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Autore: Lenie    20/07/2011    5 recensioni
Inspirò profondamente, quando il citofono di casa sua suonò. Un lungo suono, testimone del fatto che chiunque si fosse accanito sul pulsante, doveva averlo fatto con una certa urgenza. Recuperò la cornetta, portandosela all’orecchio, con un breve sorriso.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Always.


La pioggia scivolava senza far troppo rumore, colpendo tettoie, tetti, scivolando lungo vetrate e finestre, senza posa. Non era una notte buia e tempestosa, il vento non sbatteva violentemente a colpire cancelli e inferriate.
Era una serata londinese. Tale e quale, per tanti aspetti, a qualsiasi altra serata londinese.
Non si poteva certo dire che la pioggia fosse un caso eccezionale, in quella città.
Londra diveniva grigia. Eppure a lui quella tonalità di grigi non dispiaceva. Sembrava, per un momento, una vecchia foto in bianco e nero, un dipinto ad inchiostro. Romantica. Antica. Così in contrapposizione alla vita frenetica delle persone che, due piani al di sotto di lui, correvano – chi in cerca di un riparo dalla suddetta pioggia, chi in perenne ritardo per l’impegno della serata.
Harry distolse gli occhi verdi dalla finestra e posò la tazza di tè, ormai raffreddato, sul tavolino della cucina.
In tutta verità, qualcosa di diverso c’era. L’attesa del giorno successivo.
Lo sguardo slittò dalla libreria fino a dove il suo abito da testimone stava appeso, in attesa di essere indossato.
I tuoi migliori amici non si sposano tutti i giorni.
Inspirò profondamente, quando il citofono di casa sua suonò. Un lungo suono, testimone del fatto che chiunque si fosse accanito sul pulsante, doveva averlo fatto con una certa urgenza. Recuperò la cornetta, portandosela all’orecchio, con un breve sorriso.
Non aveva certamente bisogno di chiedere. Solo una persona poteva suonare così a casa sua.
Non poteva che essere lei.
« Hai dato fuoco all’abito? » domandò, senza darle il tempo di snocciolare l’elenco di eventi che - non aveva dubbi - complottava al fallimento del matrimonio dell’anno.
« Oh, Harry. » rispose lei, con un’involontaria piega divertita nell’esasperazione della voce « Non scherzare ti prego, aprimi. »
Non se lo fece ripetere. Rimessa a posto la cornetta del citofono, si diresse verso la porta dell’ingresso dell’appartamento, la aprì e decise di appoggiarsi allo stipite per accogliere l’amica con un sorrisetto che, sapeva, gli avrebbe fatto guadagnare un’occhiataccia.
Da manuale, Hermione uscì dall’ascensore, infagottata con un impermeabile il cui cappuccio – era evidente - non era riuscito a nascondere bene tutti i capelli dalle intemperie del clima.
« Guardami! » attaccò lei, esasperata, mentre si lanciava dentro l’appartamento.
Non ho mai smesso di farlo, semmai tu non l’avessi notato.
« Sono sull’orlo di una crisi di nervi, ma cosa mi è venuto in mente di sposarmi? » gli domandò, allargando le braccia, con il risultato di schizzare pioggia un po’ ovunque. Anche sugli occhiali di Harry stesso, per inciso.
« Ma se è tutto pronto, qual è il problema? » le rigirò la domanda Harry, mentre si asciugava gli occhiali, quasi all’apparenza indifferente. Tornò ad infilarseli, guardandola. Si era tolta la giacca ed indossava un maglione arancio con una gonna jeans. I capelli erano raccolti in uno chignon che non era stato graziato dall’umidità della serata.
Ben curata, ma con qualcosa che in tutti quegli anni non era mai cambiato.
Scarpe ballerine, mai tacchi. Perché se devi correre con una serie di cartelle e libri in mano, dove pensi di andare, con dei tacchi?
Un misto di funzionalità ed eleganza.
Hermione inspirò, arricciando il naso, incerta.
« Forse tutto. Forse niente. » si torturò le mani, guardando ovunque tranne che verso di lui.
Poi, volenti o nolenti, i loro occhi si incontrarono.
E per un momento, un piccolo momento, la stessa emozione provata più volte in quegli anni, lì colpi.
Quell’attimo di dubbio. Quel sincero momento in cui la mente si concede di ascoltare il cuore e dare spazio a quel “e se?”.
Un’emozione a cui non avevano mai dato un reale nome.
Perché sbagliata, assurda, fuori luogo.
È come una sorella per me.
Che nome avrebbe potuto avere se non amicizia? Speciale. Tutt’altro che “semplice”. Ma pur sempre amicizia.
« Tu sei il primo che mi abbia mai detto che non sono brutta. »
Se ne uscì, improvvisamente, la giovane donna. Si morse il labbro, come se fosse cosciente di aver detto qualcosa che non era giusto dire. Come se avesse espresso un pensiero terribile che ora non poteva tirare indietro.
« E dire che sono io quello che indossa gli occhiali. » tentò di scherzare, Harry, sistemandoseli contro il naso. Hermione inspirò profondamente, per poi guardarlo ancora una volta.
« Harry hai qualcosa da bere? Tipo Firewhisky? »
« …Hermione? Ma a te- »
