare e in pochi secondi rimase solo nella cucina vuota. Osservò il tavolo ridotto ad un cumulo di schegge e le crepe nel muro. L’angolo di un paio di mattonelle era saltato scheggiando il lavello. Sua moglie non si smentiva mai. Alzò la testa incontrando, oltre le scale, il buio del piano superiore. Prese fiato. – Kohaku, esci da lì-
La chioma nera di un bambino sbucò da dietro la tenda. Il padre gli andò in contro prendendolo fra le braccia. Aveva compiuto da poco i due anni e macchie rosse gli coloravano le guance pallide mentre i suoi occhioni neri scrutavano tutt’attorno. Si infilò un pollice in bocca cominciando a succhiare. Sasuke gli afferrò la manina viscida di saliva pulendola alla bell’e meglio con la sua e allontanandogliela dal volto.
-No- Disse.
Il bimbo sporse il labbro inferiore, ma non disubbidì.
Il padre si diresse a passo lento e cadenzato verso le scale e poi verso la stanza da letto che divideva con sua moglie. Una volta steso sul materasso con il figlioletto più piccolo stretto ad un braccio ascoltò il silenzio di quelle pareti di legno. Voleva andare da Itachi.
Suo figlio però non avrebbe accettato che si prendesse cura di lui. Era sempre stato così. Detestava sia il contatto fisico che i sentimentalismi delle altre persone. In questo aveva preso da lui.
Si sedette sul materasso. Incrociò le gambe. Accarezzò la fronte di Kohaku che lo osservava muto. La manina stretta a pugno e portata sotto il mento, pronto a riprendere a succhiare non appena sua padre si fosse distratto. “Spero che almeno tu prenda un po’ più da tua madre”. Pensò istintivamente sorprendendosi anche di poter concepire una cosa del genere. Accennò un sorriso al buio. Uno di quei sorrisi che nessuno vedeva mai troppo spesso. Di quelli riservati alla luna e a suo fratello maggiore e che Sakura aveva artigliato e riportato in superficie con la sua forza disumana, tra il sangue, il dolore e le lacrime.
“Infondo noi Uchiha abbiamo davvero un pessimo carattere”.
Ogni sua colpa venne così scaricata su un DNA inevitabilmente guasto.
 
-Non si può continuare così!- Sibilò ribaltando una pila di documenti. Kakashi, ingrigito dal tempo e dai disastrosi avvenimenti di solo pochi anni prima, la osservò pacato. Quella sua allieva tanto ligia alle regole, ora madre indignata e ben decisa a radere al suolo il palazzo. Hinata entrò sorreggendo un vassoio con due tazze di tè fumante.
-Sakura-chan , Kyuubi si è chiusa in camera, è successo qualcosa?- Le sue deduzioni apparentemente prive di senso sorprendevano sempre l’Haruno che si voltò di scatto verso l’amica. La costituzione fragile le aveva impedito di continuare il mestiere di ninja e dopo la morte di suo marito si era stabilita nel palazzo dell’Hokage, ripudiata dalla sua stessa famiglia si ritrovava a crescere da sola una figlia scapestrata. La timidezza ormai accantonata faceva risultare la sua voce flebile, di carta di riso, come una musica intrisa di amarezza.
Di certo non avrebbe mai perso il risentimento nei confronti di Sasuke.
Sakura scosse la testa e poi riportò la sua attenzione su Kakashi, il loro attuale Hokage, che era tornato a darsi da fare con le sue carte.
-Me lo vedo ritornare a casa sempre più malconcio! Oggi gli hanno tagliato i capelli! Capisci?! E la volta prima ha dovuto steccare il polso!-
Hinata posò il vassoio sulla scrivania e trapassò la rosa con i suoi occhi candidi. –E perché lui non si difende?- Mormorò prendendo una delle due tazze e passando l’altra all’ Hatake. Non si era degnata di prepararne una terza per la moglie dell’assassino di suo marito. Tutti avevano sempre visto Hinata come una creatura capace di un enorme perdono. Dopo ciò che era accaduto, però, Sakura la riteneva una donna gelida e priva di vita.
-Se ne fosse capace l’avrebbe già fatto!- Gridò Sakura. Kakashi alzò lo sguardo. Hinata sollevò un sopracciglio.
-Insomma! Questo maese è popolato da morti viventi?! E’ di mio figlio che stiamo parlando! Mio figlio!-
-Mia figlia in questo momento è chiusa in camera sua. Ha divorato la cena senza spiccicare parola … No, aspetta … Ha mandato a quel paese un certo teme … - Mormorò Hinata accarezzandosi il labbro inferiore e sollevando gli occhi al soffitto come se fosse sovrappensiero.
Sakura caricò un pugno.
Kakashi chiuse il fascicolo con un tonfo e si alzò.
-Sakura smettila- Le disse fermo.
Lei deglutì abbassando la mano memore di quando quell’uomo era stato suo maestro.
-Sì sensei – La schiena si tese e i piedi si unirono portandola in una posizione di attenti che il suo corpo ricordava molto bene.
L’Hokage annuì soddisfatto per poi rivolgersi ad Hinata. –Tu non la istigare.-
La donna abbassò il capo, un leggero rossore a colorarle le gote pallide e smunte. –Certo-
-In quanto ad Itachi, non credo ci sia molto da fare visto che questi inconvenienti non accadono all’interno dell’accademia … -
-Inconvenienti?!?- Lo interruppe furiosa Sakura pestando un piede sul pavimento.
Kakashi le lanciò uno sguardo di avvertimento. – Però potresti assicurarti che faccia la strada di casa con qualche altro ragazzino, non ha amici?-
Le due donne presenti si guardarono negli occhi. –Kyuubi sarà felice di tormentarlo, dopotutto, ha preso dal padre … - Commentò la mora eterea.
-Itachi non la vorrà sempre appiccicata- Disse Sakura abbozzando un sorriso di scherno. –Dopotutto, ha preso dal padre.-
Kakashi alternò lo sguardo dall’una all’altra.
Ricordava quando era nato Itachi. Pochi mesi dopo la nascita di Kyuubi.
Hinata aveva portato la bambina in visita agli Uchiha, nonostante la debolezza ed il fisico ancora convalescente era stata risoluta. Si era posizionata davanti a Sakura e Sasuke sgomitando tra gli altri compagni lì all’ospedale per festeggiare il lieto evento. Monitorata passo passo da uno Shino sempre più apprensivo dopo la morte di Kiba.
Si era chinata su Sakura avvicinando il volto della sua bambina a quello del piccolino con i capelli neri.
Gli occhi di un grigio ancora indefinito del piccolo avevano squadrato il visetto tondo della bimba che lo fissava stranita con due pozze di azzurro sbiadito. Entrambi probabilmente potevano vedere solo ombre e forme sfocate, ma capirono. Kyuubi aprì la bocca nel prototipo di un sorriso sgangherato. Itachi rimase impassibile alzando poi lo sguardo sul padre. Indeciso se mettersi a piangere o no, come a chiedere il permesso. Sasuke si era chinato a sua volta sui bambini mentre Sakura tratteneva il fiato.
-Vedi questa bambina?- Aveva sussurrato al suo piccolo –Tu la dovrai sempre superare, le dovrai sempre stare davanti, sarai sempre il più forte. Ricorda.- Il suo tono si era fatto minaccioso e sempre più alto e nella sala era sceso il silenzio. Sakura chiuse gli occhi affranta mentre Hinata si sollevava di botto dividendo i bambini con un gesto brusco e perdendo l’equilibrio. Shino la afferrò sotto le ascelle ed Ino prese la bambina. Prima di essere trascinata fuori all’Hyuga sfuggì solo un caustico commento non adatto al suo aspetto sognante e alla sua dolce voce.
-Sogna Uchiha!-
Nonostante questo i due ragazzini avevano instaurato una specie di amicizia rivale.
Che Kyuubi fosse realmente il rimedio migliore ne dubitava. Quella ragazzina mancava d’intelletto forse anche in maggior dose del padre. Però in mancanza d’altro si sarebbe resa utile.
-Magari Kyuubi potrebbe … - Cominciò preventorio.
-Se lo scordi- La porta si aprì ed Hinata era ferma sulla soglia con la fronte poggiata sullo stipite e la mano sulla maniglia.
-La volpe dalle nove code ed un Uchiha … - Pronunciò queste parole con quanto dolore riuscì a trovare in fondo al suo cuore. –Non possono essere che rivali –
 
 

Could it be you fell for me?
And any possible similarity
If its all, how would I know?
You never knew me at all but I see you
But I see you
I’m standing across from you (But I see you)
I’ve dreamt alone, now the dreams won’t do (But I see you)
I’m standing across from you (But I see you)
I’ve dreamt alone, now the dreams won’t do (But I see you)
 

 
 
