Premessa
Ok,
so che il titolo vi avrà fatto fare dei viaggioni immensi,
ma il rating è giallo!!!! Niente maniaci! XD Kitsu-nee =3
Questo è l'ultimo capitolo! Spero che ti piacerà
^^ Un ringraziamento a Okami-nee, Niki 96 e _histerya_ che hanno
recensito anche questo special ^-^
Buona Lettura!! ^^
Capitolo
4 - Rosso Rubino
Sentì la porta aprirsi
sotto il peso della sua schiena. I suoi stivaletti batterono sul
parquet
dell’ingresso mentre indietreggiava, delicatamente spinta dal
bacio di Ruby.
Sentire la lingua dell’uomo accarezzare la sua era
impagabile. Il suo tocco era
gentile ma deciso. Ed era così paradisiaco che non lo
lasciava nemmeno per
fargli riprendere fiato.
L’Antico chiuse la porta
rossa della casa con un piede mentre Anra gli passava le mani tra i
capelli della
nuca. Non lo sapeva nemmeno lui quello che stava facendo. Sapeva solo
che aveva
amato quella donna dal primo momento che l’aveva vista e che
ora la stava
finalmente baciando. Le sue mani scivolarono delicate sui suoi fianchi
fino a
quando non raggiunsero le morbide natiche. Lei
accavallò una gamba sulla vita dell’uomo, che la
sorresse prontamente con una
mano.
“Mi stai tentando o
cosa...” mormorò Ruby mentre le carezzava la
coscia.
Lei aveva il fiato corto.
“Potrei dirti la stessa cosa,” riuscì
però a replicare.
“Tu mi hai stuzzicato per
prima,” continuò lui cominciando a baciarle il
collo.
Il suo cuore prese a
battere così forte che ebbe paura di morire
d’infarto. “Ma tu parli sempre così
tanto?” disse prendendolo per la nuca e tornando a baciarlo
sulla bocca.
Tra un bacio e l’altro,
sussurrandosi parole dolci a vicenda, raggiunsero la camera da letto.
Ruby vide
l’enorme letto matrimoniale e si bloccò fissandolo
allarmato. Anra notò la sua
reazione ridacchiò mentre gli slacciava la cinghia che
assicurava la Falce alla
sua schiena. “Non c’è nessun altro.
É solo che mi piace stare comoda.”
“Ah beh, allora,” disse
lui gettandola sopra il materasso. Lei rise divertita ma fu di nuovo
zittita
dalla lingua dell’Antico che entrò quasi con
prepotenza nella sua bocca. Le
tolse velocemente la felpa ed infilò una mano sotto la sua
maglietta mentre con
l’altra le slacciava i pantaloni.
***
Un fastidioso raggio di
sole venne a bussare alle sue palpebre chiuse. Dischiuse gli occhi e li
strizzò
un paio di volte per mettere a fuoco. Vide le lenzuola bianche del suo
letto
stropicciate e disfatte sul materasso. Poi avvertì un
tiepido e leggero respiro
soffiare sulle sue spalle e qualcosa di caldo era poggiato sul suo
fianco. Si
voltò molto lentamente finchè non si
ritrovò di fronte il volto di Ruby disteso
nel sonno.
Lo studiò con un
sorrisetto. I suoi lineamenti erano così perfetti ed
armoniosi. Le carnose
labbra rosa pallido erano appena dischiuse. Notò che sulla
tempia destra c’era
una sottile linea più chiara rispetto al colore della pelle.
Una cicatrice.
Passò delicata e leggera, come se stesse toccando il fiore
più raro sulla Terra,
la punta delle dita lungo il profilo della sua mascella.
Sentì la sottile
barba, pungente e ruvida, che stava cominciando a ricrescergli sul
mento e
sulle guance. Lui contrasse per un istante le sopracciglia nel sonno
quando
avvertì il suo tocco. Anra si avvicinò e gli
rubò un piccolo bacio a fior di
labbra, che fu immediatamente corrisposto.
Quando si allontanò da
lui, si ritrovò a guardare due iridi color ametista.
“Buon giorno maniaco,” lo
salutò ridacchiando.
Ruby chiuse gli occhi e
sospirò, respirando il profumo della ragazza.
“Buon giorno Kitsune-chan.”
