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Autore: lar185    24/07/2011    2 recensioni
- Mi scusi…?- disse, alzando il dito rivolta al cameriere.
- Mi dica signorina- rispose quello, sorridendole.
La giovane fu imbarazzata dal suo sorriso come una bambina alla quale viene fatto un complimento, abbassò lo sguardo per un frazione di secondo e poi riprese dicendo:
- E’ passato di qui per caso un principe?-
Il cameriere la guardò stralunato, Bianca evitò per un pelo di strozzarsi con l’acqua [...]
- Principe ha detto?-
- Già. Un principe. Non mi dica che non ne ha mai visto uno-
Il cameriere alzò le spalle.
- Beh, solo in televisione, e di solito non c’è mai tanto da dire su di loro. Principe William, principe Henry… non molto utili alla società-
La giovane sembrava sconcertata.
- Oh- sospirò, portandosi una mano alla bocca, - ma a parte la televisione, non ne ha visto uno qui dentro, vero?-
Il cameriere scosse la testa.
- Credo che lei si stia sbagliando, signorina. Non ci sono principi da queste parti-
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  • Un caffè per favore-
Bianca non prendeva mai il caffè, ma questa era una situazione di emergenza. Tutti prendono il caffè quando si tratta di iniziare una giornata importante, lo aveva visto anche nei film. E poi faceva uno strano effetto dire al cameriere del bar “un caffè per favore”. Sembrava di essere una donna in carriera.
Il cameriere le lanciò un’occhiata furtiva, Bianca si chiese se l’ansia che aveva addosso stesse trapelando attraverso i suoi occhi o le sue parole. Rimase in silenzio e ferma mentre le mani iniziavano a sudarle, seduta sullo sgabello del bar a fissare il vuoto.
Stava per prendere un caffè senza un motivo valido, questo la faceva sentire un po’ idiota. Si passò le mani sulle cosce per pulirsele dal sudore e si portò una cicca di capelli biondi dietro l’orecchio. Non bastava il fatto che tra meno di un’ora sarebbe entrata a scuola per sostenere l’esame di stato, ci si metteva anche il caldo. Se c’era una cosa che Bianca non sopportava, era il caldo: quello di quel giorno, per essere sinceri, era pura afa. Un’afosa giornata di luglio in una delle città più calde della zona Sud, Napoli.
E un esame di stato che le saliva attraverso la schiena, chiedendo un caffè.
Bianca immaginò un triangolino viola che si arrampicava sui suoi riccioli, si sedeva sulla sua testa e beveva il suo caffè.
Rise di se stessa, poi pensò che l’ansia la stava conducendo alla follia.

  • Ecco a lei-
La voce grave del giovane cameriere irruppe nei suoi pensieri anomali. Bianca alzò gli occhi spaesata e vide il viso del giovane che sorridendo le poggiava dinanzi la tazzina di caffè. Aveva i capelli scuri e un paio di occhi verde smeraldo.
  • Gradisce un bicchiere d’acqua?- chiese dopo un attimo, gentilmente.
Questo accadeva spesso, Bianca lo sapeva. Nei bar, insieme al caffè, si offriva anche un bicchiere d’acqua. Anche se sinceramente non aveva mai capito perché dopo il caffè uno dovrebbe avere sete di acqua. Il caffè e l’acqua sono due cose diverse, separate, semplicemente distanti. E’ come voler bere un bicchiere di latte dopo il pollo con le patatine. Non ha senso.
Ma in quel momento non doveva dare ascolto ai suoi pensieri, doveva rispettare una routine, quella degli adulti, che prima di andare al lavoro entrano in un bar, prendono un caffè e un bicchiere d’acqua. Dunque doveva accettare.

