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Autore: neme_    24/07/2011    9 recensioni
Una raccolta di one shot su Bleach che tratta dei pairing più disparati, dei generi più disparati, brevi e non. O almeno, ci provo. Unici fattori comuni: una vecchia radio e delle canzoni che accompagnano le storie che andrete a leggere. Buona lettura!
01. Complication - Tomorrow [GrimmIchi]
02. In un giorno di pioggia - Maybe, one day... [RenRuki]
03. Innocent sorrow - Please, explain [IchiRuki]
04. Hitori no yoru - I just wanna help you! [GrimmIchi]
05. Thank you for the venom - Hi, babe [GrimmNel]
06. Ho perso le parole - I can't do it [GrimmHime]
07. Head over feet - Happy birthday [IchiHime]
08. Nei giardini che nessuno sa - Sweet like this pink [ByaHisa]
09. She's a rebel - Your name is catchy [GrimmTatsu]
[raccolta][presenza di pairing etero e yaoi][song-fic]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Author's note; e rieccomi qua, gente! Sono tornata! È da un po' che non ci vediamo, eh? Mi sa più di una settimana... dannato blocco dello scrittore! L'estate mi fonde il cervello, anche se qui tira un'arietta fredda niente male. Oh, bè, bando alle ciance. Ecco una nuova one shot con un crack pairing coi fiocchi in ambito AU: GrimmTatsu. Eh? Cosa? La Neme è fusa? Bè, sì, quello si sapeva. Però ecco, coi crack pairing ci vado a braccetto, adoro Grimmjow, adoro Tatsuki, e grazie ai salotti al limite dell'assurdo -e dell'indecenza, coff coff- che faccio con le mitiche Angy e Megamiko, questo crack ha preso sempre più sostanza. Insomma, Grimmjow ha un carattere che è tutto fuorché calmo e razionale, e Tatsuki... non è da meno. Ecco, l'espada ha trovato pane per i proprio denti. E quindi niente, mi piacciono e leggendo con attenzione il testo della canzone dei Green day che ho scelto per questa one shot, mi sono convinta che sia una specie di “inno” della GrimmTatsu. Cioè, diciamo che la mia mente deviata ne ha fatto l'inno. È che vedete, l'ho trovata fin troppo azzeccata per loro due, vedete... no, vabbè, basta. Sto rompendo decisamente troppo con 'sti monologhi, poi vi stufate a leggere. Quindi vi lascio alla lettura. Spero che vi piaccia nonostante il pairing un po' “assurdo”! Ma i crack sono anche questo, d'altronde, ecco perché mi piacciono.
Questa one shot è un po' strana. È stato difficilissimo scriverla e sono stata incerta fino all'ultimo sul pubblicarla. Però ci tenevo a pubblicare qualcosa di scandalosamente crack... e dopo innumerevoli correzioni, ecco qua. Spero di aver fatto un buon lavoro. Inoltre è scritta dal punto di vista di Tatsuki, personaggio che mi piace molto, e ho voluto provare a immaginare come si senta lei ad essere apprezzata per il suo essere donna, nonostante il modo di fare da maschiaccio. Perché alla fine lei è una donna, è stupenda così com'è e non ha nulla da invidiare alle altre, anche se stende i ragazzi in un secondo, no? Ecco, così l'ho messa in una situazione un po' strana, un po' banale, un po' sconclusionata, un po' col finale che dice tutto e niente. Da un Grimmjow che, come al solito, fa un po' tanto il coglione. Ma che ci vogliamo fare, lui è così...
Leggendo il terzo volume, la scheda di Tatsuki, Kubo lascia detto che alla ragazza non piacciono gli ideogrammi del suo nome, così ho approfittato di questo particolare per esaltare la sua femminilità. Spero comunque che, nel complesso, la one shot vi piaccia, e non preoccupatevi, sono già al lavoro per i prossimi pairing! (mamma mia, che nota lunga...)

Ah, stavolta al posto della vecchia radio ci sono... lettori mp3, vecchi e nuovi. Dato che le scene in cui i due si incontrano sono in pieno movimento non ho potuto fare altrimenti, vogliate perdonarmi.

