Contatto(33)
Il giorno dopo a lezione d' Incantesimi
Artemìs cercava di ricordarsi per l' ennesima volta
di non usare la bacchetta con il braccio destro. Una delle prime cose che
Minerva aveva fatto era stata (con l' aiuto di una McGranitt simpatizzante) comprare una bacchetta visibile ad Artemìs,
l' ultima cosa che la giovane Malfoy voleva era
attirare; l' attenzione più di quanto non facessero già.
"Maledizione, che dolore!" sibilò
tra i denti Artemìs reggendosi il braccio al terzo
incantesimo della giornata scagliato con la destra, la bacchetta-osso
cominciava a farsi sentire troppo spesso ultimamente. Forse avrebbe potuto andare da Madama Chips
a farsela togliere... se come no, e poi avrebbe dovuto dare spiegazione sul
come c' era finita nel suo braccio - no, meglio di no e soffrire per un po'.
Fortunatamente nella solita confusione di quella materia
quasi nessuno sentì la sua imprecazione.
"Artemìs, qualcosa che non
va?" chiese Hermione alla compagna di Casa, il
cui udito a volte raggiungeva livelli sovrumani.
“Va tutto bene Herm, non
preoccuparti”.
Hermione stava cercando di capire il
mistero che avvolgeva le gemelle Twister e Marcus.
Certo si poteva definire una loro amica, ma non lo era ancora abbastanza perché
le confidassero ciò che voleva sapere e poi... Artemìs
ad una prima occhiata assomigliava veramente tanto a Harry
- non c' era da stupirsi che all' inizio Mirtilla
Malcontenta l' avesse scambiata per lui. Come la sua gemella (c' era anche in questo qualcosa che stonava, ma ancora non
riusciva a venirne a capo) era straordinariamente simile a Malfoy
sia nell' aspetto che nel comportamento. Certo non era
così insopportabile come Malfoy, però certe volte dava l' impressione di essere sua sorella.
Pensava a come porre la domanda che l’ assillava
mentre scagliava l’ Incantesimo di Lavorazione della Materia; il pezzo
d' argilla che era sul banco davanti a lei divenne liquido e prima di risolidificarsi prese la forma di una piccola statuina
femminile. Ron accanto a lei cercava di portare allo
stato solido quella che doveva essere una statua del portiere de Cannoni di Chunney. Ma almeno lui era riuscito a dare forma al suo blocco
d' argilla. Artemìs fino
adesso era riuscita solo a farsi venire una forte
fitta al braccio destro.
"Adesso ci riprovo" disse più che altro a se
stessa. Questa volta usò la bacchetta con la mano sinistra, lanciò l' incantesimo e la luce azzurrina colpì il blocco d'
argilla che divenne liquido, ma rimase lì: un’ informe massa a mezz' aria.
Ora doveva muovere il polso di metà giro in senso
antiorario e concentrarsi nell’ immagine mentale della forma che volva far
prendere all’ argilla. Era così concentrata che non vide la porta dell’ aula aprirsi e una figura dai stupefacenti capelli
biondi entrare parlare un secondo con il professore e poi dirigersi verso di
lei.
Una mano sul braccio la sorprese e girò la testa per
ritrovarsi in occhi di ghiaccio nei quali brillava una scintilla di vittoria.
“Ciao Minerva che fai qui? Non dovresti essere ad Aritmanzia?” chiese Artemìs
“Vieni con me sorellina, ho già dato al professore il
permesso della McGranitt” disse sottovece così che
solo la mora poté sentirla.
“Un momento” sussurrò Artemìs.
Fece i movimenti contorti con il polso e disse la parola magica; l’ ammasso liquido informe divenne un grazioso diadema.
Minerva alzò un sopracciglio vedendo l’ oggetto d’
argilla, ma non disse niente.
Artemìs salutò Hermione e Ron dandosi appuntamento a pranzo
e seguì Minerva fuori dall’ aula.
“Allora cosa è successo?” chiese non appena furono
abbastanza lontani.
“Oggi possiamo celebrare il rito per comunicare con i
ragazzi” disse Minerva con vivacità.
