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Autore: AngelSword    27/07/2011    6 recensioni
“Credi davvero a quello che hai appena detto?” le chiese. Il suo sguardo non era carico di rabbia, ma la metteva comunque a disagio.
Spostò nervosamente il peso da un piede all’altro mentre cercava di sostenere il suo sguardo. “A cos’altro dovrei credere? Le parole stampate non mentono mai, e di certo non puoi essere tu a contestarle.”
“Dammi una possibilità.” La sua voce era tremendamente determinata.
“Per fare cosa?” ribatté cautamente Anra.
“Per farti ricredere su tutto.”
Special dedicato alla mia sister Kitsune-chan, è ambientato subito dopo la fine del Volume I.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Saga'
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Premessa

Ok, so che il titolo vi avrà fatto fare dei viaggioni immensi, ma il rating è giallo!!!! Niente maniaci! XD Kitsu-nee =3 Questo è l'ultimo capitolo! Spero che ti piacerà ^^ Un ringraziamento a Okami-nee, Niki 96 e _histerya_ che hanno recensito anche questo special ^-^
Buona Lettura!! ^^

Capitolo 4 - Rosso Rubino

Sentì la porta aprirsi sotto il peso della sua schiena. I suoi stivaletti batterono sul parquet dell’ingresso mentre indietreggiava, delicatamente spinta dal bacio di Ruby. Sentire la lingua dell’uomo accarezzare la sua era impagabile. Il suo tocco era gentile ma deciso. Ed era così paradisiaco che non lo lasciava nemmeno per fargli riprendere fiato.

L’Antico chiuse la porta rossa della casa con un piede mentre Anra gli passava le mani tra i capelli della nuca. Non lo sapeva nemmeno lui quello che stava facendo. Sapeva solo che aveva amato quella donna dal primo momento che l’aveva vista e che ora la stava finalmente baciando. Le sue mani scivolarono delicate sui suoi fianchi fino a quando non raggiunsero le morbide natiche. Lei accavallò una gamba sulla vita dell’uomo, che la sorresse prontamente con una mano.

“Mi stai tentando o cosa...” mormorò Ruby mentre le carezzava la coscia.

Lei aveva il fiato corto. “Potrei dirti la stessa cosa,” riuscì però a replicare.

“Tu mi hai stuzzicato per prima,” continuò lui cominciando a baciarle il collo.

Il suo cuore prese a battere così forte che ebbe paura di morire d’infarto. “Ma tu parli sempre così tanto?” disse prendendolo per la nuca e tornando a baciarlo sulla bocca.

Tra un bacio e l’altro, sussurrandosi parole dolci a vicenda, raggiunsero la camera da letto. Ruby vide l’enorme letto matrimoniale e si bloccò fissandolo allarmato. Anra notò la sua reazione ridacchiò mentre gli slacciava la cinghia che assicurava la Falce alla sua schiena. “Non c’è nessun altro. É solo che mi piace stare comoda.”

“Ah beh, allora,” disse lui gettandola sopra il materasso. Lei rise divertita ma fu di nuovo zittita dalla lingua dell’Antico che entrò quasi con prepotenza nella sua bocca. Le tolse velocemente la felpa ed infilò una mano sotto la sua maglietta mentre con l’altra le slacciava i pantaloni.

***

Un fastidioso raggio di sole venne a bussare alle sue palpebre chiuse. Dischiuse gli occhi e li strizzò un paio di volte per mettere a fuoco. Vide le lenzuola bianche del suo letto stropicciate e disfatte sul materasso. Poi avvertì un tiepido e leggero respiro soffiare sulle sue spalle e qualcosa di caldo era poggiato sul suo fianco. Si voltò molto lentamente finchè non si ritrovò di fronte il volto di Ruby disteso nel sonno.

Lo studiò con un sorrisetto. I suoi lineamenti erano così perfetti ed armoniosi. Le carnose labbra rosa pallido erano appena dischiuse. Notò che sulla tempia destra c’era una sottile linea più chiara rispetto al colore della pelle. Una cicatrice. Passò delicata e leggera, come se stesse toccando il fiore più raro sulla Terra, la punta delle dita lungo il profilo della sua mascella. Sentì la sottile barba, pungente e ruvida, che stava cominciando a ricrescergli sul mento e sulle guance. Lui contrasse per un istante le sopracciglia nel sonno quando avvertì il suo tocco. Anra si avvicinò e gli rubò un piccolo bacio a fior di labbra, che fu immediatamente corrisposto.

