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Autore: manubibi    29/07/2011    3 recensioni
Si fa tutto un gran parlare della morte. Riempie le prime pagine dei quotidiani, si diffonde come un morbo attraverso il passaparola in neanche un minuto in tutto il mondo, fa più notizia e scuote gli animi più di un aereo a bassa quota sulla Piazza Rossa, cambia vite - paradossalmente - e ne distrugge virtualmente altre. A dire il vero, gente, non è che sia tutta questa gran cosa. C'è tutto il terrore prima che venga (se la vedi arrivare) e ci si immagina come sarà. Le domande sono sempre le stesse. Perché io? Soffrirò? E mia sorella? E il resto del mondo? Sì, questa è una mia aggiunta, perché ho un ego enorme anche se lo nascondo spesso dietro una certa riservatezza che mi identifica per la mia cultura.
Uh, sì, dovevo presentarmi. Mi chiamo Jude Law, vengo da Londra, ho trentacinque anni e sono morto.
AU, death!fic, rating variabile.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I giorni dopo mi resi conto che probabilmente gli avevo dato confidenza troppo in fretta. Continuavo a fumare ed a riflettere, grattandomi la fronte nella mia stanza solitaria ed a pensare ansioso che avevo sbagliato. Robert sembrava un tipo davvero fuori dal comune - non che io credessi di essere molto normale, ma sicuramente non me ne andavo di colpo dopo una conversazione apparentemente piacevole. Mi dissi che forse l'avevo giudicato in fretta, che forse quel giorno era di umore instabile e potevo capirlo, dato che anch'io avevo quelle giornate dove la mattina mi svegliavo benissimo e poi verso il pomeriggio iniziavo a comportarmi da lunatico senza motivo. D'altra parte però è vero che al pensiero di rivederlo qualcosa mi rendeva inquieto, come se il mio corpo prima che la mia mente volesse avvertirmi di fare attenzione: un po' come deve sentirsi un gatto quando ne vede un altro nel proprio territorio. Ma ero troppo felice di aver trovato un mio simile, e volevo la sua approvazione, cosa strana dato che praticamente non ci conoscevamo molto.

Da parte mia ora posso dire che non lo conoscevo per niente.

Come a voler mettere in chiaro un paio di cose mi presi un pomeriggio per provare a frugare fra le sue cose; nel frattempo gli lanciavo anche una sfida silenziosa. Avevo scartabellato fra le mie mail estraendo il suo numero ID - neanche lui era stato abbastanza cauto nel contattarmi. Eravamo due palloni gonfiati, secondo me.

Quando mi fui connesso alla sua rete privata fui abbastanza sconcertato dalla semplicità della sua password. Che fosse così sicuro di essere introvabile?

In verità il difficile arrivò quando mi trovai davanti la lista delle sue cartelle: tutti numeri. Nessun nome, e pure i file erano criptati, ognuno di essi aveva una password e semplicemente la cosa mi demoralizzò troppo per mettermi a spiare tutto. Perciò aprii dei file a caso - dopo aver decriptato ogni singola password - ed infine mi imbattei in un documento interessante per il contenuto. Non me lo ricordo bene, ma era sicuramente personale. E parlava di Downey Sr. Robert aveva scritto una specie di diario delirante sul rapporto che aveva col padre, ed effettivamente posso dire che mi ci trovai molto. Non ricordo molto, ma diceva che non sapeva cosa pensare. Diceva di sentirsi spesso una nullità agli occhi del genitore, che l'aveva volontariamente estromesso dall'eredità delle industrie. Perché?

Robert aveva scritto che il motivo era la mancanza di fiducia nelle sue capacità. Io credo fosse per l'estrema mutabilità del suo carattere ed umore. A volte Robert sembrava un bambino, altre volte si comportava come un vecchio senza speranza ma con tantissimo cinismo. Non si può affidare un'impresa nelle mani di un soggetto fuori controllo, e per questo capivo il signor Downey. Non credo gli volesse male, ma non ha mai dimostrato il contrario, evidentemente. Ma la lettera a sé stesso di Robert comunque esprimeva una certa tristezza per la propria situazione irrisolta. Non credo lo odiasse, ma vi si era separato con gli anni e mentre leggevo non potevo fare a meno di provare un po' di simpatia sia per lui che per suo padre. 

