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Autore: dubious3    16/07/2011    2 recensioni
I temibili membri dell'Akatsuki devono combattere contro un nuovo, implacabile avversario: il caldo estivo.
Ecco a voi una fiction comica con un finale a sorpresa, spero che vi piaccia.
(Avviso: questa fiction contiene un discreto tasso di demenzialità e di Ooc. Se non vi piace il genere, statene alla larga).
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Oceano Mare. Ma anche no.

 

La piscina bella azzurra e trasparente

è evidente che sia un po' di destra
mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare
sono di merda più che sinistra.

Giorgio Gaber, Destra e Sinistra


 

Caldo…

Era senza alcun dubbio l’estate più rovente che le Cinque Grandi Terre vedessero da ieri. E pure ieri faceva un sacco di caldo, sapete?

Un’estate così calda che faceva sembrava a confronto il deserto del Sahara un frigorifero, e quel frigorifero a sua volta congelato in un iceberg polare.

Faceva un caldo così annichilente, devastante, avvolgente, asfissiante… ma mi fermo qui perché altrimenti potrei andare avanti per mezz’ora, tanto avete chiara l’antifona no?

Ovviamente tra coloro che dovevano affrontare questa terribile canicola vi erano anche  i membri della terribile organizzazione criminale Akatsuki, i quali combattevano la loro lotta nel rifugio nel Paese delle Calde Primavere (proprio un nome che aiuta, eh?)

Kisame e Zetsu avevano trasformato le loro camere in delle specie di lagune con tanto di fauna tipica, Hidan si dilettava in bagni nell’acqua bagnata, mentre tutti gli altri giacevano nel salone come dei lombrichi viscidi e sudavano in maniera così copiosa che Sasori aveva montato sulle sopracciglia di ognuno dei mini-ombrellini tipo quelli del bar.

Ma nulla sembrava efficace contro l’infernale calura, e il gruppo decise quindi di riunirsi nel salone per trovare un rimedio, dato che singolarmente con il caldo erano più rincoglioniti di una cucuzza.

“Compagni dell’Akatsuki…” Prese per primo la parola l’imperturbabile Itachi. “Non se ne può più con questo CAZZO DI CALDO! Porco cane, qui finiamo tutti arrosto se non facciamo qualcosa!”

Questa presa di iniziativa stupì tutti i membri dell’Akatsuki: Itachi infatti aveva la fama di essere un tipo così calmo e taciturno che il suo stesso compagno soleva spesso ripetere che se gli avessero trapassato i testicoli con un trapano non avrebbe risposto se non con un mph seccato (secondo i maligni e Deidara era perché li aveva persi in una partita a Wii con Orochimaru, ma è un’altra storia…)

Ciò fece capire l’enorme gravità della situazione.

“Ok Itachi, cosa proponi di fare allora?” Chiese il fidato uomo-pesce-pastore tedesco.

“Quei bastardi di Pain e Konan ci hanno lasciato qui a marcire sotto quest’afa infernale per la loro missione di massima urgenza…”

Le parole di Itachi erano cariche di collera, oltre che di puzza di fogna: certo l’hotel cinque stelle Splendor sul Monte Bianco non era un luogo dove uno si aspetta di trovare un biju, no?

“… io, in qualità di vostro comandante in seconda, ordino di fare una gita al mare!”

A quelle parole Deidara si alzò in piedi e obbiettò enfaticamente sputando sul possessore dell’Occhio Rosso.

“Chi ha detto che sei tu il capo, brutto cieco dagli occhi in tecnicolor?”

“Ho le statistiche più alte sul Databook, e anche più punti del latte, travestito con la propensione artistica di un bambino di tre anni”. Rispose l’Uchiha con nonchalance ripulendosi la faccia dalla mistura di sudore e bava argillosa.

“Veramente nessuno ha registrato ancora le mie… e anche io bevo latte come una mucca (anche se una mucca non beve latte… ma non sottiliziamo)” Obbiettò timidamente Zetsu.

“E sono in grado di friggervi con il solo sguardo con fiamme che non vanno via manco con la lava (che battuta… vulcanica, eh? Meglio che vada avanti che non faccio ridere nemmeno i polli del Mc Teuchi…), posso scagliarvi in un’illusione da cui non potete assolutamente uscire ed evocare un’armatura più resistente del croccante che cucinava mia zia alta quattro piani. Qualcuno ha qualcosa di obbiettare?”

Nessuno, neppure la pianta carnivora e il bombarolo, replicò.