Quando si allontanò da lui, si ritrovò a guardare due iridi color ametista. “Buon giorno maniaco,” lo salutò ridacchiando.

Ruby chiuse gli occhi e sospirò, respirando il profumo della ragazza. “Buon giorno Kitsune-chan.”

Lei lo guardò perplessa. “Kitsune?”

“Sì. Hai i capelli rossi, come una volpe, quindi Kistune-chan.” Si avvicinò ad Anra e le diede un bacio sulla fronte mentre la stingeva a sé. “La mia Kitsune-chan,” le sussurrò con dolcezza ad un orecchio.

Si sentì arrossire, ma per qualche strana ragione non riusciva a smettere di ridacchiare. “Sai, questa è stata la notte migliore della mia vita,” gli disse passando le mani sul suo petto muscoloso.

“Anche per me... In più di duemilacinquecento anni non avevo mai incontrato una donna birichina come te.” Prese a carezzarle delicatamente l’interno coscia. Un tocco leggero come quello di una farfalla.

I tratti del volto di Anra s’irrigidirono istantaneamente. “Quante donne hai conosciuto esattamente?” chiese gelosa all’inverosimile.

L’Antico rise. “Una sola, tantissimo tempo fa, ma è morta. L’ha uccisa la Marina, ricordi?”

La ragazza si pentì di quello che aveva detto. Solo in quel momento si rendeva conto di quanto quel semisconosciuto si portava dentro.

“E tu sei identica a lei,” disse poi poggiandole una mano sulla guancia mentre faceva saettare gli occhi su e giù per il suo volto. Poi si avvicinò a lei e le diede un altro bacio. “Ti amo, Kistune-chan,” mormorò.

“Ti amo anch’io, Ruby,” replicò lei raggomitolandosi contro il suo petto. Lui la circondò con le braccia possenti e stettero, così, immobili, per chissà quanto. Solo il battito cardiaco dell’uomo e le sue carezze gentili sulla spalla. Il cigolare delle persiane che venivano aperte, il fracasso di un carretto che passava sui san pietrini. Il rumore della città che si svegliava.

“Dimmi qualcos’altro di te,” esordì ad un certo punto Anra. Si accomodò tra i cuscini per guardarlo meglio.

Lui si girò a pancia in su e lei poggiò la testa sopra il suo petto, le spalle sempre circondate dal braccio dell’uomo. “Questo è il mio potere,” disse alzando le mani di fronte a loro. Le chiuse e quando le riaprì tenevano un piccolo cigno fatto di puro diamante. Le voltò ed il cigno sparì lasciando il posto ad un delfino di zaffiro.

Anra osservava i fluidi movimenti delle sue mani e gli animaletti rapita come una bambina di fronte ad uno spettacolo di magia. Vide un aquila di smeraldo, un ghepardo di topazio, un lupo di ametista ed infine una volpe fatta di puro rubino, con la testa rizzata in ascolto, la coda enorme con la punta bianca di diamante. Lei la prese in mano e la guardò estasiata. La pietra era dura e fredda al tocco, ma percepiva uno strano calore provenire dal suo interno, come se fosse viva. Sentì Ruby metterle una mano tra i capelli.

Si voltò per ringraziarlo quando notò un certo particolare. “Hai anche tu una cicatrice sullo sterno...” Di certo la notte prima non era stata a guardare le sue ferite, ma ora che l’osservava meglio... “Ed è proprio identica alla mia...”

I tratti del volto di Ruby s’indurirono mentre alzava il lenzuolo per controllare che dicesse il vero. “Oh porca vacca,” mormorò allarmato. Abbassò di nuovo la coperta bianca e la guardò nervosamente. “Tesoro, c’è una cosa che devo dirti.”

Essere chiamata “tesoro” le fece toccare il cielo con un dito ma l’espressione preoccupata non le diede molto tempo per gioire. “Dimmi,” replicò titubante.

