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Autore: Werewolf1991    17/07/2011    4 recensioni
LadyDevimon è malata, e la sua partner deve convincerla a togliersi il cappuccio. ma lei non ne vuole sapere. Perchè? Sta alla sua partner scoprirlo. Sempre ammesso che l'altra voglia aprirsi con lei.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Febbre


-Andiamo- - No- Su, non fare la bambina- - Ho detto no- - È per il tuo bene, e tu lo sai- - No, no e poi no- Chiara sbuffò esasperata. Era la milionesima volta che tentava di convincere Lady a farsi togliere il cappuccio. Ma perché doveva essere così testarda?  - Senti, lo so che non ti fa piacere, ma non abbiamo altra scelta- insistette. L’altra scosse la testa e si allontanò di qualche metro. Era incredibile che ancora avesse la forza di muoversi. Erano li da ore, dentro un albero-rifugio, a Digiworld, dopo uno scontro con un DarkTyrannomon. A dirla tutta a Chiara dispiaceva che le cose fossero finite in quel modo. Che poteva saperne lei che il grosso lucertolone avrebbe cercato di mangiarla? Poi Lady era intervenuta, ma era stata colpita dall’ attacco di quel bestione e, come se non fosse stato abbastanza, era finita dentro una pozzanghera di acqua gelida. Aveva messo in fuga il nemico poi era tornata da lei. All’iniziò era sembrata stare bene, poi le era caduta fra le braccia, svenuta. Chiara l’aveva presa al volo e l’aveva portata dove si trovavano ora. Le aveva avvolto intorno una coperta. Tremava tutta, le girava la testa e si sentiva debole. Aveva la febbre. Era già successo altre volte. E, esattamente come le altre volte, appunto, Lady stava facendo storie. Possibile che, ogni qual volta succedeva questo, anche se febbricitante e palesemente sofferente, doveva comportarsi in quella maniera? Chiara non sapeva più che fare. L’altra era debole ma risoluta a non lasciarsi togliere il suo cappuccio. Chiara la fissò. Era davvero impossibile a volte. Guardandola ora si rese conto che le piaceva questo lato di lei. La sua fragilità era qualcosa di affascinante e quasi dolce in un certo senso. Aveva gli occhi lucidi, ma allo stesso tempo fieri. Tremava eppure non intendeva cedere. Aveva palesemente bisogno d’aiuto, però, e  nonostante questo ancora non voleva arrendersi. Chiara la osservava.- È adorabile, quando è così- si sorprese a pensare. Di solito era inquietante e spietata, anche se con lei si tratteneva. Era lunatica a volte e poteva essere esasperante se ci si metteva. Tuttavia, quando era malata, come in quell’occasione, diventava tranquilla e silenziosa. Era quasi intimidita. Non sopportava di stare male. Soprattutto perché in quei momenti mostrava di aver bisogno di essere aiutata da qualcuno. Chiara lo sapeva e tentava di non farglielo pesare. Ma era veramente difficile quando si comportava così. Le venne in mente, all’improvviso , che quando si erano incontrate la prima volta, e ancora non erano partner, lei era malata.


 
Passeggiava per le strade silenziose di quella strana città semi-deserta. Il tramonto era vicino e contribuiva a creare un’atmosfera  di calma piatta. Era a Digiworld da qualche giorno ormai. Ci era arrivata attraverso il suo portatile, dato che ormai i due mondi erano collegati. Sapeva che ormai chiunque avrebbe potuto avere un Digimon, ma solo in un determinato giorno dell’anno ciò era possibile. A meno che non ci fosse stata un’emergenza. Mentre camminava per le strade, ad un certo punto le parve di sentire un forte ruggito, seguito da una risata malvagia. Si avvicinò di corsa, per poi appiattirsi contro una parete. C’era un grosso Digimon di colore nero, somigliante ad un dinosauro. Aveva delle orecchie a punta ed era alto quanto un palazzo. Aveva uno strano segno rosso sulla pancia. Ancora non si riusciva a scorgere l’altro Digimon, o meglio, l’altra, visto che la voce era palesemente femminile. E dopo pochi secondi finalmente la vide. Somigliava a Devimon, ma era una lei. Era LadyDevimon che rideva sguaiatamente. L’altro Digimon sembrava letteralmente furioso in quel momento, e attaccò lanciando una potente fiammata ruggendo ferocemente. LadyDevimon la schivò con grazia poi lanciò il suo Stormo dell’Oscurità, che colpì il Digimon in pieno. Tuttavia, per finirlo decise di usare la sua Lancia Malefica, ma, mentre gli si scagliava addosso, quello la colpì in pieno con un’altra fiammata. Lei sembrò sorpresa, ma non ne avrebbe risentito molto, se non fosse stato per la codata ricevuta subito dopo che la sbatté violentemente  verso il basso. Finì dentro una pozzanghera li vicino. A quel punto parve furiosa.- Allora vuoi il gioco duro, eh, BlackGrowlmon? Ebbene, sarai accontentato!- disse seccata, dopodiché scagliò un attacco molto potente, che lei chiamò “Veleno”. Questo causò un ruggito da parte del suo avversario che ora sembrava in preda ad un profondo dolore. Pochi secondi dopo si disintegrò. LadyDevimon volteggiò trionfante per un po’ ridendo. Poi all’improvviso si fermò, e mise le mani sulla testa scuotendola. Dopodiché precipitò al suolo. Chiara decise di avvicinarsi per vedere cosa fosse successo. Sapeva perfettamente che l’altra non avrebbe gradito e che, con tutta probabilità, l’avrebbe uccisa subito dopo che si fosse ripresa, ma comunque non poteva lasciarla lì. Arrivata a pochi metri dalla Digimon notò che respirava a fatica, sembrava sudata e sofferente. Gli occhi rossi erano lucidi, il corpo era scosso da tremore, come se stesse provando freddo. L’altra tentò di rialzarsi, appoggiando a fatica la mano ingigantita a terra, per sorreggersi e la guardò con aria sinistra. Tuttavia  non le riuscì di fare altro e dovette rimettersi giù. Per quanto fosse sofferente era comunque riuscita ad intimidire Chiara, che si era bloccata sul posto. Non poteva fare a meno di esserne attirata comunque. Chiara aveva sempre avuto un debole per tutto ciò che faceva paura. Quindi si avvicinò, cauta, fino ad arrivare davanti all’altra che continuava a fissarla minacciosamente. Chiara sosteneva il suo sguardo affascinata da quegli occhi rosso sangue, così duri da sembrare pietra e così lucidi da sembrare acqua cristallina. Si fissarono per un po’. Fu LadyDevimon a rompere il silenzio- Che cosa vuoi da me, umana?