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Autore: SapphireLily    26/07/2011    3 recensioni
[SPOILER DI HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE: PARTE II]
Sentì dei passi alle sue spalle, ma non aveva la forza di voltarsi a scoprire l'identità dei nuovi arrivati.
-Buttatemi pure giù di nuovo, tanto non mi interessa più questa stupida guerra-.
Sentì che i passi si erano fermati, e chiuse gli occhi, aspettandosi uno Schiantesimo che lo avrebbe gettato nuovamente nel baratro.

[Scabior/Hermione]; Scabior centric
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Si svegliò con un mal di testa pressante, come se fosse andato a letto ubriaco.

Non aprì nemmeno gli occhi, temendo di trovarsi all'altro mondo; anche se in realtà, prima o poi avrebbe dovuto aprirli, oppure ci sarebbe finito davvero.

Sentiva uno strano silenzio, come se la battaglia si fosse fermata.

Pensò che era meglio aprire gli occhi subito, per scoprire se era davvero morto, ma lo fermavano la paura di scoprire che era proprio così e la strana pace dei sensi che lo permeava in quel silenzio.

Cercò di stringere i pugni, aspettandosi di afferrare una manciata di fili d'erba, o magari le lenzuola di un letto, se era svenuto da molto tempo e l'avevano portato all'ospedale.

Effettivamente, sentì la stoffa ruvida sotto le sue dita, e si accorse che era bagnata e appiccicosa.

Portò la mano davanti al viso e aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi al buio, con unicamente la luce della luna a illuminare le sue dita, ricoperte di quello che sembrava sangue.

Sospirò di sollievo al pensiero di non essersi pisciato addosso nel letto di qualche ospedale; ora doveva solo capire di chi era quel sangue, sperando non fosse suo.

Con un notevole sforzo, Scabior si mise seduto, capendo finalmente di essere su un corpo umano, che probabilmente gli aveva attutito la caduta.

La testa gli girava tutta, e toccandosela capì che doveva essersela ferita, ma almeno era ancora vivo.

Tastò con la mano sinistra, quella pulita, la veste, in cerca della bacchetta, ma doveva essergli scivolata di mano durante la caduta.

Capì che per scalare il burrone in cui era precipitato doveva trovarne una al più presto.

Trovò un fazzoletto, con cui si pulì la mano, e realizzò che la sciarpa che aveva trovato nel bosco, quella col suo odore, era macchiata di sangue.

Imprecò, poi cercò di alzarsi, ma era difficile, con tutti quei corpi intorno a lui.

Gattonò fino a quando le sue mani trovarono l'impugnatura di una bacchetta; anche se capì che non era la sua, si disse di non fare lo schizzinoso.

Intanto, su Hogwarts iniziava ad albeggiare.

 

Si era fermato un'eternità di tempo in cima a quel burrone, vicino alle macerie del ponte distrutto, a fissare le decine di corpi tra cui avrebbe dovuto esserci lui.

Accarezzò con una mano la sciarpa, pensieroso; era troppo stanco per qualsiasi azione, addirittura faceva quasi fatica a respirare.

Non gli importava più niente di tutto ciò che era successo prima della caduta.

Era come se con lui, fossero precipitati il suo odio, i suoi pregiudizi, la sua sete di soldi.

Per cosa aveva combattuto?

Guardando quei corpi senza vita, provava solo sollievo per essere sopravvissuto, non provava dispiacere per nessuno di loro.

Perchè aveva dato la caccia ai Mezzosangue?

Si sentiva solo, e si era reso improvvisamente conto che aveva condannato persone che sole non lo erano, che avevano una famiglia.

E per cosa, per la consistenza del loro sangue?

Il sangue è sangue qualunque sia la sua provenienza, e in quella guerra ne era già stato versato troppo.

Sentì dei passi alle sue spalle, ma non aveva la forza di voltarsi a scoprire l'identità dei nuovi arrivati.

-Buttatemi pure giù di nuovo, tanto non mi interessa più questa stupida guerra-.

Sentì che i passi si erano fermati, e chiuse gli occhi, aspettandosi uno Schiantesimo che lo avrebbe gettato nuovamente nel baratro.

Invece sentì un sospiro, e una voce di donna conosciuta che sussurrava:-Scabior?-.

Sussultò, e girò la testa verso Madama Chips, trovandola invecchiata dai tempi in cui lui frequentava Hogwarts; si rabbuiò quando pensò che la battaglia doveva averla sfinita.

-Poppy-riuscì solo a risponderle, con un sorriso storto.

La vide voltarsi verso due ragazzi alle sue spalle, e sussurrare loro di aiutarla a sollevarlo e a portarlo in infermeria.

Avrebbe voluto dire loro di lasciarlo solo a morire, che non gli importava più di vivere, quando vide che uno dei due ragazzi era lo stesso che lui aveva cercato di uccidere prima di cadere nell'esplosione del ponte.

Dal suo sguardo capì che anche lui l'aveva riconosciuto, ma che non gli importava, perchè la guerra era finita, erano tutti stanchi.

O forse perchè lui poteva perdonarlo.

Scabior invece era incapace di perdonarsi.

 

Madama Chips si era preoccupata di fasciargli la testa, togliergli la giacca sporca di sangue, e la sciarpa, ora appoggiata al suo fianco.

