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Autore: FraRose    25/07/2011    4 recensioni
Le vicende più assurde tra la coppia più bella di sempre: Damon Salvatore & Elena Gilbert.
Tratto dal 7° Capitolo:
“Bene. Vuoi sfidarmi, Stefan?”, ghignò Damon.
“Oh sì, Damon”, rispose malvagiamente Stefan.
Damon scoppiò in una risata maligna: “Lo sai che vincerò io. Perché io vinco sempre”
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. Siringhe & Punture

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[… continua dal 3° Capitolo “Giardinaggio”]

 

Elena si è appena lasciata con Stefan e ha intrapreso una relazione con il fratello cattivo Damon, allergico ai pollini. Elena vorrà porre fine a questa storia, soprattutto dopo essere stata costretta ad avvelenare tutte le piante da lei piantate nel giardino…

 

Damon e gli starnuti

 
Damon non si era mai ritrovato prima di quel giorno a pensare al perché avesse quella strana allergia ai pollini. Se ci si rifletteva bene, effettivamente, la sua malattia appariva alquanto strana per un vampiro.
“Tesoro, è normale. Perfettamente normale. Oggi le persone che soffrono di allergie sono sempre di più. Ma tranquillo: può passarti prima di quanto credi! Pensa, mia zia era allergica alle graminacee ma quando compì i cinquant’anni… pensa un po’? Zia Kate è guarita!” aveva detto allegramente Elena, la sua stramba quanto bella fidanzata.
Zia Kate era guarita… Damon partiva sempre con quel pensiero per rincuorarsi: dopotutto, anche lui sarebbe potuto guarire, no? Qual era la differenza tra Damon Salvatore e Kate Gilbert?
Arrivato a questo punto, Damon si ritrovava a sbuffare e a raschiare violentemente il terreno con il suo stivale di cuoio. Lui era un vampiro di centocinquanta anni! Ecco qual era la differenza!
Damon, quella mattina di Maggio, guardò il cielo azzurro cosparso di qualche nuvoletta. Il sole splendeva e Elena si stava abbrustolendo sotto di esso, su una sdraio a righe rosse e bianche nel bel mezzo del giardino.
Il prato era stato devastato dal veleno repellente che ci aveva spruzzato Elena, dopo ore di lavoro per farlo tornare rigoglioso. Al pensiero della fatica che aveva impiegato la sua ragazza per quel giardino, Damon si sentiva male. Avrebbe voluto scappare e tuffarsi nel fiume, sperando la sua testa colpisse una pietra abbastanza forte da annebbiargli la mente, così quando sarebbe finito su un paletto di legno il suo istinto di sopravvivenza non lo avrebbe indotto ad attutire la caduta.
Forse era per Elena che aveva davvero seriamente proposto di andare a farsi vaccinare?
La verità era che lui detestava i medici, le siringhe, le punture; qualsiasi cosa fosse pungente, lui la odiava. E non avrebbe permesso che una stupida innocente allergia lo convincesse ad affrontare le sue più remote e nascoste paure.
“Etciiiiiiiii” starnutì Damon, ripentendosi mentalmente che non era niente.
“Etciiiiiiiii”. Ancora una volta, Damon starnutì. Ed Elena scattò: “Che diavolo aspetti, amore?” chiese, sfogliando la sua rivista di giardinaggio. “Corri a farti vaccinare!”
Damon impallidì e cominciò ad esaminare un punto indefinito del muro esterno della pensione: “Avranno una lunga lista d’attesa… lasciamo prima chi ne ha davvero bisogno” tentò di convincerla il vampiro.
Damon sentì un qualcosa incastrarsi nel suo naso e cominciò a grugnire per farlo uscire. Percepì la preoccupazione di Elena, che si era voltata e aveva abbassato gli occhiali da sole per vedere più chiaramente cosa stava combinando il suo ragazzo. “Sul serio? Lasciamo chi ne ha davvero bisogno?” ripeté lei con tono scettico.
Damon continuava a starnutire e Elena perse la pazienza: si alzò dalla sua sdraio, lanciò la sua rivista dall’altra parte del giardino e, camminando a grandi falcate verso il suo ragazzo, sollevò una quantità abnorme di erba e polline, facendolo cominciare anche a tossire.
