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Autore: Hepona    23/03/2006    1 recensioni
Artemide e Minerva sono le discendenti delle più potenti famiglie magiche e insieme vogliono riportare Hogwarts all' antico splendore dei loro Padri. Harry e Draco erano veramente accerrimi nemici? E che cosa c' entrano le Amazzoni e le Sacerdotesse? Tra mostri, sentimenti futuri e passati, incomprensioni e un pizzico d' amore si svolgerà la mia storia
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Contatto(33)

Contatto(33)

Il giorno dopo a lezione d' Incantesimi Artemìs cercava di ricordarsi per l' ennesima volta di non usare la bacchetta con il braccio destro. Una delle prime cose che Minerva aveva fatto era stata (con l' aiuto di una McGranitt simpatizzante) comprare una bacchetta visibile ad Artemìs, l' ultima cosa che la giovane Malfoy voleva era attirare; l' attenzione più di quanto non facessero già.

"Maledizione, che dolore!" sibilò tra i denti Artemìs reggendosi il braccio al terzo incantesimo della giornata scagliato con la destra, la bacchetta-osso cominciava a farsi sentire troppo spesso ultimamente. Forse avrebbe potuto andare da Madama Chips a farsela togliere... se come no, e poi avrebbe dovuto dare spiegazione sul come c' era finita nel suo braccio - no, meglio di no e soffrire per un po'.

Fortunatamente nella solita confusione di quella materia quasi nessuno sentì la sua imprecazione.

"Artemìs, qualcosa che non va?" chiese Hermione alla compagna di Casa, il cui udito a volte raggiungeva livelli sovrumani.

“Va tutto bene Herm, non preoccuparti”.

Hermione stava cercando di capire il mistero che avvolgeva le gemelle Twister e Marcus. Certo si poteva definire una loro amica, ma non lo era ancora abbastanza perché le confidassero ciò che voleva sapere e poi... Artemìs ad una prima occhiata assomigliava veramente tanto a Harry - non c' era da stupirsi che all' inizio Mirtilla Malcontenta l' avesse scambiata per lui. Come la sua gemella (c' era anche in questo qualcosa che stonava, ma ancora non riusciva a venirne a capo) era straordinariamente simile a Malfoy sia nell' aspetto che nel comportamento. Certo non era così insopportabile come Malfoy, però certe volte dava l' impressione di essere sua sorella.

Pensava a come porre la domanda che l’ assillava mentre scagliava l’ Incantesimo di Lavorazione della Materia; il pezzo d' argilla che era sul banco davanti a lei divenne liquido e prima di risolidificarsi prese la forma di una piccola statuina femminile. Ron accanto a lei cercava di portare allo stato solido quella che doveva essere una statua del portiere de Cannoni di Chunney. Ma almeno lui era riuscito a dare forma al suo blocco d' argilla. Artemìs fino adesso era riuscita solo a farsi venire una forte fitta al braccio destro.

"Adesso ci riprovo" disse più che altro a se stessa. Questa volta usò la bacchetta con la mano sinistra, lanciò l' incantesimo e la luce azzurrina colpì il blocco d' argilla che divenne liquido, ma rimase lì: un’ informe massa a mezz' aria.

Ora doveva muovere il polso di metà giro in senso antiorario e concentrarsi nell’ immagine mentale della forma che volva far prendere all’ argilla. Era così concentrata che non vide la porta dell’ aula aprirsi e una figura dai stupefacenti capelli biondi entrare parlare un secondo con il professore e poi dirigersi verso di lei.

Una mano sul braccio la sorprese e girò la testa per ritrovarsi in occhi di ghiaccio nei quali brillava una scintilla di vittoria.

“Ciao Minerva che fai qui? Non dovresti essere ad Aritmanzia?” chiese Artemìs

“Vieni con me sorellina, ho già dato al professore il permesso della McGranitt” disse sottovece così che solo la mora poté sentirla.

“Un momento” sussurrò Artemìs. Fece i movimenti contorti con il polso e disse la parola magica; l’ ammasso liquido informe divenne un grazioso diadema. Minerva alzò un sopracciglio vedendo l’ oggetto d’ argilla, ma non disse niente.

Artemìs salutò Hermione e Ron dandosi appuntamento a pranzo e seguì Minerva fuori dall’ aula.

