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Autore: Melisanna    28/03/2006    13 recensioni
Kandrakar sta andando in rovina e l'Oracolo giace morente. Mentre le Witch devono difendersi dalle aggressioni inaspettate di sei sconosciuti guerrieri, un mondo lontano cerca di arrestare la sua inevitabile decadenza. E' tutto collegato? E come? La spiegazione dell'Oracolo è semplice, ma sarà quella vera? Un mistero da risolvere e una guerra da combattere, mentre le cinque ragazze abbandonano l'adolescenza e entrano nell'età adulta attraverso dubbi e turbamenti.
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Will stava fuggendo. Qualcosa la inseguiva. Non sapeva bene cosa o chi era, però avvertiva la sua presenza, era sempre là, dietro l’ultimo angolo che aveva voltato. Corse disperatamente, ma il suo inseguitore non le lasciava scampo. I vicoli della città, vuoti e bui, si susseguivano uno dopo l’altro, i suoi passi rimbombavano nel silenzio. Il fiato cominciava a mancarle, i polmoni invocavano disperatamente aria e il suo cuore batteva troppo, troppo rapidamente. Dietro di lei il respiro del suo inseguitore, invece, era sempre, lo stesso, profondo e ferino, ritmico e riposato. Si stava avvicinando, I suoi passi risuonavano sempre più forte. Una mano sconosciuta le sfiorò un lembo della maglietta. Will gridò, invocando aiuto.
Si svegliò nel suo letto caldo, i capelli rossi mandidi di sudore e gli occhi spalancati. Il cuore le batteva furiosamente nel petto e, nello svegliarsi di soprassalto, si era alzata a sedere. Si guardò intorno, ancora in preda al panico dopo l’incubo appena vissuto. Si sfiorò la fronte con la mano e affondò il volto nel palmo.
“Che sciocca che sono.” Mormorò “Era solo un incubo.”
“Will, attenta, dietro di te!” La sveglia gridò, con voce metallica e acuta. La ragazza reagì di istinto, prima di capire cosa stava succedendo, gettandosi di lato e cadendo dal letto in un cumulo confuso di coperte. Dalle ombre dietro al letto, emerse un’alta figura, le braccia ancora tese davanti a sé, alla cui presa, Will era sfuggita per un soffio. Will rotolò ancora di lato, tentando di liberarsi dalle lenzuola, in preda al panico. Si sentiva come se il suo incubo le fosse piombato addosso, ancora più spaventoso, dopo quel breve sollievo. Il suo aggressore si gettò di nuovo su di lei. Chi era quell'uomo, chi era? Cosa voleva da lei? Da dove era arrivato? Will indietreggiò alla cieca. La sua schiena urtò contro un ostacolo. Will cercò disperatamente di scansarlo, mentre l'ombra scura si chinava su di lei. La lampada sul comodino si accese da sola. Un fascio di luce colpì il nuovo arrivato negli occhi ed egli, preso alla sprovvista, arretrò, coprendosi gli occhi con le mani. Will riuscì a vederlo per una frazione di secondo: un giovane dai lunghi capelli neri, stretto da una imponente armatura scura e avvolto da fluide vesti di velluto. Poi l’apparizione svanì.
La porta della stanza di Will si spalancò, un fasciò di calda luce gialla si riversò su di lei, mentre sua madre irrompeva nella stanza.
“Wiil, Will! Tutto bene? Hai gridato e poi ho sentito quel botto…” Si arrestò di colpo, vedendo la figlia distesa sul pavimento, mentre una buffa smorfia divertita le appariva sul viso. “Non ci credo, sei caduta dal letto! Era da quando avevi otto anni che non succedeva. Dai, tirati su, ti do una mano a rifare il letto.”
Will annuì, il respiro che si placava e afferrò grata la mano che la madre le stava porgendo. Rifecero il letto insieme, la madre troppo assonnata per parlare ancora, la figlia ancora troppo spaventata. Da dove veniva quel giovane? Chi era? Cosa voleva da lei? Il volto cupo, di cui non aveva avuto più che un impressione, continuava ad aleggiarle di fronte al viso. Doveva parlare con le altre, il prima possibile. Susan diede un bacio veloce sulla fronte di Will.