Elena imprecò tra l’erba ingiallita che le svolazzava attorno come tanti moscerini fastidiosi, scacciandola con le mani senza troppo successo. Un lungo filo color paglia le si infilò in una narice e la ragazza sbuffò fino a quando non lo vide cadere a terra.  
Damon, alla vista di Elena così imbufalita, scoppiò a ridere. Ma forse non avrebbe dovuto: Elena era dolce come uno zuccherino e smielata come l’eroina di un film romantico, ma quando la si faceva arrabbiare poteva diventare una pantera.
“Come osi ridere?” urlò minacciosa lei.
Damon non riusciva a togliersi quell’espressione divertita dalla faccia e tanto per peggiorare la situazione cominciò ad esibirsi in un’esilarante imitazione della sua bella fidanzata. Faceva degli strani suoni con il naso e digrignava i denti, imprecando come un dannato, e sputacchiava dalla rabbia. Elena, intanto, stringeva i pugni per evitare di saltargli addosso. Era consapevole che se lo avesse fatto, sarebbe stata un’autolesionista.
“Damon! Smettila!” strillava Elena, saltellando da un piede all’altro per la rabbia.
Il vampiro non intendeva proprio fermarsi: cominciò pure a zampettare tra il giardino, emettendo urla acute ogni volta che un granello di terra si incastrava da qualche parte nei suoi vestiti: “Oddio! Della terra! Come farò? Non va via! Oddio! Damon, che facciamo?” cinguettava meschinamente.
Poi si accorse che al posto di Elena c’era solamente uno spazio di terreno dove l’erba ingiallita era più schiacciata per il peso della persona che prima stava lì, e che ora era sparita.
Damon cominciò a sentire la tipica puzza che non porta nulla di buono. La voglia di fare il pagliaccio si era volatilizzata.
“Elena?” chiamò, girandosi su se stesso come se fosse l’agente 007.
Andò un po’ più avanti, poi parve ripensarci e tornò indietro. Aveva un tic che lo induceva a voltare la testa ogni secondo per controllare che Elena non arrivasse appena a una liana e gli saltasse sulle spalle in stile Tarzan. Il solo pensiero lo terrorizzava, anche se in un’altra situazione probabilmente lo avrebbe trovato inspiegabilmente eccitante.
“Elena?” provò di nuovo Damon. Ora capiva qual era la strana sensazione che gli era capitato di sentire descrivere da qualche umano che aveva erroneamente considerato paranoico: quando hai paura o temi un rumore, lo senti nelle tue orecchie rimbombare, facendoti credere che sia reale. Era una sensazione assolutamente schifosa, constatò Damon.
Continuava a voltarsi ininterrottamente, come se gli girasse attorno un’ape impazzita che voleva a tutti i costi pungerlo.
In un momento in cui non era voltato dietro, sentì delle mani toccargli le spalle con una presa decisamente familiare: “Amooooore!” sussurrò Elena.
Damon lanciò un grido di puro spavento e si voltò verso la ragazza con un salto degno da medaglia d’oro alle Olimpiadi e indietreggiò, cadendo di tanto in tanto e risollevandosi barcollante.
“Tu! Mi hai spaventato a morte!” balbettò Damon, in preda al puro terrore. Elena sorrise, divertita alla vista del suo indice accusatorio verso di lei, tutto tremante e per nulla intimidatorio.
Fece spallucce e cominciò a camminare intorno a Damon, che si sentiva come un agnellino che stava per venire sacrificato. “Vuoi davvero evitare il tuo bel vaccino?” ghignò minacciosa Elena.
Damon scosse la testa velocemente: “No. Mi farò vaccinare” disse lui, balbettando involontariamente.
Elena sorrise trionfante: “Giuralo” lo invitò sghignazzando.
Damon non fece nemmeno in tempo a pensare ai pro e ai contro, che la sua bocca si aprì e lasciò uscire un “sì” piuttosto incerto, ma nemmeno troppo intimorito.
La ragazza di tutta risposta si lasciò andare con un ululato sguaiato e corse verso casa per andare a prepararsi. Damon si sentì chiamare, così a malincuore e in preda alle visioni di siringhe appuntite, la seguì.

