Non
può piovere per sempre, amavamo
ripeterci.
Tutti i nostri sogni giacevano
sgualciti su allegri copriletto rosa.
Il mondo viveva tutto intorno a noi,
eppure, a quel tempo, noi ce ne accorgevamo appena.
Non era il mondo ad interessarci. Era
piuttosto il nostro modo di stare al mondo, la nostra voglia di
iniziare a vivere sul serio.
Tutto quello che catturava la nostra
attenzione era la vita che ci aspettava, come se stessimo solo
correndo una maratona, e all'arrivo, ci avrebbe aspettato la nostra
bella coppa lucente, con su scritto vita.
Tutte le nostre speranze stavano
racchiuse dentro un libro di storia, o di letteratura, i nostri diari
traboccavano di promesse, di rimpanti, di piccoli disegni pieni di
pathos, di fotografie.
Come si può arrivare ad un metro
dall'arrivo e lì fermarsi, per sempre, mi chiedo.
Cantavamo canzoni un po' scontate, i
nostri pantaloni erano sempre alla moda. Temevamo gli sguardi altrui,
usavamo i nostri come armi affilate. Eravamo tutto il nostro mondo,
non ci serviva altro.
Il tempo scorreva in fretta, i nostri
capelli diventavano sempre più belli.
La campana della scuola scandiva i
nostri giorni, c'era sempre il vento ad aspettarci all'uscita.
Percorrevamo chilometri per tornare a casa, non eravamo mai stanche.
La pioggia cesserà un giorno, o saremo noi a scegliere di ignorarla.
Avevo
sempre camminato sola ma non me
ne ero mai accorta. La tua morte fu come morire a mia volta. Tutti i
nostri sogni, sgualciti e accartocciati, vennero buttati via. Non
esisteva più nulla fra me e il mondo e quella coppa lucente,
forse,
non l'avrei mai più raggiunta senza te.
Come si può arrivare ad un metro
dall'arrivo e lì fermarsi - per sempre- adesso mi chiedo.
Come si può condividere tutto, tranne
la disperazione?
Sottili cerchi bianchi circondano una
tua foto. Li hai disegnati tu, poi mi hai regalato la foto.
Dietro hai scritto proprio quella
frase. Adesso, su di te, neppure una goccia di pioggia.
Non può piovere per sempre, amica
mia.