- le ringhiò contro. Ancora una volta Chiara rimase colpita dalla Digimon. Quella voce flebile mostrava debolezza e tuttavia il suo tono era più freddo del ghiaccio. Prese un respiro e disse, cercando di suonare sicura- Voglio aiutarti- l’altra la guardò con sorpresa. Poi assunse un espressione malevola e, con tono sarcastico e inquietante, seppur con voce flebile, disse- Aiutarmi? Tu, vuoi aiutarmi? Con chi credi di avere a che fare?- poi fece una breve risata- Tu lo sai chi sono io?- chiese poi, sempre con quel tono inquietante, che fece venire i brividi e, allo stesso tempo, mandò  su di giri l’altra- Certo che lo so.- rispose- tu sei LadyDevimon. Un angelo caduto. Sei malvagia, malefica, spietata e pericolosa.- disse con tono calmo e con una punta di ammirazione nella voce. L’altra sembrò ancora più stupita, non tanto dalla risposta, quanto dalla sicurezza del tono di voce  di quell’umana che aveva di fronte. Mai le era capitato di avere a che fare con qualcuno che non la trattasse come un mostro o che non evitasse a tutti i costi di avvicinarsi a lei. Eppure quella ragazza le si era avvicinata, seppur intimidita, l’aveva guardata dritta negli occhi, senza il minimo accenno di paura, scherno o disprezzo nello sguardo, che mostrava addirittura qualcosa di simile al rispetto e all’ammirazione, quasi. Si era addirittura offerta di aiutarla, e, quando le aveva risposto, il suo tono era stato tranquillo e pacato, con quella che sembrava essere una punta di adorazione. Mai nessuno le aveva parlato così prima d’ora.- Non hai paura di me, Ragazza?- volle sapere .- Si.- rispose. A quel punto Lady sogghignò- Tuttavia, a me piacciono le cose che fanno paura.- aveva proseguito la ragazza –Più una cosa fa paura, più mi attrae. E tu rientri a pieno titolo nella categoria- aveva detto poi, e Lady aveva visto i suoi occhi illuminarsi.- So che potresti uccidermi con un gesto. So che quasi sicuramente lo farai. E nonostante questo io sono ancora attratta da te. Sono consapevole che mi ucciderai eppure non voglio andarmene. Come ti ho detto prima, voglio aiutarti.- concluse, sempre con quel tono tranquillo e adorante .-Aspetta, stai dicendo che, anche se sai che ti ucciderò, vuoi lo stesso aiutarmi?- chiese Lady sconcertata. Ma era davvero possibile che esistesse una persona così? L’altra le rispose- Si.- Lady si sentì strana in quel momento. Non le era mai capitato che qualcuno non la temesse e che, per giunta , la trattasse con rispetto e che addirittura ammettesse di trovarla affascinante per il fatto di essere spaventosa. Chi era quella ragazza? La testa cominciò a girarle forte. Si sentì debole. Aveva male alle ossa e freddo, eppure il suo corpo era bollente. Non sapeva che cosa avesse. Pensò che avrebbe accettato l’aiuto di quella strana umana, poi l’avrebbe fatta fuori, non poteva certo permetterle di andare in giro a vantarsi d’averla aiutata.- Che cos’ho?- le chiese poi. –Credo di averlo capito, ma prima vorrei esserne sicura. Hai freddo, male alle ossa e ti senti uno straccio? E nonostante ciò sei bollente?- le chiese a sua volta la ragazza -Si- rispose. – Bene. Noi umani la chiamiamo ”Febbre”. Non è grave, almeno per noi. Ma suppongo che voi Digimon, non essendo abituati, non abbiate difese immunitarie per questo.- - Difese immunitarie?- chiese l’altra confusa- Si. Sono delle particolari cellule del sangue, dette anche globuli bianchi , che servono appunto a difendere l’organismo da attacchi di varie malattie, come questa.- LadyDevimon era ancora confusa- Beh, per fartela più semplice è come se in un computer entrasse un virus e si attivasse l’antivirus per distruggerlo.. nel nostro caso il virus del computer è la febbre, mentre l’antivirus sono le difese immunitarie. È più chiaro adesso?- disse la ragazza. LadyDevimon annuì, poi le venne in mente che  la ragazza aveva detto che i Digimon non avendo solitamente malattie umane non erano predisposti a difendersi da esse. L’umana riprese a parlare-Siccome presumo che voi generalmente non prendiate malattie umane sono sicura che non siete preparati ad affrontarle.- LadyDevimon cominciò a capire dove la ragazza volesse arrivare- Perciò nel tuo caso la febbre è potenzialmente mortale- le parole “potenzialmente mortale” risuonarono nella testa della Digimon come lugubri campane che suonavano a morte. – Perciò questo vuol dire che dobbiamo agire in fretta. Anche perché dato che sei impreparata per questo, se dovessi morire, potresti non tornare al villaggio della rinascita, poiché i tuoi dati sono contaminati da una malattia estranea a Digiworld che potrebbe rendere impossibile una tua eventuale riconfigurazione-disse la ragazza. LadyDevimon ebbe paura. Non avrebbe mai pensato che potesse avvenire una cosa simile. – Adesso però non farti prendere dal panico- l’ammonì gentilmente la ragazza- Se agiamo in fretta penso che non ti succederà niente. E se dovesse ricapitarti il tuo organismo sarà preparato. Per prima cosa però devo misurarti la temperatura…ma dove lo trovo un termometro adesso?- aggiunse meditabonda.

