Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: agatha90    17/07/2011    2 recensioni
Frollo vedrà distruggersi tutte le sue convinzioni dopo che alla Festa dei Folli vedrà per la prima volta la zingara Esmeralda. Ma se anche Esmeralda si trovasse a dover scendere a patti con ciò che il suo animo le suggerisce?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giudice Claude Frollo era un uomo dai gusti piuttosto difficili. Il suo disprezzo nei confronti di ben più della metà degli esseri di cui il mondo era popolato era noto praticamente a tutti quelli che l’avevano conosciuto personalmente, mentre per coloro che invece avevano avuto la fortuna di scorgerlo solo in lontananza non era difficile il palesarsi di concreti sospetti.
Tuttavia solo i pochi che erano addetti a faccende a lui molto vicine sapevano che quella non era la verità. O meglio, non del tutto. Era vero che riteneva inferiori alla propria persona quasi tutti gli esseri umani viventi, ma con gli zingari era diverso. In quel caso il sentimento che provava non era più disprezzo, era odio.
Come esiste l’amore puro, racchiuso nei petali di un fiore donato da un cavaliere alla sua donna, così esiste l’odio puro, scuro e lucente come l’ossidiana levigata, e la spada che Frollo aveva ordinato ai suoi uomini di usare contro gli zingari negli ultimi venti anni lo emanava senza ombra di dubbio.
Probabilmente il sentimento non sarebbe stato così profondo se venti anni prima non gli fosse capitato di essere coinvolto in una vicenda che era riuscita a mutare per sempre la sua esistenza.
Frollo amava definirsi tra sé e sé un timorato di Dio, per cui tutte le difficoltà che incontrava nella vita non disdegnava considerarle come personalissimi attacchi del Diavolo nei confronti della sua persona. Che fosse vera oppure no, questa sua convinzione gli dava la forza di scagliarsi contro le cause delle sue disgrazie con estrema violenza e caparbietà. Ogni volta che ne eliminava una, eliminava una parte di Satana nel mondo e questo lo soddisfaceva pienamente. Non era certamente il piacere della vendetta a guidarlo. Naturalmente. Tuttavia nel suo intimo a volte ne godeva, ma riusciva a ignorare l’insegnamento cristiano di non peccare neanche nei pensieri perché lo considerava semplicemente il giusto premio che il Signore aveva voluto concedergli per aver difeso la sua eterna gloria.
Le sue convinzioni non erano mai venute meno, se non proprio venti anni prima.