10 anni
Stavolta il coltello non era servito per tagliare i capelli.
Se ne convinse arrancando verso casa son la mano premuta sulla ferita sanguinante che aveva al fianco. Si fermò davanti alla porta ed accennò un sorriso.
Almeno questa volta anche loro avrebbero dovuto spiegare un paio di cosette ai loro genitori. Ad esempio come mai sembravano appena usciti da un incendio. Ridacchiò fermandosi quando una fitta all’addome lo colse alla sprovvista. Rialzò lo sguardo sulla porta. No, non poteva farsi vedere così dai suoi genitori. Non ci cascavano più nelle sue scuse patetiche e cominciava a dubitare ci avessero mai creduto realmente. Indietreggiò piano e ripercorse al contrario il viale alberato, seguendo le sue stessa tracce di sangue che si seccava sul terreno alla luce del tramonto. Gli lacrimavano gli occhi ed i singhiozzi cominciavano a pressargli il diaframma sconvolgendolo ogni volta con una fitta lancinante. Si guardò intorno cercando spasmodicamente un buco in cui rintanarsi senza essere visto da nessuno ed accorgendosi con orrore o, più semplicemente, con una buona dose di stizza,che era troppo vicino al terreno della Uzumaki con grandi probabilità di vederla saltare fuori all’improvviso ed essere tormentato dalle sue chiacchiere e dalle domande. Quella cretina …
-Uchiha!- La voce che lo chiamò non apparteneva alla volpe pestifera. Tirò un sospiro di sollievo mentale prima di ripristinare la sua gelida facciata impassibile ingoiando le lacrime ed il dolore. –Cosa vuoi Nara?- Disse atono voltando il capo verso il ragazzino dagli occhi azzurri che lo stava raggiungendo con calma, senza sforzarsi ad affrettare il passo e le mani sprofondate nelle ampie tasche dei calzoni. – Hai visto Kyuubi?- Domandò tranquillo affiancandolo per poi sgranare gli occhi cerulei. –Merda Uchiha! Che hai fatto?- Il moro sbuffò –Non ti riguarda – L’altro piegò la testa di lato osservando il sangue che sgorgava dalla ferita. –Perché … - Cominciò concentrato per non cambiare idea all’ultimo minuto e sondando ogni altra singola possibilità. –Perché non vieni a casa mia … - Disse per poi leggere il panico negli occhi del compagno. Scosse la testa. –Tranquillo, mia madre è un ninja medico come la tua e anche se non sembra, su certi argomenti sa stare zitta.- Silenzio.
-Dico sul serio!- Esordì allo sguardo incredulo del moro.
 
-Mamma, stasera dormo da Asuma, domani andiamo a scuola insieme, ti dispiace?-
Sakura ascoltò incredula la voce statica del figlio alla cornetta. Sasuke schiacciava l’orecchio dall’altra parte del telefono per ascoltare le parole del figlio.
-N-No, non ci sono problemi … Mi passi Ino per favore? – Il fruscio che esplicava un passaggio di mano in mano le grattò il timpano prima della voce acuta della donna bionda che con il tempo non aveva perso nemmeno in minima parte il suo fascino. – Sakura-chan!- Esordì con forse troppo entusiasmo. Quell’entusiasmo così dannatamente falso che fece crollare ogni sua speranza che il figlio avesse finalmente trovato un amico. La rosa si rabbuiò. – Ino cos’ è successo?- Domandò secca senza passare per convenevoli e saluti sdolcinati tipici di loro da quando si erano riappacificate.
-N-Niente Sakura … Perché me lo chiedi?-
-Vengo a prendere Itachi –
-Non ce n’è bisogno Sakura, lascia che i bambini si divertano!-
Troppo falsa, troppo. Assolutamente. Anche Sasuke se n’era reso conto. Come avevano imparato a fare, però, chiusero gli occhi e fecero un respiro profondo.
-Sì- Mormorarono all’unisono abbassando la cornetta. Kohaku, dal suo posto a tavola, scoppiò a piangere.
 
-Sembri una mummia, che hai fatto? Hai sfidato tuo padre a duello?- Commentò acida Kyuubi imitando un colpo di fioretto con la matita e sfiorandogli il fianco bendato. Itachi abbassò gli occhi sulla maglietta che copriva ogni traccia delle fasciature accigliato. –Come lo sai?-
-Cosa?- Domandò ingenuamente lei. Il ragazzino dovette mantenersi dall’afferrarla per la nuca e sbatterle la testa sullo spigolo del banco.
-Delle bende – “Cretina”
-Me lo ha detto Asuma – Scrollò le spalle come se fosse la cosa più ovvia al mondo. –La mia mamma dice che Sakura è intelligente e non c’è cascata.-
-Ma un kilo di cavoli tuoi?-
-Non mi piacciono i cavoli-
-Taci Uzumaki-
-Vaffanculo Uchiha –
-Dove hai imparato queste parole?-
Non si accorsero che la classe era silenziosa ed il loro delizioso discorso fu ricevuto per intero dalle efficienti orecchie del professor Sai. Li fissava impassibile da dietro le pile di libri che circondavano la sua cattedra.
-Uzumaki, Uchiha, desiderate, dunque, andare a fare un salto dall’Hokage?- Domandò con la sua voce cantilenante ed impostata simile a quella registrata dei pupazzi.
Kyuubi scosse la testa e Itachi sbuffò.
Sai sorrise. –Perfetto allora- Ricominciò la sua lezione.
-Cretina, così impari ad urlare- Le sibilò all’orecchio.
-Teme!- Strillò per poi alzarsi, afferrare le sue cose, farle scivolare nello zaino spazzando il banco con un braccio e dirigersi a passo fermo verso la porta. –Io me ne vado.-
-Non credo- Scosse la testa il professore alzandosi, sempre sorridente.
-Tua madre verrà a prenderti da qui ad un attimo-
-No-
-Tuo padre scappava dalla finestra- Fragile come il vetro e già sulla porta sua madre la fissava immobile.
-Ma … Come … ? – La ragazzina sconvolta guardò il professore che sorrise ancora spingendola vero Hinata che le strinse un polso con le dita ossute riservandole uno sguardo severo e poi sollevando il capo per ringraziare. –Andiamo Kyuubi- Mormorò trascinandola all’esterno. –Come hai fatto ad essere già lì?-
Nessuna risposta.
-Allora? Perché eri già a scuola? Cosa ci facevi lì? Rispondi!-
Silenzio.
-Rispondi!-
-Ti controllavo – Le labbra della madre, così strette da sbiancare ancora di più si schiusero in queste semplici parole. –Sai che dei ragazzi tormentano Itachi, non vorrei che se la prendessero anche con te perché ti considerano sua amica. –
“io non sono sua amica”
Si divincolò dalla presa della madre con uno strattone, i codini rimbalzarono attorno ai suoi fianchi disegnando un arco nell’aria mentre si liberava e cadeva in ginocchio per poi mettersi a carponi e rialzarsi. Si allontanò da sua madre con uno scatto e si voltò verso di lei.
-E se anche fosse? E se anche fossi sua amica? E se anche se la prendessero con me?- Prese fiato. –Non voglio essere controllata!- Fece per fuggire ma sua madre la bloccò nuovamente, la sua forza che riluceva in fondo agli occhi bianchi armati di quel potere che da anni non riattivava. Le mani coperte dai calli e dalle cicatrici procurati durante gli anni passati a combattere non avevano nulla a che vedere con quella persona fragile che era diventata. – Kyuubi io ho il diritto, il dovere di controllarti! Sono tua madre!-
-Non mi importa niente! Non mi importa niente! Non ti voglio sempre dietro! E se sai che quei bulli tormentano Itachi dovresti trovare un modo per fermarli! Non dovresti assillare me!-
Hinata rimase rigida in piedi per un attimo prima di accasciarsi sulla panchina più vicina. Si prese la testa tra le mani puntellandosi i gomiti sulle ginocchia magre che i pantaloni corti e troppo larghi lasciavano in mostra. –E’ un errore mio? Sbaglio sempre tutto IO. - Kyuubi era immobile di fronte a lei con gli occhi azzurri socchiusi. Le braccia abbandonate lungo i fianchi e la giacca della tuta arancione che le ricadeva oltre le mani strette a pugno mentre l’elastico le stringeva la vita lasciandole un segno rosso sulla pelle. Chinò in capo in avanti titubante, le code nere e rosse che dondolavano davanti a lei. Poggiò le mani sulle ginocchia graffiate e sfiorò la fronte della madre con il naso. Chiuse gli occhi.
-Mamma, Sasuke ha salvato il villaggio.- Disse.
Hinata sollevò la testa di scatto , le guance bagnate dalle lacrime l’espressione spaurita di quando era bambina. Quella donna così fragile ed indifesa, ma cocciuta ed estremamente forte dentro di se era sua madre. Kyuubi le poggiò una mano sulla testa, a disagio e fissandosi le punte dei piedi nei sandali sfasciati.
Deglutì.
-Non è colpa sua se papà è morto e … Non è nemmeno colpa tua … Se tu fossi stata lì fuori a combattere io non sarei nata … -
-Io non do la colpa a Sasuke – Mormorò Hinata scuotendo la testa mentre nuove lacrime andavano ad inondarle il viso. –N-Non è vero … I-Io … - Si morse il labbro inferiore prima di coprirsi nuovamente il volto con le mani. –Ho sbagliato di nuovo- Mormorò. I singhiozzi le sfuggirono tra i denti.
-M-Mamma non piangere s-se piangi tu … - Kyuubi sentì gli occhi pizzicarle, ma lei non piangeva mai. Mai!
-S-se piangi tu mi … Mi metto a- a piangere anche i-io … -
Gettò le braccia al collo sottile della madre cadendo in ginocchio fra le sue gambe e venendo stretta delicatamente da quell’abbraccio dal profumo di lavanda.
 
