Un raggio di
sole gli colpì la palpebra, facendolo
svegliare. Aveva il sonno leggero, non era raro che si svegliasse per
molto
poco, ma di sicuro non era usuale che fosse il sole a svegliarlo.
Soprattutto
se era Novembre e si trovava a Londra, era decisamente contro le
statistiche.
Non che amasse particolarmente le statistiche, erano
così… volubili.
Bastava qualche dato sballato e tutta la statistica
risultava falsata, l’aveva sperimentato in terza superiore,
durante l’ora di
chimica, che per lui, che conosceva già ogni cosa, risultava
incredibilmente
noiosa.
Si infilò la vestaglia e, ancora in pigiama, si diresse
nella stanza accanto,
da cui provenivano imprecazioni a mezza bocca.
John alle prese con i pannolini, di nuovo. Che scocciatura. Non era
così complicato
cambiare un pannolino, eppure ogni volta era la stessa identica storia.
Un momento.
Pannolini? Perché John aveva a che fare con dei
pannolini? E perché
lui ne era a conoscenza?
Si affacciò sulla soglia della camera, adocchiando
l’uomo leggermente curvo sul
fasciatoio.
Sospirò. “John, cosa diavolo-”
Si interruppe quando nel suo campo visivo entrarono un ciuffo di
capelli scuri
ed una manina.
Un bambino.
Giusto, un fasciatoio, pannolini, un bambino.
Cosa diamine stava succedendo al mondo? E perché John aveva
un bambino? Odiava
non trovare le risposte che cercava, era il detective più
intelligente del
mondo, diavolo, eppure non sapeva cosa stesse accadendo!
John si voltò, ed improvvisamente la consapevolezza, la
certezza che il bambino
era il loro bambino, lo
colpì e gli
rimbombò nella testa come un colpo di cannone.
“Sherlock. Grazie a Dio. Vieni a litigarci tu con questi
cosi.”
Si sentiva come un osservatore esterno. Non sapeva cosa accadeva, ma a
quanto
pareva il suo corpo ed il suo cervello lo sapevano eccome.
“John, persino un essere dal cervello sottosviluppato come il
tuo dovrebbe
riuscire a cambiare un pannolino.” Sospirò,
contrariato, mentre gli prendeva
l’oggetto dalle mani. Il suo corpo si muoveva da solo, la sua
mente anche. Non
aveva il controllo delle sue azioni, e la cosa non gli piaceva per
niente. Un
nuovo trucchetto di Moriarty, forse? Non era da escludere.
John si fece da parte, mostrando completamente l’essere dai
capelli neri e le
mani piccole di cui sopra. Un bambino, prevedibile. Il loro bambino.
Dio santo.
Gli slacciò il pannolino sporco, infilandogli quello pulito
in un gesto
automatico.
Era anche scientificamente impossibile, a meno che non avessero usato
un utero
in affitto! Le immagini di John incinto gli scorsero nella mente.
Impossibile,
impossibile! Aveva voglia di strapparsi i capelli, ma tutto era contro
di lui,
persino il suo fidato cervello.
In un attimo, il bambino era cambiato e vestito. John lo prese in
braccio, e
Sherlock si perse un momento a fissarlo.
Capelli neri, indomabilmente ricci. I suoi. Il naso di John. Gli occhi
di un
colore indefinito, potevano essere i suoi alla luce o quelli di John al
buio,
ma erano indiscutibilmente azzurri. Anche la smorfia lieve che aveva
sul viso
era identica alla sua.
John intercettò il suo sguardo.
“Anche i tuoi geni sono insopportabilmente
prepotenti.” E quasi a scusarsi di
quell’insulto, si sporse a lasciargli un bacio a fior di
labbra, per poi
mettergli in braccio il bambino e sparire oltre la soglia.
“Vado a vedere se il
biberon è caldo.”
Sherlock guardò smarrito la porta. L’aveva
abbandonato con un bambino, sapeva
bene che lui odiava i bambini. Il piccolo lo fissò, come se
sapesse che c’era
qualcosa che non andava, in quello Sherlock, ma dopo qualche secondo di
perplessità gli strinse la camicia, affondando il visetto
nel suo collo.
Camicia? Si percorse con lo sguardo: indossava i soliti pantaloni con
la
camicia porpora che piaceva tanto a John. Eppure non si era cambiato,
decisamente qualcosa non andava.
Si ritrovò improvvisamente in cucina, fermo accanto al
tavolo che osservava
John passare il biberon sotto l’acqua fredda. Non aveva
percorso il corridoio,
quello lo ricordava, ma il suo io non sembrava essersi accorto di
nulla, per
lui quella era normalità.
Gli scoppiò un mal di testa atroce, dopodiché
aprì gli occhi.
Mosse la testa di lato. Niente sole, quello che si vedeva oltre la
finestra era
il solito cielo grigiastro di Londra. Accanto a lui, John dormiva
beatamente di
pancia, le mani sotto al cuscino ed il viso rivolto verso di lui.
Sospirò sollevato, grazie a Dio era tornato alla
normalità. Un incubo. Un
orrendo, spaventoso incubo che implicava anche un bambino.
Rabbrividì. Però…
Punzecchiò il fianco dell’uomo accanto a
sé, svegliandolo.
“John?”
Ormai non si arrabbiava nemmeno più, quando lo svegliava,
sarebbe stato uno
spreco inutile di energie, e con Sherlock era fondamentale tenerne da
parte il
più possibile.
“Hm?”
“Mi fai da cavia per il prossimo esperimento?”
“Anche se ti dicessi di no troveresti il modo di
costringermi.”
Sherlock, come solito, ignorò la risposta. Qualunque fosse
stata l’avrebbe
comunque presa per consenziente, quindi ascoltare si sarebbe rivelato
un
inutile spreco di tempo. Aveva anche provato ad essere un minimo
gentile, si
era sforzato più del dovuto.
“Hai mai pensato di restare incinto?”
[Per la serie: oggi non ho nulla di meglio da fare se non pubblicare le schifezze scritte in spiaggia la settimana scorsa.]
Sapevo di aver scritto anche una shot su Sherlock, ne ero certa, ed eccola qui!
La mia prima meraviglia (notare l'ironia, prego) che partecipa allo Sherlock Fest, finalmente *O*
Mi sento realizzata, ora che l'ho scritta/postata, è mio dovere comunicarvelo anche se non vi interessa. Anche perchè chi mi conosce sa che sono terrorizzata dal pubblicare su tutti i fandom che richiamano Sherlock perchè sono certa che non sono alla mia altezza (chiedo scusa e mi prostro ai vostri piedi per l'IC icissimo che avete letto di sicuro qui in mezzo), perciò è un gran bel traguardo, una fic così lunga qui.
Btw.
Il prompt (uno di quelli che avevo proposto io, c'avrei giurato che alla fine ci avrei anche scritto, mi chiamava troppo) è dato da questa immagine (sempre sia lodata Sadyna, a cui vanno tutti i crediti, approfittatene e fatevi un giro nel suo lj, che è meravigliosamente meraviglioso e necessita ulteriori complimenti): non è la bellezza più pura? *A*
Il titolo è il verso iniziale di Bohemian Rhapsody, dei Queen - quando si dice che una cosa calza a pennello.
Bene, direi che qui ho finito, ho insozzato un altro fandom, per oggi, sono fiera di me \o/
Partecipate, partecipate, su, su, seguite il coniglio bianco e cliccate sul bannerino qui sotto.
- G