  • Si, grazie- rispose con un mezzo sorriso.
Il cameriere sorrise a sua volta e con un movimento veloce le offrì un bicchiere di plastica colmo d’acqua.
Bianca sorrise, poi prese in mano la tazzina di caffè. Sentiva l’odore inebriarla mano mano che avvicinava la tazza alla bocca. Bevve tutto d’un sorso, come aveva visto fare molte volte.  Un sapore amarognolo le riempì la bocca e la gola, e non poté fare a meno di fare una smorfia.
Aveva dimenticato di zuccherarlo.
Riportò la tazza sul piattino, e mentre stava ancora ingoiando quella brodaglia amara, la sua attenzione fu attratta da una strana creatura che aveva appena fatto il suo ingresso nel bar.
Bianca non aveva mai visto una persona più stravagante.
La ragazza che aveva illuminato con il suo avvento l’intero locale aveva un corpo sinuoso e leggiadro; era alta e slanciata, la sua pelle era bianca come il latte e lunghi e mossi capelli rossi le scendevano lungo il corpo fino alla vita. La luce del sole faceva brillare quei capelli come se fossero stati d’oro, e anche la sua pelle sembrava emanare una strana luce. Bianca si chiese come mai, in pieno luglio, quella giovane non fosse abbronzata neanche un po’.
Quando si voltò nella sua direzione, Bianca osservò anche il suo viso: aveva un naso piccolo, sottile e ricoperto di lentiggini chiare, gli occhi erano grandi e azzurri, contornati da ciglia bionde, le labbra erano sottili e rosee. Aveva una t-shirt gialla e verde che lasciava le braccia e le spalle scoperte, una gonna di jeans corta sulle ginocchia e un paio di sandali marroni, che si abbinavano perfettamente con la borsa dello stesso colore, a frange.
Con un sorriso radioso si sedette accanto a Bianca e con voce smielata disse:

  • Buongiorno! Ehm, potrei avere un cappuccino? Non molto caldo per favore. E una brioche alla marmellata. Solo all’albicocca, però. Ce l’avete di ciliegia? Oh, va bene, per questa volta fa lo stesso. Infondo, col cappuccino non ci sta tanto male!-
Bianca non poté fare a meno di restare a fissarla per qualche momento a bocca aperta. Di sicuro non era del luogo. Eh no, molte cose lo indicavano: come prima cosa, la carnagione eccessivamente chiara. Anche il napoletano più cadaverico sarebbe stato più scuro di lei. Poi c’era l’accento: quello di sicuro non era napoletano. Non lasciava cadere le parole e non ne appesantiva nessuna: era certa che non fosse di Napoli, eppure non riusciva a individuare se la parlata le ricordava qualche altro dialetto.
Lo stesso cameriere che aveva servito Bianca servì anche la nuova arrivata, che sorrideva beatamente come se si trovasse dinanzi alla cosa più bella del mondo. Bianca pensò che aver incontrato una persona tanto stramba fosse di buon augurio per il suo esame di stato.
Una speranza.
Un auto convincimento.
Oh già, doveva essere un auto convincimento, perché di sicuro non poteva essere la realtà.
Bianca afferrò il bicchiere d’acqua che aveva davanti e se lo portò alle labbra. Aveva intenzione di berlo velocemente ed andare via,  quando la ragazza parlò di nuovo.

  • Mi scusi…?- disse, alzando il dito rivolta al cameriere.
  • Mi dica signorina- rispose quello, sorridendole.
La giovane fu imbarazzata dal suo sorriso come una bambina alla quale viene fatto un complimento, abbassò lo sguardo per un frazione di secondo e poi riprese dicendo:
  • E’ passato di qui per caso un principe?-
Il cameriere la guardò stralunato, Bianca evitò per un pelo di strozzarsi con l’acqua.
  • Come dice?-
Il giovane cameriere aveva un’espressione contesa tra il divertito e il perplesso.
  • Un principe- ripeté lei, e poi, scandendo le sillabe: - prin-ci-pe-
Bianca si diede un colpo sul petto e iniziò a tossire.
La ragazza e il cameriere la guardarono, Bianca avrebbe voluto dir loro che non si stava affogando, era solo un po’ d’acqua di traverso, ma non riusciva a parlare.
La ragazza le diede un leggerissimo colpetto sulla schiena e d’un tratto Bianca smise di tossire.

  • Stai bene, cara?- le domandò poi, dimenticando per un attimo la questione del principe.
Bianca arrossì.
  • Ehm, si, grazie- rispose in un sussurro.
La fanciulla le rivolse un altro sorriso e tornò a guardare il cameriere, che sembrava sempre più perplesso ad ogni momento che passava.
  • Allora?- chiese di nuovo la giovane.
  • Cosa?- chiese il giovane cameriere, fingendo di aver dimenticato la sua precedente domanda.
  • Le chiedevo del principe,- ripeté in assoluta tranquillità la ragazza, - se ha visto per caso un principe-
Bianca evitò di bere altra acqua, il cameriere trattenne una risata.
  • Principe ha detto?-
  • Già. Un principe. Non mi dica che non ne ha mai visto uno-
Il cameriere alzò le spalle.
  • Beh, solo in televisione, e di solito non c’è mai tanto da dire su di loro. Principe William, principe Henry… non molto utili alla società-
La giovane sembrava sconcertata.
  • Oh- sospirò, portandosi una mano alla bocca, - ma a parte la televisione, non ne ha visto uno qui dentro, vero?-
Il cameriere scosse la testa.
  • Credo che lei si stia sbagliando, signorina. Non ci sono principi da queste parti-
La ragazza scoppiò a ridere.
  • Oh, no, c’è n’è uno, glie lo posso garantire. E’ venuto in città con me. Solo che ora non so dove sia-
Il cameriere guardò Bianca quasi come per chiederle aiuto.
Bianca era sconvolta e divertita.

