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Autore: Miluna    17/07/2011    0 recensioni
Lavinia, in un momento di tranquillità, si vede passare davanti diversi momenti della sua breve vita.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aspiravano caldo, lasciavano che entrasse nei loro polmoni, lamentandosene come se fosse un dolore viscerale. A Lavinia ricordavano i sacchi d'ossigeno dell'ospedale, quelli che si vedono sempre nelle serie tv. Così era il loro flusso, inghiottivano aria calda a fiotti. Mala sorte, la loro. Subire il freddo fino a tremare, subire il caldo fino a sudare e ricercare disperatamente aria tiepida. La fronte della sorella maggiore imperlata di sudore era incoranata dal sole, che entrava dalle persiane. C'era il costante rumore delle gocce che cadevano ritmicante dal rubinetto del bidet, dove la sorella maggiore aveva appoggiato la gamba scoperta. Il rubinetto perdeva da tempo, ma nessuno si curava di ripararlo. Suo fratello era seduto sulla sedia di legno di fronte al bidet, con entrambe le gambe divaricate, che faceva dondolare lentamente. Lavinia le guardava e pian piano il sonno le solleticava gli occhi, allora cercava di sistemarsi meglio, lì seduta sul davanzale della finestra, per trovare una posizione in cui appisolarsi perfettamente. - Togliti da lì, cretina, che l'aria deve entrare. - dice la sorella con una voce raschiante. Lavinia gira la testa, ignorandola.

- Il ketchup è orribile. Ha un sapore disgustoso, e pure un aspetto disgustoso. - sbotta all'improvviso il fratello. A quei tempi aveva sedici anni, aveva sempre i capelli arruffati, le maglie larghe e unghie praticamente inesistenti.

La sorella dai modi bruschi e l'aria sempre seccata, alza lo sguardo. Lei era la più grande dei tre, e lo aveva appreso perfettamente, ostentando superiorità con tutti. - Che? -

- Dico che il ketchup è orribile. Non mi piacciono le cose dense, le odio. E poi rovina il sapore di ogni cosa, si impone prepotentemente. -

- ...e allora? -

- Così, mi era venuto in mente. -

- Come vuoi. - e volta la testa di colpo. - Ancora lì sei?! Ti sei rincoglionita tanto che non mi senti nemmeno quando parlo?! -

- Mi piace stare qui, non mi puoi obbligare. -

- Gne gne non ti posso obbligare, vattene da lì o ti vengo a prendere io stessa. -

Si sente sul soffito il ronzio di una zanzare, che esaspera ancora di più la sorella, Magda, che intanto si sta facendo la ceretta. Lavinia gira la testa e guarda per strada. Abitano in un appartamentino minuscolo, che si affaccia su una strada senza poesia. Ripensa all'affermazione appena pronunciata. Nah, non è vero. I poeti trovano pane per i loro denti dappertutto, anche in una tazza bianca su un bianco tavolo. Magari avrebbero trovato poesia nel piccione che passa ogni tanto, beccando anche i rifiuti abbandonati sulle mura, se non trova niente. Magari troverebbe poesia nel cagnaccio che passa verso la sera, e fa rizzare il pelo al gatto spelacchiato, appollaiato sulle scatole di cartone.

Il caldo le appicica i capelli al cranio, e la maledetta zanzara comincia a rieccheggiarle in testa. Le zanzare, teoricamente, sono dei minuscoli vampiri. Solo che i vampiri piacciono a tutti, le zanzare non stanno simpatiche a nessuno. A lei i vampiri non piacciono, li trova incredibilmente inquietanti e noiosi con la loro immortalità e la loro pelle bianca bianchissima. All'improvviso sussulta, Magda l'ha presa in braccio di colpo e senza ritegno l'ha spinta fuori dalla stanza. - Ehi, voglio stare con voi! -

- Rompi, vai a giocare. -

Lavinia guarda la porta, che il fratello chiude tendendo la mano. La fredda porta e i bisbigli dietro.


  
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