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Autore: Sparrowhawk    21/07/2011    1 recensioni
[ATTENZIONE, POTREBBE CONTENERE DEGLI SPOILER]
[Videogame: Alice Madness Returns]
Non è mai bello quando si rimane soli al mondo.
Perdere una persona cara è già difficile, ma quando si perde tutta la famiglia, beh, la cosa forse è anche più orribile.
Ho pochi ricordi del mio passato, e tutto ciò che riesco a richiamare a me risulta sempre così distorto e labile che alla fine temo sempre di starmi sbagliando.
Se però c'è un particolare che non dimentico, che non riesco a cancellare per quanto mi sforzi, è il fuoco. Quello lo ricordo bene.
Il giorno in cui tutto è cambiato e la mia casa è bruciata, con dentro tutta la mia vita, il fuoco era così sgargiante e rosso che si è impresso nella mia testa per sempre.
Lo vedo anche adesso.
Io lo vedo.
...è un ricordo che mi fa stare male.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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ATTENZIONE, QUESTO CAPITOLO CONTIENE DEGLI SPOILER. Non voglio in alcun modo rovinarvi il videogame e, di conseguenza, vi chiedo di attendere di aver finito di giocare prima di apprestarvi a leggere questo nuovo capitolo.
Alice Madness Returns è davvero bello e mi sentirei in colpa a rovinarvi il finale, che ho trovato assai stupendo.
Perciò, PRIMA godetevelo nell'intimo del vostro salotto -o dove giocate di solito- e SOLO DOPO cominciate a leggere, ok?
la Direzione XD




Doveva ammetterlo. Bumby non era né un codardo né tanto meno un totale bugiardo senza spina dorsale. Ora che sapeva di non aver più alcun potere su Alice, non aveva tentato di nascondersi e piuttosto si era mostrato sicuro di se e perfino in pace con se stesso.
Ciò che aveva fatto non poteva più essere nascosto, era vero, ma chi avrebbe mai creduto ad una ragazzina come lei, che nel corso della sua vita aveva fatto da spola fra un manicomio ed una casa di correzione per giovani problematici? Chi, a Londra, poteva dare ascolto proprio a lei, ragazza cresciuta sotto al controllo di sole persone corrotte?

No, era ovvio che lui non la temesse neanche un pò. Era ovvio che lui credesse di aver già la vittoria in pugno.

«Saresti stata il mio successo più grande.» gli aveva detto il Dottore, alludendo al giorno che ormai non sarebbe più arrivato in cui finalmente avrebbe abbattuto la sua coscienza, intrufolandosi nei meandri più segreti della sua mente. «Fuori dalla mia porta c'erano schiere e schiere di uomini ad attendere una bellezza come te. Una giovane ed instabile ragazzina, senza passato e senza più volontà. Ah, che peccato, Alice.»

Lei non aveva ribattuto. Si era limitata a fissarlo in silenzio, rivedendo al contempo di fronte a se le immagini dell'ultima notte che aveva passato con la sua famiglia. Eccolo là, ancora una volta il fuoco era tornato nella sua mente, coperto ora solo dal colore rosso intenso del sangue. Lo stesso che era stata in grado di versare a fiotti solo per raggiungere Bumby. Solo per potersi vendicare.

«Va, ora!» era esploso l'uomo, tutto elegante in quel suo bel completo e con addosso quella bombetta da ricco londinese. «Sto aspettando che arrivi la tua sostituta. Lei di sicuro non mi deluderà come hai fatto tu.»

Alice ricordava tutto ora, però non poteva fare niente. Non così. Non quando era solo se stessa e non una nuova versione di lei più forte, potente e decisa.
Mentre lui si voltava gli afferrò un polso, costringendolo a guardarla ancora una volta in volto. Lasciò passare meno di un secondo prima di prendere in mano la chiave della camera di Lizzy, la stessa di cui il Dottore, nella sua infinita sicurezza, non si era neanche sbarazzato.

Una volta compiuto tale gesto, Alice girò i tacchi e fece per andarsene quando...
«Stupida bastarda psicotica.»

Ancora una volta si fermò, stringendo in mano ciò che rimaneva del suo passato. La chiave arrugginita che un tempo aveva aperto la porta per la stanza di Elisabeth era arrugginita, ammaccata, un pò come lei sentiva essere il ricordo della sua vecchia vita. C'era stata una volta in cui tutto era magico ai suoi occhi, in cui le cose avevano un dato posto e nessuno poteva sconvolgere il suo equilibrio.
In quei giorni felici e lontani aveva avuto un padre, una madre, una sorella e perfino un gatto. Aveva avuto una casa sopra alla testa ed una vita praticamente perfetta. Alice aveva avuto tutto questo, ma lo aveva perso.
Perso per colpa dell'uomo che aveva alle spalle e che, ora, si era praticamente scavato la fossa con le sue stesse mani.