La nota concludeva con una dichiarazione di intenti: Robert era risoluto nel voler conquistare il bene di suo padre, a qualsiasi costo. Allora non ci diedi molto peso, era molto carino ma non mi interessava poi così tanto. 

E posso dire che Robert non seppe mai che ero entrato nel suo computer, perché avevo fatto del mio meglio ed avevo verificato più volte che tutti i file che avevo controllato risultassero non modificati e che non ci fosse alcuna traccia del mio passaggio. Come quando si cancellano le impronte sulla neve. Ed ero anche molto soddisfatto di me quando spensi il computer, perché avevo provato almeno a me stesso che me la cavavo anch'io nel campo, dato che mi ero sentito un tale inetto pochi giorni prima.

La seconda volta fu lui a contattarmi, di nuovo. Non mi chiesi nemmeno come aveva trovato il mio numero di cellulare ma invece accettai di incontrarlo di nuovo, stavolta ad Hyde Park. Era evidente a questo punto che gli piaceva molto stare in mezzo al verde. Io non lo sopporto: d'estate ci sono gli insetti che volano. E poi ci sono i pollini. E d'Inverno fa davvero troppo freddo e non mi piace camminare coi piedi congelati. Ma accettai, solo perché a questo punto Robert aveva tutta la mia attenzione. Lo prendevo anche in giro fra me e me, chiedendomi cosa avrebbe combinato stavolta: si sarebbe messo a correre dietro ai volatili - li odio - o avrebbe gettato cibo per aria senza motivo. Io me lo immaginavo proprio così, e mi immaginavo anche che mi sarei sentito completamente a disagio. Invece arrivò in anticipo e non mi fissò troppo a lungo prima di parlare.

«Ciao, Jude. Come va?» e poi frasi assolutamente normalissime e noiose come: «Oggi mi sono finalmente rasato, spero di sembrare più alla buona così!»

Lo osservavo e non lo capivo. E tutte le sue stramberie dov'erano finite? Non l'avrei mai capito. Anche perché appena parlavamo dei suoi cambi d'umore, d'opinione e di atteggiamento, cambiava a sua volta argomento facendomi dimenticare tutto. E finivamo per parlare dei film coi quali eravamo cresciuti, fino a cantare alla nausea il tema di Ghostbusters, ridendo e citando le battute. Non incrociate i flussi! E ridevamo. Abbiamo riso molto insieme, e questo è l'unico ricordo bello che riesco a serbare. Intendo, davvero bello. Può sembrare triste che le uniche cose a farci dimenticare di essere virtualmente nemici erano il trash, l'A-Team, McGyver e le battute su Chuck Norris. E le occhiate silenziose che ci lanciavamo. Anche perché era davvero bello, bello come pochi americani che avessi mai visto. Non sapevo nemmeno la sua storia, tutto quello che mi interessava era quello che vedevo in un dato momento davanti a me. E pensandoci ora, probabilmente non mi avrebbe mai detto la verità. Si sarebbe inventato mille storie diverse, tutte di una normalità che palesemente non conosceva.

Rimasi ad osservarlo a lungo e più attentamente. C'era qualcosa di amaro e qualcos'altro di dolce e non voleva mostrarmi niente o forse non se ne accorgeva nemmeno: era come un muro con una finestra appannata da fuori. E questo invece di spaventarmi mi attraeva in modo inspiegabile.

Probabilmente avrei dovuto capire che il suo comportamento non era altro che una tattica per confondermi, perché infine avrebbe deciso di provare a sedurmi, ed io ci sarei poi caduto come in una trappola. E comincio a pensare che lo fosse davvero.

 

Infatti, pochi giorni dopo arrivò una telefonata, e dal fatto che il numero era privato avevo capito subito che era lui. Quando però aprii la comunicazione, non sentii nulla, almeno non subito. «Pronto?» Continuavo a ripetere, ma non ricevevo risposta. «Robert?» Provai poi. «Sei tu?»