“Allora cosa è successo?” chiese non appena furono abbastanza lontani.

“Oggi possiamo celebrare il rito per comunicare con i ragazzi” disse Minerva con vivacità.

“Scusa, ma un Maestro delle Ombre non è uno spirito? Non sarebbe meglio la notte per chiamarlo?” chiese Artemìs.

“Effettivamente sì, ma noi non vogliamo schiavizzare lo spirito, solo chiedere un servizio” chiarì la giovane Malfoy, mentre rigirava tra le mani il sottile libro dall’ aspetto precario trovato qualche giorno prima nella Sezione ProIbita.

Whaawwwbene” disse Artemìs sopprimendo uno sbadiglio.

“Non dormi?” chiese Minerva guardandola in modo particolare.

“Non tanto effettivamente. A proposito, dove hai intenzione di celebrare il rito?” disse la sorella spostando deliberatamente l’ attenzione dalla sua persona al rito prossimo.

Nel ufficio di Silente. E’ il posto migliore per non essere interrotti da persone indesiderate”

Artemìs si permise una lieve sghignazzata, sapeva esattamente a cosa si riferiva Minerva perpersone indesiderate’

“Aspetta, com’era? A sì. ‘Bellissima Dea ti prego ti andrebbe di iniziarmi a nuove conoscenze umane?’” Artemìs distorse al ennesima potenza la voce incantata di Dean dei Grifondoro, per finire con una risata allegra.

“Sopporto solo perché è da un pezzo che non ti sento ridere, ma la prossima volta che mi fai ricordare quella mezza tacca non ti salverai.” la Minaccia di Minerva era palesemente vana sottolineata dal fatto che era stata detta con il sorriso sulle labbra.

La ragazza mora annuì energicamente.

O Marcus” disse Minerva vedendo il ragazzo moro che si avvicinava.

A Marcus vedendo la sua ragazza ridere così allegramente gli si alleggerì il cuore. Corse in contro alla giovane Potter e la strinse in un caldo abbraccio. “Era da tanto che non ti vedevo ridere così. Mantenne la stretta sul corpo della ragazza che ricambiò “E’ così bello vederti di nuovo allegra

Marcus, guarda che se continua a stringerla così la ucciderai per soffocamento” Minerva era contenta che Artemìs avesse ripreso la propria allegria. La scampagnata nella Foresta Proibita di qualche giorno fa era stata utile alla fine, ma ora dovevano assolutamente parlare con i loro compagni nel futuro e avevano anche perso fin troppo tempo.

“Su è tempo di ristabilire un contatto con i nostri amici” disse ritornando un po’ più seria

Sia Marcus che Artemìs la guardarono scotendo la testa rassegnati.

Malfoy fino al midollo”

“Non c’ è speranza”

“Andiamo. Coppia di Innamorati o volete restare qui per sempre?” disse Minerva alzando un sopracciglio con finto fare interrogativo.

“Veniamo, veniamo”

Quando arrivarono nell’ ufficio del preside i professori McGranitt e Piton era già lì insieme al vecchio insegnante, il libro trovato da Minerva spiegava bene che più persone rafforzavano la richiesta dell’ evocatore più alte erano le probabilità che lo Spirito Oscuro accettasse.

“Bene” comincio Silente “direi che ci siamo tutti. Possiamo cominciare il rito”

Minerva si posizionò al centro della stanza mentre la sua bacchetta diventava un lungo bastone affusolato e aprì il libro appoggiandolo davanti ai piedi. Artemìs invece si sedette a gambe incrociate davanti a lei, la luce arancione delle torce creava un lieve tepore in tutta la stanza, e le fiamme baluginanti facevano ballare le ombre.

Minerva all’ improvviso piantò con forza il bastone al centro del libro sul pavimento e una forte luce bianca scaturì dalla sua cima. Così forte che creò ombre di profonda oscurità alle spalle delle due ragazze.

“Per il tempo di questa luce dono la mia ombra come mezzo per il Maestro delle Ombre di manifestarsi e ascoltarci” la regina delle Amazzoni recitò con voce atona e impassibile; l’ eco delle parole risuonò ancora per alcuni istanti nella stanza circolare fino a morire con cupo rimbombo.

“Per la durata di questa luce apro il portale del Regno delle Ombre per permettere al Maestro delle Ombre di manifestarsi e ascoltarci” la voce della Gran Sacerdotessa risuonò con lo stesso cupo rimbombo di quella della Regina delle Amazzoni.

