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Autore: Jay Boulders    21/07/2011    14 recensioni
Fatti accaduti nell'intervallo di tempo che va dalla morte di Voldemort, ai famosi Diciannove anni dopo.
«Signor Paciock! Signor Paciock!» la professoressa McGranitt si destreggiava a destra e manca tentando di ristabilire l’ordine, «Riporti immediatamente la spada di Grifondoro nell’ufficio del preside! Non è un giocattolo, lei e il signor Finnigan siete pregati di smetterla di giocarci!... Oh signor Gazza la prego la smetta di spazzare a terra! Per Merlino non vede che non è una priorità al momento!» tuonò la donna mettendosi le mani tra i capelli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sul ponte ormai devastato che dava l’accesso ad Hogwarts, Harry Potter teneva per mano i suoi due migliori amici.
Che lo avevano accompagnato in quella lunga missione, che gli erano stati accanto lottando contro tutti e tutto, rischiando la loro vita.
E finalmente tutto era finito, o meglio, iniziato.
Cosa avrebbe fatto adesso? Questo ancora non lo sapeva, ma di certo avrebbe avuto tutto il tempo per fare qualunque cosa avesse voluto.
A quel pensiero un sorriso gli si dipinse sul volto.

«Scusate, non vorrei essere insensibile ma avrei fame»

Gli occhi della ragazza che gli era accanto e di Harry, dopo di lei, saettarono sul volto del rosso in un’espressione di rassegnamento e divertimento.

«Sei sempre il solito, Ronald.» aggiunse Hermione sospirando e tentando di nascondere un sorriso sommesso.

«A dire il vero anche io ho una gran fame, Hermione!» fu Harry stavolta a manifestare il suo disagio, «Credo proprio che ce lo siamo meritati un buon pasto»

«Puoi dirlo forte, amico!» lo spalleggiò Ron, «Abbiamo o no appena salvato il mondo? Un po’ di cibo mi sembra il minimo!»

«Oh, voi due. Siete senza speranza!» esclamò Hermione passando le sue braccia dietro le spalle dei due, e portandoseli più vicino.

«Non mi dire che non hai fame! Alla Testa di Porco ti sei fatta fuori anche gli Zuccotti di Harry!» la canzonò il rosso mentre erano diretti all’interno del castello.

«C-Cosa dici?! Harry non ne voleva! Vero, Harry?» cercò l’appoggio dell’amico ma lo vide assorto nei suoi pensieri.

«Ehi, amico. È tutto ok?» lo richiamò, stavolta Ron.

Il ragazzo scosse la testa tornando con i piedi per terra, «Si, scusate. Voi iniziate ad andare, vi raggiungo dopo. Devo prima fare una cosa»

«Vuoi che veniamo anche noi?» domandò sospettosa Hermione vedendolo allontanarsi a passo svelto.

«Ci vediamo dopo in cucina!» gli urlò correndo via in una destinazione a loro sconosciuta.

 

*

 

Nella Sala Grande, i corpi dei caduti erano stati spostati per lasciare il posto ai soli feriti e alle loro famiglie.
Arthur Weasley e sua moglie erano andati sulle sponde del lago dove si sarebbero svolti di lì a qualche ora i funerali.

I loro figli, si erano separati, tentando di aiutare come meglio potevano i sopravvissuti. Tutti tranne George, che non riuscendo a sopportare le continue attenzioni di compassione delle persone, si era allontanato per trovare un po’ di tranquillità e contemplare in completa solitudine la grande perdita che l’aveva ormai segnato in modo indelebile.

«Signor Paciock! Signor Paciock!» la professoressa McGranitt si destreggiava a destra e manca tentando di ristabilire l’ordine, «Riporti immediatamente la spada di Grifondoro nell’ufficio del preside! Non è un giocattolo, lei e il signor Finnigan siete pregati di smetterla di giocarci!... Oh signor Gazza la prego la smetta di spazzare a terra! Per Merlino non vede che non è una priorità al momento!» tuonò la donna mettendosi le mani ai capelli.