L’unico che reagì fu il marionettista, seppur per altri motivi.

“Il fuoco… BRUCIAAA!!!!” Urlò Sasori quest’ ovvietà rannicchiandosi in posizione fetale e ciucciandosi il pollice in legno massello.

“Fuoco cattivo… brucia tanto noi burattini… non ti preoccupare piccolo Sasori… Mangiafuoco non ti userà come legna da ardere… non ti userà come legna da ardere…”

Kisame era rimasto un tantino perplesso nel vedere la reazione del marionettista, dato che quest’ultimo aveva instillato dentro di se un lanciafiamme, ma passò oltre e mostrò le sue riserve di alito di pesce marcio e ossi di seppia (dato che era sia pesce che cane).

“Itachi… cioè capo… come la mettiamo con il padrone Nagato?”.

“Occhio non vede, cuore non duole, tranne il mio che più divento cieco più è a pezzi. Se non lo verrà a sapere non avrà problemi di circolazione dunque… e comunque, non volete godervi un po’ di spiaggia, eh?”

Il pensiero dei criminali volò all’acqua cristallina, alle gnocche in bikini che avrebbero incontrato, ai fondali pittoreschi, alle gnocche in bikini che avrebbero incontrato, alle giocate a pallavolo, alle gnocche che avrebbero incontrato, alle gare di pisciate dagli scogli e soprattutto (ma l’ho già detto?) alle gnocche in bikini che avrebbero incontrato (nel caso di Zetsu erano immaginate più nella forma di spuntino).

L’unica eccezione era Kakuzu, nella cui mente l’unica immagine che si formò fu quella dei soldi, i SUOI soldi che volavano via.

Con la sua leggendaria velocità, degna di un bradipo con del peperoncino di Soverato tra le chiappe, balzò verso il comodino facendogli da scudo con il suo stesso corpo.

“Voi… VOI NON TOCCHERETE I MIEI BAMBINI!!” Sbraitò.

“Kakuzu… bau… ti prego, non vedi come siamo ridotti? Abbiamo davvero bisogno di una vacanza…bau… e io pure di un collare antipulci… bau”.  Cercò di fargli cambiare idea Kisame lasciando trapelare la sua natura in parte canina

“Giusto”. Continuò Itachi. “E poi staremo al mare solo per una giornata. Non spenderemo tanto, d’accordo?”

“Peggio!” Pianse il vecchi shinobi con la voce di Pavarotti mentre prende una stecca (sui maroni però), quindi aprì il cassetto dove conteneva i suoi risparmi.

“Significa che mi volete far scegliere tra i miei figli! Guardate questo mazzo di 10.000 Ryo: ha appena compiuto quattro anni! Vendereste mai un bambino?”

Considerato che Kakuzu lo avrebbe fatto, mentre Zetsu avrebbe preferito mangiarlo e Hidan sacrificarlo, di questa predica se ne fregarono altamente.

Si misero quindi in cerchio davanti al loro taccagno compagno in maniera molto minacciosa.

“Kakuzu…” Cercò di farlo ragione un’ultima volta Hidan con la sua proverbiale calma e gentilezza.

“… se non la smetti subito di fare il braccino corto di merda di infilo una falce nella bocca, ti apro in due e ti brucio tutti i risparmi mentre agonizzi, quindi ti clono due volte e i uso i tue due cloni per prenderti a schiaffoni, e infine li uccido entrambi!”

“GIAMMAI!” Rispose il vecchio guerriero. “Non avrete un ryo da me! VOI NON POTETE PASSARE!!!”

Dopo questo plagio spudorato del Signore degli Anelli, fece uscire da se stesso i suoi quattro cuori e urlò a mo’ di Tarzan dopo che ha calcolato male la traiettoria di un salto con la liana.

Lo scontro che ne conseguì fu estremamente brutale, dato che Kakuzu difendeva il suo denaro con foga protettrice che una mamma orsa ebbe mai con i piccoli.

Dopo tre ore di estenuante combattimento il gruppo chiese una tregua.

“Ok… Kakuzu… ti prego… propongo una tregua… cosa ne dici se due di noi restano qui a farti compagnia?  Così spendiamo ancora meno…”

Dato che il vecchio ninja stava emettendo acqua e piscio come la fontana di Trevi sotto quel suo turbante da varie ore, neppure lui ebbe la forza di replicare.