 

Truth be told, my problem solved
You mean the world to me
But you’ll never know
You could be cruel to me
While we’re risking the way that I see you
But I see you
I’m standing across from you (But I see you)
I’ve dreamt alone, now the dreams won’t do (But I see you)
 

 
 
12 anni
-Squadra 2 : Kyuubi Uzumaki, Itachi Uchiha e Asuma Nara –
-CoOosa?!-
-Mhpf … -
-Uffaa … -
-Ragazzi, insomma, un po’ di contegno … Kyuubi lascia stare Itachi! E … Asuma! E’ pur sempre una ragazza! Insomma! Datevi una calmata! I-Itachi non … Non vorrai … -
-Waaaaa piove!-
- Scema è l’antincendio!-
-Non mettertici pure tu a darmi della scema!-
-Cretina … -
-Che hai detto dannato Uchiha?!? Guarda che è tutta colpa tua!-
-Non sarebbe successo se tu non mi avessi istigato . –
-Istigato io? Ti faccio vedere come ti istigo a calci a volare dalla finestra –
-Ma piantala dobe-
-Piantala tu Teme!-
-Giù le mani!-
-Non ti azzardare … -
-Smettetela voi due!-
-Non ti impicciare Nara!-
-WoW parlate anche all’unisono!-
-Non è vero!-
-BASTA!-
Sai batté entrambi i palmi sulla cattedra. Nessuno lo aveva mai visto perdere a quel modo la sua leggendaria pazienza. L’occhio destro sbatteva leggermente mentre una vena gli pulsava sulla tempia.
-Silenzio ragazzi … - Tentò di stendersi sulle labbra il solito sorriso con scarso successo.
-E’ colpa sua. – Commentò Itachi puntando un dito verso la compagna di banco. –Ah! Molla animale!- Sbraitò appena dopo quando questa vi ci affondò i canini con foga. Un quaderno arrotolato le colpì la testa.
- Che rottura che siete voi due … - Sbuffò il castano attorcigliandosi una ciocca di capelli liscissimi attorno ad un dito abbronzato.
-Hai fentito? Pfarla l’epfemminato! – Commentò Kyuubi ancora tenendo stretto tra i denti il dito pulsante dell’Uchiha.
-Ma che sei un cane? Lasciami!-
-Nfo!-
-Chi hai chiamato effemminato?!?-
-Tu- I due fissarono l’amico mentre perdeva la sua costante pacatezza e prendeva un colorito rossastro paragonabile solo agli attacchi isterici di sua madre … Ah! Ecco svelato l’arcano …
-Voi … brutti … Brutti … -
-Respira- Suggerì l’Uchiha.
-Gifà! Refpirah!-
Itachi fulminò Kyuubi che sorrise mostrando i suoi adorabili dentini ancora affondati della sua pelle.
-Stai cominciando a sbavare.-
-Cafita-
-Bleah … - Asuma si era ripreso e sghignazzava a vedere la saliva della ragazza imbrattare la mano dell’impassibile Uchiha che si stava lentamente alterando.
Dal canto suo Sai si lasciò cadere al suo posto con un sospiro di rassegnazione con un mezzo sorriso alla foto del team Kakashi. Sfiorò il volto di Naruto e il suo volto assunse una delle rare espressioni umane che dimostrava. Quella tristezza e quel rammarico che anni prima avevano accompagnato la morte di suo “fratello” e che ora lo raggiungevano ogni volta che pensava a Naruto.
“Ti assomiglia proprio tanto”.
Pensò.
“E’ idiota al punto giusto”
Sollevò lo sguardo sulla ragazza con i codini nero rossiccio e i grandi occhi azzurri che schernivano il moro accanto a lei ormai rassegnato a non riavere mai più la sua mano.
“Ed è pure carina”
 