[GrimmTatsu] [AU] [Fluff] [Slices of life]




She's a rebel



Lei è una ribelle, lei è una santa,
lei è il sale della vita ed è pericolosa.
Lei è una ribelle, una vigilante,
l'anello mancante sull'orlo della distruzione.
Lei sta sognando quel che sto pensando,
è la madre di tutte le bombe che stanno per esplodere.
Lei è nei guai, come lo sono io,
è un doppio scherzo del destino di questa melodia.
[ She's a rebel – Green day ]



La sveglia non ha suonato e Tatsuki è mostruosamente in ritardo. Non ha tempo da sprecare per insultare qualcuno, né di darsi della cretina, pertanto si precipita fuori dal letto e fila a prepararsi. È una fortuna che le scuole impongano di indossare le divise scolastiche, così non deve stare ore a decidere cosa mettersi di prima mattina.

Già, anche se non si direbbe, Tatsuki è una ragazza. Non le piacciono le gonne, preferisce i pantaloncini corti, non pratica uno sport femminile come la danza o la ginnastica ritmica, fa karate da quando aveva quattro anni. Preferisce le sale giochi o i cinema ai ritrovi in un locale chic ed esclusivo, preferisce un taglio corto e spettinato a un'acconciatura graziosa come quella della sua migliore amica Orihime. Spesso la scambiano per un uomo. Ma Tatsuki la sua femminilità la vive a modo suo, non le importa di cosa ne pensino gli altri. E comunque ora è in ritardo, non può permettersi certi pensieri.

Il fisico ben allenato grazie al karate le permettono di correre freneticamente senza stancarsi dopo due minuti. Forse riesce a prendere il treno per un pelo. Con questa speranza Tatsuki aumenta la velocità, portandosi la borsa sulla spalla per non avere impacci. Si sistema le cuffie del suo lettore mp3, onde evitare fili penzolanti mentre corre a perdifiato. Svolta diverse curve, senza guardare in faccia nessuno. Proprio questa disattenzione la porta a scontrarsi con qualcuno.

« Ma sì, dai! Tanto mi va già abbastanza di merda! » pensa lei a denti stretti. Il suo compagno di sventura sembra anche più furioso, ha dato una bella botta al sedere e la sua borsa è caduta a terra, come quella di Tatsuki, e si è creata una gran confusione di quaderni e penne. E di lettori mp3. Si differenziano solo per il colore, quindi Tatsuki riesce a riconoscere il suo. Cazzo, nella caduta si è un po' graffiato. Anche se quello del tizio con cui si è scontrata non sembra stare tanto meglio. È addirittura imballato con lo scotch. Povero aggeggio, chissà quante gliene ha fatte passare. Anzi, è straordinario che funzioni ancora, dopo tutti quei graffi.

« E fa' più attenzione quando corri, ragazzina! » le urla contro. E certo, ora è colpa di Tatsuki, no? Tanto per cominciare poteva stare attento lui.

La studentessa si alza in piedi frettolosamente sibilando qualche parola di scuse, giusto per non sembrare maleducata, mentre all'altro non importa nulla delle cortesie. Raccoglie le sue cose e si sistema alla buona i capelli tinti di un azzurro cielo, passandoci una mano sopra.

« Come se non fossi già abbastanza in ritardo... cazzo! » ha una voce roca e possente, che ringhia al vento ogni imprecazione che gli passa per la testa.

« E ti lamenti tu? » dice Tatsuki, sentendosi punta sul vivo. « Grazie a te ho perso il treno! »

« “Grazie a te”?! Certo che hai una bella faccia tosta! Sbuchi dagli angoli come una furia e pretendi pure di avere ragione?! »

« Cos...?! guarda che anche tu correvi come un pazzo! »

« Scusami tanto se sono in ritardo! » grida con forza il ragazzo, sovrastandola con la sua corporatura robusta e ben più alta. A occhio e croce i due hanno circa trenta centimetri di differenza, ma a Tatsuki non gliene importa un fico secco. Ha steso gente ben più enorme di questo tizio, sa cavarsela benissimo.

« Anche io sono in ritardo, idiota! » con queste grida la ragazza gli dà una spinta, decidendo di chiudere lì una litigata che neanche i bambini dell'asilo si permettono più, facendole perdere inutilmente tempo.

L'altro la guarda furibondo. Nessuna si era mai sognata di trattarlo in quel modo. Adesso arrivava una mocciosa qualunque a spintonarlo e sgridarlo. Ha una voglia irrefrenabile di fermarla e farle una ramanzina di quelle che si ricordano per tutta la vita, ma vedendola allontanarsi di corsa si ricorda del perché di tanto trambusto. È in ritardo. Mostruosamente in ritardo.

Si volta, senza salutarla o insultarla, e riprende la sua strada, correndo a perdifiato e sperando di non dover mai più avere la sfortuna di fare un incontro ravvicinato come quello.