Lei lo guardò perplessa.
“Kitsune?”
“Sì. Hai i capelli rossi,
come una volpe, quindi Kistune-chan.” Si avvicinò
ad Anra e le diede un bacio
sulla fronte mentre la stingeva a sé. “La mia
Kitsune-chan,” le sussurrò con dolcezza
ad un orecchio.
Si sentì arrossire, ma
per qualche strana ragione non riusciva a smettere di ridacchiare.
“Sai, questa
è stata la notte migliore della mia vita,” gli
disse passando le mani sul suo
petto muscoloso.
“Anche per me... In più
di duemilacinquecento anni non avevo mai incontrato una donna birichina
come
te.” Prese a carezzarle delicatamente l’interno
coscia. Un tocco leggero come
quello di una farfalla.
I tratti del volto di
Anra s’irrigidirono istantaneamente. “Quante donne
hai conosciuto esattamente?”
chiese gelosa all’inverosimile.
L’Antico rise. “Una sola,
tantissimo tempo fa, ma è morta. L’ha uccisa la
Marina, ricordi?”
La ragazza si pentì di
quello che aveva detto. Solo in quel momento si rendeva conto di quanto
quel
semisconosciuto si portava dentro.
“E tu sei identica a
lei,” disse poi poggiandole una mano sulla guancia mentre
faceva saettare gli
occhi su e giù per il suo volto. Poi si avvicinò
a lei e le diede un altro
bacio. “Ti amo, Kistune-chan,” mormorò.
“Ti amo anch’io,
Ruby,”
replicò lei raggomitolandosi contro il suo petto. Lui la
circondò con le
braccia possenti e stettero, così, immobili, per
chissà quanto. Solo il battito
cardiaco dell’uomo e le sue carezze gentili sulla spalla. Il
cigolare delle
persiane che venivano aperte, il fracasso di un carretto che passava
sui san
pietrini. Il rumore della città che si svegliava.
“Dimmi qualcos’altro di
te,” esordì ad un certo punto Anra. Si
accomodò tra i cuscini per guardarlo
meglio.
Lui si girò a pancia in
su e lei poggiò la testa sopra il suo petto, le spalle
sempre circondate dal
braccio dell’uomo. “Questo è il mio
potere,” disse alzando le mani di fronte a
loro. Le chiuse e quando le riaprì tenevano un piccolo cigno
fatto di puro
diamante. Le voltò ed il cigno sparì lasciando il
posto ad un delfino di
zaffiro.
Anra osservava i fluidi
movimenti delle sue mani e gli animaletti rapita come una bambina di
fronte ad
uno spettacolo di magia. Vide un aquila di smeraldo, un ghepardo di
topazio, un
lupo di ametista ed infine una volpe fatta di puro rubino, con la testa
rizzata
in ascolto, la coda enorme con la punta bianca di diamante. Lei la
prese in
mano e la guardò estasiata. La pietra era dura e fredda al
tocco, ma percepiva
uno strano calore provenire dal suo interno, come se fosse viva.
Sentì Ruby
metterle una mano tra i capelli.
Si voltò per ringraziarlo
quando notò un certo particolare. “Hai anche tu
una cicatrice sullo sterno...”
Di certo la notte prima non era stata a guardare le sue ferite, ma ora
che
l’osservava meglio... “Ed è proprio
identica alla mia...”
I tratti del volto di
Ruby s’indurirono mentre alzava il lenzuolo per controllare
che dicesse il
vero. “Oh porca vacca,” mormorò
allarmato. Abbassò di nuovo la coperta bianca e
la guardò nervosamente. “Tesoro,
c’è una cosa che devo dirti.”
Essere chiamata “tesoro”
le fece toccare il cielo con un dito ma l’espressione
preoccupata non le diede
molto tempo per gioire. “Dimmi,” replicò
titubante.
Prese un profondo respiro
prima di riprendere a parlare. “Allora, tu sai che gli
Antichi sono Legati ad
un essere umano, no?” Lei annuì. “Ecco
devi sapere che ogni volta che l’umano
si ferisce, anche l’Antico a cui è Legato si
ferisce allo stesso modo, anche se
al momento se ne sta su una spiaggia deserta a prendere il sole
dall’altra
parte del globo. Bene, vedendo che quella cicatrice è uguale
alla mia, anzi, la
mia è uguale alla tua, sono giunto alla conclusione
che...” Fece una piccola
pausa per fare velocemente mente locale. “Io sono Legato a
te.”
