Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma di T. Inoue. La storia non è scritta a scopo di lucro.

Note: ok, io davvero dovrei studiare; ho un grosso esame tra una decina di giorni che mi sta torturando, e per cui sono già in ansia, e io che faccio? Scrivo. Sono proprio scema xD. Ma dopotutto è indubbio che scrivere è il mio miglior anti-stress. (Con questo caldo torrido non posso nemmeno andare a correre, quindi non mi resta altro ’sfogo’).

Beh, beccatevi questa shot, scritta davvero in poco tempo - perché, paradossalmente, di tempo non ne ho - è poco più di una flashfic, ma spero vi possa piacere. È una cosina leggera-leggera, perché a volte c’è bisogno anche di quello^^.

Avviso che la fic non è stata ancora betata, quindi, se trovaste degli errori o delle sviste, vi sarei davvero grata se me lo faceste notare.

Buona lettura,

aury

Hanamichi sfogliò svogliatamente le pagine della rivista, annoiato a morte. Kaede lo aveva lasciato solo a casa per portare il suo gatto dal veterinario e lui non sapeva che cosa fare per passare il tempo.

Il caldo torrido di fine luglio era implacabile. Fortuna che la camera della Kitsune era provvista di un ventilatore, altrimenti Hanamichi si sarebbe sciolto come gelato al sole.

Il ragazzo cercò di schiacciare con un colpo secco la zanzara che si era posata sul suo busto nudo, ma quella riuscì a volar via, rimanendo comunque nelle vicinanze.

“Bastarda”, inveì Hanamichi lanciando un’occhiataccia all’insetto che danzava nell’aria, di sicuro pronto ad un nuovo tentativo di succhiargli altro sangue. All’improvviso, il titolo di un articolo ebbe il potere di fargli dimenticare sia la zanzara, che la noia e l’afa di quella giornata estiva.

Le iridi nocciola del giovane brillarono di curiosità.

Hanamichi storse il naso a quelle parole.

“Fecondità?”, borbottò a disagio; no, il peperoncino non faceva per lui, tralasciando il fatto che odiava i cibi piccanti.

Continuò la lettura, nella speranza di trovare qualcosa di suo gusto.

Hanamichi sorrise, trionfante: adorava la cioccolata e sapeva che piaceva anche a Kaede, se avesse usato quella fondente. Era già pronto ad andare in cucina per prenderla, quando un pensiero lo colpì.

“Dannazione!”, imprecò, sbattendo il pugno sul materasso, assai frustrato. “Fa troppo caldo per usare la cioccolata”.

Con la faccia corrucciata, scorse di fretta l’articolo, escludendo mano a mano tutti i cibi elencati. Stava già per perdere la pazienza, una qualità che di certo non spiccava tra le sue doti, quando alla fine trovò quello che cercava.

“Queste sono perfette!” esclamò, un largo sorriso ad illuminargli il viso. “Ah, sono un vero Genio”, si lodò, mentre si apprestava ad alzarsi dal letto.

Quando Kaede sarebbe tornato, oramai di lì a poco, avrebbe trovato una bella sorpresa ad attenderlo.

***

Hanamichi si mosse appena, attento che il suo lavoro non venisse distrutto per un suo brusco movimento.

“Quella Volpe scema quanto ci mette?” si domandò, iniziando a innervosirsi. Poiché non era fatto per stare tanto a lungo nell’immobilità, l’irritazione stava già serpeggiando in lui. Allo stesso tempo, Hanamichi s'incolpò per le sue trovate che poi, a conti fatti, forse tanto geniali non erano.

Per fortuna il rumore della porta d’ingresso che veniva aperta e, pochi attimi dopo, richiusa, pose fine ai suoi trip mentali.

“Do’aho?”

La voce di Rukawa gli giunse attutita dal soggiorno. S’indispettì: perchè Kaede doveva sempre chiamarlo Idiota?

“Baka Kitsune!”, gli rispose a tono per ripicca, un po’ offeso, “Sono in camera tua”.

Hanamichi sentì i passi del suo ragazzo raggiungere la stanza e poi lo vide arrestarsi di colpo sull’uscio. Arrossì, sotto l’esame attento di quelle iridi scure che ebbero il potere di fargli indurire, con una sola occhiata, il sesso, nascosto appena dal lenzuolo bianco.

Kaede rimase in silenzio, troppo stupito per lo spettacolo che aveva di fronte: Hanamichi era gloriosamente nudo, la pelle abbronzata appena lucida di sudore, i muscoli definiti e guizzanti. Deglutì a fatica, avvertendo il famigliare calore dell’eccitazione invadergli ogni cellula; poi avanzò con lentezza nella camera, fino a portarsi accanto al letto, lo sguardo fisso sul compagno, che mai gli era parso tanto provocante. Non solo era nudo nel suo letto, ma si era ricoperto il busto di rosse e succose fragole, che facevano pendant con la sua capigliatura, risaltando sul biancore delle lenzuola. I frutti, sparsi a caso sui pettorali e gli addominali, si concentravano sull’inguine, bloccando in quel modo anche il telo sottostante.

Kaede si sedette sul materasso e poi prese una fragola posta a livello dello sterno. Fece scorrere il frutto per un tratto di pelle, fino a raggiungere un capezzolo per stuzzicarlo con la punta della fragola. Hanamichi ansimò, chiudendo di scatto le palpebre. Il suo sesso pulsò di desiderio, mentre reclinava la testa all’indietro.

“Perché le fragole?”, domandò Kaede, continuando a torturare lo stesso punto sensibile.

Il rossore sulle gote di Hanamichi s’intensificò, ma poi rispose con sincerità: “Ho letto che sono afrodisiache”.

“Do’aho, come se ne avessimo bisogno” mormorò roco Kaede. Hanamichi non riuscì a rispondere, troppo intento a trattenere il fiato, dato che Kaede stava tirando via il lenzuolo che gli velava la parte inferiore del corpo. Le fragole rotolarono sul materasso, ma Rukawa non ci fece caso. La sua concentrazione era solo per il sesso eretto di Hanamichi, ora visibile al suo sguardo bramoso. Allungò la mano, circondando l’asta dura e calda, strappando un rumoroso gemito al ragazzo disteso tra le coltri.

Abbassò il viso, fino a trovarsi a pochi centimetri dal glande, poi guardò Hanamichi dritto negli occhi.

“Hana, non ti ho detto una cosa”, sussurrò, scontrando il suo fiato contro il sesso del ragazzo, che ebbe un guizzo impaziente.

“Kaede”, gracchiò Hanamichi con affanno; la visione del bellissimo viso di Rukawa a così poca distanza dal proprio pene aveva il potere di mandargli l’eccitazione alle stelle.

“Sono allergico alle fragole”, ammise Kaede.

Hanamichi spalancò le palpebre, shockato a quella rivelazione.

Kaede però stese le labbra in un sorriso appena accennato. “Quindi facciamo così: tu poi mangiati i frutti, che io ora mangio te”.

Fine

Che altro dire? Spero che sia risultata una lettura quantomeno gradevole.

Auguro a tutti delle buone vacanze estive^^; ci ‘risentiamo’ a settembre! La sottoscritta non vede l’ora di andarsene in vacanza: mareeeee *-*.

Baci

aury