Quando ci fu di nuovo silenzio l’ ombra della giovane Potter si staccò dal suo corpo e si gonfiò fino ad acquisire la sagoma di un vecchio coperto da un’ oscuro mantello.

“Figlie non nate di padri ignari, perché mi chiamate?” parlò lo spirito con voce fredda e rimbombante.

“Maestro delle Ombre, per te a cui il tempo non significa niente, ti chiedo di portare questo messaggio ai nostri compagni nel tempo ancora non vissuto. E’ una supplica la mia” Minerva seguendo il rito parlava allo spirito con dovuto rispetto.

“E’ solo la tua voce in supplica?”

“La mia supplica si unisce alla sua per renderla più forte” recitò Marcus. La stessa frase dissero Silente McGranitt e Piton

E la ragazza che mi ha donato la sua ombra?” chiese lo spirito oscuro.

“La mia voce è la sua voce” rispose la sacerdotessa – chi donava la propria ombra al Maestro delle Ombre perdeva momentaneamente la percezione di se stesso e del mondo che lo circondava.

Qual’ è la tua supplica Gran Sacerdotessa?” domandò lo spirito.

“Ti chiedo il permesso di creare un contatto attraverso il Mondo delle Ombre per parlare con i nostri compagni.

“Dove deve giungere il vostro messaggio?” la voce dello Spirito Oscuro rimbombava lugubre nell’ ufficio del preside.

“In questo stesso luogo; in un altro tempo” rispose Minerva “E’ una supplica la mia” ripeté.

Ci fu un attimo di silenzio poi lo spirito che continuava a sovrastare Artemìs con la sua oscurità e dimensione allargò un braccio, la tunica nera di cui era vestito creò un largo arco oscuro. La superficie sembrava un inquietante specchio nero.

Un piccolo vortice viola e blu cominciò a mulinare al suo interno. Lentamente alcune figure presero forma, i colori però rimanevano dell’ innaturale intonazione.

La prima persona che videro chiaramente fu Rimini: il ragazzo stava facendo scivolare velocemente e con maestria la punta di una matita su di un foglio prima di interrompersi bruscamente e voltarsi dalla loro parte pietrificandosi dallo stupore.

Ecco mancava un ultimo tocco e l’ avrebbe finito. Bastava giusto fare un ritocco qua e uno là e avrebbe finalmente concluso il ritratto di un enigma. La Sala Grande era avvolta dalla pallida luce delle poche candele ritornate a fluttuare a mezz’ aria e delle torce appese alle pareti, ma era sufficiente.

Rimini sapeva che in un modo o nell’ altro la strana cattedrale sotto Hogwarts – almeno così dava l’ impressione di essere – avrebbe avuto un ruolo per la rinascita della scuola. Solo non riusciva a capire quale.

Ad un certo punto le ombre del tavolo si infittirono diventando più scure; cominciarono a gonfiarsi e ad alzarsi fino ad assumere la sagoma di un vecchio con un braccio alzato con al veste nera che creava un lungo arco; all’ interno dell’ arco apparve un’ immagine violetta e blu di Artemìs seduta di spalle davanti a Minerva, poco distante al suo fianco stava Marcus e dietro a quest’ ultimo stavano tre persone che non aveva mai visto. Riconobbe immediatamente la stanza: lo studio del preside.

Lo schok fu tale che per alcuni secondi rimase pietrificato dallo stupore.

“Ragazze! Marcus!” disse alzandosi in piedi e portandosi a pochi centimetri dallo specchio scuro poi girò la testa verso la porta aperta infondo alla sala e gridò “Samuel! Kami! Andate ad avvisare gli altri si è aperto il contatto con il passato, veloci!”

I due sparirono in battito di ciglia fuori dalla porta. Tempo di contare tre che erano già di ritorno con tutta la tribù compresi Harry, Draco e ‘nonno’ Potter.

Florence prese parola “Minerva! Finalmente, siamo stati così in pensiero. Disse la giovane donna, con la gioia nelle parole.