Anra rimase in silenzio
per qualche secondo, riflettendo su quanto era stato detto.
“Ah, ok,” disse
infine.
Ruby la guardò come se
fosse ammattita. “Niente reazioni strane? Crisi isteriche,
voglia di spaccare
qualcosa...? No?”
Lei scrollò le spalle.
“Perché dovrei?”
“Beh, dopo essere stata
adescata da un perfetto sconosciuto, essere stata rapita da un lupo
altro quattro
metri, aver conosciuto un Antico che fino a qualche ora prima
consideravi una
bestia assatanata, averci fatto poi l’amore tutta la notte -
e che notte! - e
poi aver scoperto pure di essere Legata al suddetto Antico... penso che
chiunque
sarebbe andato fuori di testa come minimo.”
“Io la trovo una cosa
molto dolce invece,” disse con un sorriso. Lui la
fissò sorpreso per qualche
altro istante prima di ricambiare il sorriso e baciarla stringendola a
sé.
Anra fece per portarsi
sopra di lui quando qualcuno bussò impazientemente alla
porta. Lei voltò di
scatto la testa verso l’entrata della camera da letto.
Entrambi rimasero in
silenzio, in ascolto, ed il bussare si ripetè, seguito da
un’attutita voce
maschile.
“Signorina Anra, la prego
di aprire la porta. Siamo stati inviati dalla Marina per fare un veloce
controllo della sua abitazione.”
“Ohcazzomihannotrovato,”
disse Ruby senza prendere fiato tra una parola e l’altra.
La ragazza lo guardò
spaesata per un momento prima di essere gentilmente scostata di lato.
“Cosa...?”
riuscì a dire mentre lui si alzava.
“Sono braccato dalla
Marina,” rispose mentre recuperava i suoi indumenti sparsi
per la stanza.
“P-perché?” No, il
suo
Ruby non poteva essere un criminale, uno sporco pirata.
“Sono un Antico, ricordi?
Mi vogliono come arma.” Tirò su la zip dei
pantaloni neri e si voltò per
recuperare la Falce a terra, dandole le spalle. Fu in quel momento che
la vide.
Una cicatrice, enorme,
partiva dall’attaccatura del collo, scendeva giù
verso la fine della schiena,
prendendogli tutta la zona lombare, delineando un’ampia curva
simile alla lama
della sua Falce.
“Come ti sei fatto quella?”
chiese in un soffio, spaventata
ed impressionata allo stesso tempo.
“Esperimenti da
laboratorio, come tutte le altre. Mi hanno rinchiuso in una sala
operatoria con
quattro scienziati e questo è il risultato.”
Issò l’enorme arma sulla schiena.
“Progetto Thanatos, si chiamava il mio. Poi Progetto Zalenia,
Progetto Bahamut,
Progetto Angelo e Progetto Ra. Cinque Antichi, rinchiusi e torturati.
Due di
questi Antichi sono morti.”
Il marines alla porta
bussò di nuovo, con più urgenza.
“Arrivo, solo un
momento!” urlò Anra mascherando la preoccupazione.
“Tutto quello che hai
letto nei libri è falso. Qui le bestie sanguinarie sono loro, non noi.”
“Troverò la
verità.”
Ruby si voltò, sorpreso
dalla determinazione di quel sussurro.
“Troverò la verità
e la
farò conoscere al mondo. Potrete camminare sotto la luce del
Sole senza la
paura di essere sbattuti dentro un laboratorio e la Marina
risponderà delle
proprie azioni sbagliate,” ripetè guardandolo con
convinzione.
“Ci conto,” rispose lui
con un sorriso sghembo mentre dava l’ultima stretta alla
cinghia nera delle
falce.
Di nuovo il bussare,
stavolta arrabbiato, seguito da una minaccia di sfondare la porta.
“Nasconditi nell’armadio,
io cerco di mandarli via,” lo rassicurò Anra
mentre scendeva dal letto avvolta
dal lungo lenzuolo bianco.