Eccolo. Quel dannato vicolo. E quei passi alle sue spalle che nonostante gli anni ancora gli provocavano quella doccia di sudore freddo che lo scuoteva fin nelle ossa. Strinse con più forza la cartella. Tra poco sarebbe diventato un Chunin.
-Ehi ehi ehi! Chi si vede! La nostra femminuccia preferita, facci sentire un bello stillo Uchiha!-
-Deliziaci dai!-
Un paio di ragazzi gli si portarono uno da un lato e l’altro dall’altro. Il minore dei tre, come capitava spesso, non era presente. Probabilmente era ancora al suo villaggio. Quando il più piccolo non cera gli altri due si accanivano con ferocia sul moro che tentava di non reagire con tutto se stesso. Non aveva intenzione di rispondere alla violenza con altra violenza. Lo avrebbe fatto solo se fosse stato assolutamente necessario.
Pensò che in fondo queste idee se le era fatte con il tempo, per convincersi di non essere troppo codardo e troppo debole per reagire. Fingeva che fosse una sua stessa decisione.
-Ehi sfigato quando è stata l’ultima volta che ti abbiamo tagliato i capelli? Occorre una spuntatina!- Il maggiore afferrò con decisione la corta treccia dell’Uchiha strattonandolo. Questi barcollò all’indietro con un gemito. Il maggiore aveva sei anni più di lui. L’altro quattro. Il minore, quello non presente, aveva invece la sua età e sempre un muto terrore negli occhi. Nemmeno suo padre era stato un santo e viveva nella paura che i compagni potessero rivoltarsi contro di lui.
Kyuubi stava accucciata sul bordo di una staccionata, le mani che afferravano il legno tra le ginocchia sollevate e sulla lingua il sapore salato della pelle di Itachi. Se avessero menato quel teme non voleva perdersi la scena. Il più grosso dei due, con corti capelli cioccolato lo afferrò per la treccia facendolo inciampare in un sasso. Kyuubi accennò un sorriso, ben gli stava … Il sorriso si congelò sulle sue labbra.
Gli occhi di Itachi guardavano nella sua direzione, nonostante fosse assolutamente certa che non potesse vederla per via delle fronde degli alberi che gli si frapponevano alla visuale. Erano gradi. Di un verde purissimo e smeraldino ed erano ricolmi di terrore. Itachi, con il suo sharingan e il chakra del fuoco, poteva benissimo prevalere su quei due ragazzi che lo tormentavano tanto. Però non lo avrebbe fatto perché una paura vecchia di dodici anni gli pesava sullo stomaco facendogli salire la nausea. Il cuore gli galoppava in petto e si sentiva nuovamente un bambino di cinque-sei anni accerchiato da una comitiva di ragazzi più grandi che insultavano la sua famiglia e lo pestavano a sangue. Non riusciva a muoversi. Kyuubi rimase interdetta. Inarcò le sopracciglia ed ebbe un sussulto quando l’altro ragazzo, chioma biondiccia e consunta tuta da combattimento, Scagliò un calcio dritto sulla faccia del compagno. Affondò le unghie nelle assi. Che faceva? Lei era lì per assistere ad un combattimento, non ad un massacro. Dov’era il genio che conosceva? Quello dietro cui sbavavano tutte le ragazzine della scuola e che prendeva i voti più altri, superava tutti gli esami padroneggiando perfettamente ogni tecnica e si poteva dire quasi più forte dei maestri stessi? Una leggera vibrazione dell’alta staccionata la fece voltare alla sua destra dove incontrò un paio di sandali accademici dotati di carro armato e dei pantaloni di qualche taglia più grande. Sopra ad essi una maglietta a maniche corte aderente ed una giacca aperta sullo scollo di retina. Il volto serio che osservava la scena con gli occhi azzurri ridotti a fessura incorniciato da morbidi capelli lisci di un castano mielato. Sulle sue spalle, con il mento poggiato sulla sua testa, spiccava una bambolina biondo platino con un pratico ciuffetto in mezzo alla fronte in stile “fontanella” e solo un paio di incisivi inferiori. –Asuma?!- Il ragazzo si voltò verso di lei ammiccando in un cenno di saluto, con un sopracciglio sollevato come a dire “che coincidenza”!.
-Che ci fa lei qui, palla ambulante?!?- Sussurrò la rossa accennando alla bambina che lanciava versetti estroversi.
- Mia madre mi ha detto di portarla a fare un giro- Scrollò le spalle.
-E tu la porti qui?!-
-Perché? E’ un bel posto, ci sono i fiori, gli alberi … Quasi quasi faccio una passeggiata per il viale … - Il castano gettò un occhio alla scena che gli si presentava davanti. Guardò Kyuubi e poi scomparve prima che lei potesse protestare. La ragazza tese tutti i muscoli pronta ad intervenire seduta stante.
-Ehi puttanella! Scommetto che non hai più nemmeno la forza di gridare, invece noi scoppiamo di salute!- Sghignazzò il più grande. Itachi era prono a terra, la faccia insanguinata che cominciava a prendere una sfumatura violacea. –Senti, il piccolo non c’è, dici che possiamo … -
Il più grande si leccò le labbra sgranando gli occhi –Oh, ma certo!-
Kyuubi aveva un cattivo presentimento.
Vide il maggiore dei due afferrare l’Uchiha per il bordo dei pantaloni e fare forza tentando di strapparglieli con uno strattone. In un secondo le fu chiaro a cosa miravano quei due ed un forte senso di nausea la colse nello stesso istante in cui anche Itachi si rese conto del pericolo in cui era incappato. Fece forza sulle braccia, scoprendo con un grido soffocato che uno dei due doveva essere rotto. Scalciò più che poté per liberarsi dell’altro che ormai gli era sopra. Le sue intenzioni esplicite negli occhi scuri. –Puttanella, stai calma! –Sghignazzò bloccandogli i polsi sopra la testa con uno strattone. Il braccio ferito mandò uno schiocco e Itachi urlò. I passi pesanti di qualcuno risuonarono in quel viale buio. Da lontano Kyuubi riconobbe la figura slanciata di Asuma che teneva per mano la sorellina.
-Tecnica del controllo dell’ombra- La sua voce giunse atona e pericolosa e la scena si congelò. Immobile. La ragazza sullo steccato era scossa da forti tremiti. Poi un pugno colpì in pieno quello che stava per compiere la violenza sull’Uchiha. Un calcio invece prese in pieno l’altro nello stomaco. Nessuno vide nulla. Nessuno si accorse di nulla. Tutto rimase fermo per ancora qualche istante, poi i due cominciarono a gridare.
-Chi cazzo è stato?-
-Perché non riesco a muovermi?-
-Chi cazzo è? Giuro che se non vieni fuori ti ammazzo-
Asuma rimase immobile e a debita distanza, accanto a lui la sorellina stava aggrappata all’orlo dei suoi pantaloni. Un rivolo di sudore gli scivolò sulla fronte. Ringraziò Kyuubi e le sue copie per il tempismo.
Due ragazze dalle lunghe code nere si portarono davanti agli assalitori i quali riconobbero le ombre che li avevano colpiti. Una terza ragazza sbucò dalla vegetazione, i pantaloncini troppo corti attillati e la felpa con le maniche troppo lunghe ed il cappuccio sformato ai lati per via dei codini. –Stronzi, io volevo assistere ad una lotta, non ad uno stupro- Ringhiò. Punzecchiò con la punta di un sandalo Itachi. –Tu, lì sotto, mi senti?- Il ragazzo sbuffò. Dopotutto anche ferito e terrorizzato non cambiava mai. La ragazza notò che le ombre che tenevano fermi quei due andavano assottigliandosi sempre di più. Troppo tardi notò il guizzo dell’avambraccio del primo che decise di farle un occhio nero. Le copie non servirono a niente. Esplosero in nuvole di fumo inutile. Anche l’altro le fu subito addosso. Sapeva che Asuma si teneva a distanza per via della sorellina e non lo biasimava. E poi lui non se la cavava con il corpo a corpo. Erano lei e l’Uchiha gli assi in quel campo. Doveva ammetterlo. Soprattutto l’Uchiha. Però lei era più cocciuta! E più convinta! E più dannatamente simpatica! Ecco!
Il biondo la sollevò per il colletto strangolandola. I suoi piedi annasparono nel vuoto mentre le sue mani si afferravano sul polso dell’altro graffiandolo e premendo per spezzarlo, la fissava infervorato con gli occhi di un castano sfumato nel rosso. Chissà se avrebbero riservato a lei il trattamento destinato ad Itachi? Stranamente le venne da ridere. Nonostante si fosse sempre creduta alla pari dell’amico, alle volte anche superiore, adesso, in questa situazione, non aveva la più pallida idea di cosa fare. Era sola. In un posto buio. Se avesse urlato non l’avrebbe sentita nessuno. Probabilmente Asuma aveva esaurito il chakra e non poteva rischiare l’incolumità della sorellina. Itachi invece era a terra in stato di choc. Due ragazzi più grandi e con cattive intenzioni stavano per farle passare la notte peggiore di tutta la sua vita. Sentiva il cuore martellarle il petto e le mani bruciare di chakra. Il petto stava per esploderle senza nemmeno essersi resa conto di aver cominciato a strillare. Non serviva a niente, a niente.
Da quando Konoha era diventato un luogo così desolato di anime affamate.
Suo padre era stato così importante?
Aiuto! Aiutatemi!
Ho paura.
L’asfalto le graffiò una guancia e si ritrovò a rotolare a terra mentre ogni centimetro del suo corpo veniva scorticato e sbattuto. La leggera discesa servì a fare acquistare velocità al suo corpo che tentava di mantenere la presa, ma che ad ogni tentativo si strappava, si spezzava e tagliava. Un palo fermò la sua discesa colpendola in mezzo alla schiena costringendola a piegarsi indietro in modo innaturale mentre la saliva schizzava fuori dalle sue labbra tese in uno spasmo. Rimase a terra con gli occhi chiusi per qualche istante. Nessuno la stava né toccando né picchiando. In lontananza sentiva grida e imprecazioni. Aprì gli occhi. Si trovava in fondo al viale. A metà poteva distinguere tre figure di cui una circondata dalle fiamme. Le si appannava a tratti la vista e sentiva di non respirare bene. Si passò una mano insanguinata sul petto. Niente di rotto. Organizzò mentalmente il resto del corpo prima di decidere di alzarsi barcollante. Si appoggiò al palo sorreggendosi come poteva. Fece qualche passo aventi e poi le sue mani toccarono il suolo lasciandola a fissare il terreno sotto di se. Puntò i piedi rialzandosi e ritornò indietro. Che cosa stupida da fare. Si sentiva una cretina come più volte le aveva rinfacciato Itachi. Un tocco familiare la strinse per la vita. Riconobbe il braccio di Asuma che la aiutava a starei in piedi. Non gli rivolse la parola perché erano troppo attenti a ciò che accadeva e le parole non erano necessarie. Avrebbero riempito un vuoto che andava lasciato libero.
L’Uchiha era in piedi, visibilmente provato ed aveva composto i sigilli nonostante il braccio malconcio. Una pioggia di fuoco si abbatteva sugli altri ragazzi che, spaventati e impegnati a non farsi colpire dalle fiamme, non erano abbastanza svelti da evitare i colpi di quell’ombra nera che precedeva ogni loro gesto o azione.
Asuma guardò il compagno colpire con calci e pugni e rabbia i ragazzi che lo tormentavano. Fino a poco prima era a terra in preda al terrore. Poi aveva colpito in faccia quello che sorreggeva Kyuubi sbalzandola via.
Il cambiamento c’era stato anche se non riusciva proprio a capire cosa potesse averlo causato.
 
