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Autore: Klowl    14/07/2011    1 recensioni
[FuuxMugen] Raccolta di tutti i momenti FuuxMugen dell'Anime e del Manga.
La Storia non segue gli ordini degli episodi.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#Gelosia#

 

La ragazza, con i piedi indolenziti e la fronte sudata, non potè fare a meno di sbuffare, fissando quella casacca rossa poco più avanti a lei.

“Ma che cosa sta facendo?!” chiese stizzita a Jin, senza togliere gli occhi di dosso a Mugen.

Quest’ultimo, i capelli scompigliati come sempre,camminava affianco a due ragazze – due oche nemmeno tanto carine, pensò Fuu- ed era così sorridente, così gentile, così carino  da prenderlo a pugni.

“ Mh …” rispose –o meglio, non rispose- Jin, la sua schiena blu a due centimetri dagli occhi della ragazza.

Fuu sentì  la rabbia montare dentro di lei.

“Un porco, un vero maleducato” borbottò, sperando in cuor suo di essere sentita.

E intanto lui continuava a sorridere e a scherzare.

Sembrava  davvero tranquillo e soddisfatto … come non si mostrava mai con lei.

Quella terribile sensazione si fece strada nel suo stomaco, salendo fino al collo, alle tempie, e scivolando di nuovo giù nei polsi.

Un piccolo maremoto dentro la piccola Fuu.

“Attenzione!” avrebbe voluto  gridare “ sto per esplodere!”

“Perché non andiamo nella foresta?” chiese Mugen alle ragazze.

“Ma cos’hai in mente?!” disse una delle due, ridacchiando.

“Tante cose” rispose Mugen, la voce bassa e roca.

Quella sua maledetta voce … stanca.

Magnetica, irresistibile.

Quel vortice di rabbia riprese il suo cammino, più impetuoso.

“Attenzione, sto per esplodere! Mettetevi in salvo … Tutti tranne quelle due troie … E tu, Mugen. Ah, vedrai.”

 “ … ma no, non succederà nulla, state tranquille” disse lui, parlando di chissà cosa.

“Dici?” chiese l’altra, con gli occhi dolci.

“Ora la ammazzo”.

“Sì, sono solo leggende. Molte volte queste cose sono semplicemente ingigantite” rispose Mugen, sorridendo a entrambe.

“Ah, Mugen …”

“Un corvo a più zampe, hai detto? No, dev’essere qualche animale grosso. Magari un orso.”

Gli occhi di lui erano puntati inequivocabilmente sul seno di una delle due stupide.

“ Ti avveleno” imprecò Fuu nella sua testa, mordendosi il labbro per non urlare.

“ Ti uccido nel sonno, prima che tu possa andare nel letto di quelle due”

 “ … ecco perché non bisogna dar peso a certe storie” continuò lui, gli occhi ancora su quel punto incriminato.

“Vedrai, vedrai se non lo faccio”

 

E poi lui toccò il fondo.

Mugen si lanciò sul petto della ragazza, con fare animalesco.

“Oh, oh! Ma che ti prende?” gridò una , nella zuffa.

“Vattene via, porco!”

“Ma che …?”

Le ragazze erano già lontane e Mugen era a terra. Aveva  dei graffi sul volto,ma sembrava  soddisfatto.

In mano aveva le focaccine dolci che appartenevano alle due giovani.

“Ah, allora era il cibo che guardava. Non il seno.” Pensò lei.

Il maremoto non c’era più. Tutto in lei era calma piatta.

 

      

#Notte#

“Te lo ricordi, vero?” disse lei, in un debole sussuro.

Mugen si voltò a guardarla. I suoi occhioni grandi erano tutti per la Luna.

“Ricordarmi cosa?”

“Mi hai fatto una promessa. Devi cercare con me il samurai che profuma di girasoli. Non morire.” disse lei, gli occhi ancora sulla Luna.

“Certo che me lo ricordo” rispose lui, seccato.

Ma Fuu non riusciva  a non pensare alle parole di Jin.

“Mugen si allena tanto perché stavolta non è sicuro di vincere”.

Una frase che le aveva tolto il respiro.

 

“Hai promesso di uccidermi. Non puoi morire oggi, ricordalo” aggiunse Jin.

“So anche questo” disse, facendo tre passi verso le scale.

“Pregherò per te” si lasciòsfuggire Fuu.

Mugen si fermò, infastidito.

“Che fai, ti comporti come se fossi mia moglie?!” sbottò, tornando a guardarla.

Ma Fuu non arrossì. In un altro momento lo avrebbe fatto, ma quella volta  no.

 

#Soddisfazione#

Mugen si abbandonò sulla sabbia, un morbido e paradisiaco giaciglio rispetto ai pavimenti su cui aveva dormito negli ultimi mesi.

La sensazione era quella di un riposo dei sensi. Una tranquillità che stava per arrivare.