L'ala del castello vicino all'infermeria era diventata un unico grande ospedale, e diverse persone, giovani e adulti, si dedicavano alla cura dei feriti.

Lui invece rimaneva sdraiato a fissare il soffitto, come se non gli importasse più di nulla.

-Non sono esperta di danni cerebrali, ma credo che tu abbia solo una leggera ferita, quindi potresti alzarti e aiutare-.

Abbassò lo sguardo e incontrò quello della ragazza che lo guardava minaccioso da sotto una cascata di capelli.

Per un attimo sentì il suo odore, e il cuore gli sussultò; perse un altro battito, quando lei arrossì per il suo sguardo insistente.

Improvvisamente il peso della stanchezza gli cadde addosso, e gli sembrò di sentire i propri occhi bruciargli nel tentativo di lasciar andare le lacrime, ma le ricacciò indietro.

Non aveva mai pianto, Scabior, da quando la madre era morto quando lui aveva otto anni, e non lo avrebbe fatto ora.

-Non so fare nulla-rispose lui, riprendendo a fissare il soffitto-Sarei solo d'intralcio-.

Sentì un sospiro, e una mano che prendeva la sua, e si lasciò sollevare, ritrovandosi faccia a faccia con lei.

Sorrideva, la ragazza, un po' stanca, un po' sporca di terra e fango, ma sorrideva.

-Ho qualche possibilità di convincerti, visto che non mi hai chiamata sporca Mezzosangue e non mi hai detto che non mi aiuti perchè non ti interessa niente di quelli che rischiano di morire-.

Cercò di sorridere anche lui, ma era troppo stanco.

 

Veniva trascinato da una parte all'altra dell'infermeria, e ci provava ad aiutare, ci provava davvero, ma continuava a sentirsi d'intralcio.

-Cosa ci fai qui?-chiese improvvisamente la ragazza, sollevando lo sguardo verso di lui.

Scabior alzò un sopracciglio, confuso, e borbottò:-Mi ci hai portato tu, per non farmi riposare-.

Lei sbuffò, stringendo la benda del braccio del loro paziente, poi riprese:-Intendevo ad Hogwarts. Perchè non sei scappato come gli altri Mangiamorte-.

-Io non sono un Mangiamorte- mise le mani avanti lui-E comunque quando il ragazzo spilungone che aiuta Poppy ha fatto saltare in aria il ponte sono caduto nel burrone, ma mi sono svegliato qualche ora dopo. E non mi importava niente di andarmene, ma nemmeno di restare-.

Lei annuì, come se avesse capito quello che voleva dire, quando nemmeno lui lo sapeva, confuso com'era.

-Mi dispiace per...-iniziò, ma lei lo zittì con un cenno del capo; non voleva le sue scuse per aver consegnato lei e i suoi amici nelle mani dei Mangiamorte.

La guerra era finita, e forse era il momento per rivedere le proprie idee, per perdonare e per essere perdonati.

Cosa avrebbe fatto non lo sapeva nemmeno lui, ma l'impegno che ci metteva la ragazza nel aiutare lo faceva sperare in un futuro migliore.

 

-Mi lascerete andare così, senza far niente?-.

Lei sollevò lo sguardo verso di lui, e Scabior notò che alcune lacrime stavano ripulendo la faccia della ragazza dallo sporco e del sangue.

Abbassarono entrambi gli occhi sulla ragazza che stavano medicando, la ragazza col volto sfigurato da Fenrir Greyback; solo ora Scabior si rendeva conto dell'orrore che aveva provocato l'odio per persone che nemmeno si conoscevano.

Voleva rinchiudersi da solo ad Azkaban, lo voleva intensamente.

-Perchè non dovremmo?-chiese la ragazza, accarezzando il volto di quella che doveva essere stata una sua compagna di scuola.

-Perchè sono una persona orribile-rispose lui, con la voce che gli tremava -Perchè ho condannato a morte decine di persone con la mia sete di soldi-.

Lei sembrò pensarci su, l'espressione concentrata su ricordi lontani, poi sospirò:-Le persone cambiano. Ci sono persone che... hanno fatto degli errori. Errori immensi, certo, ma si sono pentite. Siamo esseri umani, e tu sei abbastanza giovane e abbastanza dispiaciuto da poter cambiare. E oserei dire anche molto velocemente-.

Scabior sollevò lo sguardo verso di lei, e vide che anche lei lo stava guardando, sorridendo stancamente.

Avrebbe voluto baciarla con slancio, ma lei era una creatura pura, e lui era sporco del sangue di decine di persone.

Non si sarebbe mai permesso di macchiarle l'anima con le sue colpe.

Si sentiva anche in colpa per quel battito di cuore veloce che ora non lo faceva respirare.

 

 

 

Dovevo scrivere ancora su Scabior, è la migliore idea che Yates abbia avuto nel trasporre gli ultimi film sul grande schermo.

Adoro la Scabior/Hermione; perchè la ragazza, per chi non l'avesse capito, è Hermione, ma essendo che il racconto è dal punto di vista di Scabior, e lui non conosce il suo nome, l'ho chiamata sempre “la ragazza”.

Spero che se vi è piaciuta recensiate. :) 

  
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