“Scusa, ma un Maestro delle Ombre non è uno spirito? Non
sarebbe meglio la notte per chiamarlo?” chiese Artemìs.
“Effettivamente sì, ma noi non vogliamo schiavizzare lo
spirito, solo chiedere un servizio” chiarì la giovane Malfoy,
mentre rigirava tra le mani il sottile libro dall’ aspetto
precario trovato qualche giorno prima nella Sezione ProIbita.
“Whaawwwbene” disse Artemìs sopprimendo uno sbadiglio.
“Non dormi?” chiese Minerva guardandola in modo
particolare.
“Non tanto effettivamente. A proposito, dove hai intenzione di celebrare il rito?” disse la sorella
spostando deliberatamente l’ attenzione dalla sua persona al rito prossimo.
“Nel ufficio di Silente. E’ il
posto migliore per non essere interrotti da persone indesiderate”
Artemìs si permise una lieve
sghignazzata, sapeva esattamente a cosa si riferiva Minerva per ‘persone indesiderate’
“Aspetta, com’era? A sì. ‘Bellissima
Dea ti prego ti andrebbe di iniziarmi a nuove conoscenze umane?’” Artemìs distorse al ennesima potenza la voce incantata di Dean dei Grifondoro, per finire
con una risata allegra.
“Sopporto solo perché è da un pezzo che non ti sento ridere, ma la prossima volta che mi fai ricordare
quella mezza tacca non ti salverai.”
La ragazza mora annuì energicamente.
“O Marcus”
disse Minerva vedendo il ragazzo moro che si avvicinava.
A Marcus vedendo la sua ragazza
ridere così allegramente gli si alleggerì il cuore. Corse in contro alla
giovane Potter e la strinse
in un caldo abbraccio. “Era da tanto che non ti vedevo ridere così.” Mantenne la stretta sul corpo della ragazza che ricambiò
“E’ così bello vederti di nuovo allegra”
“Marcus, guarda che se continua
a stringerla così la ucciderai per soffocamento” Minerva era contenta che Artemìs avesse ripreso la propria allegria. La scampagnata
nella Foresta Proibita di qualche giorno fa era stata utile alla fine, ma ora
dovevano assolutamente parlare con i loro compagni nel futuro e avevano anche
perso fin troppo tempo.
“Su è tempo di ristabilire un contatto con i nostri
amici” disse ritornando un po’ più seria
Sia Marcus che Artemìs
la guardarono scotendo la testa rassegnati.
“Malfoy fino al midollo”
“Non c’ è speranza”
“Andiamo. Coppia di Innamorati o
volete restare qui per sempre?” disse Minerva alzando un sopracciglio
con finto fare interrogativo.
“Veniamo, veniamo”
Quando arrivarono nell’ ufficio
del preside i professori McGranitt e Piton era già lì insieme al vecchio insegnante, il libro
trovato da Minerva spiegava bene che più persone rafforzavano la richiesta
dell’ evocatore più alte erano le probabilità che lo Spirito Oscuro accettasse.
“Bene” comincio Silente “direi
che ci siamo tutti. Possiamo cominciare il rito”
Minerva si posizionò al centro
della stanza mentre la sua bacchetta diventava un lungo bastone affusolato e
aprì il libro appoggiandolo davanti ai piedi. Artemìs
invece si sedette a gambe incrociate davanti a lei, la luce arancione delle
torce creava un lieve tepore in tutta la stanza, e le fiamme baluginanti
facevano ballare le ombre.
Minerva all’ improvviso piantò
con forza il bastone al centro del libro sul pavimento e una forte luce bianca
scaturì dalla sua cima. Così forte che creò ombre di profonda oscurità alle
spalle delle due ragazze.
“Per il tempo di questa luce dono la mia ombra come mezzo
per il Maestro delle Ombre di manifestarsi e ascoltarci” la regina delle
Amazzoni recitò con voce atona e impassibile; l’ eco
delle parole risuonò ancora per alcuni istanti nella stanza circolare fino a
morire con cupo rimbombo.
