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Autore: Yunalesca Valentine    30/07/2011    4 recensioni
Una ragazza la cui Storia influenzerà gli eventi di Crisis Core. E non solo quelli...
"Mi chiamo Yunalesca Valentine e quella che vado a raccontarvi è la mia storia…"
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cloud Strife, Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Sephiroth, Zack Fair
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Crisis Core
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Vi consiglio di leggere il capitolo con questa [OST] (Official Soundtrack) di sottofondo – riascoltandola anche più volte, se serve! –, visto che mi ha accompagnata durante la stesura; credo che sia adatta per l'atmosfera! Detto questo, vi lascio alla lettura...



Capitolo XXVIII

Salvation

 

 

Lasciato Cloud nascosto dietro quel masso enorme, percorsi la strada che avevo visto prendere da Zack; peccato che, arrivata alla fine del tratto che mi ricordavo, non seppi più dove andare. Oltre alla preoccupazione che si era fatta strada prima, adesso dovevo fare i conti anche con il panico.

Mi guardai intorno alla ricerca di un qualsiasi segno del passaggio di Zack, in modo da trovarlo – mi sarebbero andate bene anche le orme –, ma senza trovare nulla. Presa dal panico com’ero, continuai a guardarmi intorno ripetutamente, avanzando, di tanto in tanto, di qualche passo, ma senza allontanarmi troppo dal punto in cui ero.

Da quanto ero agitata, lo stomaco mi si contorceva, mi faceva male; continuai la mia ricerca di indizi, quando sentii un urlo: «SOLDIER!».

Immediatamente cercai la direzione da cui provenne, e, anche se non ero affatto sicura che avessi preso quella giusta, mi recai a nord, nascondendomi dietro ad un masso quando sentii il rumore di alcuni spari.

Spari? Chi c’era qui con delle armi da fuoco? Possibile che…

Mi affacciai da dietro il mio nascondiglio roccioso, e quello che vidi fece aumentare a dismisura la mia preoccupazione e la mia agitazione, oltre al panico: Zack, con la Buster Sword alla mano, che affrontava una miriade di soldati della Shinra armati con fucili.

Guardai lo scontro con orrore, dato che, mente Zack falciava i soldati di fronte a sé, quelli ai suoi fianchi lo riempivano di proiettili; ma lui non faceva una piega, nonostante fosse ricoperto di sangue dalla testa ai piedi, e continuava a combattere, combattere e combattere. Improvvisamente mi sembrò di essere tornata ai primi tempi in cui impugnavo una qualsiasi arma, quando la paura veniva a visitarmi ogni giorno.

Tornai a nascondermi e mi morsi un labbro fino a farlo sanguinare. Dovevo fare qualcosa, e subito, se non volevo che Zack morisse. Poteva essere più forte di quei miseri soldati, ma lui era solo, mentre gli altri erano molti di più.

Uno contro tutti.

Non ce l’avrebbe mai fatta, anche se aveva sconfitto Genesis ed affrontato nemici che quei soldati non avrebbero mai affrontato in tutta la loro vita. Ma cosa avrei potuto fare? Se mi fossi gettata nel bel mezzo della battaglia con l’intento di aiutarlo, avrei solo peggiorato le cose, dato che sarei stata riempita di proiettili anch’io, impedendo a Zack di concentrarsi, anche se avrei potuto, per un po’, distogliere l’attenzione dei soldati da lui; se fossi rimasta qua dietro a pensare, però, sarebbe stato come se io mi fossi gettata in battaglia, quindi non avrei concluso nulla lo stesso.

Dovevo pensare a qualcosa che potesse far uscire vivo di lì Zack, ma alla svelta! Sbattei la testa contro la roccia, in modo da concentrarmi sul dolore e non sul panico e la paura che mi stavano divorando. Qualcosa avrei trovato, mi dissi, potevo scommetterci.

