Storie originali > Noir
Ricorda la storia  |      
Autore: Cucuzza2    27/07/2011    3 recensioni
Sembrano solo sciocche catene SMS, ma possono essere più pericolose di quando crediate...
Ottava classificata all'Original Contest 11 indetto da Eylis.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
 Sopportami.
 
Marco era seduto su una delle panche luride di quella stupida stazione.
Sollevò il piede. Era il terzo chewing-gum sotto la suola, quella mattina, ed il treno non si decideva ad arrivare.
Se Sopportami si fosse manifestato il quel momento, e non proprio nell’istante dell’arrivo del treno, probabilmente Marco non gli avrebbe riservato un’accoglienza tanto brusca.
Dopo un’ora buona di attesa non esattamente tranquilla, passata principalmente a sfregare una scarpa da ginnastica sotto l’altra per staccare questa o quella gomma o carta di caramella ed a fare qualche tentativo con le parole crociate, finalmente sentì il familiare sfrigolio della vettura.
Controllò ancora una volta gli orari, e si rese conto con orrore di aver sbagliato binario.
Trascinò la sacca fino ad un altro binario, quello della partenza.
Si avviò verso le portiere, quando Sopportami si manifestò.
- Sopportami -, sussurrò.
Marco rimase immobile, e ricordò che stava per perdere il treno.
Biascicò un insulto e corse verso l’ingresso, che inevitabilmente si serrò nel preciso istante nel quale Marco si avvicinò.
 
Sopportami.
 
Seduto su quella stupida panchina della stazione aspettava il treno successivo.
Tale treno sarebbe arrivato solo diverse ore dopo.
- Sopportami. -
- Ma si può sapere chi sei? -
Sto diventando folle, pensò Marco.
- Non sei folle. E no, non hai pensato ad alta voce. -
L’universitario si guardò intorno con aria allarmata.
- Io ti sento. Io sono dentro di te. Sopportami. -
Ma lui chi è?
- Il mio nome è Sopportami, il tuo è Sedici. -
- Ti sbagli, il mio nome è Marco. -
Poche persone sedute sulle altre panche luride della stazione si voltarono a guardarlo.
Marco non avvampò, ma ebbe un moto d’odio verso quello stupido dal nome Sopportami. Lo espresse con una serie di insulti, che ovviamente non furono semplicemente pensati.
- Non parlare, sciocco. Pensa. -
Mi chiamo Marco, non Sedici.
- Il tuo nome è Sedici A Quarantadue. Sedici per gli amici. -
Chi sei?
- Sopportami. -
Cosa sei?
- Il fantasma di un SMS. -
 
Sopportami.
 
Mi spieghi come fai ad essere il fantasma di una... Come hai detto? Catena Spezzata?
- Legame Spezzato. L’espressione non è molto elegante, ma sono un individuo di genere maschile. Grazie. -
Un individuo? Tu?
- Faccio finta di non aver sentito. Sono il fantasma di un Legame SMS. Di quelli del tipo “invia a dieci persone, o ti morirà il gatto” o “firma qui, o diventerai un nano”. -
Ti credo alla grande.
- Complimenti per il sarcasmo, Sedici. Dunque, memorizza per bene questo concetto: ogni catena è destinata ad essere inviata almeno una volta. Ogni catena rimasta a marcire fra i messaggi In Uscita si può considerare abortita, il che è contro natura. Ed è qui che interveniamo noi fantasmi. -
Mi sembra più probabile che io stia semplicemente impazzendo, sai?
- Io sono dentro di te. -
Fantastico. E chi ti avrebbe fatto entrare?
- Stavo appunto per spiegartelo. La catena affidata a me era... No, aspetta. Te la invio. -
Ma che...?
Un incredulo Marco sentì il cellulare emettere il Tema Messaggio.
 
Sopportami.
 
Era ormai sul treno. Rilesse per la cinquantesima volta la catena speditagli da Sopportami, che gli appariva beffarda sul display luminoso.
 
 
Sopportami! Sì, sono fastidioso, vero? Ma prometto, questa è l’ultima!
Inoltrala a cinque persone ed aggiungete una stellina alla fila qui sotto.
Se riceverai questo messaggio con diciassette stelline morirai nel giro di due giorni.
Se non inoltrerai farai la stessa fine del diciassettesimo nel giro dello stesso tempo.
Ecco le stelline:
*
Uh. Sopportami!
 
