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Autore: ConsueloRogue    29/07/2011    1 recensioni
Odio sentirlo mugugnare.
Odio sentirlo mugugnare quando anche il rumore del mio respiro riesce a tenermi sveglia.
- Che ore sono?-
-Le quattro. Dormi.-
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Roberta'
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Plic...plic...plic...

Sarebbe potuto durare per ore.

Plic...plic...plic...

Costante.

E invece dovevo solo arrivare a 10 per sentire quel lieve senso di stordimento che mi avrebbe portata, normalmente, a lasciarmi andare. A rilassare i muscoli, con la testa sul cuscino, nel profondo rumore del silenzio dentro la mia testa. Normalmente.
Ma quella sera no.

Plic...plic...plic...

Mi ero messa con un uomo. E ora avevo tra le mani un bambino. Neanche troppo furbo, a dirla tutta.
Un mese fa mi sarei buttata sul letto, avrei chiuso gli occhi e, semplicemente, li avrei riaperti ad un orario indecente, una cosa come l'una del pomeriggio. Poi mi sarei avviata, a passo strascicato, verso la macchinetta del caffè, senza degnare di uno sguardo nulla se non i miei piedi. Avrei, meccanicamente, pulito e caricato la macchinetta, cercando di fare meno scompiglio possibile con quella dannata polverina marrone dall'odore così invitante ed avrei aspettato l'odore pungente del caffè.
Ora, col bambino tra le mani, un grosso, ingombrante ed impegnativo bambino di un paio d'anni in più di me ero li a contare le gocce per poter dormire.
Spesso e volentieri senza risultato.
Soprattutto in sere come queste. Mentre l'uomo-bambino dorme da ore, russando, io girovago per casa, inquieta, disinnamorata ed anche un po' oppressa da quel respiro in più che nel mio letto non dovrebbe esserci.
Lo guardo, dallo stipite della porta della camera da letto e spero. Spero che nel weekend mi lascerà libera, libera di dormire e pensare, libera di respirare. E la cosa più orribile è che so che non lo farà. Perchè ci provo, spiego e non capisce.

- Non capisco, a volte quando dici di voler rimanere da sola sembra quasi che tu non mi voglia tra le palle. -

- Esatto! Non ti voglio tra le palle quando dico di voler stare da sola! Santo Dio! Stare da sola implica che in casa MIA ci sia solo io. E tu non fai parte ne del mio io ne del mio sacrosantissimo diritto di stare sola e non vederti almeno due stramaledettissimi giorni a settimana. -
E invece, puntuale, il mio sacrosantissimo diritto di stare sola evidentemente non è poi così un diritto.
E pare che non lo sia nemmeno dormire, di conseguenza.
Mi ero messa con un uomo e ora mi ritrovo con un bambino.

- Usciamo oggi pomeriggio?-
- Ok, che ti va di fare?-
- Non lo so, tu cosa vuoi fare?-

Si muove nel letto mentre faccio roteare l'acqua carica di gocce nel bicchiere, mi cerca con un braccio, poi si stende a stella e mugugna.
Odio sentirlo mugugnare.
Odio sentirlo mugugnare quando anche il rumore del mio respiro riesce a tenermi sveglia.
- Che ore sono?-
-Le quattro. Dormi.-
Mi dirigo verso la tv, bevo il mio bibitone sonnolento e mi stendo sul divano, recupero un libro le cui parole si accavallano ad altro nella mia testa.
Mesenzio, formula bruta, Virgilio, bilanciamento, paleolitico pre-ceramico A, alfa elica, la battaglia di Salamina 480 a.C.,
dormono tutti, com'è? che tutti ci riescono tranne te; il guerriero di Capestrano.
Chiudo il libro, prendo il cellulare e – Dio – sono
solo le cinque.
Sciabatto per casa, mi affaccio alla finestra e aspetto le prime luci, un'ora non è mai stata così lunga.
Tra agonia e mani tremanti riesco a far passare il tempo fino alle dieci, quando sento, dall'altro lato dell'appartamento, una sveglia che implacabile inizia a suonare. E mi sembra che nella mia testa rimbombino campane. Sono ore che i treni hanno ricominciato a viaggiare poco lontano da casa mia. Sento il trillo della sveglia che si propaga come un'onda dai miei timpani al centro del mio cervello, mentre un ipotetico scoiattolo mi sta rosicchiando il lobo frontale. Morirò come quelli di Alien. Ma senza Alien nella pancia, al suo posto uno scoiattolo in fronte.
E continua a suonare. Poi smette e sento del movimento.
- Buongiorno amore, mi faccio un caffè.- annuisco perché, obbiettivamente, che altro posso fare? - Usciamo oggi pomeriggio?- mi giro, lo guardo, sta caricando la macchina del caffè. Lo guardo in silenzio e vorrei urlare, scagliarmi contro di lui e prenderlo a schiaffi.


