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Autore: Vortex    16/07/2011    3 recensioni
Una LenxRin non leggete se non vi piace l'incesto
Per Silvia Galassi
Len non smetteva di chiedersi il motivo per il quale sua sorella, la sua piccola principessa, fosse scoppiata in lacrime. Il suo pensiero andò al ragazzo con cui era fidanzata: quel Kaito. Poteva solo immaginare cosa fosse successo, ma sentiva la rabbia bruciare come fuoco nelle vene mentre nella sua testa prendevano forma una miriade di situazioni che vedevano Rin come vittima del ragazzo dai capelli blu oltremare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve!
Questa la mia prima fic in questo fandom, ho deciso di approdare con una LenxRin, sotto suggerimento della mia cara Silvia, spero proprio che vi piaccia, è stato complicato per me trattenermi e non sfociare nel rating rosso, eprò ho dovuto farlo in rispetto delle regole
Volevo aggiungere che è ispirata a "Magnet" canzone che io amo (lo so che la versione originale è una yuri) non è propriamente una song-fic, anche se ci sono molti riferimenti alla canzone a cui si ispira
detto questo...
Buona lettura



Ho sempre pensato a Len come la persona più importante della mia vita. Del resto, lui è l’unico che mi sono mai concessa di amare. Ed il mio cuore sta bruciando per il solo che non potrò mai avere.
Il mio affetto aveva cominciato a mutare con il passare degli anni. Mi accorsi di ciò che stava succedendo solo nell’istante in cui percepii che il calore che provavo all’altezza del petto appena si avvicinava a me, era diventato un incendio in grado di carbonizzarmi l’anima.
Lo desidero in un modo che non mi è concesso. E questo continuo negare l’appagamento dell’ambizione mi sta disintegrando. Cado in pezzi, giorno per giorno. Muoio pian piano sotto gli occhi di chi mi circonda, eppure nessuno si preoccupa della tempesta che mi logora.


<< Tutto bene, Rin? >> le aveva chiesto preoccupato quando l’aveva vista rientrare a casa tardi, tutta trafela e con il fiatone.
Le gote paffute e delicate erano state graffiate dal gelo invernale ed avevano assunto un colorito rossastro che metteva in risalto le iridi smeraldine lucide per la corsa che aveva fatto per giungere fin lì.
Si sentì mancare il fiato, appoggiò una mano al muro in cerca di un appiglio sicuro nel tentativo di catturare prepotentemente l’ossigeno che la circondava. Il groppo che aveva in gola si sciolse in lacrime amare che pianse in silenzio mentre le ginocchia cedevano sotto il suo peso ed il corpo si accasciava a terra.
Con un paio di rapide falcate Len aveva annullato la distanza tra loro ed aveva poggiato una mano sulla sua, che ancora affiancava la parete, riempiendo con le proprie dita i solchi lasciati da quelle di lei, per poi stingersi attorno al suo palmo in una presa possessiva. La aveva accolta tra le braccia, appoggiando il mento tra l’incavo della testa e la spalla. Con l’altra mano la stava accarezzando piano, sussurrandole parole di conforto nelle orecchie.

Perché devi sempre essere così maledettamente gentile?

Len non smetteva di chiedersi il motivo per il quale sua sorella, la sua piccola principessa, fosse scoppiata in lacrime. Il suo pensiero andò al ragazzo con cui era fidanzata: quel Kaito. Poteva solo immaginare cosa fosse successo, ma sentiva la rabbia bruciare come fuoco nelle vene mentre nella sua testa prendevano forma una miriade di situazioni che vedevano Rin come vittima del ragazzo dai capelli blu oltremare.
<< Che cosa ti ha fatto? >> le domandò con voce gelida.
Lei scosse la testa bionda.
<< Lui non ha fatto niente, è stata tutta colpa mia … >> rispose tra i singhiozzi.

Ed è vero. Io non ho fatto altro che usarlo, sperando di trovare un po’ di conforto nella sua compagnia dato che quella che veramente cerco mi è negata.
Questa notte sono andata da lui con l’intenzione di donarmi definitivamente a Kaito. Ma poi quando il momento è arrivato mi sono tirata indietro. Ho avuto paura. Paura di rinunciare al legame che mi unisce a lui. Sapevo dal primo istante che se fossi arrivata fino in fondo qualcosa tra noi si sarebbe spezzato.