“Buonanotte dolce” mormorò “Dormi bene.”
“’Notte mamma” rispose Will, mentre la madre spengeva la luce e tornava a letto.
La ragazza fece per infilarsi a sua volta sotto le coperte. Avrebbe fatto bene a stare vigile per la notte, domattina avrebbe parlato con le altre. In fondo, forse, era stato tutto un sogno. La voce di Taranee la raggiunse improvvisamente. “Will, Will” chiamava urgentemente “Aiuto, aiuto! Sono stata attaccata!”
Will si guardò un attimo intorno sorpresa, prima di ricordarsi dei poteri telepatici dell’amica. Poi socchiuse gli occhi concentrandosi e Taranee apparve, ansimante e rabbiosa di fronte a lei. Will l'afferrò per le spalle "Stai bene? Sei ferita!"
"Non c'è tempo per questo! Anche le altre potrennero essere in pericolo… Presto richiamale!”

Taranee stava studiando. Era tardi, molto tardi. Ma la mattina seguente la aspettava un'interrogazione e non era sicura di sentirsi preparata. Si sfregò gli occhi per, probabilmente, la millesima volta, sfilandosi gli occhiali con la sinistra, poi sospirò stancamente e tentò di concentrarsi di nuovo sul libro di fisica.
Il dolore la colpì, improvviso e inaspettato, una morsa di fuoco intorno al collo, che le spezzava il fiato e le fiaccava le carni. Le mani di Taranee corsero istitivamente alla gola, cercando di liberarsi dalla presa. Ma la corda metallica era avvolta intorno al suo collo sottile troppo strettamente, perchè Taranee riuscisse ad afferrarla. La ragazza si contorse disperatamente, annaspando. Il suo aggressore, silenzioso e determinato, non allentò, neanche per un secondo, la presa, stringendo con sempre maggior forza. Taranee fu colta dal terrore, tese le braccia all'indietro, riuscendo ad afferrare la corda della garotta. Evocò il suo potere e, in un istante, il fuoco divampò. Un voce femminile si lasciò sfuggire un urlo di rabbia, mentre Taranee si liberava. La ragazza cadde in avanti, sulla scrivania, prossima all'incoscienza, mentre la garotta bruciava. Ma la rabbia di essere stata sorpresa era tale, che riuscì a trovare le forze per voltarsi e fronteggiare il suo assalitore, anzi la sua assalitrice. La donna dimostrava una trentina d'anni, aveva la pelle scura e lunghi capelli ramati, raccolti in traccine. Un'armatura in cuoio borchiato le proteggeva il busto e portava un'impressionante varietà di armi: a parte la garotta, di cui aveva ancora in mano l'impugnatura, Taranee ebbe il tempo di vedere una corta lancia sulle spalle, una tozza spada al fianco, pugnali da lancio su una fascia a tracolla e altri due più lunghi legati alle cosce. La ragazza la squadrò con furia, gli occhi fiammeggianti, come osava quella.. quella ... troia! Attaccarla in casa sua, alle spalle! Le si scagliò contro, globi di fuoco nelle mani. Non avrebbe fatto il comodo suo! La donna fu colta di sorpresa dalla furia dell'attacco di Taranee, ma riuscì a difendersi egregiamente. Non riusciva a contrattaccare, ma, per quanto la ragazza l'attaccasse con tutta la sua energia, non riusciva ad infrangere le sue difese. Il fuoco scivolava dalla sua pelle ramata e lei lo deviava a mani nude. Non poteva continuare così, un combattimento magico nello studio di sua madre, non era esattamente auspicabile... Certo, le bruciava, ma forse era meglio, per quella volta, solo per quella, battere in ritirata. Taranee invocò l'aiuto di Will.