Bumby aveva commeso il fatale errore di sottovalutare il Mondo delle Meraviglie o, comunque, la grande influenza che tale luogo aveva sulla sua piccola gemma.
Alice non stava bene, era pazza, lo sapevano entrambi. Forse lo sapeva chiunque. E come tale non poteva, per nulla al mondo, lasciare le cose come stavano.

*** *** *** *** ***

Quando ebbe modo di rivolgersi nuovamente verso il suo peggior nemico, Alice non era più la dolce, smarrita ragazza di sempre. No, era quella spietata e sanguinaria che non si faceva scrupoli nel recidere le vite degli altri. In fondo era un pò come la morte stessa, perché ovunque andava niente e nessuno poteva sopravvivere a meno che non lo volesse lei.

Bumby la guardò sconvolto, pieno solo di sbigottimento, ogni traccia del suo desiderio di sfotterla completamente svanito. Stava tremando? Sì, lo vedeva. Vedeva le goccie di sudore a cadere piano giù dalle sue tempie, sino ad arrivare sotto al colletto della camicia. Vedeva la sua bocca, che si apriva e chiudeva con moto regolare, neanche fosse un pesce intento ad annaspare perché alla ricerca di un pò di aria. Vedeva i suoi occhi, scuri come l'anima nera ad invadere il suo corpo, a fissarla senza capire come tale trasformazione fosse possibile.

Aveva sbagliato a credere che l'Isola in cui si rifugiava spesso e volentieri la sua paziente non era altro che qualcosa di fittizio, di inesistente. Anzi, a dire il vero anche Alice aveva commesso il suo stesso sbaglio. Erano stati degli sciocchi.

*** *** *** *** ***

Bumby non emise neanche un urlo quando la mano di lei, aperta sul suo petto, lo spinse indietro, obbligandolo a cadere rovinosamente a terra. Il pavimento sembrò mancargli sotto ai piedi e, in tempo per capire cosa sarebbe successo poi, allungò le braccia come a volersi far acchiappare da colei che aveva di fronte. Sapeva che non lo avrebbe mai aiutato, lo sapeva fin troppo bene, però lo aveva fatto comunque. Spirito di sopravvivenza forse, non poteva che essere quello.

Il treno lo travolse subito dopo, portandoselo via nel giro di pochi secondi. Probabilmente il macchinista sentì solo un rumore secco, improvviso, senza neanche rendersi conto del fatto di aver appena contribuito ad uccidere qualcuno con il suo treno. Una volta sceso, vedendo con i suoi occhi il corpo martoriato del Dottor Bumby -o ciò che ne rimaneva-, Alice temeva che sarebbe come minimo entrato nel panico più totale. Magari avrebbe urlato, o magari si sarebbe semplicemente chiuso in un silenzio piendo di disappunto. Chissà che domande avrebbero attraversato la sua mente in quel momento.

...e chissà se lo stesso Bumby, morendo, si era reso conto dell'ironia di quello che stava accadendo.
Era stato un treno ad ucciderlo. Un treno, anche se non proprio identico, come quello che avrebbe dovuto annientare ogni ricordo del passato di Alice. Lei lo aveva creato, ma era sempre stato lui a controllarlo. Lui a decidere come e quando avrebbe colpito, ma sopratutto che cosa avrebbe distrutto.

*** *** *** *** ***

Libera.

Ora era libera e tale pensiero non poté che essere quanto mai stupendo per Alice. Non avrebbe più sentito quel peso sulle spalle o, per lo meno, sarebbe stato più attutito di prima. Il suo passato non la avrebbe più tormentata, e anzi gli attimi di vita passati con la sua famiglia sarebbero tornati unicamente per renderla completa.

Sorrise. Piano, timidamente, forse anche con fare poco convinto, ma sorrise.

Fuori dalla stazione splendeva un nuovo giorno e non le importava cosa sarebbe successo in seguito. La sua vita sarebbe stata finalmente solo sua e, anche se comprendeva la gravità della sua ormai irreversibile condizione mentale, Alice era contenta lo stesso. Credeva che la follia non fosse tanto male, in fin dei conti. Era stata quella ad aiutarla a sconfiggere i demoni del suo passato, no?

 

"La follia non è necessariamente un crollo; essa può essere anche una apertura..."

-Ronald Laing-

  
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