  • Beh, in questo caso mi dispiace, signorina, non so come aiutarla. Qui non se ne vedono di principi… ma se posso domandare, di quale paese è principe il vostro amico? Siete turisti a quanto ho capito. State visitando Napoli?-
La fanciulla sorrise imbarazzata.
  • Beh, si, diciamo anche che siamo dei turisti. E lui è beh… un principe, non c’è molto da dire. Viene da un paese molto lontano-
  • Medio- Oriente?-
  • Uhm, no-
  • Qualcuno dei paesi balcanici?-
  • Neanche-
  • Okay, ho capito. Segreto di Stato-
La ragazza rise di nuovo, ma non aggiunse altro.
Bianca stava per chiedere il conto, quando si rese conto che la ragazza si era voltata verso di lei e la stava fissando.

  • E tu, l’hai per caso visto?-
Bianca la guardò negli occhi senza comprendere se stesse davvero parlando con lei. Ma poi, ricordando che non c’erano altre persone nel bar, ne dedusse che era davvero lei la destinataria della domanda.
Arrossì, poi rise abbassando lo sguardo.

  • No, mi dispiace. Non ho mai visto un principe in vita mia-
La fanciulla inarcò le sopracciglia, sembrava dispiaciuta.
  • Davvero? Oh, mi dispiace molto-
Bianca non capì la sua delusione. Era dispiaciuta perché le aveva detto che non aveva mai visto un principe in vita sua, oppure semplicemente perché non aveva visto il suo di principe?
La ragazza sembrò assorta nei suoi pensieri, poi rise sotto i baffi.

  • Com’è strano che voi non abbiate mai visto un principe- commentò poi, passando gli occhi dal cameriere a Bianca.
  • A me sembra strano il contrario- commentò Bianca sotto voce, non riuscendo a resistere alla tentazione di rispondere.
Il cameriere si trattenne dal ridere, la fanciulla guardò Bianca con un sorriso sincero.
  • Oh, ma dovevo aspettarmelo. Da quanto ho capito, qui non sono di casa i principi-
Bianca annuì, il cameriere sorrise mentre osservava la giovane strana che dalla borsa estraeva uno stravagante borsellino fuxia e tirava fuori da esso alcune monetine.
Bianca si ricordò improvvisamente dell’esame di stato.

  • Posso avere il conto?- chiese poi, come rinsavita, mentre la ragazza ancora giocava con i soldi.
  • Ma certo- rispose il cameriere con prontezza.
Velocemente Bianca pagò la sua ordinazione e raccolse le sue cose.
  • Arrivederci!- salutò poi, rivolgendosi anche alla fanciulla che stava adesso riponendo nella borsa il portamonete.
  • Arrivederci!- salutò il cameriere con un gesto della mano.
  • Ciao cara, - rispose la ragazza alzando appena lo sguardo, - e in bocca al lupo!-
  • Crepi!-
Bianca sorrise e uscì dal bar venendo invasa dal caldo della strada.
Il sole brillava nel cielo e l’aria era pesante, ma se c’era qualcosa di ancora più pesante era la testa di Bianca.
Non aveva mai passato un quarto d’ora più insolito: aveva bevuto il caffè amaro, conosciuto una giovane folle e adesso andava a fare l’esame di stato come se niente fosse.
Stava quasi per convincersi che dopotutto niente di quanto era accaduto poteva ritenersi anormale quando le risuonarono nella mente le ultime parole della giovane.
In bocca al lupo!”
Il sangue le si gelò nelle vene e si fermò per un attimo.
Come faceva la ragazza a sapere del suo esame di stato?
No, evidentemente non lo sapeva. Non avrebbe potuto saperlo, non la conosceva, non l’aveva mai vista prima! Era stata forse assalita da una strana ansia-pre-esame riconoscibile da soggetti difficilmente classificabili? Questa era pura fantasia.
Sorrise, non sapendo neanche perché.
Era di nuovo convinta che tutto quell’accaduto sarebbe stato di buon auspicio.
  
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