Prese un profondo respiro prima di riprendere a parlare. “Allora, tu sai che gli Antichi sono Legati ad un essere umano, no?” Lei annuì. “Ecco devi sapere che ogni volta che l’umano si ferisce, anche l’Antico a cui è Legato si ferisce allo stesso modo, anche se al momento se ne sta su una spiaggia deserta a prendere il sole dall’altra parte del globo. Bene, vedendo che quella cicatrice è uguale alla mia, anzi, la mia è uguale alla tua, sono giunto alla conclusione che...” Fece una piccola pausa per fare velocemente mente locale. “Io sono Legato a te.”

Anra rimase in silenzio per qualche secondo, riflettendo su quanto era stato detto. “Ah, ok,” disse infine.

Ruby la guardò come se fosse ammattita. “Niente reazioni strane? Crisi isteriche, voglia di spaccare qualcosa...? No?”

Lei scrollò le spalle. “Perché dovrei?”

“Beh, dopo essere stata adescata da un perfetto sconosciuto, essere stata rapita da un lupo altro quattro metri, aver conosciuto un Antico che fino a qualche ora prima consideravi una bestia assatanata, averci fatto poi l’amore tutta la notte - e che notte! - e poi aver scoperto pure di essere Legata al suddetto Antico... penso che chiunque sarebbe andato fuori di testa come minimo.”

“Io la trovo una cosa molto dolce invece,” disse con un sorriso. Lui la fissò sorpreso per qualche altro istante prima di ricambiare il sorriso e baciarla stringendola a sé.

Anra fece per portarsi sopra di lui quando qualcuno bussò impazientemente alla porta. Lei voltò di scatto la testa verso l’entrata della camera da letto. Entrambi rimasero in silenzio, in ascolto, ed il bussare si ripetè, seguito da un’attutita voce maschile.

“Signorina Anra, la prego di aprire la porta. Siamo stati inviati dalla Marina per fare un veloce controllo della sua abitazione.”

“Ohcazzomihannotrovato,” disse Ruby senza prendere fiato tra una parola e l’altra.

La ragazza lo guardò spaesata per un momento prima di essere gentilmente scostata di lato. “Cosa...?” riuscì a dire mentre lui si alzava.

“Sono braccato dalla Marina,” rispose mentre recuperava i suoi indumenti sparsi per la stanza.

“P-perché?” No, il suo Ruby non poteva essere un criminale, uno sporco pirata.

“Sono un Antico, ricordi? Mi vogliono come arma.” Tirò su la zip dei pantaloni neri e si voltò per recuperare la Falce a terra, dandole le spalle. Fu in quel momento che la vide.

Una cicatrice, enorme, partiva dall’attaccatura del collo, scendeva giù verso la fine della schiena, prendendogli tutta la zona lombare, delineando un’ampia curva simile alla lama della sua Falce.

“Come ti sei fatto quella?” chiese in un soffio, spaventata ed impressionata allo stesso tempo.

“Esperimenti da laboratorio, come tutte le altre. Mi hanno rinchiuso in una sala operatoria con quattro scienziati e questo è il risultato.” Issò l’enorme arma sulla schiena. “Progetto Thanatos, si chiamava il mio. Poi Progetto Zalenia, Progetto Bahamut, Progetto Angelo e Progetto Ra. Cinque Antichi, rinchiusi e torturati. Due di questi Antichi sono morti.”

Il marines alla porta bussò di nuovo, con più urgenza.

“Arrivo, solo un momento!” urlò Anra mascherando la preoccupazione.

“Tutto quello che hai letto nei libri è falso. Qui le bestie sanguinarie sono loro, non noi.

“Troverò la verità.”

Ruby si voltò, sorpreso dalla determinazione di quel sussurro.

“Troverò la verità e la farò conoscere al mondo. Potrete camminare sotto la luce del Sole senza la paura di essere sbattuti dentro un laboratorio e la Marina risponderà delle proprie azioni sbagliate,” ripetè guardandolo con convinzione.

“Ci conto,” rispose lui con un sorriso sghembo mentre dava l’ultima stretta alla cinghia nera delle falce.

Di nuovo il bussare, stavolta arrabbiato, seguito da una minaccia di sfondare la porta.