Ruby la osservò con
dolcezza e tristezza sparire nel corridoio.
***
Aprì la porta e si
ritrovò davanti un piccolo gruppo di marines composto di
cinque elementi. Il
più vicino le fece il saluto militare. “Ci perdoni
per l’irruenza signorina, ma
abbiamo ricevuto una segnalazione riguardo un individuo sospetto
presente in
casa vostra.”
Anra alzò lo sguardo e
vide qualche signora del palazzo di fronte affacciarsi per guardare,
mentre
alcuni passanti rallentavano e cercavano di sbirciare dentro la sua
casa per un
po prima di ritornare alle loro faccende. Tornò a fissare il
giovanotto di
fronte a lei, vestito con la sua immacolata uniforme. Non
avrà avuto più di
trent’anni. Spalancò la porta fingendo uno
sbadiglio. “Prego, entrate pure.”
Dopo un secco
ringraziamento da protocollo, i cinque entrarono e presero a frugare
tra le sue
cose. Raggiunse i due soldati nella camera da letto. Stavano
controllando sotto
il materasso, dietro le sottili tende color crema. Spostavano mobili ed
aprivano cassetti. Infine giunsero all’armadio. Il sangue
nella vene della
ragazza si gelò ma non lo diede a vedere.
Quando lo aprirono vi
trovarono solo capi d’abbigliamento. Lei tirò un
sospiro di sollievo ma si
guardò intorno preoccupata, chiedendosi dove fosse andato a
finire Ruby.
“Ci dispiace per
l’intrusione,” disse il capitano della squadra
uscendo. Lei li salutò e chiuse
la porta dietro di sé.
Corse
in cucina. Guardò
nei posti più impensabili, persino tra gli scaffali della
dispensa, ma lì non
c’era. Così andò in bagno e
vuotò tutto l’armadietto delle medicine, solo per
trovare una tegola di legno bianco che la fissava impassibile. E
così fu anche
con il salotto, l’ingresso, il terrazzo e la camera da letto.
Si sedette sul
materasso, prendendosi la testa tra le mani nel tentativo di ragionare,
quando
notò qualcosa spuntare da sotto i cuscini. Li
sollevò e trovò la volpe fatta di
rubino con un biglietto piegato a metà.
Mia dolce
Kitsune-chan, dettava
la prima riga. La sua calligrafia era ondulata e curata, come quelle
che ormai
si trovavano solo nei testi antichi.
Un’altra
cosa su di me: odio gli
addii. Ho preferito andarmene: se la Marina mi avesse trovato in casa
tua
avrebbero anche potuto condannarti a morte. Hai detto che vuoi trovare
la
Verità. Ottimo. Allora io ti aspetto. Trovando la
Verità, troverai anche me. So
che dopo questa mia azione potresti odiarmi, ma io ti
aspetterò lo stesso, lì,
sull’isola dove ora noi Antichi viviamo nascosti dal mondo.
Ti farò conoscere
Xenon, il fratello maggiore con dei seri problemi nel controllare la
gelosia,
oppure Seph, il ghiacciolo umano.
Ma sappi sempre che io ti amo e che non smetterò mai di
amarti, con tutto me
stesso.
Rigel
Regendorf Stigmatis, ovvero, tuo Ruby.
Una lacrima cadde sul
foglio, sorprendendola. Si portò una mano alla guancia
sentendo che era
bagnata. Le dispiaceva da morire il fatto che se ne fosse andato, che
non fosse
più lì con lei, ma non si sentiva triste.
Perché lui era da qualche parte là
fuori. La stava spettando.
Stupido
romanticone, pensò ridendo.
Girò il foglio e trovò un’altra
breve scritta.
P.S.
: Cerca di non morire nella
tua ricerca o di finire in guai seri: vorrei rincontrarti senza nessuna
parte
del corpo mancante. Sembri il tipo capace di cadere da una bicicletta
ferma,
quindi occhio. Sono ancora troppo giovane per morire.
A quello
scoppiò in una
fragorosa risata mentre i vispi occhietti d’ossidiana della
volpe rosso rubino
la fissavano allegri ed il suo piccolo cuore continuava a scandire i
secondi
mancanti al momento in cui si sarebbero rincontrati. Stavolta per stare
insieme
per sempre.