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Autore: MaxT    22/07/2011    5 recensioni
“Non si può fermare l’inverno, ma si può seminare per la primavera”. Adariel Escanor, sesta Luce di Meridian. Questo prequel racconta gli avvenimenti culminati con l’ascesa al potere di Phobos, la lotta di una regina morente per assicurare un futuro al suo mondo e la fuga sulla Terra dei genitori adottivi di Elyon con la predestinata al trono di Meridian.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Phobos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
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Cara Atlantis Lux, grazie per la tua bella recensione, sulla quale conto sempre.
Per quanto riguarda la tua domanda sulle trasformazioni fisiche: posso ipotizzare che i pezzi che avanzano vadano smaterializzati e finiscano in una specie di credito di massa.
Invece è più problematico trasformarsi in qualcosa di più grande. In uno dei capitoli precedenti si racconta che, la prima volta che Cedric si è trasformato in serpentone, i bambini che lo stavano soffocando sono spariti, inglobati nel suo corpo.

Cara Solitaire, grazie per la tua graditissima recensione. Cosa farà la gente, e cosa penserà, sono due cose diverse. Eppure a Meridian pensare è come fare. Per cui ti rimando ai festeggiamenti di questa ultima puntata per sentire il coro di acclamazioni al principe.
La risposta alla domanda sui portali sarà in parte nelle istruzioni che Phobos darà a Cedric nel presente capitolo, e in parte in 'Alla fine del millenio', una mia one-shot già pubblicata che spiega i retroscena dell'inizio della saga del fumetto e la collega a La Luce al tramonto.


Qualche parola su questo capitolo, che è l'ultimo della storia. Sono emozionato, sto per appuntare la parola fine a un lavoro che ho iniziato a scrivere tre anni fa, che è stato importante per me per mille aspetti, e non so neppure cosa dire.

Il titolo 'la primavera che verrà' riprende un aforisma più volte pronunciato dalla Regina: 'E' impossibile fermare l'inverno, ma si può seminare per la primavera'.

Infatti quest'ultimo episodio metterà le radici per spiegare diversi aspetti della storia del fumetto, che culminerà con la fine del lungo inverno della tirannia di Phobos.

I retroscena dell'inizio del fumetto, qui solo abbozzati, sono spiegati più in dettaglio in Alla fine del millennio .

Finisco con un ringraziamento dal più profondo del cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia fino alla conclusione.

Capitolo 23

 

La primavera che verrà

 

La stirpe degli uomini è come la stirpe delle foglie: una generazione fiorisce, un’altra muore.

Omero

 

Meridian, atrio della torre est, quella sera stessa

 

L’atrio alla base della torre est è mestamente illuminato da una sola fila di fiaccole, che spargono i loro bagliori rossicci sui visi tristi dei presenti. Solo la teca di cristallo con il corpo della Regina, splendida nel pallore della morte, è illuminata dalla luce bianca di un proiettore. Al centro del locale, cinquanta metri al disotto della sala del trono da cui ha regnato su un intero mondo per duecentosessanta anni, la sesta Luce di Meridian riceve l’ultimo saluto dai dignitari che l'hanno servita.

Tutto attorno all’esterno del sottile colonnato, dietro al picchetto della Guardia d’Onore, c’è la servitù, primo preannuncio del popolo della città che verrà a rendere l’ultimo saluto alla Regina. Nonostante l’ora tarda, una fila interminabile di cittadini si snoda già lungo la rampa di accesso, nello spiazzo esterno e su tutta la strada che da piazzale Sottocastello porta fin alla rupe del palazzo.

Sono fiduciosi che, mentre la Sua anima li guarda dal Paradiso degli Dei, la bara di cristallo, rafforzata dai più potenti incantesimi, preserverà incorruttibile il Suo corpo. Al termine dei sei giorni di esposizione, questo verrà teletrasportato nell'antica cripta di famiglia scavata nella viva roccia del Monte Escanor, che svetta maestoso e lontano sull’orizzonte a nord di Meridian.