“Nasconditi nell’armadio, io cerco di mandarli via,” lo rassicurò Anra mentre scendeva dal letto avvolta dal lungo lenzuolo bianco.

Ruby la osservò con dolcezza e tristezza sparire nel corridoio.

***

Aprì la porta e si ritrovò davanti un piccolo gruppo di marines composto di cinque elementi. Il più vicino le fece il saluto militare. “Ci perdoni per l’irruenza signorina, ma abbiamo ricevuto una segnalazione riguardo un individuo sospetto presente in casa vostra.”

Anra alzò lo sguardo e vide qualche signora del palazzo di fronte affacciarsi per guardare, mentre alcuni passanti rallentavano e cercavano di sbirciare dentro la sua casa per un po prima di ritornare alle loro faccende. Tornò a fissare il giovanotto di fronte a lei, vestito con la sua immacolata uniforme. Non avrà avuto più di trent’anni. Spalancò la porta fingendo uno sbadiglio. “Prego, entrate pure.”

Dopo un secco ringraziamento da protocollo, i cinque entrarono e presero a frugare tra le sue cose. Raggiunse i due soldati nella camera da letto. Stavano controllando sotto il materasso, dietro le sottili tende color crema. Spostavano mobili ed aprivano cassetti. Infine giunsero all’armadio. Il sangue nella vene della ragazza si gelò ma non lo diede a vedere.

Quando lo aprirono vi trovarono solo capi d’abbigliamento. Lei tirò un sospiro di sollievo ma si guardò intorno preoccupata, chiedendosi dove fosse andato a finire Ruby.

“Ci dispiace per l’intrusione,” disse il capitano della squadra uscendo. Lei li salutò e chiuse la porta dietro di sé.

Corse in cucina. Guardò nei posti più impensabili, persino tra gli scaffali della dispensa, ma lì non c’era. Così andò in bagno e vuotò tutto l’armadietto delle medicine, solo per trovare una tegola di legno bianco che la fissava impassibile. E così fu anche con il salotto, l’ingresso, il terrazzo e la camera da letto. Si sedette sul materasso, prendendosi la testa tra le mani nel tentativo di ragionare, quando notò qualcosa spuntare da sotto i cuscini. Li sollevò e trovò la volpe fatta di rubino con un biglietto piegato a metà.

Mia dolce Kitsune-chan,  dettava la prima riga. La sua calligrafia era ondulata e curata, come quelle che ormai si trovavano solo nei testi antichi.

Un’altra cosa su di me: odio gli addii. Ho preferito andarmene: se la Marina mi avesse trovato in casa tua avrebbero anche potuto condannarti a morte. Hai detto che vuoi trovare la Verità. Ottimo. Allora io ti aspetto. Trovando la Verità, troverai anche me. So che dopo questa mia azione potresti odiarmi, ma io ti aspetterò lo stesso, lì, sull’isola dove ora noi Antichi viviamo nascosti dal mondo. Ti farò conoscere Xenon, il fratello maggiore con dei seri problemi nel controllare la gelosia, oppure Seph, il ghiacciolo umano.
Ma sappi sempre che io ti amo e che non smetterò mai di amarti, con tutto me stesso.

Rigel Regendorf Stigmatis, ovvero, tuo Ruby.

Una lacrima cadde sul foglio, sorprendendola. Si portò una mano alla guancia sentendo che era bagnata. Le dispiaceva da morire il fatto che se ne fosse andato, che non fosse più lì con lei, ma non si sentiva triste. Perché lui era da qualche parte là fuori. La stava spettando.

Stupido romanticone, pensò ridendo. Girò il foglio e trovò un’altra breve scritta.

P.S. : Cerca di non morire nella tua ricerca o di finire in guai seri: vorrei rincontrarti senza nessuna parte del corpo mancante. Sembri il tipo capace di cadere da una bicicletta ferma, quindi occhio. Sono ancora troppo giovane per morire.

A quello scoppiò in una fragorosa risata mentre i vispi occhietti d’ossidiana della volpe rosso rubino la fissavano allegri ed il suo piccolo cuore continuava a scandire i secondi mancanti al momento in cui si sarebbero rincontrati. Stavolta per stare insieme per sempre.

  
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