«Professoressa, ha visto Harry?» chiese improvvisamente una ragazza minuta con i lunghi capelli rossi.

«Oh, signorina Weasley» le si avvicinò la donna con un tono di voce pacato, «L’ho visto poco fa con suo fratello e la signorina Granger, credo sia ancora qui nelle vicinanze. Se lo trova le potrebbe riferire che vorrei parlargli in privato non appena ha un momento?» domandò cortesemente ottenendo un altrettanto garbato accenno in risposta.

Ron ed Hermione scesero insieme nelle cucine stupendosi di quanto tutto fosse irrealmente in ordine, rispetto al caos e alle macerie di pochi piani sopra.

«Sembra quasi che qui il tempo si sia fermato» disse pensierosa la ragazza, sfiorando con un dito la superficie di un lungo tavolo di metallo che si ergeva al centro della sala.

«Non credo che l’assalto alle cucine fosse tra gli obiettivi principali di Tu-Sai-C… di Voldemort» ammise sospirando lui.

«E’ veramente finita, Ron?» le domando improvvisamente lei, non nascondendo un tremito nella voce.

Il ragazzo le si avvicinò cingendole le spalle con un braccio e posando un bacio sul suo capo, «Non potrà fare più male a nessuno, Hermione» la rassicurò continuando a tenerla stretta a se.

Lei dal canto suo, si lasciò facilmente cullare da quel gesto, rannicchiandosi nel petto di lui con tutto l’egoismo di cui era capace. «Mi sembra tutto così…»

«Irreale?»

Sollevò il volto andando ad incontrare gli occhi del ragazzo, «Si» sussurrò appena.

Rimasero in silenzio alcuni minuti, al termine dei quali Hermione fece qualche passo in avanti sfilandosi da quella dolce presa con un respiro profondo. «Weasley, volevi o no mangiare? Cerchiamo qualcosa anche per Harry»

«Hermione, non pensi dovremmo… parlare?»

«Di cosa?» domandò lei trafficando con i cassetti, ma senza guardarlo. In un tono di voce molto più acuto del normale.

«Ecco…» riprese lui impacciato, «…non c’è nulla di cui credi ci sia bisogno di parlare

«Mmh» continuò a trafficare in giro senza degnarlo di uno sguardo, «Del tipo?» chiese con fare vago.

«Nulla, lascia perdere» concluse lui freddamente, aprendo un’enorme frigorifero che si stanziava dopo il tavolo cottura.

La ragazza lo spiò con la coda dell’occhio senza farsi vedere, osservandolo con l’espressione corrucciata e in parte delusa. Si morse silenziosamente il labbro inferiore.

«Andranno beni questi?» domandò improvvisamente il ragazzo alludendo ad un vassoio pieno di Piperille.

«C-Cosa, scusa?»

«Queste…» alzò in alto il vassoio, «Ci sono solo queste qui dentro»

«Oh, beh se non c’è molta altra scelta…»

Si avvicinò al tavolo sopra il quale Ron aveva poggiato il cibo.

«Pare che gli elfi preparassero tutto al momento. Lo dico sempre io che bisogna avere una scorta per i casi critici»

Hermione osservò il rosso apparentemente tornato alla normalità.

«Va tutto bene?» domandò infine lui.

«Cosa?»

«Sei assente. Sicura vada tutto bene? Vuoi riposarti un po?»

«Sto bene» tentò di rassicurarlo lei.

«Ok, allora portiamo questi di sopra o me li finirò tutti»

Il ragazzo afferrò il vassoio con due mani, e si diresse verso la porta.

«Ron, aspetta!»

Si bloccò istantaneamente, voltandosi e vedendo la ragazza che aveva fatto un passo in avanti nella sua direzione, con la mano protesa verso di lui per tentare di richiamarlo.

Lui rimase in silenzio aspettando che parlasse, ma ciò non accadde. Si limitava a guardarlo con l’espressione struggente in volto.