Irma si immerse di nuovo nell'acqua con un sospiro di soddisfazione. Era meraviglioso, veramente meraviglioso. Un bagno caldo prima di andare a letto era esattamente quello che ci voleva, dopo una dura giornata a base di studio e pettegolezzi con le amiche. E nessuno sarebbe venuto a bussarle maleducatamente, urlando di sbrigarsi: il resto della famiglia era sotto le coperte già da un po'. Ma lei era appena tornata dal Neverwhere Pub, dove l'aveva accompagnata quello schianto di Mark. Irma si concesse cinque minuti di deliziose fantasticherie sul sedere del ragazzo. Mark era proprio bello, ma proprio bello bello. Un po' allampanato, magari, e magari aveva il naso un po' troppo a becco e quel modo strano di parlare, ma era proprio bello in fondo. Un po' noioso magari, ma proprio bello... forse... Oh insomma. Avrebbe fatto meglio a uscire subito, prima di convincersi che, in fondo, Mark non le piaceva poi un gran che. Uscì dalla vasca con decisione e si avvolse nel suo fantastico, morbidissimo, profumatissimo accappatoio azzurro. Adorava quell'accappatoio. Scrutò lo specchio. Aveva i capelli tirati indietro dalla fascia rosa e grondava acqua. Si squadrò criticamente, volgendo il capo da una parte e dall'altra. Era forse un bollicino quello che stava facendo capolino sul lato del naso? Avvicinò il volto allo specchio per controllare. Quanti punti neri! Accidenti! Avrebbe dovuto farsi prestare da Cornelia quella sua lozione... però quella faceva tante di quella storie. Una risatina divertita interruppe quell'occupazione. Irma si girò di scatto.
Un curioso ragazzo stava seduto sul bordo della vasca e sogghignava beffardo. Indossava, Irma non riuscì a impedirsi di arrossire, solo pochi stracci. In compenso era adorno di una raguardevole quantità di pendenti di sassi, conchiglie e coralli, tenuti insieme rozzamente da spaghi. Il ragazzo non doveva avere molto più di lei, era molto magro, con un viso strafottente e i capelli biondi e perfettamente lisci, divisi in cinque codini trattenuti da perle di legno.
Irma si portò le mani sui fianchi, ma guarda te quel bellimbusto, entrava così in casa sua e le faceva quasi prendere un colpo. E rideva pure!
"Certo che se volevi un appuntamento bastava chiedere, ti mettevo in lista, fra un paio di mesi dovrei avere un pomeriggio libero. Entrare furtivamente in casa di un poliziotto è un po' troppo anche per vedere le mie belle gambe!"
Il ragazzo ghignò con ancor maggiore divertimento. "Per le tue gambe non muoverei un passo, ma per i tuoi poteri... per quelli andrei in capo al mondo." Schioccò pigramente le dita della mano destra e, ehi! Irma spalancò gliocchi con indignazione. L'acqua della vasca si divise in tentacoli serpentiformi che le si scagliarono addosso. Quello lo faceva lei! Irma indicò verso il basso con un gesto imperioso, come per dire a un cane di sedersi e i tentacoli cambiarono traiettoria, ma per poco. Il giovane li diresse di nuovo verso di lei e lei deviò di nuovo. Cominciarono a contendersi il controllo dell'elemento con crescente dispetto.
"Lascia stare, lascia stare!" Sbraitò Irma "Come ti permetti! Sono io la Witch dell'acqua! la plendida sirena di Eth..." La fanciulla sparì nel nulla. L'acqua si rovesciò, improvvisamente libera, sull'altro contendente e sul pavimento piastrellato del bagno.