Non poté aggiungere altro, poiché da dietro di loro si sentì una voce- Va via da lì! È pericolosa! Spostati!- Chiara si girò e vide un’altra Digimon in alto sopra di loro. Era Angewomon. La bionda aveva assunto la posizione di quando eseguiva l’attacco “Freccia Sacra" e puntava l’arco su LadyDevimon. L’angelo caduto a quella vista tentò nuovamente di rialzarsi e ringhiò- Perché invece non te ne vai tu, Biondina?- ma cadde di nuovo. Chiara s’inginocchiò vicino a lei, poi si voltò verso l’altra e le disse- Fermati, è malata. In queste condizioni non può certo essere considerata un pericolo- sperò che l’altra capisse. Poi vide arrivare due persone ed un altro Digimon. Una era la Digi-prescelta della luce, Kari, mentre l’altra era la Digi-prescelta dell’amore e della sincerità Yolei, con Halsemon al seguito.- Va tutto bene?- chiese Kari – Si, io sto bene però…- iniziò Chiara, ma non ebbe il tempo di continuare perché Halsemon si stava scagliando su LadyDevimon. Allora Chiara si parò davanti all’angelo caduto. Halsemon si bloccò di colpo- Ma che fai?- protestò Kari.- Sei impazzita? Quella è LadyDevimon! È una creatura malvagia!- le fece eco Yolei- Lo so già questo- ribatté Chiara-Ma io non mi muovo da qui- disse determinata. – Ma che dici, spostati!- - Ti ha dato di volta il cervello?- gridarono le ragazze- No. Io sto benissimo- insistette lei. Le altre si lanciarono un’occhiata poi Kari fece un cenno ad Angewomon. Chiara non comprese il significato di tale gesto. L’angelo l’afferrò da dietro cercando di spostarla da lì. Lei cercò di scrollarsela di dosso.- Andiamo, smettila di fare così. È per il tuo bene- le disse la bionda.- Lasciami stare! Ti ho detto di lasciarmi, maledetta!- protestò Chiara imbestialita. Ma come si permetteva quell’inutile barbie svolazzante di trattarla in quel modo? Chi si credeva di essere? Le ragazze allora avevano cercato di aiutare la bionda a spostare la strana ragazza da lì. Ma lei era riuscita a liberarsi dalla presa dell’angelo. Tuttavia non le riuscì di fermare le altre due, che la presero per le braccia. Poi Angewomon tornò a mettersi in posizione d’attacco. Chiara a quel punto era più che furibonda. Non poteva tollerare di essere trattata in quel modo, cominciò a dibattersi per liberarsi dalla presa delle altre due, nel mentre pensando di ridurle in poltiglia per quello che le stavano facendo. – Smettila! Cerca di calmarti!- - Noi siamo dalla tua parte!- dissero. A quel punto Chiara esplose- VOI NON SIETE DALLA MIA PARTE!- gridò- VI ORDINO DI LASCIARMI ANDARE IMMEDIATAMENTE. CHI CREDETE DI ESSERE PER FARMI QUESTO? LASCIATEMI! LASCIATEMI SUBITO!- a queste grida loro la mollarono all’istante. Lei era furente. Respirava affannosamente e ringhiava come un lupo. – Posso sapere chi vi da il diritto di ritenere che io sia impazzita solo perché sto tentando di aiutare LadyDevimon?- chiese con voce rabbiosa senza neanche voltarsi a guardarle- Beh, lei è cattiva, quindi…- cominciò Kari, solo per essere interrotta da Chiara- Quindi cosa? Non ha il diritto di essere aiutata quando è in difficoltò? Non ha il diritto di poter vivere la sua vita? Non ha il diritto di esistere?- aveva detto furiosa- Ma voi vi credete davvero così importanti solo perché avete salvato Digiworld? Beh, vi do una notizia. Salvare Digiworld non significa diventare degli eroi che pensano di sapere tutto. Significa aiutare un mondo in difficoltà. Non si fa per coprirsi di gloria, ma , a mio avviso, perché dovrebbe essere la cosa giusta da fare. O sbaglio?- le altre erano rimaste sbalordite dalle sue parole. Si vergognarono profondamente-Io stavo appunto tentando di fare la cosa giusta prima che arrivaste voi. Non capisco come abbiate fatto a non arrivarci, mi meraviglio di voi ragazze.- Riprese. Poi si voltò verso i Digimon- Anche di voi. Specialmente di te, Angewomon. Tu non dovresti essere la prima a preoccuparti degli altri, incondizionatamente? O forse anche tu hai delle preferenze quando si tratta di aiutare qualcuno?- le chiese con una punta di acidità nel tono. Anche lei dovette abbassare lo sguardo , piena di vergogna. Si era lasciata prendere dall’odio per la sua rivale, senza pensare, che, per una volta, anche lei avrebbe potuto aver bisogno d’aiuto. In tutto questo l’altra era rimasta sbigottita dal fatto che la strana umana l’avesse difesa. Chi se l’aspettava? Oltretutto aveva anche fatto una ramanzina alle altre due e ai loro Digimon. Sogghignò al vedere l’espressione mortificata della biondina. E pensare che aveva pensato di uccidere quell’umana. Decise di rifletterci su. Poi però si sentì invadere dalla stanchezza. – Adesso vi siete svegliate?- stava chiedendo la ragazza. Le altre annuirono. Kari disse- Scusaci per come ti abbiamo trattata. Non avevamo idea di quello che stavamo facendo- - Si. Ci siamo comportate da stupide- le disse Yolei. – Scusami. Anch’io mi sono comportata male con te. Ho dato per scontato che LadyDevimon fosse una minaccia senza sapere nulla.- disse Angewomon. Poi Halsemon chiese- Puoi spiegarci cos’è successo?- - Tutto quello che so è che stava combattendo contro un altro Digimon. poi questo l'ha colpita con una fiammata è l’ha buttata dentro la pozzanghera che vedete laggiù. Per un po’ è sembrata stare bene, dato che è riuscita ad eliminare il suo avversario, poi è caduta a terra e adesso sta così.- le altre si soffermarono a guardare l’angelo caduto. Tremava tutta e aveva un’aria abbattuta.- Ha la febbre.- osservò Kari- Ma, i Digimon non dovrebbero essere immuni a questo genere di cose?- chiese Yolei.- No, al contrario. Su Digiworld non esistono simili malattie, perciò sono ancora più vulnerabili di noi.- disse l’altra ragazza.  Lady ormai era completamente esausta. – Quindi ora come facciamo ad aiutarla?- chiese Kari- Intanto ci serve un termometro.- disse l’altra ragazza- Ah, scusatemi, non mi sono ancora presentata…mi chiamo Chiara- disse poi.- Io sono Kari, lei e Yolei- - Molto piacere- disse Chiara allungando la mano che l’altra le strinse.- Bene, aspettate un secondo ragazze…- disse Yolei intenta a frugare nel suo marsupio.- Ecco, l’ho trovato- disse esultante.- Ok, lasciate fare a me- disse Chiara prendendo il termometro dalle mani di Yolei. Poi si avvicinò a LadyDevimon. Scoprì che stava dormendo. Aveva il respiro affannoso, il petto si alzava e si abbassava velocemente, tremava tutta e aveva la parte scoperta del viso imperlata di sudore. Chiara s’inginocchiò vicino a lei e, cautamente, sollevò il braccio ingigantito dell‘altra e vi mise sotto il termometro. – Ma non ti fa impressione toccarla?