Poi il moro perse le forze. Kyuubi fu la prima a scattare in avanti per sorreggerlo senza contare che fosse troppo pesante per lei e rischiando di finire schiacciata sotto di lui. Asuma lasciò la manina della bambina bionda che guardava la scena con la boccuccia socchiusa e gli occhioni lucidi spaventata alla vista del sangue, ed accorse ad aiutare l’amica passando un braccio abbronzato sopra il suo stomaco. Itachi ebbe un conato e rigettò sulla strada. Kyuubi rimase in silenzio, si limitò a tirargli indietro i capelli e a premergli una mano sulla fronte gelida e madida di sudore. La piccola scoppiò a piangere.
-Su su, va tutto bene, non ti preoccupare … - Mormorò il Nara senza sapere se era rivolto alla sorellina o al ragazzo che sorreggeva e che stava sputando l’anima in quel vicolo d’inferno. Kyubbi invece aveva preso ad accarezzare la treccia che aveva tra le dita, tenendo ferme le ciocche scure in modo che non gli finissero sul volto. Sapeva che lo avrebbe dovuto lasciare andare nello stesso istante in cui avesse finito perché detestava il contatto fisico. Sapeva anche che non l’avrebbe fatto perché la voglia di irritarlo non le passava mai. Asuma aumentò la pressione sul corpo dell’amico in modo da placare lo sfogo. Questi ebbe un paio di sussulti mentre la bile amara gli colava dalle labbra e per lo sforzo le lacrime gli inumidivano gli occhi rendendoli cisposi e difficili da tenere aperti. Sotto il sangue e i lividi si andavano a formare selle macchioline viola segno dei capillari che si erano rotti in quei minuti di debolezza.
-Uzumaki, lasciami- Disse con la voce che gli tremava subito dopo che Asuma si fu staccato andando ad abbracciare la bimba bionda che sedeva sul marciapiede e stuzzicava un ciuffetto d’erba mentre i singhiozzi la scuotevano ancora un poco.
Kyuubi districò le dita dalla chioma liscia e scostò la mano dalla sua fronte indugiandovi in quella che l’Uchiha, se non l’avesse creduto impossibile, avrebbe definito una carezza. Inarca un sopracciglio strofinandosi la bocca con il polso sinistro, il braccio destro gonfio ed abbandonato lungo il fianco. Si irrigidisce scoprendo di avere entrambe le labbra spaccate in più punti ed il naso sanguinante.
-Non montarti la testa Teme – Sbottò la moretta dandogli le spalle e puntandosi le braccia sui fianchi. –Io me la sarei cavata benissimo da sola sai? Sei tu quello terrorizzato a morte!-
L’altro sopracciglio raggiunse il primo. –Ma davvero?- Commentò acido squadrando le ferite evidenti sul corpo pallido e sottile della ragazza.
Asuma si avvicinò a loro cullando lo scricciolo che reggeva contro il petto. –Uchiha, sei vivo?- Questi annuì continuando a guardare la rivale che gli dava le spalle. Fece un passo avanti rimanendo fulminato istantaneamente da una scarica di nausea e dolore e appoggiandosi alla spalla di lei piegato in avanti con una mano su un ginocchio tumefatto. –Visto? Sei una pezza, ti sembra il caso di tornartene a casa?- Sbottò lei passandosi il suo braccio attorno alle spalle e mettendo a tacere le sue lamentele con un pizzicotto deciso su un fianco.
-Ti sembra il caso dobe?- Le domandò mentre Asuma gli affiancava con la sua camminata strascicata e gli occhi rivolti al cielo sopra di loro.
-Sì perché?-
-Tua madre, Kyuubi- Specificò il Nara ascoltando la conversazione con un orecchio soltanto.
-Nessun problema- Scrollò le spalle lei.
-Ho capito- Itachi tentò di sottrarsi alla sua stretta. –Vado a casa mia.-
-Ti ho detto che va bene- Lo riprese l’altra senza lasciarlo andare.
Sbuffò ma non rispose ne cercò più di allontanarla.
 