Anche Tatsuki lo spera vivamente. Col cavolo che si faceva mettere i piedi in testa da un uomo, lei, ci voleva ben altro. Riusciva a mettere k.o. Un energumeno come Oshima della sua classe, per non parlare di come sconfiggeva in un nanosecondo il suo amico d'infanzia Ichigo. Che pure lui quella mattina non aveva niente di meglio da fare che chiederle che fine avesse fatto, notando il suo ritardo di due ore.

« Chiudi il becco! » sbotta lei, sedendosi al proprio posto. « Non è giornata! »

« Ah, e quand'è giornata per te, scusa? » fa di rimando l'amico, inarcando un sopracciglio. Gli basta però uno sguardo più che eloquente da parte della ragazza per metterlo a tacere, offendersi e pensare ai fatti proprio.

Tatsuki certe volte è impossibile. Per un motivo o per un altro si ficca in un guaio dopo l'altro, spesso finendo coinvolta in qualche rissa. Che sia per difendere la sua migliore amica, o perché qualcuno la infastidisce con cose di poco conto, qualche graffio lo riceve sempre, ma ricambia con gli interessi. Per questo motivo a scuola la ritengono un maschiaccio, nonostante indossi l'uniforme femminile. Pensano che sia un demone, che non abbia nessuna grazia, che non sia una vera donna, senza curve né comportamenti meritevoli di una signorina. Tatsuki è stufa di queste dicerie, cerca di non dargli importanza ma è stufa. Lei è una donna. È diversa da Orihime, questo non lo mette in dubbio, ma è una ragazza. Anche a lei piace fare shopping, ogni tanto. Anche lei ha avuto le sue prime cotte per un ragazzo, anche lei è in grado di fare discorsi tipicamente femminili. Solo che sa farsi rispettare a suon di pugni, se necessario, e questo ai ragazzi non piace. Non vogliono competere con una donna, quindi la snobbano e la evitano.

O la prendono a insulti come il tipo con cui si è scontrata.

Ripensarci la innervosisce. Decide di andare al bar della scuola, comprarsi un succo di frutta e dimenticare l'accaduto. Ma c'è un imprevisto: non trova il portafogli. Lo aveva sicuramente portato, se lo ricorda benissimo, è la prima cosa che mette nella cartella. Ma non c'è.

« Non ditemelo, non ditemelo, non ditemelo... » è inutile ripeterselo, l'amara verità è che il portafogli non c'è. E lei sa anche dove si trovi. Quantomeno con chi.

« Dio, no... deve averlo preso per sbaglio nella confusione... e io come faccio? Non so niente di lui! Non so il suo nome, né che scuola frequenti... cazzo! Vediamo, pensiamo... l'uniforme della sua scuola mi è familiare, però... »

È decisamente una giornata no per Tatsuki. È arrivata in ritardo a scuola, ha litigato con un perfetto sconosciuto e ha perso il treno anche al ritorno perché, non avendo il portafogli, non ha neanche l'abbonamento del treno con sé. Non può andare neanche ad un distributore automatico, non ha neanche un centesimo. Unica consolazione il suo lettore mp3, che nonostante la caduta nello scontro funziona ancora a meraviglia, trasmettendole nelle orecchie la musica che preferisce.

Vuole solo mettersi a dormire e non pensare più a nulla.

Il caso però vuole che, se una giornata inizia male, deve finire altrettanto male, se non peggio. Ed è di fronte alla porta di casa che la ragazza si vede una sorpresa del tutto inaspettata e anche sgradita. C'è di nuovo quel ragazzo, anche lui sta ascoltando la musica con quell'aggeggio che sembra vecchissimo e superstite di migliaia di attentati ai suoi circuiti. Non appena si accorge di lei, gli fa un sorriso, come se non fosse arrabbiato con lei, spegne il lettore e lo ripone in borsa.

« Che cosa vuoi? » chiede lei con un tono a dir poco funereo. Quel tipo ha proprio sbagliato persona cui andare a rompere le scatole.

« Giornata nera? »

« Secondo te? »

« Tanto meglio. » è la risposta. Come “tanto meglio”? Vuole le botte, vuole morire, decisamente se le cerca, questo pensa Tatsuki. Eppure lui continua a sorridere, estrae qualcosa dalla tasca tutto contento e glielo porge. Il suo portafogli.

« Allora ce l'avevi tu! » esclama lei profondamente commossa.