 

Dopo un lungo silenzio pensieroso, Phobos distoglie gli occhi dal viso della madre e accenna solenne a salire lo scalone.

A questo segno, decine di persone lo seguono: consiglieri, dignitari e vassalli da tutto il metamondo, teletrasportatisi in fretta nella capitale non appena ricevuta la notizia della scomparsa di Lei.

Dopo il primo passo simbolico, Phobos svanisce alla volta della sala del trono: fare a piedi dodici rampe di scale non si addice certo al suo rango.

 

Poco dopo, in piedi accanto al Trono di Luce, Phobos attende con pazienza che i nobili, i consiglieri e i vassalli prendano posto davanti a lui. In prima fila Cedric, nuovamente in forma umana, evita il suo sguardo dopo il suo fallimento della mattinata.

“Nobili vassalli, saggi consiglieri, fidati dignitari, questo è un momento di grave crisi”, esordisce Phobos con voce ferma. “La nostra amata Regina, morendo, ha lasciato un’erede designata al trono: la Principessa Elyon, mia sorella, nata da poco più di un mese. Ma il tradimento più vile ha colpito la mia famiglia: con mia madre appena spirata, Elyon, la settima Luce di Meridian, è stata rapita da tre traditori, tre persone in cui la Regina aveva riposto tutta la sua fiducia”.

Esclamazioni soffocate di sorpresa, e una ridda di interrogativi solo pensati, provengono dagli astanti; evidentemente non tutti lo sapevano già.

Dopo una pausa a effetto, prosegue: “Questi traditori hanno portato con sé la Principessa sulla Terra, con l’aiuto dell’infame congrega di Kandrakar”.

Si ferma un attimo a studiare le reazioni. Tutti i visi, pur turbati, sono composti e silenziosi, ma c’è qualcosa di come distonico nei pensieri che sta percependo da loro.

“Ebbene, io prometto che farò di tutto per riportare qui mia sorella, e io stesso la incoronerò come settima Luce di Meridian”.

Si interrompe. Le sue parole sembrano piaciute ad alcuni, ma c’è altro. Rapidamente, sui visi compunti prendono forma pensieri anonimi, sempre più numerosi, soprattutto dal gruppo dei consiglieri di Meridian: ‘Invece scommetto che non gli dispiace’. ‘A chi vuole darla da bere?’.

Soffocando lo sdegno che sente nascergli dentro, continua: “Con la morte nel cuore, accetto l’incarico temporaneo di Reggente in vece della legittima Regina. Non chiamatemi Re, quel titolo non mi spetta. Chiamatemi semplicemente Principe dei Principi”.

Mentre la sala resta silenziosa, il coro di pensieri si fa assordante: ‘Principe dei Principi!’. “Semplicemente!’. ‘E’ più o meno di Re?’. ‘La nostra Principessa non tornerà più’. ‘E’ stato lui a farla rapire. Ne aveva tutto l’interesse’. ‘La Regina lo ha evitato per gli ultimi nove mesi’. ‘Allora le cose non cambieranno più?’. ‘Tratta come dei vermi anche i consiglieri più prestigiosi’. ‘Ha le mani sporche del sangue dei cittadini’. ‘A chi la vuole raccontare?’. ‘I suoi figli non avranno i poteri, e governeranno con la forza delle armi’. ‘Forse quei tre la hanno solo portata in salvo’. ‘Abbiamo già avuto un assaggio di che pasta è fatto’. ‘Le profezie della Regina non hanno mai mentito’.

I nobili provenienti da tutto il resto del metamondo si guardano in giro discretamente, cercando di nascondere stupore e imbarazzo, mentre i pensieri di protesta esplodono, venendo non solo dalla sala, ma anche dalle scale, dalla base della torre, e più confusi, come un lontano rimbombo, dallo spiazzo alla base al palazzo, poi dalla salita, e in meno di un minuto si sono estesi a tutta la città. ‘Il tiranno….’, ‘… sangue…’, ‘… l’acqua magica di tutti…’, ‘…Elyon…’, ‘…ha fatto uccidere mio marito…’, ‘…tiranno…’, ‘…tiranno…’, ‘…tiranno…’.

