Aggiusta un po’ il cielo.
Afferrò il nodo della cravatta e tirò, con una smorfia stanca sul volto. Dopo averla allentata, si buttò a sedere a peso morto sul letto. Rimase qualche istante a fissare davanti a sé, con aria vuota. Non vedeva il letto del suo unico compagno di stanza, né la parete o i colori sgargianti del dormitorio. Era solo una patina confusa, come se qualcuno avesse deciso di sfumare un po’ tutti i contorni, riducendo le cose che aveva di fronte a sé a macchie colorate, ed avesse fatto un bel lavoro.
Deglutì, per cercare di mandare via il groviglio che aveva alla gola. Evidentemente non era a causa della cravatta troppo stretta, perché continuava a rimanere lì. Sbatté le ciglia. Si impiastricciarono di una robaccia viscida e appiccicaticcia, che gliele appesantì. Sentì il suo mento iniziare a tremare, quindi si afferrò la faccia tra le mani ed iniziò a singhiozzare in silenzio.
Gli sembrò che qualcuno appoggiasse un peso sul letto di fianco a lui.
« Ehi, tutto bene? Da quando ti sei seduto al nostro tavolo, dopo lo smistamento, hai una strana faccia. »
Un braccio gli circondò le spalle.
Non resistette più, ed abbracciò il ragazzo che si era seduto accanto con tutte le sue forze, spingendo il viso contro il suo petto. Non sapeva nemmeno chi fosse, ma non gli importava: aveva un bisogno urgente di essere consolato. O di un orsacchiotto. Emise un gemito soffocato, mordendosi il labbro per non lasciarsi sfuggire troppi versi. Passò qualche minuto così, tra gemiti soffocati e una mano chiara che passava tra soffici capelli castano-rossicci.
« D-dai. - riprese, con l’aria un po’ imbarazzata e goffa di chi non è abituato a troppe smancerie, ma ce la mette tutta per sembrare umano almeno quanto gli altri. – Io mi chiamo Scorpius. Scorpius Malfoy. »
Per tutta risposta, l’altro si staccò dal suo petto, e si strofinò il viso con la manica, riempiendola di moccio e lacrime. Scorpius lo trovò davvero tenero. « S-Scusa, - mormorò, con un tono soffocato e lieve. – Di solito non faccio così. – alzò il viso verso chi lo aveva appena salvato da una crisi isterica di pianto, e abbozzò un sorriso impacciato. Il cuore di Scorpius fece una capriola all’indietro: nessuno lo aveva mai guardato con quell’espressione. – Comunque, il mio nome è Albus Severus Potter, ma tu puoi chiamarmi Al. »