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Autore: loralichiario    16/07/2011    1 recensioni
Emma è rinchiusa in un ospedale da sei mesi ormai per un tumore che si sta espandendo per tutto il suo corpo. Un giorno nell'ospedale incontra Stefano, un bellissimo ragazzo, anche lui affetto dalla sua stessa malattia. E' amore... ma saranno in grado di superare la malattia?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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EMMA
Mi guardo allo specchio. Un camice bianco mi copre quel piccolo corpo. Salgo su con lo sguardo e vedo il mio viso. Spoglio. Non ci sono più quelle ciocche di capelli selvagge che mi coprivano un parte del viso. Ho perso una parte della mia personalità per colpa di questa malattia che si sta così tanto affezionando al mio corpo che non vuole andarsene, anzi si espande sempre di più. Convive con me da 6 mesi. Istintivamente butto l’aqua che è nel bicchiere contro lo specchio, tentando di eliminare quell’immagine. Ma torna.
-Emma- mi chiama mia madre – ma cosa fai?- mi rimprovera mentre si accuccia a raccogliere l’acqua scivolata giù. Non le rispondo e mi vado a infilare sotto le lenzuola, facendomi cullare da Morfeo.
Il sole sta ormai scendendo su Lecce ma io mi sono appena svegliata da un sonno di ben 4 ore. Stanotte come ogni notte non dormirò. La notte è l’unico momento in cui sono davvero sola. Sola lo sono sempre: circondata continuamente da medici, infermiere e dai miei genitori. Ma di notte non c’è nessuno. Posso esprimermi, posso cantare, posso parlare con me stessa, posso ricordare, posso pensare al motivo per cui Dio mi abbia tolto tutto quello che avevo, rinchiudendomi in una stanza di ospedale con un tumore maligno che occupa l’interno del mio corpo. Molte persone nella situazione in cui sono io si avvicinano alla fede per la guarigione ma non io perché mi chiedo come Dio mi abbia potuto voler bene per 18 anni della mia vita e poi, improvvisamente, sei mesi fa si è rivoltato contro di me. Non me lo spiego e mai me lo spiegherò. Anche perché con i pensieri che sto facendo in quest momento l’unico posto che mi spetterà sarà l’inferno. Però a volte penso anche che, forse, mi sta facendo conoscere tutte le facce della vita.
-Emma ohi? Ci sei?- Mia madre mi distoglie dai miei pensieri. La guardo annuendo.
-Mm.. si è fatto tardi! Devo andare a casa! Per favore dormi questa notte. Ciao!- mi stampa un bacio sulla fronte e esce dalla stanza. Intanto il buio è sceso. Mi viene portata la cena che, come ogni sera, non mangio. Mi stendo sul letto e inizio a pensare.
STEFANO
-O ragà, a volte penso alla povera Emma… Sì, la odiavo fino al midollo osseo però mi dispiace…- dice Luca. Emma è una ragazza della nostra età che da qualche mese ha scoperto di avere un tumore, era una ragazza molto scontrosa con chi non conosceva ma vedendo la moltitudine di amici che la circondavano penso proprio che, conoscendola, era ed è una ragazza speciale. I miei amici parlano, parlano ma non sanno. Non sanno che il loro amico è affetto dalla stessa malattia di Emma. Dovrei dirglielo ma non ce la faccio. L’ho scoperto ormai da una settimana e fra due mi devono operare, quindi dovrei dirglielo. In questa settimana ho pensato ad Emma, a come è potuta essere la sua reazione alla scoperta della malattia, a come l’ha detto ai suoi amici, a come la sta vivendo. Purtroppo non la conosco, ho sempre girato alla larga dal suo gruppo: non mi erano per niente simpatici, super altezzosi. Ma ora vorrei conoscerla, vorrei parlarle, vorrei sapere se anche lei all’inzio come me ha sofferto moltissimo e vorrei sapere andando avanti si peggiora, vorrei farmi spiegare per capire meglio perché non ci sto capendo nulla. So solo che è una sofferenza continua ed è come lo si vede nei film.
-Gente…- dico in modo trionfale, attirando l’attenzione di tutti – non è il modo corretto per dirvelo, non è il momento giusto né il luogo adatto. Ma visto che fra due settimane mi devo operare ve lo dico il più veloce e schietto possibile: ho un tumore anche io-  Otto occhi puntati su di me, gli otto occhi che conosco meglio, gli occhi che ho guardato per 18 anni della mia vita e che ora sono diventati lucidi, tutti. Di conseguenza anche i miei si velano di lacrime, ma le rimando subito indietro.
-Ragà tranquilli.. io sono un guerriero, no? L’avete sempre detto. Non mi fa paura niente, tanto meno una stupida malattia.- mento. Ho paura. Una fottuta paura.  
  
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