- le chiese Angewomon dopo essere atterrata insieme ad Halsemon. – No, sinceramente no.- rispose Chiara – Certo che sei veramente strana tu- le disse l’angelo stupita dalla sua reazione. –Preferirei diversa dagli altri se non ti spiace- disse l’altra lievemente irritata-Ok, scusami- rispose Angewomon.  In quel momento il termometro suonò indicando l’avvenuta misurazione della temperatura. –Ok, adesso vediamo. Qualcuno di voi sa qual è la normale temperatura corporea di LadyDevimon?- chiese Chiara – Più o meno si aggira intorno ai 35 gradi.-  disse Angewomon - Ok, un grado in meno rispetto a quella umana quindi- disse Chiara, per poi fissare il termometro- 39. Accidenti, questo equivale ad un febbrone a 40 per noi umani.- disse preoccupata poi disse- Scusa , ma tu come fai a saperlo?- rivolta ad Angewomon- Be, lo so perché una volta ho sbirciato i suoi dati nell’analizzatore e c’era scritto anche questo- disse quella visibilmente imbarazzata. – Ok, allora adesso bisogna portarla via da qui.- riprese Chiara – Si, ma dove?- chiese Yolei –Al caldo. Dobbiamo procurarci delle coperte, ed un po’ d’acqua. Inoltre ci serve della Tachipirina. Quella mi pare di averla comunque.- - Ok, forse io so dove possiamo portarla.- disse a quel punto Halsemon.- Ok, allora andiamo.- disse Kari. Poi aggiunse- Sei proprio sicura di volerlo fare?- - Si. Sbrighiamoci- rispose Chiara. Poi prese in braccio LadyDevimon e montò in groppa ad Halsemon insieme a Yolei, mentre Angewomon portava Kari.

Poco dopo arrivarono in un abitazione deserta poco lontano da lì. Una volta entrate Chiara si affrettò a sistemare LadyDevimon su un letto, avvolgendole delle coperte intorno. Poi preparò una bacinella piena di acqua fredda. Le altre la osservavano incuriosite.- A che serve l'acqua?- chiese Angewomon.- Serve per inumidirle la fronte- spiegò Chiara.- Ok, ma prima devi toglierle il cappuccio.- le fece notare l’altra. Intanto Yolei e Kari stavano preparando un brodo caldo per la malata. Chiara si avvicinò e chiese – Come va qui?- -Tutto bene.- disse Kari- Se deve prendere la Tachipirina deve mangiare qualcosa prima- -Ok, grazie mille per l’aiuto ragazze.- disse Chiara –Non c’è di che. E poi dobbiamo pur fare qualcosa no? Non puoi fare tutto tu- disse Yolei. Poi Chiara tornò da LadyDevimon con l’intenzione di toglierle il cappuccio. Si avvicinò e allungò la mano per sfilarlo. Quando stava per tirarlo via, LadyDevimon aprì gli occhi, Chiara si bloccò sul posto. L’altra la fissò e le disse, stupita ma con voce flebile – Che stai facendo?- -Devo toglierti il cappuccio, così posso metterti una pezza umida sulla fronte per raffreddarla un po’. Serve per abbassare la temperatura.- spiegò Chiara. L’altra reagì violentemente. Allontanò la ragazza con una spinta si mise a sedere sul letto e le disse – Non se ne parla nemmeno. Il mio cappuccio rimane dov’è, è chiaro?- tutto quel gridare costrinse la Digimon a riprendere fiato. La testa le girava forte e dovette sdraiarsi di nuovo. –Senti, questa volta devi fare uno sforzo. È per il tuo bene.- insistette Chiara ormai non più impressionata dalla reazione dell’altra. – Ti ho detto di no, ragazza. È la mia ultima parola e non intendo ritornare sull’argomento…- LadyDevimon tossì  violentemente. Chiara le si avvicinò preoccupata.- Vedi, stai peggiorando. Su, non fare storie. Se continui così rischi solo di peggiorare la situazione.- disse preoccupata sperando di convincerla. - Non mi interessa. Non intendo togliermi il cappuccio, specialmente di fronte alla biondina.- insistette testardamente LadyDevimon. – Allora è questo il problema? Non vuoi che Angewomon veda il tuo volto?- le chiese Chiara –Non è solo questo. Non voglio assolutamente che qualcuno se ne approfitti.- disse l’altra –E perché pensi che qualcuno se ne approfitterebbe?- volle sapere Chiara – Non sono affari tuoi, umana!- le disse l’altra tossendo nuovamente. Chiara decise di provare di nuovo a convincerla- Ascolta, se io chiedessi alle altre di lasciarci sole, tu te lo toglieresti il cappuccio?- - No. Non voglio toglierlo, né con loro né senza di loro.- - E se me ne andassi anch’io?- chiese Chiara cominciando a perdere le speranze .- Forse. Ma non voglio essere spiata, è chiaro?- disse l’altra. Chiara acconsentì. Poi andò a prendere il brodo che le altre avevano preparato. Spiegò alle ragazze come stavano le cose. Quelle decisero di accontentare l’angelo caduto. Poi Chiara andò a darle il brodo. Dapprima quella lo guardò schifata, poi Chiara le disse- Devi mangiarlo. Se non lo farai non potrò darti la medicina per farti passare la febbre. E se non ti si abbasserà la febbre, morirai.- quella sembrò ancora indecisa poi cedette solo per poter sopravvivere. Fece un respiro profondo e fissò il brodo con la stessa faccia di un condannato a morte. La qual cosa sembrava molto allettante al momento. Chiara fissò divertita la reazione dell’angelo caduto. Chi l’avrebbe detto che un essere crudele e potente come lei, potesse ridursi in quello stato solo per mangiare una scodella di brodo di pollo? Cercò di sopprimere una risata ma non ci riuscì. L’altra le lanciò un’occhiataccia. Ma come si permetteva di ridere? Non avrebbe permesso a quell’umana di prendersi gioco di lei. Forse adesso stava pure male, ma questo non significava che  non potesse eliminarla. Stava pensando di non ucciderla anche se così facendo avrebbe avuto l’occasione di vantarsi di averla aiutata, ma se avesse continuato di questo passo, si sarebbe vista costretta a toglierla di mezzo, pensò, poi le disse – Un’altra risata e non appena guarirò ti ucciderò. È chiaro?- con tono gelido anche se fiacco. Quella annuì poi le disse –Scusami. Mi è scappata.- con aria mortificata. Sembrava davvero dispiaciuta. Aveva uno sguardo talmente triste che LadyDevimon si calmò all’istante. Forse l’avrebbe punita per aver riso, ma non l’avrebbe uccisa. Sempre che la ragazza non avesse fatto dell’altro nel frattempo. La fissò ancora per qualche secondo poi abbassò lo sguardo e tornò a concentrarsi sul brodo, cercò di prendere il cucchiaio ma non aveva le forze. La ragazza al vedere questo lo prese e dopo aver preso un po’ di liquido fece per imboccarla. Lady avrebbe voluto protestare ma era troppo debole. Si limitò ad aprire la bocca e mangiare. Quel liquido era piuttosto saporito. – Non è così male- dovette ammettere imbarazzata.