La sala resta immersa nel silenzio più irreale mentre i muti, rimbombanti pensieri di sfiducia e protesta la pervadono, senza trasparire dai visi compunti e imperturbabili. Qualcuno si guarda attorno, qualcuno abbassa gli occhi, tutti mantenendo sul volto la finzione dell’ossequio. In prima fila, anche Cedric, che all’inizio si è guardato in giro, resta immobile e irrigidito in quella parodia di solennità.

Phobos avrebbe voluto proseguire parlando della legge di successione, ma questo chiasso di pensieri lo confonde, lo scoraggia, infine lo sdegna. E’ intollerabile, nessun Escanor ha mai dovuto subire un tale oltraggio! Controlla a fatica la sua collera, chiudendo prima del tempo la riunione. “Signori è tutto. Ora andate, e fate il vostro dovere!”.

Cercando di mascherare ira e disagio, il Principe dei Principi svanisce in un tremolio accompagnato da un suono greve, come di un continente che sprofonda.

 

 

Meridian, ingresso del Giardino di Phobos

 

Pochi minuti dopo, Cedric cerca di ottenere udienza da Phobos. È alla porta che dalla torre est dà sul giardino interno, al piano sotto della sala dove, nell’ultima ora, più di duemila cittadini hanno rinunciato al sonno serale per vegliare il corpo della loro Regina.

I soldati lo hanno lasciato superare la porta senza problemi, ma dopo pochi passi un nuovo ostacolo si interpone tra lui e il Principe: un mormorante. L’essere gli sbarra la strada inclinando un’arma dalla foggia misteriosa che può essere mille cose, tranne che una semplice lancia.

Il disagio di Cedric è acuito dal non riuscire a leggere i pensieri di questo alieno, che tuttavia, lo ha già constatato in diverse occasioni, riesce a trasmettergli le sue parole senza neppure aprire la bocca.

“Ho bisogno di parlare con il Principe con urgenza”, esordisce il direttore dei servizi segreti. “Sua Altezza ha ragione di essere sdegnato per il mio insuccesso: tra tutti i portali, non ho potuto indovinare al primo tentativo quale avrebbero scelto; ho esaurito le mie energie magiche perché mi sono teletrasportato con le guardie in quelli sbagliati, e poi ci siamo ridotti a inseguirli a piedi”. Pur disorientato davanti allo sguardo ermetico e alla mancanza di reazioni del mormorante, si fa forza e riprende: “Colpa mia, non lo nego. Ma ora è un momento cruciale e bisogna essere realistici: ho bisogno di istruzioni su come condurre la ricerca della Principessa”.

Aspetta qui, Lord Cedric. Riferirò la tua richiesta al Principe dei Principi’. Pensato questo, l’essere si dirige con grazia verso il folto del giardino senza emettere un fruscio.

 

Phobos è seduto sul pendio erboso, mentre l’incredulità ha definitivamente lasciato il posto all’amarezza. Gli abitanti di questa città sono feccia, falsi e ipocriti. Sanno solo sputargli il loro odio anonimo, senza neppure mostrargli il loro vero viso mentre fingono ossequio. E tutto questo proprio mentre erano presenti i vassalli di ogni contea. Non si sono resi conto di che figura orrenda hanno fatto fare al loro Principe, alla loro capitale, davanti ai rappresentanti di tutto il Metamondo?

Dovrà cambiare qualcosa, in questa città. E come, se cambierà! Mai più si ripeterà un simile oltraggio! Intanto, non vorrà mai più avere a che fare direttamente con quegli esseri meschini.

 

Il mormorante si avvicina al pendio, facendosi notare da Phobos.

Per lui, il Principe riesce ancora ad abbozzare un sorriso tirato. Caleb, la sua prima creatura. Un essere nobile, derivato dal fiore di una pianta maestosa, mai corrotto dalla meschinità di quella che nel suo mondo osa dirsi umanità.

“Cosa c’è, Caleb?”.

