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Autore: Temari    28/07/2011    1 recensioni
- "Ancora tutt'oggi, è difficile comprendere la visione della vita di questi personaggi, che sembrano voler lasciare un segno della loro presenza nel mondo, a costo di veder "risucchiata" la loro essenza vitale." -
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! =D
Allora, un pò di tempo fa mi è tornata in mente una simulazione di prima prova fatta nel '09... e ho pensato che sarebbe stato carino postarla qui, perciò eccomi! ^^ Ad essere sincera per un attimo non sapevo in che sezione metterla poi ho deciso di stare sul vago e l'ho messa qui.
Al tempo, questo 'articolo di giornale' ha preso spunto dall'ambito artistico-letterario, unendo la presenza di Basil Hallward e uno stralcio di 'Spleen' di Baudelaire.

Disclaimer: mi appartiene solo ciò che scrivo.

Ja ne,
Temari


Death of an Artist




"Le Figaro"

Parigi, 2 Febbraio 1895, quartiere di Montmartre.

 

        Come spesso sembra accadere, da qualche tempo a questa parte, un altro giovane artista è stato ritrovato senza vita; costui si chiamava Basil Hallward e viveva da circa quattro mesi in un piccolo appartamento a pochi passi dal rinomato Moulin Rouge.
        Da un primo esame sembrerebbe un caso di suicidio, benché i motivi che possano aver spinto l'artista – un pittore, già piuttosto famoso - a questo gesto non abbiano ancora avuto un riscontro.
        Di una cosa si è certi però, ossia che Basil Hallward era, oltre che un pittore, anche un amante dell'arte in tutte le sue forme e varietà; era, in altre parole, un dandy – come se ne vedono spesso di questi tempi - la sua abitazione, infatti, è costellata da quadri ed opere di artisti famosi, oltre ad un gran numero di altre opere d'arte, di qualsiasi fattura, materiale o provenienza.

        La stessa scena del suicidio ha un qualcosa di morboso e geniale, nel modo in cui il pittore ha deciso di "accogliere" i suoi visitatori: la stanza da letto – dove il corpo è stato ritrovato - è stata completamente dipinta di nero, probabilmente ad indicare una cella o un qualche altro luogo buio e spaventoso che ha, forse, la funzione di dare l'impressione di una prigione.
        Quando si attraversa la soglia della stanza, sembra di venire inghiottiti in un buco nero senza via di fuga se non la morte, perché, rappresentata con le sembianze di un angelo mutilato, c'è la figura di una donna – che forse simbolizza la Speranza - trafitta da un vessillo color pece impugnato da una seconda donna completamente ammantata di oscurità.
        Su di una parete della camera, inoltre, troneggia – esattamente sopra la testa di Basil Hallward - una frase, scritta in rosso carminio: "L'Angoscia sul mio cranio pianta, despota, il suo vessillo nero".
        Una frase profonda ma dai molteplici, oscuri, significati; che il pittore soffrisse di depressione – male comune e silenzioso -? Che questo gesto sia la conseguenza di una dipendenza – male altrettanto diffuso - da qualche sostanza?

        Non è purtropo la prima volta che si vedono scene di questo genere: qui a Montmartre, cuore della comunità artistica europea, morti "in grande stile" come questa si vedono spesso; pare fatto comune lasciare questo mondo nel fiore degli anni… soprattutto per giovani artisti come Basil Hallward.
        Ancora tutt'oggi, è difficile comprendere la visione della vita di questi personaggi, che sembrano voler lasciare un segno della loro presenza nel mondo, a costo di veder "risucchiata" la loro essenza vitale.
        Questi giovani identificano la loro vita con le opere d'arte; la conclusione di ogni singola opera è come una piccola morte, come la fine di una parte della vita… perciò è possibile che la morte del corpo, per questo tipo di artisti, non rappresenti altro che la conclusione della loro opera ultima, la più complessa e duratura: quella che permetterà loro di diventare immortali.

   
 
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