- Visto? Adesso però devi mangiarlo tutto.- disse la ragazza. Continuò ad imboccarla poi, quando il brodo fini le diede una pasticca bianca.- è la medicina- le disse – Adesso ti verso un po’ d’acqua così puoi mandarla giù. Questa ti farà stare meglio.- Lady la prese insieme al bicchiere d’acqua che l’umana le aveva dato e la mandò giù. Poi Chiara aveva bagnato la pezza con dell’acqua e l’aveva strizzata dopodiché l’aveva data all’altra dicendole.- Adesso io me ne vado, tu mettiti questa sulla fronte, copriti bene e fatti una bella dormita. Né io né le altre sbirceremo, ok?- l’altra aveva annuito. Poi Chiara si era allontanata e aveva chiuso la porta dietro di se. LadyDevimon si era tolta il cappuccio solo dopo che era rimasta sola. Poi si era messa la pezza umida sulla fronte e si era addormentata.  Aveva avuto degli orrendi incubi. Si era agitata nel sonno. Quando si svegliò scoprì di sentirsi meglio. Si rimise il cappuccio e si alzò. Poi uscì dalla stanza e si diresse lentamente verso il salone.

Seduta su una poltrona stava la ragazza che l’aveva aiutata. Sembrava assorta nella lettura di un libro. Le si avvicinò di soppiatto, sperando di coglierla di sorpresa, e punirla di aver riso, ma , quando le arrivò dietro, quella si voltò e le disse- Bene. Vedo che stai meglio. Ora prendo il termometro e ti misuro la febbre. Hai dormito per parecchio tempo- Lady rendendosi conto di essere in una posizione imbarazzante cercò di darsi un contegno.- Le altre sono andate via. Avevano un appuntamento con gli altri Digi-Prescelti a quanto pare.- continuò la ragazza come se niente fosse.- Hai fame? Se vuoi ti preparo la colazione. Tanto io devo ancora mangiare- le disse poi. LadyDevimon rimase sorpresa dal comportamento di quella ragazza ancora una volta. Non le era mai capitato prima che qualcuno si offrisse di farle la colazione. Annuì. Aveva un buco allo stomaco. –Bene.- disse soddisfatta la ragazza- Ma prima ti misuro la febbre.- e si alzò per prendere il termometro. Le fece segnò di sedersi. Lei lo fece e la ragazza le chiese di alzare il braccio,- Perché dovrei?- chiese Lady- Devo metterci il termometro- le spiegò la ragazza. Lei alzò il braccio, la ragazza appoggiò il termometro sulla sua pelle poi le disse- Abbassa il braccio, e rimani immobile. Ci vorranno un paio di minuti.- lei fece quello che le aveva detto. Intanto la ragazza era andata a prendere una coperta e gliela aveva appoggiata sulle spalle. Poi il termometro aveva suonato. La ragazza lo aveva preso e lo aveva guardato.- Bene- aveva detto – Allora?- aveva chiesto Lady impaziente -35 gradi. Sembra che ti sia passata. Comunque sarà meglio che tu rimanga qui per un paio di giorni almeno. C’è sempre il rischio di una ricaduta- lei aveva annuito. Avevano fatto colazione insieme. Durante la giornata la ragazza si era occupata di lei, aveva letto un po’ del suo libro per lei e le aveva chiesto come passasse le sue giornate. Lady aveva trovato strano quest’atteggiamento nei suoi confronti, ma, date le circostanze particolari, aveva assecondato la ragazza. La prima sera la febbre le si era rialzata. La ragazza l’aveva rimessa a letto dopo averle dato un’altra pasticca. Il giorno dopo era stata meglio. Poi al terzo giorno finalmente era guarita. Prima di andarsene però volle punire la ragazza per aver riso di lei. Aspettò che si distraesse per poi saltarle addosso. L’afferrò per il collo con la mano ingigantita e le disse- Adesso finalmente faremo i conti.- la ragazza non sembrava spaventata. Le chiese- Hai intenzione di uccidermi?- quella le chiese a sua volta – Perché me lo chiedi? Hai paura?- l’altra scosse la testa- No. Ero consapevole che avresti cercato di farmi fuori non appena guarita. Volevo solo saperlo.- le disse in tono calmo e distaccato, quasi come se non le importasse. Lady allora le disse – Ma come? Davvero non t’importa di morire? Davvero non t’importa se ti uccido?- l’altra le rispose pacatamente- Sapevo a cosa andavo incontro dal momento in cui ho deciso di aiutarti. Quindi non è che non m’importi, solo che mi sono preparata all’idea e quindi adesso non mi fa paura. Certo, la mia vita non sarà stata perfetta ma mi è andata bene per certi aspetti, quindi se è destino che oggi lasci questo mondo a me va bene. E poi morirei comunque, anche se tu non mi uccidessi oggi- concluse. Lady la guardò stupefatta. Poi strinse la presa e , mentre la soffocava, le disse- Molto bene. Sai, hai veramente molto fegato te lo riconosco. Grazie per l’aiuto. Ma adesso, la cosa finisce qui- strinse ancora un po’. La ragazza aveva chiuso gli occhi. Stava soffocando eppure non si muoveva. Lady rimase così per qualche secondo ancora poi disse- Non mi era mai successo prima d’incontrare una persona come te. Hai ragione a dire che morirai comunque…- fece una pausa poi disse- Ma non sarà oggi.- a quel punto allentò la presa e mise giù la ragazza. Quella aprì gli occhi incredula. La  fissò con aria interrogativa, poi le chiese – Perché?- non riuscendo a spiegarsi il motivo del gesto dell’altra. Quella le rispose:- L’ hai detto tu che sono  malvagia, malefica, spietata e pericolosa. Io aggiungerei anche crudele e senza cuore. Ma non mi pare di aver mai detto di essere un’ingrata, o sbaglio?- chiese poi facendole l’occhiolino. Chiara la guardò un momento poi si finse meditabonda e rispose- Mmh, dunque…no, non mi pare di avertelo mai sentito dire- Lady si voltò e le disse – Bene, e adesso sparisci, prima che cambi idea- puntando verso la direzione opposta. Chiara si mise a correre poi ad un certo punto si girò e le disse – Grazie. E ricordati di me se dovessi sentirti ancora male- Lady, che aveva cominciato a camminare nell’altra direzione, al sentire questo si bloccò e giratasi appena , le disse- Mi sembrava di averti detto di sparire. E poi la grande LadyDevimon non ha bisogno dell’aiuto di nessuno. Bada che quasi quasi mi sto pentendo di averti risparmiata.- con tono finto minaccioso. La ragazza allora la salutò e riprese a correre. Lady la guardò allontanarsi per un po’, poi spiccò il volo. Chiara ad un certo punto si fermò e la vide volare via. La fissò fino a quando non fu scomparsa oltre l’orizzonte. Nessuna delle due avrebbe mai immaginato quello che sarebbe avvenuto poco tempo dopo e che avrebbe cambiato per sempre le loro vite.