« L'ho preso per sbaglio nella confusione. Solo che me ne sono accorto a scuola e non avevo idea di come ridartelo, così ci ho frugato dentro e ho visto la tua carta d'identità. Ho letto l'indirizzo e sono venuto qua, però non rispondeva nessuno, così ti ho aspettato. Per circa... » estrae dalla stessa tasca il cellulare, guardandolo di sfuggita. « … due ore. »

« Tu hai fatto... cosa?! » subito controlla ogni cosa, ogni tasca, ogni centimetro del suo portafogli.

Il ragazzo sbuffa, seriamente offeso, e incrocia le braccia. « Non ti ho rubato niente! Figurati se perdo tempo in queste cazzate. »

« Però il mio documento l'hai guardato volentieri, eh! »

« Se no come facevo a rintracciarti, genio?! Cazzo, che modo di ringraziare qualcuno che ti ha aspettata due ore per ridarti un portafogli! Che con quello che è successo stamattina, avevo tutte le ragioni per tenermelo! »

Tatsuki spalanca gli occhi, incredula di ciò che sta ascoltando. Ha una faccia tosta non indifferente. Ha una faccia da schiaffi.

« Ti ricordo che sei tu che mi sei venuto addosso! »

« Cosa?! E che interesse avrei ad andare addosso a una che evidentemente ha seri problemi di socializzazione?! »

« C-che cosa c'entra questo?! E poi tu non sei da meno! »

L'altro, al limite del nervosismo, l'afferra per le guance e gliele tira, con un sorriso sadico stampato in viso.

« Sto aspettando che tu mi ringrazi e che ti scusi per questo comportamento da isterica! Su, un bel sorriso! Ripeti dopo di me! G, r, a, z, i, e. »

La ragazza resta lì per lì interdetta. Le guance le fanno male, lui sta tirando decisamente troppo. E comunque, anche il solo fatto che si permette di toccarla non le va affatto giù. Porta la mano davanti al viso di lui e tenta di dargli uno schiaffo, ma il massimo che riesce a fare è spintonarlo via.

Quel gesto costringe il ragazzo a spalancare gli occhi, e vedendoli illuminati dal lampione, Tatsuki riesce a distinguerli bene. Sono dello stesso colore dei capelli, a detta della ragazza addirittura più accessi. Sono sottili e allungati. Non ha mai visto degli occhi del genere, stenta a credere che vendano lenti a contatto simili. Forse ha origini straniere.

Sono dei begli occhi, lo deve ammettere.

« Che razza di tipa... » mormora il ragazzo.

La ragazza ha cambiato espressione, ora sembra dispiaciuta. Ha un po'... sì, ha esagerato.

« Mi... mi dispiace... » dice a bassa voce, vergognandosi di sé stessa. « Non avrei dovuto colpirti in faccia... »

Lui la guarda di sottecchi. Da una parte vorrebbe risparmiarle quella madornale figura, ma la soddisfazione di vederla così mortificata è troppo stuzzicante per i suoi gusti. E lui alle tentazioni non riesce a resistere.

« E poi? » chiede con un tono falsamente severo, a braccia conserte. Si appoggia allo stipite della porta, come fosse casa sua.

« … e mi dispiace anche per stamattina. » continua lei, stavolta guardandolo in faccia.

« Mh. E poi? »

Tatsuki sospira. « E grazie mille per avermi restituito il portafogli... »

Sorride nuovamente lui, pienamente soddisfatto. Fa spallucce, ridacchiando. « Scuse accettate. È stato un piacere riportarti il portafogli. »

Quella frase sembrava una presa in giro. Ma Tatsuki non ha più voglia di discutere. È stanca, vorrebbe solo mangiare e dormire. Così si volta verso la porta e fa per inserire le chiavi nella toppa, quando si sente bloccare la mano. Si rende conto in quel momento che ha incontrato un ragazzo stranissimo, unico nel suo genere. Le afferra la mano e la sposta dalla maniglia, con noncuranza.

« Vuoi andare già via? » le chiede con lo stesso tono roco che le ha rivolto la mattina, solo che non grida, è bassa e sembra si stia sforzando di essere amichevole. Anche se a detta della ragazza è provocante. « Tanto mi sa che a casa tua adesso non c'è nessuno, no? E starai morendo di fame, immagino. Ti offro la cena. »

« Eh...? » la ragazza non crede alle proprie orecchie. Cosa credeva, che si metteva a uscire con un perfetto sconosciuto solo perché le aveva fatto una cortesia? Oltretutto indossava ancora la divisa e non aveva per niente voglia di cambiarsi o gironzolare da qualche altra parte.