Il contatto fisico con chiunque lo disgustava. Questo blocco mentale era nato il primo giorno in cui quei dannati avevano preso a tormentarlo. Le loro mani invadenti che tiravano e colpivano ovunque, le loro facce sempre troppo vicine, il loro alito in faccia, l’odore acre del loro sudore … Tutto questo lo aveva, come dire, “traumatizzato”.
Eppure quella donna eterea dalla pelle candida e tirata su uno scheletro troppo in evidenza aveva curato le sue ferite sfiorandolo appena. Uno svolazzare delle sue dita sulla pelle simili a fragili farfalle di fetro contorto.
Quando lo aveva visto si era limitata ad annuire facendo sobbalzare la corta chioma scura con la frangia che ricadeva sugli occhi candidi fuori misura e sempre impassibili. Non aveva fatto domande mantenendo un delicato distacco. Non era stata premurosa come sua madre né ansiosa e ciarliera come Ino. Gli era parsa una specie di spettro, tanto che si sorprese di vederla aprire la porta invece di attraversarla e si diede dello sciocco per questo. Era tanto diversa da sua figlia che ne rimase colpito.
-Resti qui?- La domanda lo distolse dai suoi pensieri profondi. Si voltò trovando a pochi centimetri dal suo il visetto tondo della ragazza. Mentre la madre si occupava di lui si era lavata e cambiata ed il suo alito odorava di dentifricio alla menta. Arricciò il naso scacciando i ciuffi di capelli neri che, in assenza delle solita code, vagavano liberi tutt’attorno in una nuvola scomposta. –Come?-
-A dormire- Piegò la testa di lato facendolo passare per un completo deficiente.
-Qui, a casa tua?- Non credeva di aver capito bene.
“Effettivamente non è proprio casa mia, ma il palazzo dell’ Hokage, io non ho mai avuto una casa MIA”
-Sempre che tu non preferisca il marciapiede … -
-A dormire?-
“Ok questo è ancora shoccato”
-Sì Itachi, hai presente materasso e cuscino?-
-Mh … - Commentò, loquace, voltandosi verso la porta.
-Spiacente non possiedo un traduttore simultaneo –
-Ok- sbuffò. “Dubito anche che sappia cosa significa simultaneo.” Pensò facendosi guidare in bagno da lei. Allungò la mano verso la sua e, dopo essere stata fulminata, la afferrò comunque fischiettando. –A me piace il contatto fisico, saremo compagni di squadra, abituatici-
Ah, quindi lei sapeva che lo detestava! Nonostante ciò lo faceva comunque … Brutta …
Arrivò davanti alla porta che spalancò spingendolo dentro. Poi la richiuse dietro di lui. La stanza era circolare, piccola e pulita, su un lato tre cabine in cui si trovavano i water e sull’altro una lunga fila di rubinetti dai miscelatori contrassegnati con lunette rosse e blu. La lampadina nuda ronzava proiettando la sua luce gialla sulle mattonelle rilucenti della stanza. Davanti a lui un lungo specchio che occupava la maggior parte della parete, scheggiato in un angolo. Appoggiò le mani alla ceramica fredda del lavandino sporgendosi verso esso. Vide il proprio volto cosparso di segni rosati appena percettibili. Le occhiaie erano profonde e aveva un braccio completamente fasciato che, se non fosse stato per la sua insistenza sarebbe anche dovuto essere steccato. Chiuse gli occhi e lasciò che gli eventi di quella giornata gli scivolassero addosso riempiendo ogni singolo spazio. Di nuovo gli venne da vomitare. Era diventata una parassi. La gente lo toccava e lui vomitava. Una debolezza forse. Doveva superare tutto quello, doveva farcela, le mani invadenti di quei ragazzi che gli afferravano il bordo dei pantaloni e …
Colpi di tosse spezzarono i suoi pensieri. Non ci riusciva, assolutamente non ci riusciva. Il vetro era appannato lì dove lui respirava affannosamente per riprendersi. Non era da Uchiha una cosa del genere.
“E’ finita” si disse. “ Da oggi in poi non succederà più niente di simile. E’ finita.” Tutto ciò gli riportò alla mente il modo in cui era rimasto avvinghiato ai compagni mentre il suo stomaco si contorceva. Venne costretto a piegarsi nuovamente sul lavandino.
-E’ frustrante essere un Uchiha eh?- La voce pacata e derisoria allo stesso tempo. Tanto leggera e frivola da passare per quella di un’infante. Si voltò di scatto. Hinata stava a braccia conserte appoggiata alla porta. –Tutti quei complessi, diversi traumi infantili, mai superati, che ti portano, inevitabilmente, a fare le scelte sbagliate … - Le sue labbra si tesero in un sorriso ironico. –Dove l’ho già sentito?-
“Ma come è entrata?”
-Cosa vorrebbe insinuare?- Chiese sospettoso stropicciandosi la bocca e sputando per cancellare il cattivo sapore, lei gli porse spazzolino, dentifricio ed un asciugamano arancione. Che fosse un caso quel colore?
Lei scacciò la sua domanda con un gesto della mano ed un sorriso accennato.
-Conosci la storia di tuo padre, vero Itachi-kun?- Gli si avvicinò mentre la suole morbide delle ballerine che indossava squittivano sulle piastrelle. Davvero, si chiedeva come aveva fatto a non sentirla entrare. Gli si affiancò e si sedette a metà sul bordo di ceramica bianca del lavandino.  Lui non rispose e la scrutò attentamente. Non si era mai avvicinato così tanto a quella donna da che ricordasse. I lineamenti erano dolci e la corporatura delicata. Era più bassa di tutti gli adulti della sua età, aveva un seno prosperoso nonostante la magrezza esasperata del resto del corpo. Indossava una gonna lunga fino alle caviglie di un viola chiaro che le donava. I capelli neri dagli strani riflessi decoravano il capo in corti ciuffi spumosi. Però il suo sguardo mostrava una severità e allo stesso tempo un’ ilarità che gli fecero correre un brivido lungo la spina dorsale. – Chi tace acconsente giusto?- Gli chiese nuovamente. Profumava di lavanda. Non era nemmeno lontanamente come sua madre. Sua madre! Doveva avvertirla … O santo cielo cosa avrebbe detto Sasuke? Come minimo lo uccideva! Un telefono! Urgeva un telefono.
-Tua madre sarà qui a momenti. Probabilmente immagina che io possa farti chissà quale lavaggio del cervello … - Ridacchiò portandosi una mano davanti alla bocca.
“Mi legge nel pensiero? Questa è tutta matta!”
-Si vede da come ti guardi in giro sai? Credi che  io sia fuori di testa, invece, semplicemente, passando la vita ad essere ignorati si impara ad osservare- Scrollò le spalle fragili. –Dicevo, conosci la storia di tuo padre?-
-Che ha ucciso tuo marito?-
La donna si irrigidì. –Che maleducato … - Bisbigliò. –Sì- Disse poi a voce più alta fulminandolo. Senza ricevere l’effetto sperato. Il ragazzo continuò a fissarla con interesse. Aveva gli occhi di Sakura. –Sapevi che era il suo migliore amico?-
Itachi annuì.
-Sai che ti caverò la milza dalla bocca se farai del male a Kyuubi?- Il ragazzo stava per annuire quando si rese conto di quelle parole dette con tanta naturale dolcezza e sobbalzò stranito.
“Oh Kami è pazza!”
Mise il dentifricio sullo spazzolino e se lo ficcò in bocca per non dover rispondere, lei comprese il suo gesto ed allungò una mano per accarezzargli la testa. I muscoli del collo erano tesi. Lui vide la sua mano avvicinarsi e l’istinto di spostarsi prevalse su qualunque altro. Sgusciò più in là evitando di essere sfiorato. –Come immaginavo- Commentò. Poi fissò la parete oltre la sua spalla come se avesse una grande macchia al centro.
Si voltò all’improvviso dirigendosi verso la porta. –E’ arrivata tua madre … - Si aggiustò una ciocca dietro un orecchio. – Sasuke ha ucciso Naruto perché la volpe aveva preso il sopravvento. Quindi effettivamente è stata la volpe ad ucciderlo e Sasuke ha sconfitto il demone … O comunque Kyuubi avrebbe ucciso Naruto anche se non lo avesse fatto tuo padre … - Itachi sobbalzò al sentire il nome della compagna associato al demone. – So perfettamente che Sasuke non ha colpa, me lo ha inculcato mia figlia a forza … -Sorrise abbassando la maniglia.  – E’ di te che non mi fido – Lasciò la stanza leggiadra come sempre.
Quella notte non la passò al palazzo.
Kyuubi dormiva già. Non era riuscita a restare sveglia per aspettarlo.  Passò nella sua stanza per riprendersi la saccoccia con le armi che doveva avergli tolto prima di portarlo dalla madre, davvero non se n’era reso conto. Si fermò un istante a guardarla. Appallottolata tra le lenzuola sul futon disordinato. Gli sfuggì una smorfia che avrebbe ricordato un sorriso. Che impiastro. I suoi lunghi capelli neri e rossi erano sparpagliati e aggrovigliati, strisciavano sul pavimento fino a lambirgli le caviglie come lievi onde di un mare di notte che catturano e sfuggono, feroci, selvagge ma incredibilmente effimere.
Le scivolò accanto lasciando un attimo la borsa a terra. Sentiva gli strilli di sua madre e ripensava alla donna con gli occhi bianchi e a quando aveva parlato con lei. Sakura era la madre migliore che esistesse su quella terra, certamente. Non sapeva come fosse riuscita Kyuubi a vivere con l’Hyuuga per tutti quegli anni.
Prese il lenzuolo e le afferrò un polpaccio infilandolo sotto al tessuto leggero e carezzandone la superficie vellutata. Rimase a guardare le sue dita a contatto con la gamba della ragazza aspettando di provare ribrezzo o repulsione. S accigliò e le sfiorò la fronte spostando la frangia disordinata. La accarezzò come lei quella sera. Vide i suoi occhi azzurri spalancarsi nel buio.
-Itachi kun!- Mormorò trattenendo la sua mano che lui aveva spostato di scatto. – E’ tutto finito sai? Non devi più … aver … paura … -
Non avrebbe ricordato quelle parole, era ancora addormentata nonostante gli occhi aperti. Il ragazzo rimase un momento allibito, ma poi si alzò raggiungendo Sakura nello studio dell’Hokage.
La donna stava facendo un pandemonio, Kakashi, come al solito la ignorava e Hinata ascoltava passiva accanto alla parete. Quando lo vide lo strattonò verso di sé stringendolo.
-Itachi non farmi mai più una cosa del genere!- Disse mentre le mani che lo accarezzavano tremavano. Aveva lo stomaco completamente vuoto. La nausea per quella stretta però si fece sentire comunque.
Si allontanò con quanta delicatezza fosse possibile per evitare di agitare la madre.
Gli faceva male il braccio.
Gli occhi verdi di lei si specchiarono nei suoi.
-Questa storia deve finire. Sasuke è nervoso. Troverò quei ragazzi e li … -
Kakashi si schiarì la voce con un sorriso tirato sotto la maschera. –Sakura, tuo marito e tuo figlio ti aspettano, è tardi, andate a dormire. – Sakura sostenne il suo sguardo scuro.
Li stava congedando. Voleva parlare con Hinata. Si ricordava di essere stata lei, un tempo, la sua allieva, ma ora si domandava se tutti quegli anni passati con Naruto a correre avanti e indietro in diverse missioni non fossero state che un sogno. Frutto dell’immaginazione.
Naruto …
-Andiamo Itachi … - Mormorò aggiustando la bassa crocchia rosata e tirando su la zip della giacca che era scesa. Il ragazzino la seguì con un cenno di saluto all’Hokage rispose cordialmente.
La porta si chiuse.
-Bravo Kakashi, mi complimento con te, sei riuscito a mettere l’Uchiha in squadra con la mia Kyuubi. Ti senti soddisfatto adesso?-
-Effettivamente sì, piccola Hyuuga-
-Non usare quel cognome con me!-
Kakashi sospirò guardandola negli occhi.
-Ti sei conquistata il tuo onore, la tua famiglia ti accoglierà senza problemi, lo sai.-
La donna si morse il labbro inferiore.
-Ma non accetterebbero Kyuubi … Farebbe la mia stessa vita venendo denigrata e sfruttata … In più neanche possiede il byakugan … -
-Non avrà il byakugan … Ma in lei c’è qualcosa che la spinge a vedere oltre … Se non fosse che è una testa quadra, e a questo non possiamo porre rimedio.-
-Ha preso dal padre … -
-Precisamente. -
 
 
 

But I see you
But I see you
But I see you

13 anni
-Quindi ti sei lasciato incantare-
-Nara, vuoi dirmi perché mi aspettavi qui?-
-Quanto ne sa Kyuubi di questa storia?-
-…-
-E i tuoi genitori?-
-E’ la mia vita, il mio obbiettivo, non ho intenzione di rimanere un debole codardo per tutta la mia vita.-
-Che palle che sei!-
-Non puoi costringermi a cambiare idea. E’ quello che voglio, non mi importa se tu o Kyuubi mi intralcerete, non mi fermerò. –
-Ti seguirà lo sai?-
Gli sfuggì uno sbuffo scocciato.
-Che ci provi, quella cretina!-
-Lo farà-
-La … Ucciderò … -
-Ah sì, certo certo, ci credono tutti infatti … - Il Nara si esaminò le unghie, curate per un uomo, fingendo indifferenza.
-Morirà-
-Sempre che non sia lei ad uccidere te –
-Non può vincere contro di me quell’idiota! E dopo che sarò diventato più forte di chiunque altro nessuno potrà! Nessuno mi metterà mai i piedi in testa! Nessuno!-
-E’ il discorso più lungo che abbia mai sentito uscire da quella fogna che hai come bocca Uchiha –
- Nara … - La voce vibrava di avvertimento.
-E’ tardi ed ho sonno, che ne dici di poggiare lo zainetto e tornare indietro a fare due chiacchiere all’Ichiraku? Scommetto che troveremo lì Kyuubi ad ingozzarsi!-
-Salutala da parte mia. –
Il moro riprese a camminare, la treccia che dondolava ritmicamente sulle spalle larghe.
-Non vorrai farlo davvero?-
Silenzio, la sua figura si allontanava sempre di più verso il portone di Konoha, Asuma cominciò ad agitarsi, infilò le mani in tasca bagnate di sudore e lo rincorse fermandolo per una spalla.
-Perché?- Gli domandò. Itachi rimase immobile con lo sguardo fisso.
-Se la sono presa con tuo fratello? Possiamo risolvere tutto … Basta solo … -
-Gli esseri umani sono feccia, se la prendono con i più deboli con il solo scopo di divertirsi.-
I suoi occhi verdi mandarono uno sguardo che fece rabbrividire Asuma, lo lasciò e fece un passo indietro.
-Io voglio spazzare via tutta questa feccia ed erigere un nuovo mondo fondato sul rispetto!-
Asuma indietreggiò di un altro passo.
-T-Tu sei pazzo! Sei assolutamente fuori di testa!-
Itachi scrollò le spalle e riprese a camminare.
-Probabile.-
-Kabuto non ti darà ciò che vuoi! Ti sfrutterà per i tuoi scopi!-
-Non ci riuscirà-
-Cosa farai quando ti accorgerai di aver fatto la scelta sbagliata?-
Si fermò un attimo. Esitò, solo per un istante. Quando si voltò nei suoi occhi brillava lo sharingan.
-Non sbaglierò!-
 
Asuma si svegliò la mattina dopo su una panchina di pietra coperta di brina.
Quando aprì gli occhi gridò con rabbia il suo nome scorticandosi le nocche mentre affondava pugni sulla pietra dura.
Kyuubi non disse una parola. Si limitò a fare le valigie e partire.
 