Girandosi aveva incrociato lo sguardo di Len, era rimasta imprigionata in tutte le sfumature di verde dei suoi occhi e di colpo qualcosa aveva attraversato il cervello, come una scintilla unita al calore improvviso del suo corpo e al cuore che martellava più rumorosamente nel petto.
Si spinse contro il gemello, posando le labbra sulle sue. Un bacio lieve che ebbe subito termine.
<< M-mi dispiace, perdonam … >> non ebbe il tempo di finire la frase balbettata che Len la baciò ancora, ancora e ancora, finché non divenne naturale respirare direttamente sulla bocca di lei, cibarsi dei suoi ansimi e mischiare la propria saliva con la sua.
E poi ricominciare a baciarla.

È sbagliato e lo so bene. Mi rendo conto di quanto sia profondamente malato e morboso questo mio sentimento nei suoi confronti. Ma è inutile. Per quanto la ragione mi possa imporre di stare lontana da lui, la carne non può che piegarsi di fronte al desiderio.

Quanto più la consapevolezza del fatto che il loro amore fosse imperdonabile si faceva strada nella loro coscienza tanto più la voluttà infuocava i loro corpi e li spingeva l’uno contro l’altro.
E l’unica cosa che importava veramente era solo ciò che pensava l’altro. Avrebbero taciuto ad anima viva la loro relazione maledetta dagli dei e dagli uomini. Neanche le stelle poterono godere di quello spettacolo unico nella sua bellezza: due anime che si univano.
Avevano passato così tanto tempo a rincorrersi l’una con l’altra che sembrava sapessero perfettamente come fare.
I due respiri si confondevano mentre la bocca ardeva affamata e ricercava da parte a parte quella pelle candida e rovente. Si desideravano. Ed entrambi erano disposti ad ammetterlo. Len circondò con un braccio la vita sottile di Rin mentre le labbra si allacciavano per l’ennesima volta in un bacio che lentamente li avrebbe fatti soffocare, annegati nella passione. Ma che importava! Avevano aspettato fino a quel momento per unirsi, arrivati a quel punto anche la morte avrebbe dovuto aspettare.
Tutto sembrava andare così velocemente …
Loro. I baci. Le carezze. La passione. Tutto.
Sembrava vorticare in una spirale conducendoli proprio all’occhio del ciclone mentre ogni cosa che li circondava turbinava intorno e si trascinava assieme al tempo, sciogliendosi senza che potessero fare niente per cercare di fermarlo. Chissà … forse non era mai stata loro intenzione farlo, stava andando tutto così bene, sembrava essere tutto così perfetto che dovevano ammettere di temere la fine di quella … cosa … qualsiasi cosa fosse stata.
<< Rin … >> sussurrò con voce arrochita Len.
Sensuale, sebbene non fosse questo il suo intento.
<< Rin … >> mormorò ancora lasciando schioccanti baci lungo il mento della ragazza, e giù al collo sottile, bianco e liscio.
Soltanto a guardala il cuore cominciava a martellargli doloro nel petto, così forte che sembrava stesse per scoppiargli.
<< Rin … Tu mi ami, non è vero? >>
La ragazza spalancò gli occhi fissandolo di rimando in quelle iridi che erano uguali alle sue. Giada e smeraldi.
<< Io … >> riuscì a pronunciare aggrottando le sopracciglia.
Len accennò l’ombra di un sorriso, stringendosi a lei appoggiò la fronte sulla sua.
<< Ti prego, dimmelo se è quello che provi, permettimi di portare insieme a te il peso di questi sentimenti, io ti starò per sempre accanto >> bisbigliò.

Bastano quelle parole a farmi perdere il controllo, anche quell’ultima barriera che avevo eretto si infrange in migliaia di frammenti che mi lacerano come schegge di vetro impazzite. E mi sento sciogliere mentre la mia anima viene straziata.