 
Chi è l’idiota che si diverte a mandare in giro questi SMS idioti?
- Esiste una legge della privacy, mi dispiace. -
E dunque io sarei Sedici... Chi era l’idiota numero Quindici?
- Idem. -
Sono già morti degli sventurati, vero?
- Idem. -
Odio le normative.
Sopportami tacque per qualche minuto, poi pose la fatidica domanda.
- E dunque? -
Dunque cosa?
- Sei il numero Sedici. Chi sarà lo sventurato che ucciderai? -
Sopportami gli aveva spiegato che le catene fantasma andavano inoltrate una sola volta a persona.
Non sono un assassino.
- Dunque preferisci la tua morte a quella altrui? -
Marco scosse vigorosamente la testa, poi scoppiò in una risatina nervosa.
 
Sopportami.
 
- Il marito della mia ex! - esclamò Marco tutto d’un tratto, dopo ore in treno di riflessione.
Tutti si voltarono a guardarlo. Lui abbassò uno sguardo, abbandonando l’idea all’istante.
- Una curiosità - chiese Sopportami. - Dove stiamo andando?
Marco fece un cenno alla lista delle fermate, indicando uno dei nomi più in fondo.
Castelselena da Sotto.
- Ci sono sorgenti, lì? -
Perché?
- Ci sono sorgenti, lì? -
Sì, ma...
Solo alcune ore dopo, giunto a Castel Selena da Sotto, Marco seppe che era proprio nei pressi della sorgente che avrebbe dovuto lasciar andare Sopportami, perché questi usasse l’acqua come trasposto per raggiungere la mente del nuovo mittente.
La vittima, in questo caso.
 
Sopportami.
 
- Uno sconosciuto, dici? -
Certo, uno sconosciuto! Chi meglio di lui?
Aveva già deciso anche di quale sconosciuto provocare la morte.
L’aveva adocchiato sul treno: era un tipo sulla cinquantina, spalle larghe ed aria severa.
- Riflettici bene. Potrebbe essere un volontario, un padre di famiglia, un... -
Hey, tu e la mia coscienza vi siete messi d’accordo giusto per farmi penare?
Sentì una sorta di brontolio. Sicuramente era ancora Sopportami.
Cosa vuoi?
- Nulla. Noi Fantasmi non vogliamo, ci atteniamo alle vostre decisioni e basta. -
Devi piantarla di tormentarmi, allora.
- Tormento chi mi pare, caro il mio Sedici. In realtà c’è una cosa che voglio. -
Cosa?
- Tu odi le catene. -
Sono fastidiose.
- La mia priorità è essere uguale ad esse, in pregi e difetti. -
Marco sbuffò. Passò l’indice a pelo d’acqua della sorgente, poi lo portò alla bocca.
Gustò quella goccia d’acqua.
- Attento. Potresti beccarti un Fantasma destinato a qualcun altro. -
Be’, seguendo questo ragionamento non dovremmo bere mai nulla...
- Le sorgenti sono molto più rischiose, in questo senso. -
Okay. Taglio corto. Che devo fare per ammazzarlo?
- Non ti facevo così cinico. Mettiti comodo e ti spiegherò come fare. -
 
Sopportami.
 
Aveva memorizzato il volto dell’uomo, esattamente come Sopportami gli aveva detto di fare, e lo teneva impresso bene in mente mentre si chinava verso la sorgente.
Doveva solo avvicinare la testa, su, così... Nessun ripensamento.
Non ne ebbe, non sul momento.
Si chinò ancora. Doveva immergersi del tutto, e lasciare che Sopportami sparisse.
Trattenne il fiato e si sforzò di tenere gli occhi aperti.
Poi scivolò.
Picchiò la testa e cadde giù,
giù,
giù...
 
Sopportami.
 
- Dovremmo portarlo in ospedale. -
Era la voce di una donna. Marco aprì gli occhi e vide lo Sconosciuto e sua moglie sovrastarlo.
- V-voi... -
- Alessandro ti ha salvato. - fece la donna. - Stavi quasi per affogare. -
Marco tacque, ma non sentì la voce in sé.
E capì che ormai era fatta.
L’uomo sarebbe morto l’indomani, ed era tutta colpa sua.
- P-potevate lasciami morire... -, sussurrò.
La donna sorrise, rassicurante, pensando probabilmente che fosse ancora sotto shock.
Lo Sconosciuto borbottò un “Mi chiamo Alessandro, non Diciassette.
La sorgente scorreva lentamente, ed appariva innocua.
Da un lato giaceva una borraccia semivuota.
 
Sopportami.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Noir / Vai alla pagina dell'autore: Cucuzza2