“Per la durata di questa luce apro il portale del Regno
delle Ombre per permettere al Maestro delle Ombre di
manifestarsi e ascoltarci” la voce della Gran Sacerdotessa risuonò con lo
stesso cupo rimbombo di quella della Regina delle Amazzoni.
Quando ci fu di nuovo silenzio l’ ombra
della giovane Potter si staccò dal suo corpo e si
gonfiò fino ad acquisire la sagoma di un vecchio coperto da un’ oscuro
mantello.
“Figlie non nate di padri ignari, perché mi chiamate?”
parlò lo spirito con voce fredda e rimbombante.
“Maestro delle Ombre, per te a cui il tempo non significa
niente, ti chiedo di portare questo messaggio ai
nostri compagni nel tempo ancora non vissuto. E’ una supplica
la mia” Minerva seguendo il rito parlava allo spirito con dovuto
rispetto.
“E’ solo la tua voce in supplica?”
“La mia supplica si unisce alla sua per renderla più
forte” recitò Marcus. La stessa frase dissero Silente McGranitt e Piton
“E la ragazza che mi ha donato
la sua ombra?” chiese lo spirito oscuro.
“La mia voce è la sua voce”
rispose la sacerdotessa – chi donava la propria ombra al Maestro delle Ombre
perdeva momentaneamente la percezione di se stesso e del mondo che lo
circondava.
“Qual’
è la tua supplica Gran Sacerdotessa?” domandò lo spirito.
“Ti chiedo il permesso di creare un contatto attraverso
il Mondo delle Ombre per parlare con i nostri compagni.”
“Dove deve giungere il vostro messaggio?” la voce dello
Spirito Oscuro rimbombava lugubre nell’ ufficio del
preside.
“In questo stesso luogo; in un altro tempo” rispose Minerva “E’ una supplica la mia” ripeté.
Ci fu un attimo di silenzio poi lo spirito che continuava
a sovrastare Artemìs con la sua oscurità e dimensione
allargò un braccio, la tunica nera di cui era vestito creò un largo arco oscuro.
La superficie sembrava un inquietante specchio nero.
Un piccolo vortice viola e blu cominciò a mulinare al suo
interno. Lentamente alcune figure presero forma, i colori
però rimanevano dell’ innaturale intonazione.
La prima persona che videro chiaramente fu Rimini: il
ragazzo stava facendo scivolare velocemente e con maestria la punta di una matita su di un foglio prima di interrompersi
bruscamente e voltarsi dalla loro parte pietrificandosi dallo stupore.
Ecco mancava un ultimo tocco e l’ avrebbe
finito. Bastava giusto fare un ritocco qua e uno là e avrebbe finalmente
concluso il ritratto di un enigma.
Rimini sapeva che in un modo o nell’ altro
la strana cattedrale sotto Hogwarts – almeno così
dava l’ impressione di essere – avrebbe avuto un ruolo per la rinascita della
scuola. Solo non riusciva a capire quale.
Ad un certo punto le ombre del tavolo si
infittirono diventando più scure; cominciarono a gonfiarsi e ad alzarsi
fino ad assumere la sagoma di un vecchio con un braccio alzato con al veste
nera che creava un lungo arco; all’ interno dell’ arco apparve un’ immagine
violetta e blu di Artemìs seduta di spalle davanti a
Minerva, poco distante al suo fianco stava Marcus e dietro a quest’
ultimo stavano tre persone che non aveva mai visto. Riconobbe immediatamente la
stanza: lo studio del preside.
Lo schok fu tale che per alcuni
secondi rimase pietrificato dallo stupore.
“Ragazze! Marcus!” disse
alzandosi in piedi e portandosi a pochi centimetri dallo specchio scuro poi
girò la testa verso la porta aperta infondo alla sala e gridò “Samuel! Kami! Andate ad avvisare gli altri si è
aperto il contatto con il passato, veloci!”
I due sparirono in battito di ciglia fuori
dalla porta. Tempo di contare tre che erano già di ritorno con tutta la
tribù compresi Harry, Draco
e ‘nonno’ Potter.
Florence prese parola “Minerva!
Finalmente, siamo stati così in pensiero.” Disse la
giovane donna, con la gioia nelle parole.