 

Could it be you fell for me?
And any possible similarity



 
15 anni
-Teme! Dove hai intenzione di andare? Torna qui! Itachi! Torna a Konoha! Itachi! I – tachi … -
La nebbia circondò la sua figura insanguinata. Rimase in piedi. Inutile. Come sempre.
Si erano scontrati ed aveva perso.
Aveva perso contro Itachi.
Aveva perso l’opportunità di riportarlo a casa. A Konoha.
E si era lasciata battere. Il suo petto venne scosso dalla rabbia.
-IO NON MI ARRENDO! NON MI ARRENDERO’ MAI CAPITO? NO MI ARRENDO!-
LO GIURO NON MI ARRENDO
 
 
 

If its all, how would I know?
You never knew me at all but I see you
But I see you


18 anni
 
–Sei il mio migliore amico … - Mugola mentre le lacrime le chiudono la gola. I muscoli della mandibola si tendono i pugni si serrano. Un’occhiata verso il Nara disteso lì accanto. Sta bene. Lei è una Uzumaki. Non può arrendersi.
–Tu non morirai Uchiha-
-Non montarti la testa piccola volpe- Le  sfiora il dorso di una mano con la sua. Sente il respiro scivolargli via mentre il sorriso lentamente muore. –E comunque io non sono tuo amico – Commenta.
 
 

I’m standing across from you (But I see you)
I’ve dreamt alone, now the dreams won’t do (But I see you)
I’m standing across from you (But I see you)
I’ve dreamt alone, now the dreams won’t do (But I see you)


19 anni
Solleva il cappello che rappresenta la sua carica di Hokage ed esulta estasiata. Poi si volta verso lo specchio.
E’ Hokage.
Finalmente è divenuta Hokage.
Dopo un’infinità di dolore e di mura più alte di lei ce l’ha fatta.
Mura che ora si sono dissolte assieme alla cenere del villaggio bruciato dalla guerra.
Arriva davanti all’ospedale senza quasi rendersene conto mentre la gente si inchina appena e la saluta con rispetto. Lei accenna risposte cordiali con un falso sorriso stampato sulle labbra si stacca e si squaglia come plastica sul fuoco. Come il suo cuore.
La stanza è la numero dodici in fondo al corridoio. Conosce la strada a memoria e le infermiere indaffarate non fanno più caso a lei. Appoggiato con la schiena alla porta c’è Sasuke Uchiha, l’eroe del villaggio che ha ucciso Kabuto e che tutti rispettano e venerano. Le rivolge uno sguardo stanco, addolorato. Che lascia trapelare più di quanto vorrebbe. Forse sta aspettando sua moglie, forse è lì semplicemente per suo figlio. Kohaku deve essere in missione probabilmente.
L’uomo si sposta, le apre la porta, non accenna nemmeno un inchino e lei legge nei suoi occhi lo stesso risentimento che albeggiava in quelli della madre al solo nominare la parola Uchiha. Sa di meritarsi quel distacco. Sa che non dovrebbe sedere a quel posto, dietro a quella scrivania. Non lo merita. Non è riuscita a salvarlo.
 
Entra in silenzio nella stanza bianca in cui solo la sua chioma color pece crea uno stacco di colore in quella monotonia. Il bip costante dei macchinari accompagna il tutto come una lieve condanna.
 
Chiude la porta alle sue spalle.
 
-Caro Teme, io oggi ho guadagnato la carica di Hokage, e non posso nemmeno gongolare davanti a te.
Per questo, vaffanculo.
Quando mi hai chiesto dove avevo imparato queste parole sappi che credo di averlo fatto solo per dedicartele in questo istante.
Asuma è sempre il solito scazzato, sai si divertirebbe un mondo a prenderti in giro, ha finalmente dichiarato che sono una seccatura. Me lo ha detto con uno strano tono che non ho capito. Non sembrava serio, non sembrava che scherzasse. Appariva solo triste, sai?
Di questi tempi ha avuto molte spasimanti, si sarebbe vantato un casino davanti a te.
Scommetto che è venuto qui lo stesso.
Per vantarsi.
Però tu non gli hai risposto.
Per questo, vaffanculo.
Questa non è una lettera d’amore, non so nemmeno perché parlo con uno che se ne sta in coma da un anno mentre noi sgobbiamo come dannati. Comunque non ti lamentare se sono troppo volgare perché sai, in un modo o nell’altro devo sfogarmi.
E questo è un ospedale, quindi nemmeno posso urlare.
Sei rimasto il mio unico muro.
Sento il cuore che batte ma lo immagino muto come quello di una bambola.
Un cuore di plastica che si scioglie allo scattare dell’accendino.
Tutta colpa tua.-
Dalla finestra che fissava inesorabilmente da minuti abbassò lo sguardo sul ragazzo lì, davanti a lei.
-Mi mancano i tuoi occhi stupido teme … -
Sfiorò i capelli che erano ricresciuti quasi a recuperare la lunghezza recisa in quegli anni. Erano lunghi come i suoi. Poco sotto le spalle.
Ne prese una ciocca tra le dita.
-Mostrami i tuoi occhi Itachi.
Fallo prima che io smetta di aspettare.
Fallo prima che mi spezzi.
Prima che il mio cuore venga consumato dalle fiamme-
 
 

Truth be told, my problem solved
You mean the world to me
But you’ll never know
You could be cruel to me

 
 
 
 
 
20 anni
Desiderava svegliarsi più di ogni altra cosa al mondo. Sentiva la voce di Kyuubi ogni giorno. Puntuale. Era come essere circondati da mura attraverso le quali passava tutto e nulla, senza poter reagire.
Anche Asuma era venuto.
Una volta.
Comprendeva il suo stato d’animo. Quell’angelo biondo della sua sorellina era morta in un crollo. Per colpa sua. Era stato lui ad incendiare quelle case con l’Amaterasu. Non l’aveva vista. O semplicemente, non l’aveva voluta vedere. Come aveva preferito non vedere Kyuubi che soccombeva allo scontro e se n’era andato prima di darle il colpo di grazia.
Adesso desiderava vederla.
E non poteva.
“Vaffanculo Itachi”
Che dolce che era …
Avrebbe sbuffato se solo fosse stato possibile. Invece annaspava nel buio.
Senza fine.
“Prima che il mio cuore venga consumato dalle fiamme”
Gli era rimasto impresso a fuoco.
Non gli aveva più parlato così seriamente.
Prese in considerazione, solo per un istante, che forse, essersene andato così da Konoha, era stata una cazzata.
Prima di correggersi e pensare “Noi Uchiha non facciamo mai cazzate”.
Suo padre era venuto a trovarlo. Forse anche più spesso della stessa Kyuubi. Magari si era anche preso una branda all’ospedale, ce lo vedeva. Lui, il mukenin di livello S, ora eroe di Konoha, in un angolo della stanza di ospedale del figlio.
“ Itachi lo so che ci senti”
Non c’era stata esitazione nelle sue parole ferme, forse solo un po’ più stanche.
“Vedi di svegliarti, non sopporto più né tua madre né tuo fratello. Né tantomeno quella stupida Uzumaki”
Povero papà.  Già, lui con i suoi silenzi non sarebbe sopravvissuto tra tutte quelle lingue lunghe. Kohaku aveva preso dalla madre …
 
“ Senti Itachi, non è che ti potresti svegliare? Sai, per fare un giro e poi volevo presentarti una ragazza … Ecco sì … E’ … E’ molto bella e mi piace un sacco! Pensi che anche io potrei piacerle eh?Eh?”
Se avesse potuto rispondergli lo avrebbe mandato a quel paese.
O lo avrebbe ignorato.
Ma così, bloccato nel suo letto, non desiderava altro che assecondare gli sproloqui del fratellino.
Fratellino … Quanti anni avrà adesso? Venti … Meno sei … quattordici.
Quattordici anni.
Se la ragazza che dici è bella la metà dell’Uzumaki allora sei un ragazzo fortunato.
Sarà ancora più bella ora probabilmente.
L’ultimo ricordo che ha di lei è il suo viso insanguinato e supplicante. Distorto in una smorfia di dolore alle sue parole.
Certo.
Non era riuscito a finire.
“Io non sono tuo amico. Tu sei la ragazza che io …”
Ecco, i suoi pensieri perdevano il filo esattamente qui.
Senza saper completare quella frase in sospeso.
Senza poter uscire da quelle mura pressanti.
Di cenere.
 