<< Sì, ti amo >> rispose infine la ragazza con voce mesta.
Len la strinse ancora una volta, come se fino ad allora non fosse ancora riuscito a comunicare tutta la dolcezza che voleva donarle.
<< Andiamo in un posto più comodo, ti va? >> propose allora.
Lei annuì debolmente, separandosene a malincuore. Come mosso da fili invisibili, il corpo di Rin si spostò in avanti, verso la stanza di Len, verso il letto, senza che nemmeno se ne rendesse conto. Solo perché aveva visto il gemello andare in quella direzione e lei doveva seguirlo.
Lui la prese per la mano, conducendola personalmente a stendersi tra le morbide pieghe delle lenzuola candide dove sembrava fluttuare. Toccò le spalle esili della gemella, stringendole senza troppa forza per poi scendere dal petto e spingersi più in là, al ventre piatto ed alla gonna che sfiorò con i pollici, percorrendone l’estremità per insinuarsi sotto il maglioncino nero e sollevarlo.
Bianca pelle di latte si rivelò sotto lo sguardo penetrante di Len e le labbra vennero umettate dalla lingua, affamata, curiosa di scoprire il sapore di quella carne invitante. Si abbassò su di lei per sfiorarla con un bacio delicato e ritrarsi subito dopo mentre Rin ancora si tendeva per prolungare il contatto.
Sorrise divertito scendendo con la lingua sulla pancia della sorella, baciandola più e più volte e dilettandosi a mordicchiarne la pelle, lasciando dietro di sé impronte rossastre date dai suoi denti.
Rin gemeva sotto di lui, le dita febbricitanti catturavano tutto ciò su cui si posavano.
Len le concesse una rapida occhiata prima di tornare a torturare la sua carne, provocando scie bagnate che dall’ombelico portavano verso il petto, dove il maglioncino si era fermato.
 E mentre si insinuava al di sotto dei suoi vestiti, mentre assaporava la sua essenza, desiderava  che lei fosse solo e soltanto sua; non l’avrebbe mai più condivisa con nessuno.
<< Rin, non lasciare mai che qualcun altro ti tocchi così >> le bisbigliò mentre le sue dita la sfioravano da parte a parte bramose del suo corpo esile e delicato.
Presto entrambi i loro corpi furono nudi, solleticati dai raggi argentati di una luna gelosa della loro bellezza, e si unirono come se quello fosse stato lo scopo della loro esistenza.
 

Quando il mattino dopo Len si svegliò giunsero alle sue orecchie i singhiozzi della sorella che piangeva accanto alla finestra. Com’era bella anche in quell’istante, mentre l’alba dorata le accarezzava dolcemente i capelli biondi, facendo brillare le sue lacrime come cristallo. Sembrava una piccola farfalla avvolta nel candore della vestaglia che indossava.  
Si alzò per raggiungerla, lei continuava scrutare l’orizzonte. La abbracciò da dietro, avvolgendole la vita con le braccia.

<< Andrà tutto bene … >> bisbiglia al mio orecchio.
Cerca di calmarmi, vuole prendersi cura di me. Ma chi è che si prenderà cura di lui?
Non posso fare a meno di chiedermelo mentre sento un pianto soffocato all’interno della sua voce. 

 


Attraimi a te, come un magnete farebbe su me
Anche se un giorno verremo divisi,
io ti troverò ancora.
Tieniti stretta a me, non c’è ritorno dopo di questo
Ma questo mi va bene … nessuno si avvicina alla mia farfalla più preziosa.
 


Un letto e due persone.
Un cuscino nel quale affondavano due teste. Filami del medesimo biondo miele si intrecciavano tra loro disegnando una tela complessa ed intricata come quella di un ragno. 
Un materasso e lui da un lato. Il tepore del corpicino esile di sua sorella a fargli compagnia. Gli occhi chiusi ed il respiro trattenuto. Fingeva di dormire. Ogni notte. Nell’attesa che Rin si sporgesse verso il suo petto, sfiorandone la pelle lasciata esordire appena dalla morbida stoffa del pigiama con le labbra umide, stringendosi a lui, facendo aderire perfettamente il suo petto al proprio. Ed allora poteva sentire il proprio cuore scandire i suoi pensieri, veloce, mentre il cervello si riempiva di ossigeno e di Rin. Respirandola. Riempiendosi dell’odore delicato della gemella che stava adagiata tra le sue braccia.
Attendeva paziente finché lei non cadeva vittima del sonno.
Soltanto allora apriva gli occhi, lentamente, uno alla volta, spiando il volto della ragazza che stava sempre appoggiato sul suo cuscino, vicinissimo al proprio; il suo fiato caldo gli sbatteva in faccia, il suo naso sfiorava il proprio.
La guardava dormire.
Solo questo.
Senza pensare al domani, senza pensare al fatto che fossero consanguinei, senza pensare a nient’altro che non fosse lei.
No, in quegli istanti erano inarrivabili, i gemelli Kagamine, invulnerabili al resto del mondo.


  
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