Florence, è bello rivedervi tutti quanti, ma abbiamo poco tempo e dobbiamo avvisarvi di alcuni fatti” disse la Gran Sacerdotessa notava già che il colorito d’ Artemìs cominciava a sbiadire. Si volse verso Silente che si avvicinò “Lieto di conoscervi signora Florence non vorrei sembrare rude ma come le ha già detto la signorina Malfoy abbiamo veramente poco tempo a nostra disposizione e molto di cui parlare, perciò suppongo sia meglio arrivare subito al dunque. Ho già garantito alla Signorina Malfoy, alla signorina Potter e al signor Bellasorte che farò tutto ciò che è in mio potere per permettere un nuovo scambio. Silente fece una piccola pausa “Inoltre, Harry, voglio sapere se recentemente hai avuto incubi su Voldemort o ti ha fatto male la cicatrice”

Da questa parte dello specchio scuro l’ immagine blu dai contorni violetti di Harry si avvicinò un po’ “No signore”

“Capisco. Harry vorrei che tu cercassi di tenerti il più possibile lontano dalla conoscenza di fatti futuri, e chiedo la stessa cosa anche a lei Signor Malfoy; per la sicurezza di entrambi. Voldemort ha già attaccato una cittadella che in futuro dovrebbe avere un importante ruolo, e bene che non abbia nessuna possibilità di venire a contatto con informazioni che potrebbero cambiare il corso della storia.”

“Signore” intervenne Malfoy per la prima volta “Come è stata risolta la nostra scomparsa e quando potremo tornare al nostro tempo?”

“Con la signorina Artemìs e il signor Bellasorte abbiamo discusso molto e crediamo che l’ utilizzo delle Giratempo sia il mezzo più sicuro e efficace, purtroppo credo che sia una via impercorribile”

Perché” chiese Harry

“La signorina Malfoy mi ha informato che sono state tutte distrutte, una grande perdita veramente”

Cosa sono le Giratempo?” chiese sottovoce Samuel a Kami.

“Sono degli oggetti che ti permettono di viaggiare nel tempo.”Rispose la ragazza “Alcune ti portano solo indietro altre anche avanti nel tempo. Però sono andate tutte distrutte durante l’ incendio del 2715 nel vecchio palazzo dei Ricordi”

“E non c’ è un’ altro modo?” chiese Gabriel Potter “Lo sguardo di Silente si spostò sull’ uomo “Sono Gabriel Potter nonno della ragazza che ha donato l’ ombra” si presentò.

Silente fece un gesto di riconoscimento con la testa. “Bisognerebbe trovare un luogo in cui si possa catalizzare una grande fonte di magia per permettere un nuovo scambio”

“La cattedrale” sussurrò Kami.

“Come?” chiese Varus

“La cattedrale!” ripeté Kami ad alta voce mentre si portava davanti allo specchio scuro affiancata dall’ ormai inseparabile mezzelfo Samuel. “Signor Silente! C’ è una cattedrale sotto Hogwarts io, Samuel e Rimini ci siamo stati!” disse indicando i due ragazzi.

“Signorina…?”

Kami

Silente sorrise “Signorina Kami, non so niente di una cattedrale sotto Hogwarts” disse Silente prestando attenzione alla ragazza.

“C’è un passaggio segreto che comincia accanto alla statua femminile del camino nella Sala Comune dei Tassorosso” disse Samuel “C’è un lungo percorso da fare che porta alla Cattedrale… Veramente Signore lei non ne sa niente?” Samuel sembrava quasi stupito che Silente non ne fosse a conoscenza. “No, ma suppongo che sia solo una dei tanti segreti di Hogwarts” rispose Silente

“Sulla mappa non c’ è” disse Harry.

“La mappa non è infallibile, Harry, è possibile che i suoi creatori non sapessero l’ esistenza di un simile luogo all’ interno del castello.”

“Ma sarebbe un luogo perfetto” disse comunque Samuel “La cattedrale è l’ unico luogo che non ha risentito dell’ abbandono”

Mentre Samuel e Kami spiegavano come arrivare alla Cattedrale e perché dopo tutto quel tempo non avevano detto niente Louis non distoglieva lo sguardo dalla figura violetta dai contorni azzurri di Minerva. Com’ era bella; anche solo guardandola attraverso uno specchio scuro con quei colori così innaturali era un grande dono.