LadyDevimon aveva preso di nuovo la febbre. E ancora una volta avrebbe dovuto togliersi il cappuccio per inumidirsi la fronte. Ma lei non avrebbe mai ceduto. Guardò Chiara che sembrava persa in chissà quali ricordi. La sua partner era una gran sognatrice. Le piaceva starsene per conto suo e , a volte, si perdeva in chissà quali fantasticherie mentre camminava. La cosa peggiore era che, quando ciò avveniva, alcune volte perdeva contatto con la realtà circostante finendo per mettersi nei guai, dai  quali puntualmente doveva tirarla fuori. Di solito era sempre concentrata non le piaceva perdere il controllo della situazione, ma alle volte accadeva e Lady doveva intervenire come in quel caso. Chiara si era allontanata per una delle sue solite passeggiate in cerca d’ispirazione per le storie che scriveva. Persa nei suoi pensieri era stata sorpresa da un DarkTyrannomon che aveva deciso di fare della sua partner umana il suo spuntino. Chiara aveva cercato di allontanarsi ma se lei non fosse intervenuta a quest’ora lei sarebbe stata bell’e digerita dal bestione. Solo che era stata dapprima colpita da una fiammata di quel lucertolone e poi era finita in una pozzanghera. Ed ora si ritrovava ammalata con la sua partner che insisteva nel volerle togliere il cappuccio. Non glielo avrebbe mai permesso. Nessuno avrebbe dovuto sfilarglielo tranne lei. Nessuno. Non sapeva nemmeno lei perché ma ogni volta che ci pensava le veniva in mente uno strano incubo che faceva quasi tutte le notti. Era così vivido da sembrare vero. Si chiese se non fosse un ricordo della sua vecchia vita. Chiara sembrava essere tornata in se. E, invece di chiederle di togliersi il cappuccio le fece una domanda che non avrebbe mai voluto che le facesse e che allo stesso tempo, avrebbe desiderato ardentemente di sentirsi fare. – Puoi dirmi perché non vuoi toglierti il cappuccio?- lei le rispose- Non posso. Io non posso dirtelo- - Ma perché no?- - Te ne approfitteresti- le disse lei. Chiara a quel punto assunse un’aria seria e le disse- Lady…- quella si voltò, non intendeva cedere- Guardami.- le chiese lei . -No- fu la sua risposta.- Io sono la tua partner. Sono tua amica e sono e sarò sempre dalla tua parte. Qualunque cosa accada. Io voglio aiutarti, ma se tu non me lo permetti come faccio? Forse non sarò la persona migliore del mondo, ma faccio del mio meglio. Io voglio starti vicino, ma come faccio ad aiutarti se non mi dici qual è il problema? Cos’è che ti tormenta?- Lady rimase in silenzio- Andiamo, dimmelo. Puoi fidarti di me. Qualunque sia il problema io ti starò accanto e lo risolveremo insieme. Ti prometto che non ne approfitterò.- Lady ancora non era convinta, allora Chiara sospirò poi le si avvicinò e dopo averle cinto le spalle con le braccia ed aver appoggiato la testa sulla sua schiena, mormorò- Lady, io ti voglio bene. E sono preoccupata per te. Credimi . Voglio solo aiutarti. Puoi darmi almeno una possibilità?- il tono triste della ragazza fece voltare l’angelo caduto. Fu molto sorpresa da quello che vide. Gli occhi di Chiara, di solito calmi, erano ora lucidi e velati di lacrime. Questo stupì l’angelo caduto. Chiara non piangeva mai. Non era una frignona, anzi era fredda come il ghiaccio. Però anche se non era particolarmente emotiva, questo non le impediva di essere buona e gentile con tutti. Questo lato del suo carattere affascinava Lady. Chiara era capace di aiutare persino qualcuno che aveva cercato di ucciderla fino ad un secondo prima. Lady disapprovava questa sua natura compassionevole ma la rispettava poiché la sua partner si era sempre comportata in maniera esemplare con lei. Lady sapeva di avere un carattere difficile eppure Chiara le era sempre rimasta accanto. L’aveva sempre difesa contro tutti, arrivando a farle da scudo a volte, e questa sua devozione nei suoi confronti la portava spesso a restare con lei anche nelle occasioni in cui perdeva la testa. Una volta l’aveva quasi uccisa per un motivo ridicolo. Eppure non era scappata, anzi, quando lei si era calmata ne era stata più che felice e, quando Lady le aveva chiesto come mai non avesse tentato di scappare ,lei le aveva detto che non poteva andarsene lasciandola sola e si era anche addossata tutta la colpa. Lady non l’avrebbe mai ammesso, ma si sentiva davvero fortunata ad averla come partner. Però ancora non era sicura che lei l’accettasse così com’era Quindi il fatto che adesso stesse quasi piangendo per lei la sorprese non tanto per il gesto in se, quanto per la motivazione. Non pensava che il suo stato d’animo le stesse così a cuore. Decise di provare ad aprirsi con lei. – Va bene. Ti dirò perché non voglio togliermi il cappuccio.- Chiara parve illuminarsi a quelle parole. Lady allora prese a raccontare- Vedi, ogni volta che qualcuno vuole togliermi il cappuccio , non importa chi o perché , mi viene in mente un incubo che faccio spesso.- - E sarebbe?- chiese Chiara. Lady iniziò  a raccontare.