 
 

While we’re risking the way that I see you
But I see you


26  anni
-Sai Kyuubi, quella volta ti ho sentita. –
-Cosa?- Si rigirò al buio cercando a tentoni la figura dell’altro. Lo trovò con un sospiro di sollievo.
Era lì, accanto a lei.
-Quando ero in … In coma. Ti ho sentita. Che eri diventata Hokage e tutto il resto. – Disse con il solito tono scorbutico. Il petto che si alzava e si abbassava ritmicamente sotto le sue dita calde. Seguì il contorno delle cicatrici che lei stessa aveva richiuso.
-Oh … -
Fissò il buio mentre lui le passava un braccio attorno alla vita nuda.
-Bhè, potevi aprire gli occhi almeno! Senza farmi aspettare altri quattro anni!- Sbottò fingendosi irritata mentre le sue unghie andavano a conficcarsi nella pelle del ragazzo disteso affianco a lei.
Il silenzio li avvolse. Itachi appoggiò la testa sulla sua spalla affondando il naso nell’incavo del suo collo.
-Non mi piaceva il fatto che ti fossi tagliata i capelli … - Mormorò.
Kyuubi rimase zitta per un po’. Il che, nel suo caso, corrispondeva a pochi secondi. Ripensò attentamente a quel giorno. Non si ricordava di aver accennato ai suoi capelli …
-Come … -
-Volevo vederti … E poi tu mi avevi chiesto di aprire gli occhi. Ma ti eri già voltata. Non sono più riuscito ad aprirli.-
“E da quando Itachi Uchiha fa qualcosa solo perché gli viene chiesto?”
-Ti saresti dovuto sforzare di più brutto … Teme!-
Non si prese la briga di risponderle.
Aveva altro su cui concentrarsi.
Aveva consumato la sua dotazione di parole giornaliere.
La donna si voltò verso di lui sfiorandogli il naso con il suo. Due occhi allungati dal taglio felino. Uno grigio, quasi trasparente, l’altro del colore deghi smeraldi. Lui abbassò le palpebre , lei le sfiorò con le dita che tremavano.
-Le tue parole mi hanno tormentata per anni sai? Quando hai detto che non ero la tua migliore amica. –
-Mh … -
Lei sbuffò arricciando il naso e scostando la frangia dagli occhi chiari. LE palpebre di lui si risollevarono. L’occhio grigio, che non vedeva, puntato su di lei. Così come quello del colore dell’acqua che sembrava prenderla in giro.
Sporse il labbro inferiore.
“Ma bene! Divertiti pure stupido Uchiha!”
-Il mio migliore amico era Asuma- Asserì lui serio, probabilmente aveva deciso di attingere alla riserva vocale del giorno dopo, respirando fra i suoi capelli ce aveva lasciato crescere e che invadevano il letto come rampicanti. Kyuubi sentì nuovamente il suo cuore di ragazza incrinarsi a quella rivelazione. Dopotutto lo sapeva che lui non l’aveva mai voluta come amica. Però si sentiva respinta, anche ora, sotto le coperte accanto a lui.
-Tu eri la ragazza che amavo-
Battè un paio di volte le palpebre mentre lui la osservava serio. Itachi si disse che era valsa la pena non chiudersi nel suo solito muro di silenzio. Sostenne il suo sguardo odiando il rossore che andava a colorargli gli zigomi. Doveva cambiare argomento.
-Nonostante tutto non ti sei spezzata.-
-E’ strano sentirtene parlare. Sai, sono passati così tanti anni … -
-A me il tempo è sembrato molto meno.- Mormorò in un sospiro distante. Così distante che Kyuubi si strinse a lui per paura che le sfuggisse.
-Lo so. – Gli rispose. Non poteva fare altro che sentirsi maledettamente in colpa per quegli anni. Anche se le sarebbe passato presto. Era il vantaggio di essere un’Uzumaki.
La ragazza districò l’abbraccio con una flebile lamentela da parte del moro. Alzò lo sguardo a fissare il soffitto.
-Non avevo mai pensato a noi due così. –
In risposta il cantare dei grilli e spicchi di luna sulle lenzuola che facevano brillare la polvere.
Inspirò.
Espirò.
Di nuovo.
-Asuma mi ha chiesto di sposarlo.-
Itachi ci mise un attimo a realizzare. –Quando?-
-Tre anni fa-
La ragazza si strinse le ginocchia al petto lasciando che il lenzuolo la scoprisse e che la pelle pallida brillasse alla luna. La pelle che si era incendiata al contatto con il ragazzo disteso lì accanto. Le scappò da ridere.
“L’Hokage e il traditore a letto insieme! Solo due anni dopo il risveglio di quest’ultimo!”
Si passò una mano fra i capelli mentre le lacrime cominciavano a bagnarle il viso.
“Ci deve ancora essere un processo, un’ accusa, una condanna!”
I singhiozzi la assalirono.
“Io sto rinunciando a tutto … Per … “
-Kyuubi … -
La sua mano le sfiorò una spalla.
-Ovviamente … - Riprese lei interrompendolo e tirando su con il naso. - … Gli ho risposto di sì-
Itachi si bloccò a metà di una carezza.
“Cosa?” fece la sua mente.
-Mhpf?- Uscì dalla sua bocca.
Sentì il corpo di lei scuotersi sotto le sue mani. “Piange?”
-Oh Kami- “No … “ Itachi la fissò con un sopracciglio inarcato ed un’espressione impagabile spalmata sulla faccia. –Ci .. Hai davvero creduto? Ahahahah oddio … Ahahhaha! – “… Rideva”
I muscoli del ragazzo erano paralizzati.
Da quanto tempo aveva cominciato a soffrire di sbalzi d’umore?
Vide il volto arrossato e brillante di lacrime di lei mentre soffocava l’ennesimo risolino e strofinava il naso contro il suo. Se prima essere toccato gli causava la nausea, dopo quattro anni di coma non desiderava altro. Non desiderava che le sue mani. Questo per la sua mente psicolabile era controproducente, ma in realtà se ne fregava.
Puntò il suo occhio verde addosso a lei tentando di capire cosa le passasse per quel cervellino contorto “proprio io parlo …”
Lei lo fissò con sfida.
Aspettò che cominciasse a parlare.
-Avevo giurato che non mi sarei arresa. Non ho pensato, nemmeno per un istante di farlo, non ho ceduto un giorno, sì, scoppiavo a piangere e per un’ Hokage non è il massimo avere attacchi di panico ogni qual volta si cada sull’argomento Uchiha … Però … Ho lasciato tutto per inseguire te! E non ci penserò due volte prima di farlo ancora ed ancora ed ancora. Perché … -
“sono la tua migliore amica” Avanti dillo Uzumaki, dillo e mi metterò il cuore in pace.
-Perché … Credo … Presumo … suppongo di provare qualcosa per te … Ecco … Ho rifiutato Asuma per … Per questo … Ma non montarti la testa zuccone!-
-Kyuubi?- Lei lo guardò di sbieco rossa sulle guance.
“Ma guardala, abbiamo appena fatto l’amore, perché è quello che abbiamo fatto, e lei arrossisce così … Per due parole che non ha nemmeno detto? Cretina …”
-Sei logorroica- Commentò.
Lei gonfiò le guance e, sollevatasi in ginocchio sul letto gli scagliò il cuscino in faccia.
-Dannato Uchiha!-
-Cretina!-
- Complessato!-
-Non sai nemmeno che vuol dire! Ignorante!-
Gli afferrò la treccia tirandolo verso di se, lo stesso fece lui con le sue ciocche sciolte.
-Lasciami i capelli traditore-
-L’Hokage e il traditore-
“Ci pensavo tre secondi fa … “
-Sono cose che capitano … -
Lo vide esitare.
-Potresti finire nei guai … -
“No!”
-Forse è meglio che io mi allontani dal villaggio … -
“No!No!No!”
-Se lo farai io ti verrò a riprendere-
Azzardò un sorriso che le fece implodere il cuore ed una galassia nacque nel petto di quella ragazza. Lo abbracciò.
-Allora, se dovesse accadere, ti aspetterò.-
-Mi riconoscerai. Sarò quella circondata dal fuoco.-
Il sorriso si estese ricordando quello di quando era un bambino, molto piccolo, senza dolori a pesare sulle spalle.
-Ti riconoscerò perché sei Kyuubi, perché non hai limiti.
Non hai barriere o muri-
“Di cenere”
 
 

But I see you
But I see you
But I see you

 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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