“Florence, è bello rivedervi
tutti quanti, ma abbiamo poco tempo e dobbiamo avvisarvi di alcuni
fatti” disse
Da questa parte dello specchio scuro l’
immagine blu dai contorni violetti di Harry si
avvicinò un po’ “No signore”
“Capisco. Harry vorrei che tu
cercassi di tenerti il più possibile lontano dalla conoscenza di fatti futuri,
e chiedo la stessa cosa anche a lei Signor Malfoy; per la sicurezza di entrambi. Voldemort
ha già attaccato una cittadella che in futuro dovrebbe avere un importante
ruolo, e bene che non abbia nessuna possibilità di
venire a contatto con informazioni che potrebbero cambiare il corso della
storia.”
“Signore” intervenne Malfoy per
la prima volta “Come è stata risolta la nostra
scomparsa e quando potremo tornare al nostro tempo?”
“Con la signorina Artemìs e il
signor Bellasorte abbiamo discusso molto e crediamo
che l’ utilizzo delle Giratempo
sia il mezzo più sicuro e efficace, purtroppo credo che sia una via
impercorribile”
“Perché” chiese Harry
“La signorina Malfoy mi ha
informato che sono state tutte distrutte, una grande
perdita veramente”
“Cosa sono le Giratempo?” chiese sottovoce Samuel a Kami.
“Sono degli oggetti che ti permettono di viaggiare nel
tempo.”Rispose la ragazza “Alcune ti portano solo indietro altre anche avanti
nel tempo. Però sono andate tutte distrutte durante l’ incendio
del 2715 nel vecchio palazzo dei Ricordi”
“E non c’ è un’ altro modo?” chiese Gabriel Potter
“Lo sguardo di Silente si spostò sull’ uomo “Sono Gabriel Potter
nonno della ragazza che ha donato l’ ombra” si presentò.
Silente fece un gesto di riconoscimento con la testa.
“Bisognerebbe trovare un luogo in cui si possa catalizzare una grande fonte di magia per permettere un nuovo scambio”
“La cattedrale” sussurrò Kami.
“Come?” chiese Varus
“La cattedrale!” ripeté Kami ad
alta voce mentre si portava davanti allo specchio
scuro affiancata dall’ ormai inseparabile mezzelfo
Samuel. “Signor Silente! C’ è una cattedrale sotto Hogwarts
io, Samuel e Rimini ci siamo stati!” disse indicando i
due ragazzi.
“Signorina…?”
“Kami”
Silente sorrise “Signorina Kami,
non so niente di una cattedrale sotto Hogwarts” disse
Silente prestando attenzione alla ragazza.
“C’è un passaggio segreto che comincia accanto alla
statua femminile del camino nella Sala Comune dei Tassorosso”
disse Samuel “C’è un lungo percorso da fare che porta alla Cattedrale…
Veramente Signore lei non ne sa niente?” Samuel sembrava quasi stupito che
Silente non ne fosse a conoscenza. “No, ma suppongo
che sia solo una dei tanti segreti di Hogwarts”
rispose Silente
“Sulla mappa non c’ è” disse Harry.
“La mappa non è infallibile, Harry,
è possibile che i suoi creatori non sapessero l’
esistenza di un simile luogo all’ interno del castello.”
“Ma sarebbe un luogo perfetto” disse comunque
Samuel “La cattedrale è l’ unico luogo che non ha risentito dell’ abbandono”
Mentre Samuel e Kami spiegavano come arrivare alla Cattedrale e perché dopo tutto
quel tempo non avevano detto niente Louis non
distoglieva lo sguardo dalla figura violetta dai contorni azzurri di Minerva.
Com’ era bella; anche solo guardandola attraverso uno specchio scuro con quei
colori così innaturali era un grande dono.
Da quando erano scomparse era stato il più agitato di
tutti. Inizialmente Albert gli somministrava dei
tranquillanti per non fargli fare movimenti che
avrebbero allontanato la sua guarigione, ma anche adesso che ormai era
completamente guarito Albert non smetteva di
obbligarlo a bere un calice di uno strano liquido che gli faceva venire una
leggera sonnolenza e debolezza.