Analizzai tutte le mie possibilità: gettarmi nella mischia con le doppie lame di mithril non se ne parlava proprio; le due pistole le avevo usate come oggetti contundenti scagliandole contro Hollander a Gongaga, quindi non avrei potuto usarle nemmeno se avessi voluto; usare magie non pareva il caso, visto che avrei potuto coinvolgere anche Zack nell’attacco; Ifrit e Bahamut non erano presenti al momento, quindi non avrei potuto invocarli

Al pensiero delle due invocazioni, ricevetti l’illuminazione: avrei invocato loro! Dopotutto le loro Materie d’invocazione erano dentro di me, quindi non avevo bisogno che loro fossero presenti fisicamente!

Un’ondata di gioia mi pervase dalla testa ai piedi, ma venne spazzata via non appena mi voltai per vedere la situazione di Zack: le ferite erano aumentate di numero, così come la quantità di sangue che gli imbrattava la divisa da ormai ex SOLDIER, mentre i soldati erano rimasti in tre, più un elicottero sopra di loro, che lo illuminava; il cielo si era fatto scuro, le nuvole avevano oscurato il sole, segno di un imminente acquazzone. Non avevo più tempo, dovevo agire. Subito.

Mi alzai in piedi, rimanendo nascosta, chiusi gli occhi e mi concentrai affinché potessi richiamare a me le due Invocazioni. A causa della fretta, dovetti ricominciare da capo almeno un’altra volta, ma, al secondo tentativo, riuscii nel mio intento, con mio immenso sollievo: di fronte a me comparirono sia Ifrit che Bahamut.

Nonostante fisicamente non avessi fatto alcuno sforzo, mi sentivo stanca; ma non stetti a dire “Oh, quanto sono stanca!”, bensì feci cenno alle due Invocazioni di seguirmi, ed uscii allo scoperto, mettendomi di fronte a Zack assieme ad Ifrit e Bahamut, e facendo mettere sulla difensiva i tre soldati, che alzarono i loro fucili e li puntarono contro di me.

«Yuna…?» mi chiamò a fatica Zack, che doveva essere sorpreso, a giudicare dal suo tono.

«Vattene, vai da Cloud. Non sei nelle condizioni di poter continuare a combattere. Ci penso io, a loro» mi limitai a dirgli, prima di concentrare tutte le mie attenzioni a quei tre soldati della Shinra. «Bahamut, occupati dell’elicottero: abbattilo. Ifrit, porta via Zack e poi, quando ha fatto, torna qui e dammi una mano».

Mentre le due invocazioni eseguivano quello che avevo chiesto loro, impugnai le due lame di mithril ed attesi che i soldati facessero un qualsiasi movimento, così mi sarei potuta scagliare contro di loro. Sapevo perfettamente che avrei ricevuto qualche proiettile, ma, se Ifrit fosse tornato in tempo, non ne avrei ricevuto nemmeno uno, dato che con le sue fiamme avrebbe potuto creare un muro di fiamme.

Nel frattempo, sopra di me, Bahamut stava distruggendo l’elicottero, colpendolo senza sosta. Come ciliegina sulla torta, lo afferrò per le fiancate e lo scagliò contro le rocce acuminate lontane da noi, e dell’elicottero rimasero soltanto dei rottami ed una grande fiammata, accompagnata da una cortina di fumo. Perché Bahamut aveva dovuto dare sfoggio della sua potenza incontrastata? Perché? Sperai che le fiamme ed il fumo non venissero viste da lontano, ma non dovetti preoccuparmi oltre: iniziò a piovere a dirotto.

La pioggia stava inzuppando i miei capelli ed i miei vestiti, ma la cosa non mi preoccupava affatto, visto che l’importante, adesso, era l’eliminazione degli ultimi tre emissari della Shinra.

Serrai la mia presa sull’impugnatura delle due lame e mi misi in posizione d’attacco, pronta a scagliarmi contro i soldati, i quali erano ancora più tesi che mai, dato che il loro supporto – l’elicottero – era appena stato eliminato. Sorrisi curvando l’angolo sinistro della bocca, e, con o senza Ifrit, mi gettai contro i tre; alcuni proiettili mi sfiorarono il viso, le gambe e le braccia, causandomi dei taglietti, ma non smisi di correre verso di loro.