Mio principe, Lord Cedric si è presentato ancora per avere udienza’.

Phobos si adombra. Il direttore dei servizi segreti gli è ormai diventato sgradito, sia perché ha fallito in un compito importantissimo, sia perché ha assistito alla sua umiliazione pubblica senza battere ciglio; anzi, per quanto ne sa, alcuni di quei pensieri avrebbero potuti essere suoi. “Non è il momento, ora. Ti ha spiegato cosa vuole?”.

Sì, mio Principe. Ha bisogno di istruzioni per cercare la principessa Elyon’.

Phobos annuisce lentamente, con fastidio. “Allora, digli che il mio volere è che deve fermare tutte le operazioni sulla Terra: quell’idiota dovrebbe ben sapere che i portali rimasti sono molto preziosi, dopo che si è fatto rubare il mio sigillo. Senza di quello non possiamo riaprirne altri, perciò non dobbiamo rischiare in nessun modo che quelli esistenti possano essere chiusi per sempre dalla strega di Kandrakar”.

Capisco. E’ tutto?’.

“Aggiungi che Cedric dovrebbe concentrarsi sui nemici interni, e lui sa già a cosa mi riferisco, se non è del tutto idiota. Che scruti i pensieri di tutti, a partire da consiglieri e funzionari. Che individui rapidamente chiunque mi è ostile, e faccia pulizia a cominciare dai massimi livelli”.

Lo farò, Mio Principe’.

“E poi, Caleb: scruta i pensieri di Cedric, e riferiscimi se posso ancora avere qualche fiducia in lui”.

Lo farò, mio principe. Ma, perdonate, per cosa conserverete i portali inutilizzati?’.

Phobos si stupisce della domanda: non aveva previsto che la sua prima creatura potesse sviluppare certe curiosità quasi umane. Ma per un attimo, il suo senso di solitudine ha la meglio. Risponde con una domanda prudente: “Caleb, secondo te leggere i pensieri di un morto è lecito?”.

Non vedo perché no, mio Principe’.

Per un attimo Phobos sospira sollevato, poi scaccia quel pensiero sciocco: Caleb è una sua creatura, non è certo a lui che deve rispondere del suo operato. Riprende, ieratico: “Io ho letto i ricordi di mia madre. Ho visto parte del futuro che lei ha preconizzato. Mia sorella Elyon sarà incoronata Regina tra circa undici anni”.

Questo significa che voi non diventerete mai Re di Meridian?’.

Phobos resta sorpreso che il mormorante abbia indovinato la sua aspirazione suprema. “Le profezie della Luce di Meridian sono infallibili, però non specificano cosa le succederà dopo incoronata: potrebbe anche morire subito. Ed è questo che io le riserverò, non certo un matrimonio dinastico”. Sorride, compiaciuto della sua astuzia.

Allora, non intendete proseguire la dinastia?’.

Il Principe scuote il viso. “No. Sarò il primo re Escanor, e al tempo stesso l’ultimo. Che il mio regno duri per sempre, come spero, o solo pochi secoli, io non misurerò la mia grandezza con quella di alcun successore”. Una briciola di follia brilla nel suo sguardo quando conclude: “Se ci sarà un dopo, il caos che vi sorgerà sarà la più perfetta cornice per la gloria del Mio Regno”.

 

Per un minuto, i pensieri della creatura tacciono, mentre riflette sull’enormità della decisione rivelatagli. Poi riprende: ‘ Quindi entro undici anni la principessa Elyon tornerà a Meridian. Ma perché non cercarla adesso?’.

“Dipende da altri frammenti di profezie”, spiega il principe, “So che la sua finta famiglia si chiamerà Portrait, che farà le scuole medie allo Sheffield Institute di Heatherfield, e avrà due compagne di classe che si chiameranno Cornelia e Will. Questo è destinato ad accadere alla fine di quello che sulla Terra è il secondo millennio. Mancano appunto undici anni. Cercarla ora è semplicemente inutile, è un fallimento annunciato”.