Tornò indietro, posando il vassoio nel tavolo accanto e avvicinandosi a lei.

«Hermione, cosa c’è? Non dirmi che va tutto bene, ti conosco miseriaccia…»

«Mi sento in colpa, Ron…» ammise finalmente lei, abbassando lo sguardo e fissandosi i piedi.

«In colpa?» domandò spiazzato, «In colpa per cosa?»

La ragazza non fece o disse nulla, continuò a guardare a terra.

«Hermione, guardami» gli chiese lui, non come ordine ma dolcemente, «Parlami, te ne prego…» la supplicò quasi.

Finalmente i loro sguardi si intrecciarono nuovamente. E solo ora si rese conto della vicinanza che avevano.

«Io…» ma le parole da lei non uscirono.

Lui sospirò pesantemente, «Ho capito»

«H-Hai capito?» domandò spiazzata.

«Ti senti in colpa perché hai fatto delle… cose, durante la battaglia perché pensavi saremmo morti. E ora che siamo sopravvissuti, ti senti in colpa perché pensi di avermi in qualche modo… illuso»

«Oh, Ron. No, non è così!» protesto lei con forse troppa foga, scorgendo solo ora gli occhi provati di lui.

«Hermione, ascolta. Io non mi pento di nulla. Sarebbe facile da parte mia rimangiarmi tutto ma non posso farlo. Io lo capisco… non sono mai stato particolarmente brillante come te o Harry ma…»

«Ron Weasley, smettila immediatamente! Io non mi rimprovero assolutamente nulla, rifarei tutto dall’inizio alla fine…» vide il ragazzo guardarla confuso, così facendo un respiro profondo, continuò, «Ho visto morire intorno a me talmente tante persone… Lupin, Tonks… Fred» Ron deglutì sonoramente udendo quel nome, ma tentò di rimanere imperturbabile, «Io… mi sento talmente tanto… felice se ti sono accanto» gli rivelò, poggiandogli una mano sul petto. «Che il solo pensiero di tutte le persone che ora non ci sono più mi fa… sentire in colpa in una maniera talmente intensa e profonda… dovrei essere distrutta per loro, e Merlino lo sono! Ma è vero anche… che non riesco a non essere anche completamente felice se ti sono accanto»

Ron dischiuse le labbra in segno di stupore, ma capì che non aveva finito, e la lasciò continuare.

«Quando nella stanza delle necessità mi hai appellato come la tua… ragazza» entrambi arrossirono, «O quando mi hai preso per mano poco fa… vorrei dire al mio cuore di fermarsi di battere talmente forte dal farmi male, quando mi sfiori, o anche quando solo mi guardi in quel modo… come stai facendo adesso. Ma non riesco a controllarlo, Ron. Non riesco… e mi sento tremendamente in colpa perché l’unico sentimento che non dovrei provare ora, è proprio la più pura e totale felicità che invece mi pervade quando ti sono accanto. Ora penserai che sono una stupida ragazzina-»

«Non dirlo neanche per scherzo» la blocco immediatamente lui, «Hermione, io provo esattamente le stesse cose. Con l’unica eccezione che credo fermamente che tutti, Fred compreso, volessero che i loro cari andassero avanti, vivessero anche per loro. Credo che ti senta disorientata perché abituata come sei ad avere il controllo di tutto, non riesci ad averlo su te stessa…»

«Perché hai la presunzione di sapere cosa penso?»

«Hermione, ti ho appena detto che provo le stesse cose che provi tu. E l’unica cosa che sai dirmi è che sono presuntuoso?» domandò lui guardandola teneramente.

La ragazza arrossì non riuscendo a sostenere il suo sguardo in modo continuativo, e facendolo vagare da lui, agli interessanti quadri appesi sui muri.

«Pensi che io sia in grado di… controllare i miei sentimenti? Sono completamente in balia di loro. Me ne frego di quello che pensano gli altri, o di poter essere ferito. Non sono mai stato una persona che segue la testa, a differenza tua»

«Cosa vorresti dire? Che sono insensibile?»