Una volta vicina a sufficienza, frenai di botto e balzai a sinistra, conficcando le lame nel fianco destro del primo soldato, facendogli perdere la presa sul fucile e facendolo cadere a terra con un sonoro tonfo, leggermente coperto dal suono della pioggia che cadeva e dai fucili degli altri due soldati, che non esitarono a fare fuoco ancora, nonostante avessero visto la fine che aveva fatto il loro compagno.

Altri due proiettili mi sfiorarono il viso. Un po’ di paura dovevano averla quei due, se mi avevano mancata. Roteai le lame insanguinate ed avanzai verso di loro, e vidi un leggero tremolio intorno ai loro fucili. Che fosse il mio sguardo ad incutere paura? Dopotutto, a differenza dell’azzurro di Zack, i miei erano rossi come quelli di un demone, o di… un mostro.

Stavo per calare le mie lame su entrambi i soldati, quando una fiammata bluastra li prese in pieno, riducendo i loro corpi a degli ammassi di cenere. Guardai in alto, e vidi Bahamut. Ifrit dove cavolo era finito?

«Devi sempre fare l’altezzoso, vero?» chiesi a Bahamut, mentre rinfoderavo le lame, ormai non più insanguinate, grazie alla pioggia. «Andiamo da Ifrit».

 

Mentre la pioggia continuava a cadere incessante, tornai a corsa dove avevo lasciato Cloud, trovandovi Ifrit che teneva fra le braccia un agonizzante Zack.

«Dobbiamo fare immediatamente qualcosa!» esclamai gettandomi quasi addosso ad Ifrit, venendo fermata da una mano che mi afferrò per la caviglia. Guardai in basso e vidi Cloud, sdraiato a terra, che con una mano teneva la mia caviglia.

Mi piegai sulle ginocchia e lo tirai su, poggiandolo nuovamente contro la parte rocciosa dietro di lui, la stessa a cui lo aveva appoggiato prima Zack. «Non ti preoccupare, vedrai che Zack ce la farà. Tu intanto vedi di riprenderti, ok?» gli dissi prima di tornare a rivolgere la mia attenzione a Zack.

«Cosa possiamo fare?» mi rivolsi ad Ifrit ed anche a Bahamut, il quale si era appollaiato su una roccia sopra di noi. «Io… io non conosco nessuna magia curativa, e non ho nemmeno una misera pozione con me. Cosa posso fare?! Ditemelo! Se c’è un modo, vi prego, ditemelo!» urlai.

Non dovevo permettere che la situazione mi sfuggisse di mano, altrimenti, tutto quello che avevamo fatto fino a quel momento sarebbe andato sprecato, buttato via al vento, così come quei quattro anni che avevamo perso grazie ad Hojo.

Una soluzione doveva esserci… non mi sarebbe importato il prezzo da pagare per ottenerla… avrei fatto di tutto. Non avrei permesso che Zack morisse. Non dopo tutto quello che avevamo affrontato. Meritava di vivere, non di morire!

“Una soluzione ci sarebbe” mi disse Bahamut.

«Dilla, allora!».

“Dovrai rinunciare alla tua abilità di comunicare con noi, di assorbire le Materie d’Invocazione… e l’uso stesso delle Invocazioni e delle Materie, indipendentemente dal loro tipo. Pensaci bene, perché una volta che avrai deciso, non si torna più indietro: o lui o noi”.

Dunque, le mie opzioni erano: primo, salvare Zack, ma rinunciare a tutto ciò che riguardava le Invocazioni e le Materie; secondo, mantenere la mia abilità legata alle Materie ed alle Invocazioni, ma non salvare Zack. Una scelta ardua, ma il tempo stringeva, ed ogni minuto che perdevo ragionando, faceva avvicinare sempre di più la morte di Zack.

Chiusi le mani a pugno e dissi: «Ho deciso».