L’essere annuisce, senza lasciar trasparire emozioni sul suo viso perfetto. ‘Queste compagne di classe avranno qualcosa di speciale?’.

Phobos annuisce. “Forse sì. Un altro frammento di profezia prevede i nomi delle Guardiane della prossima generazione, e tra queste ci sono anche una Cornelia e una Will, assieme a una Irma, una Taranee e una Hay Lin. Non sono nomi comuni neanche sulla Terra”.

Intendete cercare e far sopprimere queste ragazze prima che prendano le consegne?’.

“Vedremo. Prima è necessario che la profezia si realizzi, altrimenti rischiamo di colpire delle semplici omonime. L’ideale sarebbe catturarle subito dopo, quando saranno ancora inesperte, così forse otterremo anche il Cuore di Kandrakar”.

Capisco. E quindi, come agirete con la Principessa?’.

“Farò calmare le acque per una decina di anni, poi farò controllare lo Sheffield Institute. Per una fortuna insperata, uno dei nostri portali si apre proprio nella palestra di quella scuola. Quando si saranno realizzate tutte le condizioni profetizzate, farò arrestare i traditori e portare qui la piccola Elyon. Le spiegherò chi è lei veramente, e che quei traditori che credeva i suoi genitori la hanno rapita e ingannata, ma non le darò modo di sospettare che le cose stiano in modo leggermente diverso. Poi le offrirò il trono, da bravo fratello, e la sua breve storia finirà in gloria”.

L’essere annuisce, senza lasciar trasparire emozioni. ‘Ora comprendo perché non volete arrischiare i portali prima del tempo, mio Principe. Avete già pensato anche come risolvere a vostro favore anche l’altra profezia della Regina?’.

“Cosa intendi? Quale profezia?”, si adombra Phobos.

Quella che prevede la vostra morte un anno dopo questi eventi’.

Squadra la sua creatura con occhi ostili. “E tu come la sai?”.

Ve l’ho letta nel pensiero, mio Principe. Non dovevo?’.

Phobos impallidisce, come per un insulto. Si alza in piedi, dominando la creatura con la sua statura imponente, e la guarda gelidamente. “Questo non avverrà, Caleb. Devo ancora trovare il modo di aggirare questa profezia, ma ci riuscirò, non dubitarne! Io non sono vincolato dal fato, come il resto del mondo. Io mi costruirò il mio futuro attraverso la mia volontà. Io sono un Dio, non dimenticarlo mai!”.

Non intendevo sminuirvi, mio Signore. Perdonatemi’.

Phobos continua: “In ogni caso, io sono fatto per dominare. Non sopporto limitazioni, che siano profezie infallibili, o una sorellina da sposare controvoglia, o un popolo a cui rispondere delle mie decisioni. Se dovrò morire per questo, morirò, senza abbarbicarmi penosamente alla vita come hanno fatto mio padre e mia madre”.

Appena scandita questa frase, Phobos sente un brivido lungo la schiena, come se avesse bestemmiato, poi si sforza di riprendere la sua calma principesca. “Puoi andare, ora. Riferisci a Cedric solo quello che deve fare ora, niente di più. Anzi, scordati tutto il resto che ti ho detto”.

 

Mentre Caleb si allontana impassibile e silenzioso, diretto verso l’ingresso dove Cedric attende risposta da molto, il Principe torna a sedersi sul pendio soffice, distendendosi sull’erba tra le gialle corolle dei fiori profumati. Per la prima volta, una sua creatura è riuscita a indisporlo con le sue domande, anche se certo senza intenzione di provocarlo. Però ora si vergogna di quello che gli è sfuggito sui suoi genitori. E tutto per colpa dell'inattesa curiosità di Caleb. I prossimi mormoranti dovranno essere molto più discreti.

Mentre il dolce profumo lo avvolge, i suoi pensieri corrono alla sua seconda creatura. “Neobia, dove sei?”.