«No, forse se fossi intelligente come te, anche io mi affiderei completamente alla ragione. Ma ci sono cose che bisogna prendere così come sono»

Ron le mise una mano sulla spalla, avvicinandosi a lei, «Hermione…» sussurrò appena.

La ragazza era visibilmente combattuta, una battaglia interiore si stava svolgendo dentro di lei.

Così come la prima volta, cedette buttandogli le braccia al collo, e facendo collidere non troppo dolcemente le loro bocche.
Anche questo bacio, come il primo, era pieno di necessità, di urgenza. Di un desiderio che non si era affatto spento, soltanto rafforzato da allora.
La ragazza si separò appena, Ron con l’aria di chi ha appena preso un bolide in testa, non le permise di indietreggiare, rimanendo con la fronte contro la sua.

«Hermione, lasciati andare…» le sussurrò affannato.

«Ron…» mormorò lei, non facendo alcuna resistenza mentre lo sentiva prendere nuovamente il possesso delle sue labbra, dei suoi sensi.
Sentì la sua lingua insinuarsi nella propria bocca, e la accolse con una partecipazione e un entusiasmo tali, da stupirsi lei per prima.

 

*

 

Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto due volte, chissà con quali nuovi appellativi lo avrebbero chiamato. La sola idea lo inorridì.
L’unica cosa che adesso voleva, era una vita tranquilla e noiosa. Magari non troppo, ma di certo non così movimentata.

«Harry!»

Una voce a lui molto familiare lo fece voltare, la vide in fondo al corridoio corrergli incontro ed abbracciarlo.

«E’ da tanto che ti cerco…»

«Anch’io» confessò lui, separandosi da lei per poterla guardare negli occhi.

«Tra poco ci saranno i funerali… poi verrai con noi alla Tana, vero?» domandò lei piena di speranza quanto addolorata per la morte del fratello.

«Vorrei… vorrei trasferirmi a Grimmauld Place, Ginny. Credo che sia per questo che Sirius me l’ha lasciata. E certamente la sento più mia di quanto non sia la casa dei Dursley a Privet Drive»

«Avrai tutti il tempo per farlo… nel frattempo stai da noi, te ne prego, Harry!»

«Ginny… non lo so è che penso dobbiate stare soltanto tra voi, è un momento delicato non voglio imporre la mia presenza»

«Non dire sciocchezze! Anche Hermione verrà, non le ho ancora parlato ma sono certa che lo farà. E la mamma ti vede come un figlio, perché non ti vorrebbe a casa?»

«E tu?»

«Io?»

«Mi vedi come un fratello?»

La ragazza rise di gusto, «Non ho pensieri incestuosi sui miei fratelli, Harry. E tanto meno ho un passato del nostro tipo con loro…» lo guardò allusiva, facendolo arrossire.

«Pensi che potrei…?» il ragazzo si avvicinò a lei.

«Avremo tutto il tempo per questo. Tutto il tempo del mondo» gli sorrise prendendogli la mano.

«Hai ragione, ho tutto il tempo»

«Dobbiamo andare, la celebrazione sta per iniziare. Ah e la McGranitt ha detto di raggiungerla dopo i funerali. Dove sono mio fratello ed Hermione?»

«Ah, gia… gli avevo detto che li avrei raggiunti nelle cucine. Andiamo a chiamarli o nessuno li troverà lì»

I due percorsero le strette rampe di scale che davano ai piani inferiori, arrivando davanti alla maestosa porta che li interessava.

Con un gesto da vero gentiluomo, Harry la aprì facendo passare per prima Ginny.

«Oh per tutte le api frizzole!» esclamò la ragazza mettendosi una mano davanti alla bocca e spalancando gli occhi.

Hermione, seduta sul tavolo, e Ron in piedi, davanti a lei, con le gambe di lei contro i suoi fianchi, intenti a baciarsi avvinghiati molto poco castamente.

Scattarono entrambi, lei scendendo, lui voltandosi rosso in volto.