Ora però che vedeva l’ immagine
della ragazza che amava davanti a sé – non avrebbe più avuto bisogno più di
quella miscela dolciastra – la prova che Minerva fosse viva gli aveva infuso
nuovamente il buon senso.
Per tutta la discussione non aveva aperto bocca né si era
mosso da dov’ era. Poteva sentire distrattamente la voce di Silente che si
congedava dandosi appuntamento alla Cattedrale fra
sette giorni.
‘Gurdami’
dicevano i pensieri di Louis ‘Guardami, ti prego’ e come se li avesse espressi ad alta voce Minerva si
volse verso di lui.
Il contatto si chiuse.
L’ immagine da questa parte del Maestro delle Ombre svanì
in un turbine oscuro. Le ombre della Sala Grande ritornarono alla normale
oscurità dettata dalla luce della candele.
La luce sul bastone di Minerva era quasi esaurita quando il Maestro delle Ombre abbassò il braccio
chiudendo il contatto.
Minerva non poteva mantenere ancora per molto la luce
tanto ché anche il corpo di Artemìs
cominciava a risentire dell’ effetto dello Spirito Oscuro che traeva forza
dalla sua ombra.
“Per la durata di
questa luce ti abbiamo richiamato a questo mondo, è
tempo che le Ombre riabbiano il loro Maestro”
“Ritorno al mio mondo d’ oscurità.
Che questa amazzone riabbia la propria ombra.” E con
queste ultime parole la sua figura cominciò a collassare
su se stessa e lentamente l’ ombra di Artemide ritornò alla sua normale forma e legittima
padrona.
Molto lontano nel futuro Tristar
congedò il Maestro delle Ombre che si dileguò con un turbinio di oscurità. Il NeoSignore
Oscuro si avvicinò alla finestra. Quella notte la pioggia batteva
inclemente sulle vetrate del suo castello. Tristar sorrise al tempestoso
spettacolo davanti a sé.
Prese un lungo sorso dal boccale tra le sue dita.
Assaporò il liquido violaceo in bocca prima di mandarlo giù.
Il suo potere era grande ma fino
adesso non aveva saputo sfruttarlo in modo adeguato.
Il gruppo che aveva cominciato ad abitare al castello era cresciuto. Da quello che il Mestro
delle Ombre gli aveva riferito ora altri mezz’ elfi, zingari, semi-umani e
umani abitavano il castello; ma anche includendo il piccolo gruppo di amazzoni nella Foresta Proibita superavano a mala pena la
novantina. Un gruppo che ancora poteva sottomettere.
Bevve un’ altro sorso di vino.
Era strano che il Consiglio non fosse ancora intervenuto;
Le feste invernali erano prossime e i Sacerdoti non avevano ancora mosso dito.
Dubitava fortemente che non fossero a conoscenza della situazione ad Hogwarts. Dopotutto erano stati proprio i Sacerdoti e il Consiglio a rodere le
fondamenta che mantenevano la scuola. Scuola caduta, nessun
preside con cui dividere il potere o entrare in contrasto, controllo ferreo del
sapere della magia. Questi erano i piani del primo Consiglio. Tristar stesso sapeva che l’ ultimo
punto stava particolarmente a cuore ai Sacerdoti.
Un lampo particolarmente forte illuminò i prati davanti
alla fortezza. Nel castello il rombo della pioggia veniva
escluso dagli incantesimi silenziatori, ma ugualmente l’ interno della fortezza
non era silenzioso; in profondità un costante rombo interno faceva palpitare le
mura, come un enorme cuore che pompa senza sosta.
Svuotò il bicchiere e lo abbandonò sul tavolo.
Questa volta nessun errore.
Bene che ne dite? E’ tempo di riportare un po’ di azione in questa storia. Questo capitolo mi è venuto più
lungo degli altri, che bello^^!
PS. Siccome ho sempre meno tempo da dedicare a questa storia cercherò di finirla nei prossimi capitoli. Grazie mille a tutti quelli che mi lasciano quattro paroline^^.
CIAO! ALLA PROSSIMA!!
Hepona