« No, senti... sono stanca e voglio riposarmi. » cerca di essere più gentile possibile, ma lui taglia corto.

« Anche mangiare fa parte del riposo. Guarda che non sono un maniaco. »

« Ah, tanto se lo fossi ti stenderei in men che non si dica. »

Lui sghignazza davvero divertito. « Oh oooh, sei una ribelle, eh? Allora lo devo prendere come un sì? »

« Non puoi semplicemente prendere la frase “sono stanca” per quello che è, e cioè che sono davvero stanca? »

« Ma io la vedo per quello che è, e cioè che tu sei solo una ribelle che sta facendo la preziosa per non so quale motivo. »

« Tanto per cominciare non so nulla di te. »

Il ragazzo le porse la mano con fare risoluto. « Mi chiamo Grimmjow, frequento l'ultimo anno delle superiori e voglio offrirti da mangiare. Tu invece chi sei? »

« Non hai letto il mio nome sul documento? »

« Non so leggere gli ideogrammi. »

« … mi chiamo Tatsuki. »

« Tatsuki...? È un bel nome. Però sarebbe ancora più bello scritto in hiragana. »

La ragazza gli rivolge un'occhiata sorpresa. Pensava di essere l'unica a pensare una cosa del genere. In verità, gli ideogrammi del suo nome non le sono mai piaciuti, per cui scrive sempre il suo nome in hiragana. A parte sul documento, ma lì per forza di cose lo scrivono con gli ideogrammi.

Ecco, ora quel Grimmjow la guarda divertito, come se la sua reazione lo divertisse. Sembra che si aspettasse una faccia come quella di Tatsuki in quell'istante. E questo alla ragazza non piace. Odia quando qualcuno crede di conoscerla a fondo, specie uno che non sa leggere gli ideogrammi.

« Anch'io penso che sia più carino in hiragana. » dice alla fine, tornando a fissare la porta.

« Lo so. È più femminile. È molto più adatto a una ribelle come te. »

« La smetti di darmi della ribelle? Non mi conosci neanche! »

« Classica risposta da ribelle. » conclude lui con un sorriso eloquente. « E poi, non ti devi mica offendere. È un complimento. Non ce ne sono molte di donne divertenti come te. »

Tatsuki torna a fissare quel paio di occhi azzurri. Sono strani, ma davvero strani. La fissano come se volessero cacciarle fuori un “sì” con la forza. Cosa vogliano esattamente da lei non sa dirlo, ma l'espressione che hanno assunto nel formulare quell'ultima frase è fin troppo seria. È seriamente convinto di ciò che sta dicendo. E questo un po' la imbarazza, perché per la prima volta un ragazzo sembra apprezzarla come donna. Ecco, Tatsuki si sente donna al fianco di un uomo. È una sensazione strana. Tutta quella situazione è strana. Sente dei brividi lungo le braccia e la schiena, mentre Grimmjow rimane appoggiato allo stipite della porta, in attesa della risposta che vorrebbe sentire.

« Ehilà? C'è ancora qualcuno? »

« Eh? Ehm, sì... stavo pensando. »

« Sei un tipetto sensibile, anche se ribelle, eh. »

« Piantala. » dice la ragazza con una risata ironica. « E comunque accetto, voglio mangiare al Kentucky Fried Chicken. »

« Agli ordini, signorina. » le afferra il braccio e la trascina via, senza chiederle niente. È un ragazzo senza un briciolo di pudore, pensa Tatsuki, sorride sempre ed è davvero insolito come tipo.

Parlano di un sacco di cose, dalle più stupide alle più serie, parlano di sport, parlano di karate, parlano di risse, ma Grimmjow non manca mai di far risaltare la sua femminilità.

Non immaginavo che una ragazza gracile come te potesse stendere gli uomini a karate”, “Mai pensato di fare la modella? Perché hai un fisico niente male”. Ha un modo molto contorto -la ragazza direbbe sfacciato- di fare complimenti, ma a lei dopotutto non dispiace. Perché si sente donna. Quel tipo che fino a pochi minuti prima voleva vedere a terra dolorante per le botte si stava dimostrando insolitamente... piacevole.

Anche se certe battutine sul suo seno se le può tranquillamente risparmiare. Però dopotutto non è male. È un tipo intraprendente, sembra non volerle lasciare via di scampo.

Tant'è che le chiede. « Mi lasci il tuo numero? Però il nome scrivilo in hiragana, eh? »

   
 
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