«Oh Merlino… cosa significava quello?!» esclamò esterrefatta la più giovane dei Weasley.

I due ragazzi, cercarono aiuto guardando l’amico, che li liquidò con una scrollata di spalle.

«Noi…» iniziò Hermione annaspando.

«Vi stavate mangiando vicendevolmente la faccia! E il collo! E le mani! Harry hai visto le loro mani?! Hai visto come vagavano?!»

«Gi-Ginny!» la rimproverò Hermione.

«Oh, ho visto che stavate facendo! Risparmiatevi i dettagli, ormai ho impresso indelebilmente nella memoria mio fratello avvinghiato alla mia migliore amica…»

I due arrossirono ancora più se possibile, pur sapendo di non aver fatto nulla di sbagliato, non riuscivano a non sentirsi completamente in imbarazzo.

«Allora? Cosa significava?» domandò con urgenza la rossa, «Siete caduti in tentazione, avete fatto un errore o posso iniziare a sperare che Hermione diventerà mia cognata un giorno? Insomma, ho visto o devo far finta di non aver visto?» domandò, stavolta rivolta al fratello il quale guardò sottecchi la ragazza al suo fianco in cerca di risposte.

«Hai visto tuo fratello…» fu proprio Hermione a riprendere, «intento a… dimostrare»

«Affetto» riprese lui.

«Si, Ronald. Affetto…» proseguì lei, «Affetto a… alla sua…»

«Ragazza» esclamò il rosso trionfante, pur continuando ad essere nel più completo imbarazzo.

«Si» gli sorrise lei, dimenticandosi per un attimo di Ron e Ginny, «Alla sua ragazza»

Ron ricambiò in pieno il suo sguardo, guardandola intensamente.

«Scusate, potete evitare di riprendere a dimostrarvi affetto, con noi due presenti?» stavolta fu Harry ad intervenire, interrompendo l’idillio che si era creato.

«Sta per iniziare la celebrazione, dobbiamo andare. Ah, e chiamatemi quando lo direte alla mamma. Voglio vedere se inizierà a preparare prima il corredo nuziale o i vestitini per i miei nipotini» enunciò Ginny, vedendo i due avvicinarsi a lei con aria seccata.

«Hermione!» la chiamò sotto voce, «Sai vero, che dovrai raccontarmi tutto? E dico tutto? Visto che è evidentemente successo qualcosa che non so, mi sono persa parecchio»

La ragazza annuì sorridendole, mentre sentiva le dita della mano di Ron intrecciarsi alle sue con aria vagante.

La celebrazione fu delle peggiori alle quali avevano mai partecipato.
Decine di famiglie impegnate a piangere sulle lapidi dei propri cari.
Hermione rimase tutto il tempo accanto a Ron, non si separò da lui un solo secondo tenendogli la mano sperando di infondergli tutta la forza che aveva.

Harry fece lo stesso con Ginny, non la vide piangere, non più. Ma sapeva quanto stesse male dentro.

Per non contraddire la signora Weasley, al termine dei funerali sia lui che Hermione acconsentirono senza resistenze a passare i giorni successivi alla Tana.
Si smaterializzarono congiuntamente insieme a tutta la famiglia.

 

Ciao a tutti!
Vi chiederete che fine ha fatto l’altra fanfiction, presto detto.
In pratica ora non sono a casa, sto in vacanza col portatile dietro. E intelligentemente ho lasciato il file anche con i nuovi capitoli nel pc che non ho qui.
Ma dato che nei momenti post-pranzo morti nei quali non posso farmi il bagno perché devo digerire, e quindi me ne sto all’ombra, ho pensato di scrivere finalmente una fanfiction che avevo in mente da tempo di fare, ma che volevo aspettare di vedere l’ultimo film prima di scrivere.

Quindi per ora aggiornerò solo questa, l’altra se ne riparlerà quando riavrò il possesso dell’altro mio pc, ovvero quando tornerò dalle vacanze, ovvero spero più tardi possibile xD

 

   
 
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