- Io, ora, mi rifiuto di pensare al tuo bene. Perché non posso affidarti il mio quindi, al mio, ci devo pensare da sola. Ed è già abbastanza impegnativo. Mi sono messa con te pensando “Che bravo babbo che sarebbe”, ora non ti affiderei un canarino. Di peluches. Non sai badare a te stesso, figuriamoci se sai badare a me. Adesso ho bisogno di pensare, di badare a me stessa e basta. Mi sento tua madre e hai due anni in più di me.-
- Non mi ami più?-
- Come posso pensare di amarti come fidanzata quando mi sembra di essere tua
madre?! Non ce la faccio! Se volevo badare a qualcuno che davvero non poteva prendersi cura di se da solo...ne sfornavo uno tutto mio di marmocchio! Ho bisogno di stare un po' da sola.-

E invece eccolo li, a prepararsi un caffè nella mia maledettissima cucina.
E forse quel discorso che prevedeva una pausa di riflessione nemmeno avrei dovuto
tentare di farglielo. Forse sarebbe stato meglio un semplice “Non ti amo. Mi sono innamorata di una persona con la quale, casualmente, condividi la faccia. Quindi basta, stop, fine, kaputt.”
- Dicevo, cosa vuoi fare oggi pomeriggio?-
E quello che vorrei urlargli contro è semplicemente “Dormire, cazzo! Voglio dormire da sola!” ma quello che mi esce dalle labbra, perché essere diplomatici comporta anche questo, è solo “Voglio riposarmi.”
- Ah, allora ti scoccia se gioco a X-box?- mi irrigidisco mentre mi vedo con la sua testa tra le mani e lo spigolo della tavola infilato esattamente in mezzo alla sua testa. E la diplomazia che per ventidue anni non ho mai coltivato va a farsi benedire.
- Si cazzo! Mi scoccia. Mi voglio riposare da
sola! Per lo stesso motivo per cui non ti voglio in mezzo alle palle! Voglio stare sola! Cazzo!- mi alzo, battendo i piedi in modo abbastanza infantile, vado a recuperare il suo telefono e le sue sigarette mentre me ne accendo una poi, tornando a passo di marcia verso di lui, glieli mollo tra le mani.
- Bevi il caffè e vai, per piacere. Voglio stare sola.-
- Se non volevi che rimanessi a dormire potevi...-
- Potevi un cazzo! Te l'ho detto!- afferro il telefono aprendo i messaggi. Sto pensando a talmente tante cose nello stesso tempo che mi sembra di avere un rumorosissimo concerto in testa. Lo guardo, a braccia incrociate e occhi stretti, mentre con tutta la calma del mondo beve il caffè, mentre, sempre con calma raccoglie le sue cose per poi dirigersi alla porta.
Poi si gira, mi cerca le labbra, mi tiro indietro e lo spingo fuori dalla porta, chiudendola con un tonfo pesantissimo.
Riaccendo la schermata del telefono e compongo il numero.
Tuuuu...tuuuu...tuuuu...
- Pronto?- sbiascicato, familiare.
- Ti ho svegliato vero?-
- Si...-
- Sei libero oggi pomeriggio?-
- Dalla tua voce si, sono libero.-
- A che ora?-
- Dopo pranzo.-
- Ok.-

Vengo svegliata alle due dal suono del campanello e penso con terrore che potrebbe essere il mio bambino. Poi rispondo al citofono e sospiro, sollevata.
Il mio miglior sonnifero.
Aspetto che salga in casa, lo abbraccio. Mi trascina a letto dicendomi anche “Stai una merda, hai delle occhiaie che ti arrivano alle ginocchia.” e mi fa ridere.
Ci stendiamo a parlare del più e del meno e finiamo a rotolarci tra le coperte.
- Lo sai che stai tradendo il tuo ragazzo?-
- Non posso tradire il mio ragazzo se mi sembra di esserne la madre. Sono in terapia, è questa la verità. Solo che non ti devo pagare.-
- Uhm, ok. No, è che sono tuo amico, ti devo ricordare certe cose.-
- Piantala, io e te non siamo mai stati
amici.-
- Vero. Ma scusa perché non lo lasci?-
- Perché spero di rivedere la persona che amo. Senza prima o poi. Perché se non succede
prima lo lascio.- mi accoccolo sul suo petto e mi metto a piangere, un po' isterica. Ma non c'è nessuno scoiattolo zombie nella mia testa. Ricominciamo a parlare del più e del meno e lentamente ci addormentiamo.
E, santo cielo, finalmente dormo. E nemmeno il rumore del mio respiro riesce a svegliarmi.

  
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