Sì.

«Sì...» Mormorò. Mi accigliai, perché il suo tono non aveva quasi nulla di normale. Non era la sua solita: era bassa, quasi un sospiro. Quel suo tono mi inquietò, forse. Ed aveva qualche sentimento od emozione dentro che mi fece tendere quanto bastava a sentire i muscoli del ventre irrigidirsi. Ed una sensazione abbastanza familiare giù, all' inguine. Una tensione che conoscevo per tutte le volte che sullo schermo avevo guardato. Quasi toccato.

«Cosa... Stai facendo?» Chiesi, continuando a fissare lo schermo mentre lavoravo, cercando di estraniarmi dai suoi lievi sospiri. 

«Mi sto toccando» Disse, e per la sorpresa feci cadere la tazza di caffè accanto a me. 

«Cazzo!» Esclamai, chinandomi ed iniziando ad imprecare fra me e me per la mia solita goffaggine. «Che cosa?» Chiesi poi, spalancando gli occhi e, forse, arrossendo un po'.

«Ho una tua foto qui davanti a me» Sussurrò. «Sei bellissimo.»

«Cazzo» Ripetei, sempre più inquietato e stranito. Che diavolo aveva in testa quell'uomo sicuramente non lo saprò mai. Improvvisamente pensai a quante fra le mie ex-fidanzate - e fidanzati - guardavano le mie foto masturbandosi. Al pensiero mi infiammai e mi innervosii parecchio, lasciando il cellulare dov'era ed andando a prendere qualche panno assorbente per pulire il casino che avevo fatto. Finito il lavoro buttai tutto via e fissai il rotolo della carta. Improvvisamente sentivo il cuore battere a vuoto come quando provavo qualche strana voglia, e finalmente ne strappai qualche pezzo, sospirando forse un po' spaventato ma deciso a levarmi quel prurito. Poi pensai al viso ed al corpo di Robert che avevo osservato a lungo, mi convinsi ulteriormente. Il sangue mi diceva una cosa, le sinapsi me ne dicevano un'altra.

Seguii la sostanza che pulsava verso il basso, così insistentemente da fare male, dovevo soddisfarmi.

Poco dopo, quindi, afferrai il telefono e con una certa vibrazione nella voce ripresi la parola. «Eccomi.»

«Ti ho aspettato» Disse subito, sospirando di nuovo. «Non ce la facevo più-»

Non dissi nulla, ma presi subito a massaggiarmi piano fissando lo schermo che si riempiva automaticamente di codici dato che avevo avviato un programma automatico.

Sospirai, mentre il processo si avviava ed iniziava a decriptare una serie di password.

«Jude...» Mormorò, cercando un qualsiasi segno di vita al quale aggrapparsi per eccitarsi ancora. 

«Ci sono» Gemetti piano, mentre tenevo gli occhi fissi sullo schermo. Fissi, sulle lettere, l'altra mano sui pantaloni, le guance sicuramente rosse.

«Voglio vederti.»

«No, io no» Risposi, staccando subito la spina della webcam. Non volevo mi vedesse, non mentre facevo esattamente ciò che lui stava facendo. Non mi fidavo abbastanza da farmi vedere vulnerabile, non volevo che mi scattasse una foto e poi mi sputtanasse. No. «Dovrai accontentarti della mia voce.»

Lo sentii ridere appena, e poi un sottofondo musicale. Elettronica, riconobbi subito. Prodigy.

«Piacciono anche a me» Mormorai, e lui ridacchiò. Aprii i pantaloni a quel suono, come se qualsiasi cosa avesse fatto mi avrebbe eccitato ancora di più - effettivamente era così.

Mi chiamò ancora, ed ancora, sospirando. Io non potevo resistere, era come il richiamo di una sirena ma aveva una voce molto più bella: nessuna donna può essere sensuale come quel tono roco che quasi si materializzava. Quando chiusi gli occhi lo fece, e le sue labbra erano già pronte a scendere fra le mie cosce, sensualmente.