« Dammelo e basta » insistette lei, decisa. Non ricordava come mai non l’avesse bevuto prima: Harry e Ron sembrano sempre più rilassati quando lo bevevano.
Harry sospirò rassegnato e si diresse per recuperare dalla credenza la bottiglia di firewhisky. Ne versò due abbondanti bicchieri, porgendogliene uno, che Hermione strinse fra le dita, quasi ne andasse della sua vita. Quasi potesse darle una risposta che da sola non poteva darsi.
O non voleva.
Stava forse sbagliando? Era assolutamente certa di amare Ron.
Eppure… e se?
« Sei stato tu a ricordarti di me, vero? Quando eravamo piccoli. Con il troll. Sei tu ad essere tornato indietro, l’ho sempre saputo.»
Harry si accigliò, temporeggiando e sorseggiando il proprio liquore.
Era assolutamente certo di amare Ginny.
« Perché pensi a questo, Hermione? » si permise di domandare, alla fine, con un misto di terrore e speranza. E insieme di orrore. Non sono speranze ragionevoli, quelle che coincidono con la sofferenza delle persone più care che hai.
« Non è inevitabile, Harry? Mi sto per sposare! »
« Hai solo paura. » la corresse, lui, un pochino incerto.
« Certo che ne ho, non essere sciocco. » aggiunse Hermione, un po’ piccata. Tirò indietro una delle ciocche di capelli sfuggite all’acconciatura, sistemandola dietro l’orecchio. Infine si decise a sorseggiare la bevanda, con il risultato che tossì per un minuto di fila.
Harry la fissò con un sopracciglio sollevato, l’aria fra la divertita e saputa.
Te l’avevo detto.
« Ho pensato. »
« È un tuo difetto » convenne Harry, accettando di buona lena l’occhiata infastidita dell’amica che, alla fine, mise via il bicchiere, allontanandolo con un’occhiata di disappunto.
« Ho ricordato. Un sacco di cose. E… »
Nulla, infondo. Non cambia nulla.
« Lo so. » la prevenne lui, salvandola dalla tensione.
Un peso che si depositò sul cuore, quasi rendendogli difficile la respirazione. Non avrebbe dovuto esserci, non davvero.
Come fa essere difficile rinunciare a qualcosa che non hai mai davvero avuto?
Eppure non era scontato che accadesse? Che quella conversazione avesse luogo? In quante cose Hermione era stata la sua unica compagna?
E per quanto gli costasse dirlo, perché Ginny significava fuoco e passione per lui, la sua futura sposa non l’avrebbe mai capito a pieno come Hermione. Ron non avrebbe mai capito a pieno Hermione.
Negli anni, era più che probabile, avrebbe finito per cercare con più facilità la sua opinione, piuttosto che quella della rossa. Non che non l’amasse. Che non la stimasse.
Ma lei non c’era. Nei momenti più difficili della sua vita, non c’era mai stata. Non aveva mai vissuto con lui il dolore della perdita di Sirius. Non l’aveva accompagnato per tutti quegli anni.
Non era stata lei ad affrontare le sue crisi, a condurlo.
Era stata Hermione.
Come era altrettanto vero, il primo a vedere Hermione, il suo valore, il primo a porre la sua stima in lei, era stato lui. Quei mesi in giro, loro due soli, avevano reso quella realtà solo più evidente.
Avevano condiviso qualcosa che né Ron né Ginny avrebbero mai potuto capire.
« Lo sai. » ripeté lei, stancamente.
Lo sguardo che si scambiarono fu lungo, intenso. Sapevano entrambi cosa stava per accadere. Troppo onesti, troppo leali, infondo anche troppo innamorati dei loro compagni per poter anche solo pensare un finale diverso per quella conversazione.
« Infondo la storia non si fa con i se e i ma » continuò lei, con un leggero sorriso triste. Un dolore che sarebbe andato ad accompagnare le cose che condividevano. Un amore così diverso, così forte, da superare ogni incertezza.
Avrebbe potuto essere.
È stato.
Sarà.
L’avrebbero chiuso in una scatola, dove erano accumulati tanti altri loro ricordi. L’avrebbero consegnato al passato, dove sarebbe rimasto.
Avrebbero dato una chance a Ginny e Ron di guardarli. Di capirli. Di arrivare a tradurre davvero i loro gesti.
Allungò la mano verso di lei e Hermione, con un sorriso un po’ rassegnato, la strinse. Infondo sapevano entrambi che con Ron e Ginny sarebbero stati più che felici. Che non dovevano certo rassegnarsi ad una vita infelice, con loro.
Che avrebbero condiviso molte cose, con loro. Magari dei figli. Il futuro. La vecchiaia.
Le dita si intrecciarono, salde, come erano sempre state.
« Per sempre? »
Le domandò Harry, inclinando il capo. Hermione risposte rafforzando la stretta, due lacrime di commozione, negli occhi.
Come poteva non essere felice? Ci sarebbero sempre stati. Attraverso il tempo.
Inspirò e annuì lentamente.
« Per sempre.»


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Probabilmente finirò al più presto a pentirmi di aver scritto questa oneshot abbastanza insignificante, però...era parecchio che non scrivevo e avevo voglia di condividere qualcosa di incorreggibilmente delusional.
Un abbraccio a tutti i fellow shipper.
  
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