“Mi sento proprio soddisfatto” disse, tra sé e sè.

Eppure quella tranquillità non arrivava.

C’era qualcosa, in fondo al suo stomaco, che non gli permetteva  di rilassarsi.

E non era quello che  ha mangiato.

E non era il fastidioso verso dei grilli.

Ma dov’era il problema? Adesso era  libero dalla promessa.

L’aveva voluto lei, no?

Aveva detto chiaramente : “ addio.”

E per di più gli aveva dato dell’ “inutile guardia del corpo!”

Beh, se l’era cercata.

Ma allora cos’era quella fastidiosa sensazione?

L’uomo sospirò. Niente, addio pace.

Si passò una mano sul volto, con una stanca rassegnazione.

La Luna era piena. Era grande come i suoi occhi.

“Quella Stronza.” Mormorò lui, incazzato come sempre.

 

#Cane Randagio #

 

Fuu si avvicinò  lentamente, sospettosa.

Insomma, quel tipo sembrava  proprio … cattivo.

I capelli scompigliati, la carnagione scura. Qualche cicatrice sul viso.

Per non parlare di com’era  vestito. 

E la katana in bella vista?

Un criminale, senza dubbio.

“Desidera?” chiese la giovane, perché una cameriera doveva pur fare il suo lavoro. Non poteva evitare i clienti, se avesse potuto farlo, sarebbe stato  il Paradiso.

“ Acqua” tagliò corto lui.

“Acqua?” ripetè lei, incerta.

Accidenti, non voleva discutere con quell’uomo.  Il locale era già pieno di brutta gente … non era proprio il suo giorno fortunato.

“Ehm” si schiarì la voce “noi qui possiamo servire solo clienti che ordinano anche da mangiare. Se non ha i soldi, la prego di uscire da qui …”

Neanche finì  la frase che l’uomo le fece cenno di avvicinarsi, con un’espressione seccata.

“Ehm … mi dica.” Disse lei, a due centimetri dal viso di lui.

“Cinquanta budini dolci.”

“Eh?”

“Cinquanta budini dolci e ti libero da quelle seccature” continuò  lui a voce più bassa, indicando con la testa il figlio del Magistrato e la sua orripilante compagnia.

“Dove diavolo è il mio sakè?” urlò uno degli scagnozzi.

“Facciamo venti” tentò di mercanteggiare la ragazza.

“Non giocare al rialzo con me, prendere o lasciare!”  rispose  lui.

Stava  forse cominciando a incazzarsi?

“Cameriera!” urlò di nuovo il tizio di prima.

Fuu si voltò, decisa a lasciar perdere quel vagabondo .

La sua faccia non le piaceva per niente. Meglio non fidarsi di lui.

 

#Baseball#

Guardando i giocatori americani, Fuu non potè fare a meno di provare un forte disgusto.

Erano quasi tutti grassi e flaccidi. I loro corpi, a confronto con quelli scolpiti nel marmo di Jin e Mugen , erano spazzatura.

Mugen.

Insomma Mugen non era bellissimo come Jin, però era certamente meglio di quei porci occidentali.

Mugen aveva le mani grandi e callose. Non delicate come quelle di Jin.

E la sua pelle, al contrario di quella di Jin, era scura. Vissuta, piena di cicatrici.

Cicatrici sul volto, sul petto muscoloso.

Cos’era quel caldo improvviso? Sembrava che il suo corpo minuto stesse bruciando.

L’oggetto dei suoi pensieri entrò nel suo campo visivo, e Fuu, arrossendo, decise che era meglio smetterla di pensare al corpo dell’uomo.

 

Quegli americani, oltre che orribili, erano brutali. Avevano fatto fuori il resto della loro squadra.

Un grassone era persino saltato sulla schiena di Jin.

Erano determinati a vincere,  quegli sporchi americani.

E adesso?

Adesso toccava a lei.

Inspirò ed espirò, lentamente.

Era pronta a prenderle di santa ragione?

No, assolutamente. Ma doveva farlo.

Lentamente, si allontanò dal bordo campo per raggiungere la sua postazione.

“Tu stanne fuori” la fermò quella voce.

Bassa e roca. Una voce che non ammetteva obiezioni.

Mugen guardava dritto davanti a sé, come se non l’avesse vista.

Fuu si tirò indietro, felice, mentre l’uomo, con passo deciso e pronto allo scontro, si diresse sul campo da gioco.

 

Lui gli avrebbe fatti vincere. La ragazza ne era sicura.

Ma poi … perché l’aveva fermata?

Non voleva che si facesse male?

Per tutto il finale della partita Fuu non tolse gli occhi da Mugen, senza smettere di interrogarsi su quel gesto.

Quella era stata una … gentilezza?

“Perché per vincervi, basto io soltanto!” urlò lui.

No. Il suo era stato l’ennesimo atto di superbia e egocentrismo.

..O forse no?

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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