Buttai la testa all'indietro, rilassandomi e tendendomi ritmicamente sulla sedia comoda, muovendo il bacino. Qualche volta interrompevo l'illusione per controllare lo schermo: parole sempre più fitte, sempre più veloci. Come il movimento della mia mano. E poi sprofondavo di nuovo nel suo palato. Nell'aria vuota e, pareva a me, calda.

E la sua voce accompagnava un flusso che dal resto del corpo portava ogni scoria di coscienza giù, sempre più in basso, scaldando l'unica parte di me che in quel momento volevo far funzionare. E tutto il resto si muoveva da solo, come se avessi attivato un processo automatico anche a quello.

La mente formicolava, l'unico mio interesse era soddisfare quel certo bisogno, accompagnato dalla voce, solo dalla voce, morbida e flebile di un uomo che mi spiava tutti i giorni, che voleva guardarmi, che non mi toccava e che, lo sapevo, voleva farlo. Era proprio questa sua tensione verso di me, questo suo interesse morboso a spaventarmi sì, ma anche farmi piacere così tanto quello che stavo facendo. È l'eccitazione di un altro ad aumentare la mia.

Aprii gli occhi proprio mentre stavo per averne abbastanza, e scorsi la scritta apparsa in una finestrella al centro dello schermo. ACCESS GRANTED.

A quel punto mi lasciai andare, sporcando la carta assorbente mentre la mia gola emetteva versi gutturali e poi, come fosse a comando, anche Robert poco dopo venne, con un gemito appena strozzato. 

«Mio Dio.» 

«Già» Rispose piano, ridacchiando ed emettendo un altro basso verso soddisfatto. Non disse altro ma rimase in linea per dei lunghi minuti. 

Il silenzio che seguì era giusto una melodia di contrappunti fra i nostri sospiri sempre più lenti, e per un attimo mi parve davvero che avessimo avuto un contatto fisico. Poi guardai in basso e presi a pulire di nuovo il casino che avevo fatto.



 

NdA: Sì, l'"access granted" è spudoratamente preso dai film, chevvelodicoaffà x'D non ho mai hackato un computer quindi non so che avviso appaia, ma immagino sia una cosa molto più complicata. #no1curr
Comunque ecco *ride* non commento x'D però ora capite che nemmeno Jude è così normale come sembrava, no? O meglio... È frustrato sessualmente almeno quanto Robert ed il nerd medio. Ma non ha processi mentali del tutto logici o prudenti, insomma si è visto.
E poi boh, insultatemi o ignoratemi, chevvipare x'D 
Ah, io amo amo amo i Prodigy. Inutile dirlo ma volevo ribadirlo XD ah, e ringrazio i Subsonica per essere stati una colonna sonora perfetta per la seconda parte e_e lol, non so se Samuel sarebbe felice di sapere che la sua voce mi ha ispirato schifezze di questo genere D:
Oh, ed ho ovviamente alzato il rating. 

NdA: Sì, l'"access granted" è spudoratamente preso dai film, chevvelodicoaffà x'D non ho mai hackato un computer quindi non so che avviso appaia, ma immagino sia una cosa molto più complicata. #no1curr
Comunque ecco *ride* non commento x'D però ora capite che nemmeno Jude è così normale come sembrava, no? O meglio... È frustrato sessualmente almeno quanto Robert ed il nerd medio. Ma non ha processi mentali del tutto logici o prudenti, insomma si è visto.
E poi boh, insultatemi o ignoratemi, chevvipare x'D 
Ah, io amo amo amo i Prodigy. Inutile dirlo ma volevo ribadirlo XD ah, e ringrazio i Subsonica per essere stati una colonna sonora perfetta per la seconda parte e_e lol, non so se Samuel sarebbe felice di sapere che la sua voce mi ha ispirato schifezze di questo genere D:
Oh, ed ho ovviamente alzato il rating. 

EDIT: Ho corretto un errore di visualizzazione, inspiegabilmente i paragrafi erano ripetuti e_é

 

   
 
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