“E sia come hai detto tu. Ma non spenderete più di un ryo della cifra che vi accorderò io, FIAMME DI UDUN!”

Questo ritorno alla Gandalf-mode, unito alla menzione di fuoco, fece ripiombare Sasori nella sua isteria pirofobica.

“Fiamme?!? Andate senza di me! VIAAAAAAAAA!!!!”

“Bene… siamo già ad uno fuori. Io propongo di mandare assieme a lui l’artista travestito, dato che sono compagni di team”. Affermò l’Uchiha maligno.

“Io mi rifiuto di stare qui con questi due schizzati!” Si lamentò veementemente il bombarolo. “Voglio invece andare in spiaggia a far saltare in aria le neomamme con i figli piccoli, uffah”.

Troppo stanchi e  accaldati per ogni discussione, i criminali che dovevano andare al mare lo immobilizzarono di getto e lo stesero usando una mistura ottenuta con le foglie che crescevano sulle dita dei piedi di Zetsu.

“Perfetto ragazzi”. Gongolò lo Jashinista. “Che il massacro org… volevo dire la nostra vacanza abbia finalmente inizio!”

“Un solo momento… vorrei stare i miei figli un’ultima volta”.

“Che rottura di palle… ma accettiamo, basta che non ci ripensi, d’accordo?” Concesse l’autoproclamatosi leader.

Il vecchio shinobi si avvicinò al mazzetto che aveva concesso con le lacrime agli occhi.

La famosa traccia del Titanic che tutti conosco pressoché a memoria ( meno che me,  quindi non vi dirò il nome) si udì nell’aria come per magia.

“Piccoli miei… ora dovrete andare in un posto senza il vostro papà. Io non potrò più stare con voi… ma non vi preoccupate: i vostri zii troveranno di sicuro qualche nuovo padroncino per voi… qualcuno che vi terrà in un posto poco umido e illuminato bene. No, non mi guardate così… vostra papà vi vuole tanto bene…BUAAAAHHHH!!!”.

Non potendo più resistere oltre a questo piagnisteo, i quattro criminali scapparono via dal covo a passo di salsa piccante dato il caldo, con nelle orecchie lacrime, strilli e persino qualche bestemmia del compagno Kakuzu.

La loro gita al mare poteva dirsi iniziata.

Se non ché le porte della loro cella si chiusero con un clangore metallico.

Da un monitor poco distante due guardie stavano osservando i quattro ninja tuffarsi nella latrina comune del penitenziario di massima sicurezza di Konoha come fosse il Mar di Sardegna, quindi fare castelli di merda (che facevano cagare, aumentando ancora il materiale di costruzione).

“Certo che quei sette sono proprio partiti, vero?” Rise una sorseggiando del tè freddo.

“Chissà cosa è successo loro in questi giorni? Voglio dire, erano sempre matti, ma non fino a questo punto”.

“Deve essere stata la combinazione del caldo con il New Shugar”. Rispose quella. “Ti ricordi? Si  scoperto che la nuova bevanda di quest’estate è stata inquinata con un cocktail di anfetamine, funghi allucinogeni, lucido per capelli, piscio di ninken, sudore di rospo, bava di lumaca, rimmel di Orochimaru, estratto di cervello di Tobi (ovvero niente), collirio di Danzo, silicone di Tsunade, ramen sbocconcellato di Naruto, frutto della passione avariato, rimasugli del croccante della zia di Itachi nonché avanzi di droghe varie di politici, cantanti e affini. Quella roba lì stenderebbe anche un mulo tossicodipendente…”

“Ma cosa stai dicendo? Io lo bevo da settimane e sono sano come un pesce!” Concluse la seconda guardia, e finì il resto del tè versandoselo nell’orecchio destro.

 

 

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Angolo dell’autore: ecco la mia fic. comica (se non lo avete ancora capito) per l’estate.

Ammetto di aver riadattato l’ultima battuta da un numero imprecisato di PK, mentre il titolo è quello di un romanzo di Baricco.

Spero che vi abbia divertito almeno un poco.

Il Ma anche no, ma non c’è quasi bisogno di dirlo, appartiene a Maccio Capatonda.

Ringrazio il mio spassosissimo amico Matteo, la cui arteria comica è travolgente come un fiume in piena e che ho trascritto qui in minima (ma davver davvero minima... perché pensa che questa storia non faccia tanto ridere...) parte.

Per Tsunade: in realtà lei non è rifatta… dicevo così per scherzare… ti prego ti prego non picchiarmi…

  
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