Era un sabato di dicembre e la sera era scesa gelida su Parigi, svuotando ogni strada e ogni vicolo. Era arrivata una soffiata da un povero straccione che sperava di ricavare, grazie alla sua lealtà nei confronti del giudice, almeno un tozzo di pane e un giaciglio per la notte.
Frollo in ogni caso aveva gradito le informazioni e quindi semplicemente aveva deciso, avvicinandosi il Natale, che poteva anche esentarsi dal farlo uccidere e che era meglio lasciar decidere a Dio e al suo alito gelato le sorti del vagabondo.
Zingari. Una barca piena, a quanto pareva dalle informazioni.
Li intercettò appena in tempo, sulla riva sinistra della Senna, appena prima che riuscissero ad organizzarsi per arrivare in qualcuna delle loro tane in città.
C’era anche una donna tra loro. Piuttosto bella a dire il vero. Molto bene, avrebbe fatto in modo che quel pericolo per la sua carne inviato dal Diavolo fosse eliminato per primo.
Gli altri uomini che erano scesi insieme a lei dalla barca si disposero intorno a lei, per farle scudo, per deviare da lei lo sguardo penetrante del giudice che probabilmente avevano interpretato in maniera piuttosto diversa.
Anche Frollo fraintese. Dopo aver notato il gesto di difesa degli uomini, si accorse che la donna stringeva a se un fagotto.
Ecco, naturalmente. Zingari venali e ingordi. Prima di ogni altra cosa c’erano i loro ignobili traffici, i loro furti, i loro denari sudici.
“Merce rubata, senza dubbio. Levategliela dalle mani.”
Toccò a lui, tuttavia inseguire la donna a causa dell’incompetenza dei suoi uomini. Sarebbero stati puniti anche loro, naturalmente.
Benché Frollo si muovesse a cavallo, lei era veloce come il vento. Dentro di lei albergava il fiato di Satana, senza dubbio. Con maggiore determinazione Frollo le stette dietro nella corsa.
Fu un attimo: lei si era fermata di fronte alla cattedrale di Notre Dame per chiedere asilo, picchiando con le nocche ormai bluastre per il freddo sul legno del portone; Frollo, recuperato terreno, afferrò il fagotto con violenza. Per il contraccolpo la zingara cadde all’indietro e batte la testa sui gradini del sagrato.
Era morta? Probabilmente si, il tonfo era stato piuttosto forte e la sorte aveva voluto che cadesse su un gradino dove la neve caduta nel pomeriggio era stata pressata di recente e quindi si era indurita in maniera notevole.
Meglio così, nessuno avrebbe capito, se lui avesse violato il diritto di asilo, che lo faceva in nome di Dio e per il bene spirituale di tutta Parigi.
La neve ricominciò a cadere silenziosa, in quel momento, rendendo più ovattati anche i pensieri del giudice.
Di colpo però i suoi sensi si risvegliarono: un pianto esigente proveniente dal fagotto che teneva in mano lo incuriosì. Sollevò un lembo della coperta che avvolgeva il pacchetto. Era un neonato in carne ed ossa, in lacrime. Era tuttavia il neonato più orribile che Frollo avesse mai visto. Era deforme e mostruoso. Degno figlio di una zingara peccatrice. Dopo aver visto il bambino, Frollo era ancora più soddisfatto della misera fine di quella donna. Di sicuro doveva essersi macchiata di ignobili perversioni perché il Diavolo infine avesse trovato la strada per incarnarsi nel suo seno.
Era un demonio, quella creatura. Doveva sparire, la terra doveva essere epurata da un simile essere. In ogni caso, comunque, Frollo non avrebbe saputo che altro farne del figlio di una zingara.
I suoi occhi caddero sul pozzo congelato al centro della piazza.
Era ormai sul punto di gettare il fagotto nell’acqua quando udì la voce dell’arcidiacono della cattedrale.
“Crescetelo come vostro. Notre Dame vi sta guardando.”
Frollo tentennò. Alzò lo sguardo e lo incrociò con quello di una statua raffigurante Nostra Signora di Parigi. Era severa, era dura, era di pietra. Lo guardava tristemente, con un misto di delusione e minaccia. Il terrore si impadronì di lui.
Che si fosse sbagliato? Che quel mostro maledetto fosse finito tra le sue mani per un motivo ben preciso?
Forse era un dono del Signore, dopotutto. Forse Dio aveva deciso di consegnargli quel figlio di Satana attraverso le immonde mani di una zingara perché sapeva che lui avrebbe saputo trarne beneficio. Lui avrebbe avuto l’acutezza e l’umiltà di usare quel mostro per glorificare il Signore, per salvare la città dalle fiamme dell’inferno. Solo lui ci sarebbe potuto riuscire. Solo lui, che era più puro di tutto il gregge di peccatori che popolavano Parigi. In fondo non ci sarebbe stato nulla di strano se Dio l’avesse scelto per portare a termine una missione. Dalla disgrazia di doversi addossare quella creatura deforme, sarebbe riuscito a estrarre tutto quello che avrebbe potuto giovargli.
Il Signore aveva tramutato quella maledizione zingaresca in un miracolo.
Bene, dato che di quello si trattava, Frollo intuì che Dio in quel modo volesse anche indicargli il suo obiettivo: gli zingari.
L’ira del Signore si sarebbe scagliata su di loro, attraverso di lui.
Non avrebbero avuto più pace finché Frollo fosse stato in vita.
E così era stato.

Aveva costretto l’arcidiacono a ospitare il suo orrendo figlio adottivo, che aveva battezzato Quasimodo, all’interno della torre campanaria sinistra.
Lo andava a trovare ogni settimana e si assicurava che crescesse conscio della sua deformità e maledizione affinché non uscisse dalla chiesa per nessun motivo.
Nessuno doveva sapere del suo legame con lui. Avrebbero frainteso. Avrebbero pensato che il Diavolo gli avesse portato via l’intelletto. Solo lui sapeva che non era così e nessun altro lo avrebbe capito.
Niente avrebbe potuto distrarlo dalla sua missione, ne era certo, e l’avrebbe portata a termine ad ogni costo.
Eppure il giudice, così sicuro di sé, si stava nuovamente sbagliando e un evento che gli avrebbe sconvolto la vita per la seconda volta, dopo vent’anni dalla prima, stava per accadergli di lì a poco.
  
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