 

In auto verso l’Azienda per i Servizi Sanitari

 

Elena stava guidando e aveva abbassato al minimo il volume della radio; era una cosa che non faceva mai, soprattutto se una stazione trasmetteva la sua canzone del momento. Damon sospettava che in quel maledetto tragitto da casa all’ospedale, nemmeno la melodia più bella del mondo avrebbe distolto Elena dalla sua cantilena che lo costringeva a ripetere come un bambino.
“Damon! Cosa abbiamo detto?” ricominciò Elena per l’ennesima volta.
Il vampiro sbuffò di tutta risposta, il che fece infuriare Elena.
“No! Cavoli” sbraitò, sfogando la sua rabbia sul volante e schiacciando sul clacson con esagerata foga. Damon lanciò sorrisi di scusa agli autisti che avevano sollevato selvaggiamente (e giustamente) il dito medio.
Dopo essersi impegnato nelle scuse con sorrisi ammiccanti, Damon si rivolse alla sua ragazza: “Dico! Ma stai scherzando?! Non si può suonare il clacson in quella maniera… è semplicemente…” disse il vampiro, lasciando in sospeso la frase perché non aveva la più pallida idea di come definire “suonare il clacson in quella maniera”. Si rendeva conto di comportarsi nel modo più ipocrita possibile, visto che quella era il genere di cosa che un tempo si sarebbe divertito fare.
Elena sorrise meschina: “Com’è scusa, Damon?” domandò.
Damon si strofinava le mani sudate sui pantaloni neri: “Semplicemente… vergognoso” concluse infine.
Elena si lasciò andare in una risata divertita, come se fosse appena stata pronunciata la barzelletta più divertente del mondo: “Non hai nemmeno idea di cosa voglia dire quello che hai detto” gli fece notare tra le risate sguaiate. “Comunque” riprese, quando ebbe finito di sghignazzare, “prima non mi hai fatto finire il discorso. Dovevi ripetere quello che ho detto e non l’hai fatto” disse con un tono da rimprovero Elena.
Damon sbuffò: “Devo ammaliare la segretaria per farmi vaccinare ora” mugolò con tono depresso.
Elena sorrise trionfante: “Esatto, amore. Ancora, ripeti!” lo incoraggiò.
Damon si esibì in una performance costituita da cento battute tutte uguali fra loro, e venne “salvato” dall’arrivo all’ospedale.
“Bene. Sei stato bravo” si complimentò Elena, battendo le mani in un applauso entusiasta. “Ora andiamo” aggiunse, aprendo la portiera.
Damon scese dalla macchina a sua volta, ma prima di incamminarsi verso l’entrata la fermò prendendola per un braccio: “Ma tu non vuoi mai che io ammali la gente” osservò con rabbia.
La ragazza sorrise: “Lo so. Ma oggi è proprio necessario” spiegò rapidamente. “Dunque, cosa dovrai dire?” riprese a chiedere.
Damon rinunciò a combattere e rispose solamente: “Devo ammaliare la segretaria per farmi vaccinare ora”.
Elena sorrise trionfante: “Così si fa!” esclamò, tutta soddisfatta. E si incamminarono verso l’entrata dell’ospedale.

 

La segretaria ammaliata

 
Devo ammaliare la segretaria per farmi vaccinare ora” cominciò Damon, rivolgendosi alla donna minuta dai capelli neri corvini tagliati a caschetto con una frangia spelacchiata, che stava dietro a una grande scrivania in legno.
Lei lo guardò male: “Come scusi?” chiese educatamente.
Devo ammaliare la segretaria per farmi vaccinare ora” ripeté Damon, con più insistenza. Aveva ripetuto così tante volte quella dannata frase che si era convinto che facesse parte del copione. Pure Elena non si accorgeva di quello che stava accadendo; avevano ripetuto le stesse parole all’infinito fino a non capirne più il senso.
La segretaria si accigliò: “Temo di non capire” si scusò lei.
Elena cominciò a svegliarsi e tentò di salvare la situazione, mentre lanciava calci alle gambe muscolose di Damon. “Quello che il mio fidanzato voleva dire è che… beh, vede, abbiamo scoperto che ha una gravissima allergia ai pollini e non possiamo proprio aspettare quindi… beh, è urgente, insomma” spiegò impacciata.
Damon intanto non capiva cosa avesse fatto per meritarsi quel dolore ai polpacci: “Ma che diavolo combini, amore?” chiese stravolto. Elena fece qualche segno con gli occhi, ma il vampiro non li comprese fino a quando la sua ragazza non gli sussurrò: “Ammaliala”.
Damon annuì e procedette, mentre Elena controllava che non arrivasse nessuno a disturbare.
Dopo qualche secondo sentirono la voce della segretaria, improvvisamente sicura e professionale: “Allora, signori! Da questa parte potrete fare il vaccino. Seguitemi prego” disse allegramente.
Elena la seguì all’istante e Damon le raggiunse subito, accompagnato da un sorrisetto e un  sospiro: “Quanto mi mancava ammaliare la gente…”.