Era buio. Si trovava in uno strano castello. Le stanze e i corridoi erano illuminati dalla fioca luce di alcune candele. Era dentro una stanza fredda e spoglia. Aveva le sbarre alle finestre. Sembrava una cella di prigione. Non sapeva cosa ci facesse lì ne come ci fosse arrivata , sapeva soltanto che in qualche modo quel luogo le era familiare. Confusa si guardò intorno. Poi sentì una voce alle sue spalle . – LADYDEVIMON- quel tono di voce le fece drizzare i capelli in testa  e le gelò il sangue nelle vene. Non capiva perché, ma quella voce le sembrava anch’essa terribilmente familiare. E quel tono così gelido e rabbioso la spaventò a morte. Di solito era capace di controllarsi ma in quella situazione il suo sangue freddo sembrava essere andato a farsi friggere. Si voltò e quello che vide non la stupì. Non sapeva perché ma le sembrava di conoscere lo strano Digimon che aveva di fronte.  Era simile ad un inquietante clown con una maschera che gli copriva il volto. Aveva un’espressione furiosa in viso e questo atterri ancora di più Lady. Non sapeva perché ma sapere che quel Digimon fosse adirato le sembrava una cosa pessima. Il suo sguardo gelido fece venire i brividi all’angelo caduto. L’altro si avvicinò a lei e le disse- Sono molto deluso da te, LadyDevimon. -Lady non riusciva a ricordare chi fosse l’altro, ma sapeva che il fatto che fosse deluso da lei era un pessimo segno. Non capiva come fosse possibile ma si trovò a sperare nel perdono del misterioso Digimon. L’altro le si avvicinò ancora di un passo poi la spinse contro il muro. Lei di solito non permetteva a nessuno di toccarla ma in quell’occasione non oppose resistenza anzi attese terrorizzata quello che lui avrebbe fatto. Lui avanzò e, sguainata una delle spade che portava sulla schiena, gliela puntò alla gola. Lei, senza ancora capirne il motivo, sentiva di non potersi opporre al volere dell’altro. Non comprendeva perché ma sentiva di rispettare profondamente l’essere di fronte a lei. Lui riprese a parlare- Hai commesso un errore. E gli errori si pagano- sempre con quel tono gelido. Lei aveva cominciato a tremare. Aveva boccheggiato senza emettere suoni. Sentiva un nodo alla gola e le gambe molli come gelatina. Scivolò a terra, la spada di lui sempre puntata al collo. Lui la fissò per qualche secondo. Lei non sapeva che cosa avesse. Perché non le riusciva di fermarlo? Perché tremava e stava per piangere? Perché non poteva neanche parlare? Lui disse- Questa volta sarò magnanimo e ti risparmierò la vita. Tuttavia, devo comunque punirti. Non temere, non farà molto male.- lei era paralizzata dal terrore. Lui allora allungò la mano libera verso di lei. La passò prima sulla guancia, poi sfiorò le sue labbra tremanti con le dita ed infine la poggiò dietro la sua testa, proprio nel punto in cui si poteva sfilarle il cappuccio. Lei avrebbe voluto impedirlo ma sentiva di non poter opporre resistenza. Sentiva di dover lasciare che lui lo facesse. Le tolse il cappuccio rivelando così il suo vero volto. Lei a quel punto sentì una lacrima scenderle giù per la guancia. Lui la prese con un dito e la mise in bocca. Poi cominciò a sfilarle la tuta. Dopodiché andò a prendere un secchio e le gettò addosso il contenuto. Lady urlò e cominciò a contorcersi per il dolore. Quel liquido bruciava come l’inferno. L’altro attese pazientemente che lei smettesse di agitarsi. Poi la alzò da terra e la bloccò contro il muro. Lei non l’aveva notato ma c’erano delle catene appese alle pareti. Le incatenò i polsi poi si allontanò di qualche passo e prese a punzecchiarla con la spada. Insistette fino a farle uscire sangue dalla schiena. Lo sentiva colare giù caldo e umido. Il gelo della stanza la fece rabbrividire. Lui intanto si era allontanato e dopo un po’ era tornato. Lei pensò che volesse liberarla ma si sbagliava. Subito dopo sentì qualcosa che la colpiva. La stava frustando. Andò avanti così per un po’. Stranamente però lei non sentì dolore. Neanche quando l’aveva punta con la spada ne aveva provato. L’unica cosa che sentiva era il sangue colarle lungo la schiena. Poi lui si fermò e la rivesti, dopo averle liberato i polsi. Il sangue che aveva sulla schiena aderì con la tuta appiccicandogliela addosso. Si fermò all’altezza del viso. Lei avrebbe voluto rimettersi il cappuccio, ma quando lo aveva preso, lui l’aveva trattenuta.- No, non ancora- le aveva sussurrato. Poi era andato a prendere quello che sembrava essere un ferro arroventato. Lei si spaventò a quella vista. Scosse la testa come a chiedergli di non farlo. Ma lui proseguì implacabile.- Non sentirai nulla- la rassicurò sinistro. Ma ciò ebbe l’effetto contrario su di lei. Cominciò a tremare e a piangere. Lui si preparò a marchiarle il viso. Allontanò il braccio per imprimervi più forza e cominciò ad avvicinare il ferro al suo volto. Lei scosse la testa ancora più forte. Lui allora le afferrò il mento con la mano libera per tenerla ferma. Lei tentò di lottare ma la presa dell’altro era troppo forte. Allora non potè fare altro che guardare il ferro avvicinarsi sempre di più al suo viso. Quando questo arrivò a pochi millimetri da lei chiuse gli occhi. Sentì il metallo rovente imprimere il marchio sulla sua fronte. La pelle sfrigolava e usciva del fumo. Poi lui tolse il ferro. Lei aprì gli occhi. Fece per rimettersi il cappuccio, ma lui glielo strappò via. Poi la fissò negli occhi. Si sentì svenire. Si accasciò al suolo esausta. L’ultima cosa che sentì fu la sua risata accompagnata dal rumore dei suoi passi che si allontanavano. Poi il nulla.