“Qual è la tua decisione, dunque?” mi chiesero Ifrit e Bahamut insieme.

«Rinuncio alla mia abilità. Salvate Zack, vi prego».

I due mi guardarono, poi vennero avvolti dal Lifestream e scomparvero, mentre il Lifestream che li aveva avvolti passava attraverso di me, ed infine si posò su Zack, avvolgendolo completamente, rendendolo d’un verde luminoso.

Mi accasciai a terra, esausta, mentre la luce verde si diradava, scoprendo un Zack addormentato e dal respiro regolare, seppur ancora ricoperto dal sangue che i suoi abiti avevano assorbito. Guardai Cloud, che ormai si era ristabilito e che si trovava accanto a Zack, il quale teneva ancora la sua mano serrata sull’impugnatura della Buster Sword.

«Ehi… Cloud» lo chiamai. «Te l’avevo detto di aspettarci qui… Hai visto? Siamo… tornati» sorrisi.

«Zack… lui sta bene?» mi chiese.

«Certo, ma ora andiamocene di qui, ok?» dissi appoggiandomi alla roccia alla mia destra e tirandomi su, mentre Cloud sollevava Zack, il quale non mollò la presa sulla spada.

«Ma come fa?» chiese Cloud, riferendosi al perché l’altro non mollasse la spada.

Sorrisi. «Quello è il suo Onore, Cloud, e lo proteggerà sempre». Alzai il viso verso il cielo, e vidi che aveva smesso di piovere. «Andiamo, dobbiamo trovare un luogo dove rifugiarci».

Mentre un raggio di sole faceva capolino da dietro le nuvole, seppi che quel che avevo fatto quel giorno non era stato affatto un sacrificio.

 

Avevamo ottenuto la Libertà. Avevamo ottenuto la Vita. Avevamo ottenuto l’Onore. Come Zack avrebbe detto poi in seguito: «Siamo degli Eroi».



- - -

E con questo si conclude questa storia durata per ben un anno. Beh, se teniamo conto che gli eventi di Crisis Core avvengono in un arco di sette anni, sarete d'accordo con me, se dico che io li ho narrati in un minor tempo. XD

Ok, forse il capitolo non è lunghissimo... anzi, diciamo così: è diversamente lungo. Parlando d'altro, come ho detto all'inizio, prima del capitolo, durante la stesura ascoltavo la OST intitolata "The Price of Freedom", che, oltre a creare l'atmosfera giusta mentre scrivevo, è uno dei brani che si sentono alla fine del gioco, ma non ne sono molto sicura visto che è da un po' che non metto mano sul gioco... Comunque, tralasciando tutte queste chiacchiere, anche se questo è il capitolo che segna la fine, spero che non sia insulso, visto che le ultime battute finali, per quanto io le ritenga belle e coerenti, è probabile che stonino un po'.

Ringrazio tutti coloro che l'hanno letta e seguita in silenzio e tutti coloro che l'hanno messa tra le preferite: DarkTsukiFlyGirl 92quinto LivelloTico_Sarah_AnnaWhite_; coloro che l'hanno messa tra le ricordate: ChihiroLoveless_; ed infine, coloro che l'hanno messa tra le seguite: fenicex8fortiXJackki_Chan EchelonStorm Leonhartthe one winged angel_Nishitzu_. Un ringraziamento particolare va alle ultime due citate, che, indipendentemente dal fatto che ci si conosca dal vivo o no, mi sopportano da un anno intero, recensioni o no. Comunque, grazie a tutti in ogni caso! ;)

Bene, concludo qui questo rotolino regina mettendo il link ad una pagina del mio blog, dove dico altro che qui non posso mettere, onde evitare di scrivere un commento più lungo del capitolo: [Link].

Ancora un grazie a tutti quanti!

Yunalesca Valentine.


P.S. Se tornerò con il seguito, basterà cercare una fic che come titolo avrà: "The Red Eyed Girl – Final Fantasy VII" ;)

   
 
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