 

Panico, volo e puntura!

 

Damon era seduto su un lettino scomodo dell’ospedale e sudava freddo: “Farà male?” domandò con voce tremula.
Il dottor Lockwood (laureato con il massimo dei voti in medicina, trent’anni di esperienza e un aspetto ancora piuttosto giovane), che stava confabulando con Elena sommessamente, si voltò con un sorriso che probabilmente intendeva essere amichevole, ma che risultava a dir poco terrificante: “Signor Salvatore… siamo uomini, giusto? Non farà niente!” esclamò allegramente, per poi scoppiare in una risata fragorosa, lasciando intravedere i suoi denti gialli marci. Elena si unì a lui come se si conoscessero da anni e Damon accennò a una risatina nervosa, che si affievolì del tutto quando il dottore si avvicinò a una scatola di cartone e ne tirò fuori una siringa trasparente.
Damon la osservò con attenzione, notando che aveva delle tacche per segnare i millilitri. Poteva contenere decisamente troppo liquido. Venne scosso da un’ondata di tremarella al solo pensiero che quel sottile tubicino gli si conficcasse nella pelle e qualcosa gli entrasse in circolo…
“Bene, Damon” annunciò il medico. “Si comincia”. Al vampiro parve di vedere i suoi occhi neri lampeggiare, ansiosi di uccidere.
Il vampiro si lasciò sollevare passivamente la manica della camicia e attese.
Dopo un secondo fece un salto e cadde dal lettino: “Ahhhh mi ha toccato! Ahhhh mi ha toccato” urlò in preda al terrore.
Gli parve di nuovo che gli occhi del dottore lampeggiassero, come se fossero posseduti da Satana: “Mi stia lontano, mi stia lontano!” urlò Damon.
Il dottore sorrise: “Signor Salvatore… non esageri ora. Non sentirà nulla” lo rassicurò. Gli occhi continuavano ad illuminarsi di luce agghiacciante. Ora i suoi capelli bianchi erano sparati in aria, come se la voglia di uccidere li avesse posseduti. Lockwood si accovacciò al pavimento, proprio dove si trovava Damon, il quale era piegato su se stesso nel tentativo di proteggersi.
Quando vide la siringa avvicinarsi, scattò in alto e corse verso la finestra: “Noooooooooooooo!” ululò il vampiro, e si lanciò dal cornicione, scuotendo le gambe e le mani violentemente.
Il dottor Lockwood strabuzzò gli occhi, come se fosse stato tutto il tempo al buio e solo ora vedesse la luce: “Ma dov’è finito?” chiese, con evidente tono sbigottito e incredulo.
Elena alzò le spalle e guardò giù dalla finestra con leggerezza: “Starà bene” disse solamente. Diede un’occhiata al medico e aggiunse: “E lei? Si sente bene?”.
Lockwood cominciava ad assumere tonalità sempre più vicine al verde: “Non esattamente. Sono solo un po’ sconvolto…” la tranquillizzò lui.
Elena assunse un’espressione comprensiva: “Lo so. Probabilmente è perché non le è mai capitato in vita sua di ricevere un tale rifiuto da parte di un suo paziente. Ho una soluzione, allora: possiamo ancora prenderlo. Dobbiamo solamente…” lasciò la frase in sospeso.
Prese per mano il medico e lo trascinò giù nel vuoto, passando davanti alle finestre di tre piani di ospedale. Sentiva Lockwood gridare di terrore, mentre Elena reprimeva le urla per non morire di paura.
Quando toccarono terra, entrambi rotolarono sull’erba come due tappeti. Elena si alzò per prima, afferrò la siringa e corse a cercare Damon, lasciando Lockwood a vomitare e in preda alla nausea.  
“Damon! Amooooore! Sono io, non ti farò del male!” urlava come una pazza, svoltando a destra e poi improvvisamente a sinistra. Chi non sapeva cosa stava succedendo, l’avrebbe presa per pazza.
Elena si fermò, con il fiatone che le impediva di muovere un solo passo in più. “Damon, ti prego!” sussurrò sfinita, per poi accasciarsi accanto a un cespuglio piuttosto pungente, ma la ragazza non se ne curò. Era troppo stanca per badare alle spine che le punzecchiavano la pelle.
A distoglierla dai suoi pensieri ci fu uno starnuto, che proveniva proprio da dietro di lei. Si voltò di scatto e vide Damon, bellissimo come sempre e spaventato come un bambino. Aveva un sorriso angelico e tenero stampato sul volto.
“Scusami” mormorò, “ma io non… lo so che avevo promesso, anzi giurato, di farmi vaccinare. È solo che quel tipo mi incute timore” spiegò, fissandosi le mani sudate tutto il tempo in cui parlò.
Elena sorrise, intenerita da quel nuovo Damon: “Faccio io, ok?” propose incerta.
Vide Damon annuire lentamente e lei si avvicinò con la siringa, molto cautamente. Quel vampiro era proprio stupido: preferiva essere vaccinato da una che non sapeva neanche da che parte si cominciava, piuttosto che da un medico laureato e pieno di esperienza. Proprio non lo capiva…
Damon rimase fermo e guardò tutto il tempo il cielo: “Sappi solo che se morirò, io ti ho amata e ti amo e ti amerò per sempre, davvero, Elena…” dichiarò il vampiro.
Elena sbuffò: “Ho già fatto, Damon. Comunque ti amo anch’io”. Cominciò a mettere via la siringa e si alzò, tendendo una mano per aiutarlo ad alzarsi. “Andiamo?” suggerì.
Damon era ancora sconvolto: ma davvero quel liquido gli era entrato in circolo? Davvero qualcosa aveva bucato la sua pelle? Proprio non se n’era accorto. “Sì, andiamocene via subito” concordò.
“Non così in fretta!” esclamò una voce alle loro spalle. Damon e Elena si guardarono preoccupati per quello che questa volta avrebbero dovuto affrontare. Ormai avevano capito che la loro vita non poteva essere normale. 