Qui, mio principe’, risponde un pensiero etereo e dolcissimo. Da un bellissimo albero fiorito emerge una sagoma leggiadra, dai tratti femminili e dai sottili occhi dal taglio perfetto. Avvolta nella sua lunghissima e lucente chioma color lilla, la creatura si avvicina silenziosa con movimenti fluidi e lenti. La sua pelle verde, liscia e quasi lucida, ha la bellezza delle foglie e dei fiori, e lo stesso odore. Distendendosi a fianco di Phobos, gli trasmette pensieri di serenità. ‘Neobia è con Voi, mio Principe. Dimenticate il resto. Qui ci siamo Voi, Neobia, e la magia del Vostro giardino’.

 

Mentre cortine di rampicanti si chiudono attorno al principe Phobos e alla sua magnifica creatura, il mormorante Caleb ha finito di riferire a Lord Cedric le poche, perentorie istruzioni che gli spettano, e torna nel folto del giardino, fondendosi con il tronco di un albero secolare.

Impresso sulla corteccia come un vago bassorilievo, Caleb comincia a riflettere silenziosamente sulle parole del principe, sui suoi pensieri inespressi, sul suo stesso esistere.

Nel giardino di Phobos, il seme del dubbio comincia a mettere le sue prime radici.

 

 

Los Angeles, hotel Vera Cruz

 

Le ombre della sera stanno calando su questa città, facendola accendere di mille luci proprie e incredibili .

Guardando il cielo sempre più scuro dalla finestra della loro nuova stanza d’albergo, Thomas scruta in basso, lungo le vie sottostanti punteggiate da mille luci natalizie e percorse dalle tanto temute automobili, aspettando di vedere se davvero stireranno qualcuno. E’ uno spettacolo bellissimo e carico di minaccia. Chiunque, di quelle persone che percorrono veloci i larghi marciapiedi, senza salutarsi e forse senza neanche guardarsi, potrebbe essere un nemico trasformato.

 

“Thomas, è inutile che fai la vedetta alla finestra” lo richiama Eleanor, “Tanto, se arriveranno, non li vedrai neppure finché non sarà troppo tardi. Rilassati, o desterai solo sospetti. Piuttosto, controlla se ci sono zanzare in camera. Quelle sì, possono tradirci”.

Dopo un’attenta occhiata a pareti e soffitti, lui torna a voltarsi verso la donna, guardandola con imbarazzo e cercando di convincersi che è sempre la sua Miriadel. E’ seduta sul letto con il seno scoperto e la bambina beata tra le braccia. La sera prima è bastato un tocco di Galgheita sotto le sue orecchie, accompagnato da una frase sibillina su cose misteriose chiamate ipofisi e prolattina, per fare cambiare qualcosa in lei, e ora la piccola Elyon sta poppando felice con grande impegno, mentre Eleanor le sussurra incerta delle paroline dolci in questo linguaggio per niente familiare.

Lui si siede accanto, sempre osservandole. Si sta pian piano abituando al nuovo aspetto di sua moglie, e forse un giorno riuscirà a trovarla di nuovo bellissima.

Lei gli sorride, e si appoggia sulla sua spalla. Si stanno lentamente rendendo conto, dopo l’eccitazione della fuga, che quasi tutto è cambiato nella loro vita. Ora non sono più il capitano Miriadel e il comandante Alborn, e dovranno bandire quei nomi dai loro pensieri per molti anni.

E quello tra le braccia non è un prezioso fagottino da addormentare con qualche magia, come hanno dovuto fare più volte in questa giornata concitata.

Da ora, e finché non sarà in grado di sopportare la verità, la piccola Elyon è loro figlia. Li chiamerà mamma e papà, li abbraccerà, li guarderà fiduciosa con gli occhioni grigi spalancati, come già li guarda ora che succhia beata dal seno. Vivranno assieme la mattina della sua vita, finché la giovane principessa sarà pronta per liberare il suo vero mondo dalla tirannia e riconquistare il ruolo che le spetta come Luce di Meridian.

Dopo quel momento di speranza, di lotta e di trionfo, forse un rimpianto velerà le loro giornate quando ripenseranno ancora agli anni felici e ingannevoli della sua infanzia.

 

 

FINE 

  
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