Si era addormentato sulla sedia, come quasi ogni
sera quando si perdeva dietro un libro.
Il capo appoggiato allo schienale; se fosse rimasto così gli sarebbe venuto un
torcicollo tremendo.
Erik allungò una mano, facendo scattare la serratura della finestra e
permettendogli così di entrare. Charles era stanco, lo sapeva, quando poteva si
dileguava e si nascondeva tra le ombre fuori dalla sua finestra e si perdeva ad
osservarlo nei suoi noiosissimi movimenti. Fatto sta che era sfinito, non si
sarebbe svegliato fino a mattina.
Entrò a passo felpato nella stanza, avvicinandosi alla sedia a rotelle e
cercando di ignorare la stretta al cuore che quella vista gli procurava ogni
volta.
Magneto non aveva sensi di colpa. Per nessuno.
Ma in quel momento il suo elmo era fuori dalla finestra, nascosto tra i
cespugli. Erano solo Erik e Charles, in quella stanza.
Gli passò un braccio dietro la schiena, staccandolo leggermente dallo
schienale, e uno sotto alle gambe, tristemente inerti. Lo avvolse nella coperta
che aveva sulle gambe, cercando di non far cadere il libro scivolatogli in
grembo. Un lamento di Charles per un attimo gli fece temere di essersi
sbagliato, che non fosse poi così stanco, ma il tutto si risolse nella lieve
stretta inconscia che l’altro serrò per un attimo attorno al libro. Un respiro
profondo, cominciò ad agitarsi, la testa che gli ricadeva da tutte le parti.
Lo adagiò a letto, lasciandolo a dimenarsi sotto le coperte, le gambe sempre
terribilmente immobili.
Gli scostò i capelli dagli occhi; nonostante le sue congetture, erano ancora
scuri e fluenti come qualche anno prima. Si perse un attimo con lo sguardo su
quel viso che tempo addietro aveva imparato a conoscere così bene… Gli zigomi,
il naso, i capelli, le labbra. Così terribilmente perfetto.
Un tempo tutto quello era stato suo.
Ma ora più nulla, e Charles era sempre più agitato.
Sparì così com’era arrivato, richiudendosi bene la finestra alle spalle per
evitare che l’altro prendesse freddo. Recuperò l’elmo e se lo calò sulla testa.
Magneto.
Quando aprì gli occhi di scatto, sudato, quel profumo che gli era giunto alle
narici durante il sonno aleggiava ancora tra le lenzuola.
“Erik.”
[Tralalalaaaaaa.
Alias: quando la noia è brutta, ma brutta brutta brutta. Copyright di Aldo,
Giovanni e Giacomo.]
Toh, una Erik/Charles, che strano, non ne avevo mai scritte finora, davvero, ho praticamente solo dato inizio alle fic sulla coppia ù_ù
E soprattutto non li slasho per niente, nono. Ed ormai che ci siamo, la verità
è che io… sono un unicorno *O*
Allora, dovute precisazioni.
N. 1. Fic ispirata a questa immagine. Amatela, è un ordine.
N. 2. La canzone del titolo è l’omonima degli Iron Maiden, qui
per facilitarvi
le cose. C'entra come il peperoncino sulle rose (e non so da dove mi
sia venuto questo paragone), ma il titolo mi sembrava giusto, visto che
in teoria la fic è ambientata tutta di sera, al buio (citazione
involontaria presa da Haunting, sto impazzendo, copyright ai creatori
del film).
N. 3. Ho finito i punti, ma sappiate che mi sarebbe piaciuto arrivare al n.5
per citare il profumo di Chanel. E non chiedetemi perché, oggi va così.
- G