-E subito dopo mi sveglio.- concluse Lady fissando Chiara che la guardava meditabonda.- Mmh. Decisamente un brutto affare-disse con tono riflessivo. – Capisci ora perché non voglio farmi togliere il cappuccio?- le chiese Lady.- Si. Ma questo è solo un incubo o pensi che possa essere qualcos’altro?- le chiese Chiara.- Non saprei. In genere sembra un incubo ma è così nitido da sembrare un ricordo.-  rispose Lady. – Mah. Comunque  non può impedirti di farti curare. Ascolta, qualunque cosa sia, per quanto possa sembrare spaventosa, non può ucciderti. E non deve impedirti di farti aiutare.- le disse Chiara in tono serio. Lei annuì. Poi Chiara le chiese- Allora, adesso te lo vuoi togliere questo benedetto cappuccio?- con lo stesso tono di una madre che cerca di convincere il suo bambino a fare una cosa che non vuole. Lady annuì. Tentò di farlo ma le mancarono le forze.- Non ce la faccio- ammise debolmente. Allora Chiara le disse- Lo faccio io.- l’altra ebbe un brivido di paura. Chiara le poggiò una mano sulla spalla sinistra e cominciò ad accarezzarla piano dicendo- Non ti preoccupare. Non ti farò niente. E quell’incubo non è reale.- continuò ad accarezzarla con una mano, mentre con l’altra si avvicinò al suo viso per toglierle il cappuccio. Lady s’irrigidì allora. Chiara le strinse il braccio per tranquillizzarla. Lei trattenne il fiato. Chiara arrivò con le dita al punto in cui poteva sfilare via il cappuccio. Le passò sotto e , lentamente, lo tolse. Scivolò via dalla sua testa, lasciandole scoperti i capelli, poi la fronte ed infine il resto del suo volto. Chiara lo poggiò sul petto di Lady, e, cautamente studiò il viso dell’altra. La fronte aveva la stessa pallidità del resto del suo corpo. I capelli erano divisi a metà, ed alcuni le ricadevano sul viso. Chiara li sposto leggermente con la mano. Fissò le sopracciglia bianche come la neve dell’altra. Erano lunghe e sottili. Si passò un dito sulla lingua e raddrizzò un po’ le estremità. Le sue dita entrarono in contatto con la pelle liscia dell’altra. Lady era rimasta in silenzio ancora sotto schock. La sensazione che aveva provato quando le dita di Chiara le avevano sfiorato la fronte era la cosa più strana che avesse mai sentito in vita sua. Chiara aveva un tocco delicato e allo stesso tempo sicuro. Le aveva trasmesso una strana sensazione di calore. Non seppe spiegarsi il motivo, forse era perché aveva la febbre, ma desiderò che Chiara la toccasse di nuovo. Sentì freddo all’improvviso. Chiara se ne accorse e strinse la coperta ancora un po’. Poi le poggiò una pezza umida sulla fronte. Lady si sentiva ancora più debole. - Va tutto bene. È normale che la febbre si alzi la sera.- le disse Chiara accortasi delle sue condizioni. Poi l’aveva abbracciata più forte per scaldarla. Lady sbuffò contrariata. Non sopportava di stare così male. Non sopportava di aver bisogno di aiuto. Però forse quella volta avrebbe fatto un’eccezione. Si sforzò e, un po’ a fatica, ricambiò l’abbraccio. Adesso stava un po’ meglio. Chiara aveva sorriso notando che l’altra sembrava non essere offesa dal suo gesto. Poi aveva detto- Adesso penso che potresti anche metterti a dormire.- . Lady aveva chiuso gli occhi e le aveva chiesto- E tu?- -Io rimarrò sveglia ancora un po’.  Voglio che ti si abbassi la temperatura prima di mettermi a dormire.- Lady le disse con aria finto scocciata- Mah, contenta tu- poi però aveva sorriso. Chiara aveva fatto una breve risata allora. Poi era calato il silenzio.

La mattina dopo Lady si era svegliata sentendosi molto meglio. Chiara era sdraiata accanto a lei e dormiva. Lady si alzò , si stiracchiò e rimise il cappuccio. Poi sentì Chiara girarsi nel sonno. Senza voltarsi le disse – Buongiorno- l’altra le rispose con voce flebile – Lady… come ti senti?- quel tono insospettì l’angelo caduto che però pensò che fosse dovuto al sonno. –Bene.- rispose. Allora Chiara le disse- Ok. Sono contenta che tu ti senta meglio.- - Ok, io vado a cercare qualcosa da mettere sotto i denti.- le rispose quella. Stava per andarsene quando Chiara la richiamò- Lady…- le disse con voce affannata. Quella cominciò a sospettare qualcosa. Non era che…?- Puoi misurarmi la temperatura? Non mi sento tanto bene- le disse Chiara. I sospetti di Lady si stavano trasformando in certezze. Prese il termometro e lo sistemò sotto il braccio della sua partner. Adesso che la guardava effettivamente aveva un brutto aspetto. Era pallida e aveva gli occhi lucidi. Il termometro suonò. Lady guardò il numero sul display.  Quello che seguì fu un urlo tanto forte che si udì in ogni angolo di Digiworld. Tutti si chiesero che cosa avesse spinto l’angelo caduto a quella reazione. Sicuramente si dissero, chiunque l’avesse spinta a quei livelli doveva essere estremamente forte.  Nessuno poteva certo immaginare che il motivo per cui era stato emesso fosse una semplice malattia umana, la febbre. E così Lady dovette passare la giornata ad occuparsi di Chiara. Per quanto la cosa la infuriasse però c’era una cosa che doveva ammettere: la febbre era stato l’inizio di tutto, e la sua partner era adorabile quando era malata. Non poteva immaginarsi che Chiara avesse pensato le stesse cose di lei. Nessuna delle due l’avrebbe mai rivelato all’altra comunque. E nessuna delle due avrebbe potuto immaginarsi che ci sarebbe stato un momento in cui avrebbero rimpianto la febbre. Ma questa è un’altra storia.             
  

  
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