Hay Lin si trascinò su per le scale a testa china. Le avevano fatto fare turno doppio al ristorante. Non che non fosse contenta che la sua famiglia avesse tanti clienti, però non si reggeva più in piedi. Si lavò i denti come uno zombie e si infilò il pigiama a occhi chiusi. Sollevò un lembo del lenzuolo con gioia e improvvisamente un turbine di vento la scaraventò contro il soffitto. Cosa stava succedendo? Forse aveva perso il controllo dei suoi poteri per il sonno. Cercò di voltarsi in aria. Ecco cosa dovevano sentire le vittime del suo potere. Su piccolo sono io! Io, Hay Lin. Il vento le lasciò un pò di libertà, ma c'era una forza che le stava opponendo una strenua resistenza. Hay Lin, sempre più confusa, si guardò in torno, mentre tentava di concentrarsi sul suo elemento. Dall'angolo della stanza ,sbucò un ragazzino, magro, anzi magrissimo, con un volto da folletto e grandi occhi a mandorla, indossava una sorta di kimono nero e stringeva le labbra, sforzandosi di non perdere il controllo del vento. Hay Lin spalancò gli occhi, ancora più confusa di prima e si contorse in aria. Dall'altro capo della stanza, emerse un'altra snella figuretta, così simile alla prima da non lasciar dubbi sulla loro parentela.
"Arrendeti! Arrenditi!" Le intimò con voce acuta e capricciosa "Possiamo batterti quando vogliamo Zeph e io! Il vento è nostro! Nostro!"
Ma come si permetteva quella bambina antipatica! Hay Lin le spedì contro una folata di vento con tutte le sue forze e la ragazzina si ritovò a sedere per terra con gli occhi spalancati.
"Come... come hai fatto! Tu non puoi..."
Dall'altro capo della stanza si levò una risata argentina. "Ahahaha Ire... ti ahaha.... ti ha preso in pieno! Ahahaha ti sei fatta fregare come una scema ahahah"
Hay Lin sentì il vento allentare la sua presa su di lei e riatterò con leggerezza.
Ire mise su un broncio irato. "Come ti permetti... tu... tu... incapace!" Inveì contro il gemello. "Avresti dovuto trattenerla! E' colpa tua!"
Cosa doveva fare? Que due la stavano ignorando completamente! Hay Lin aprì la bocca per dire qualcosa, mentre Zeph smetteva di ridere giusto il tempo necessario per rispondere a tono alla sorella. "Ehm scusate..." cominciò e... svanì nel nulla. Zeph e Ire guardarono il punto dove era sparita e bocca aperta.
"E' stata tutta colpa tua! Perchè doveva capitarmi un fratello così incapace!"
"Ma se sei tu che ti sei distratta! Sei proprio una serpe!"
"Sgorbio!"
"Serpe!"

Cornelia dormiva pacificamente nel suo soffice letto. I biondi capelli sparsi sul cuscino, il gatto comodamente acciambellato contro il petto. Stava facendo un sogno splendido, uno di quelli che non sai esattamente di cosa parlano, ma dove tutto è pervaso di lieve odore di arance e i colori sono caldi e pastello. Un sorriso lieto aleggiava sulle labbra rosate.
Il risveglio non fu altrettanto piacevole.
Una mano forte le strinse senza troppi complimenti i polsi delicato, sollevandola in aria. Cornelia spalancò gli occhi, subito lucida, come un gatto. Napoleone, brutalmente scaraventato dal letto, miagolava energicamente. Di fronte a lei stava un uomo alto e massiccio, dal volto maturo, ma attraente. Il suo rapitore rispose al suo sguardo furibondo con un'occhiata carica di dolce tristezza.
"Mi spiace bambina, non meritavi tutto questo. E' una triste sorte la tua" Dal suo braccio sinistro si dipartirono funi di piante rampicanti che cominciarono ad avvolgersi intorno a Cornelia.
Non si sarebbe fatta catturare così! Non lei! Cornelia provò a controllare le piante, ma una forza estranea le sottraeva al suo controllo. Allora, senza riflettere, contrasse gli addominali e colpì il suo aggressore con entrambi i piedi nudi. Pieno sul naso. L'uomo preso di sorpresa la lasciò andare. Bene! Bene così! Adesso gliela avrebbe fatta vedere lei! Cornelia raccolse il suo potere caricando le braccia all'indietro, i capelli biondi che frustavano l'aria dietro a lei, sospinti dall'energia che ella emanava... e si dissolse nell'aria limpida.
L'uomo rimase a fissare per un momento il punto dove si trovava, negli occhi, un misto di malinconia e sollievo.

  
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