 

[… Continua…]

 

 

 

 

Angolino della Matta Fra

 

Ehilà a tutte quante!
Sì, lo so. Sono in ritardo immenso… ma sapete. Beh, non so nemmeno io che scusa usare.
Prima di tutto passate a leggere questa nonsense: è stupenda. Scusate se comincio così, ma è davvero carinissima! Spero che vorrete lasciare una mini recensione anche lì, è scritta da una mia amica.
Ok, passando al capitolo… questo lo dedico senz’ombra di dubbio a laura the vampire slayer che, non so se ricorda, mi aveva suggerito in una sua recensione di scrivere di Damon e il vaccino. Ecco qui, spero di non averti delusa.
Un appello adesso: Marghiiiii! Dove sei finita? Ti prego, un messaggio! Solo per sapere che non sei morta!
Grazie mille ad AriaSolis che ha recensito per la prima volta. Grazie mille. Ti aspetto ancora.
Ovviamente grazie come sempre a GLObulesROUGE che c’è sempre. In ogni cosa che scrivo. Grazie.
E infine la cara _Ericuzza_ che amo tanto con le sue recensioni e la sua meravigliosa storia “Sposati”, che non manco di segnalarvi (soprattutto perché siete in questa mia pazza storia, perché se vi piace la mia pazza demenziale fanfic, adorerete la storia di Erica e della sua amica)! Eccola qui!
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo (anche se so che è difficile che un vampiro si faccia vaccinare per varie ragioni) e spero di tornare presto con un altro. Intanto vi segnalo anche altre mie storie:
I Feel You, una Delena romantica che sto per concludere (per chi la segue: presto il nuovo capitolo!)
Please Come Back, un crossover Twilight – TVD che spero di continuare ma sono a corto di ispirazione, anche causa calo immenso di recensioni. Evidentemente non sono stata perdonata per il ritardo… beh, forse avete anche ragione
J
Mi Manchi, un OS ispirata alla fine della II Stagione, un finale alternativo estremamente drammatico.
Ho in programma tante altre idee, ma prima devo finire le mie due long-fic, quindi ne passerà di tempo…
Grazie a chi segue questa storia e l’ha inserita tra le preferite, tra le seguite e tra le ricordate. Grazie soprattutto a chi recensisce e mi fa sapere il suo parere, ma anche a chi legge in silenzio. Vi amo.
Baci

Fra           

 

   
 
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