Da quando erano scomparse era stato il più agitato di tutti. Inizialmente Albert gli somministrava dei tranquillanti per non fargli fare movimenti che avrebbero allontanato la sua guarigione, ma anche adesso che ormai era completamente guarito Albert non smetteva di obbligarlo a bere un calice di uno strano liquido che gli faceva venire una leggera sonnolenza e debolezza.

Ora però che vedeva l’ immagine della ragazza che amava davanti a sé – non avrebbe più avuto bisogno più di quella miscela dolciastra – la prova che Minerva fosse viva gli aveva infuso nuovamente il buon senso.

Per tutta la discussione non aveva aperto bocca né si era mosso da dov’ era. Poteva sentire distrattamente la voce di Silente che si congedava dandosi appuntamento alla Cattedrale fra sette giorni.

Gurdami’ dicevano i pensieri di Louis ‘Guardami, ti prego’ e come se li avesse espressi ad alta voce Minerva si volse verso di lui.

Il contatto si chiuse.

L’ immagine da questa parte del Maestro delle Ombre svanì in un turbine oscuro. Le ombre della Sala Grande ritornarono alla normale oscurità dettata dalla luce della candele.

La luce sul bastone di Minerva era quasi esaurita quando il Maestro delle Ombre abbassò il braccio chiudendo il contatto.

Minerva non poteva mantenere ancora per molto la luce tanto ché anche il corpo di Artemìs cominciava a risentire dell’ effetto dello Spirito Oscuro che traeva forza dalla sua ombra. La Gran Sacerdotessa poteva già vedere che i capelli neri dell’ amazzone cominciavano ad essere traslucidi.

“Per la durata di questa luce ti abbiamo richiamato a questo mondo, è tempo che le Ombre riabbiano il loro Maestro”

“Ritorno al mio mondo d’ oscurità. Che questa amazzone riabbia la propria ombra.” E con queste ultime parole la sua figura cominciò a collassare su se stessa e lentamente l’ ombra di Artemide ritornò alla sua normale forma e legittima padrona.

Molto lontano nel futuro Tristar congedò il Maestro delle Ombre che si dileguò con un turbinio di oscurità. Il NeoSignore Oscuro si avvicinò alla finestra. Quella notte la pioggia batteva inclemente sulle vetrate del suo castello. Tristar sorrise al tempestoso spettacolo davanti a sé.

Prese un lungo sorso dal boccale tra le sue dita. Assaporò il liquido violaceo in bocca prima di mandarlo giù.

Il suo potere era grande ma fino adesso non aveva saputo sfruttarlo in modo adeguato.

Il gruppo che aveva cominciato ad abitare al castello era cresciuto. Da quello che il Mestro delle Ombre gli aveva riferito ora altri mezz’ elfi, zingari, semi-umani e umani abitavano il castello; ma anche includendo il piccolo gruppo di amazzoni nella Foresta Proibita superavano a mala pena la novantina. Un gruppo che ancora poteva sottomettere.

Bevve un’ altro sorso di vino.

Era strano che il Consiglio non fosse ancora intervenuto; Le feste invernali erano prossime e i Sacerdoti non avevano ancora mosso dito. Dubitava fortemente che non fossero a conoscenza della situazione ad Hogwarts. Dopotutto erano stati proprio i Sacerdoti e il Consiglio a rodere le fondamenta che mantenevano la scuola. Scuola caduta, nessun preside con cui dividere il potere o entrare in contrasto, controllo ferreo del sapere della magia. Questi erano i piani del primo Consiglio. Tristar stesso sapeva che l’ ultimo punto stava particolarmente a cuore ai Sacerdoti.

Un lampo particolarmente forte illuminò i prati davanti alla fortezza. Nel castello il rombo della pioggia veniva escluso dagli incantesimi silenziatori, ma ugualmente l’ interno della fortezza non era silenzioso; in profondità un costante rombo interno faceva palpitare le mura, come un enorme cuore che pompa senza sosta.

Svuotò il bicchiere e lo abbandonò sul tavolo.

Questa volta nessun errore.

Bene che ne dite? E’ tempo di riportare un po’ di azione in questa storia. Questo capitolo mi è venuto più lungo degli altri, che bello^^!

PS. Siccome ho sempre meno tempo da dedicare a questa storia cercherò di finirla nei prossimi capitoli. Grazie mille a tutti quelli che mi lasciano quattro paroline^^.

CIAO! ALLA PROSSIMA!!

Hepona

  
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