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Autore: Agapanto Blu    31/07/2011    11 recensioni
Questa fan-fic è la storia di due angeli profondamente innamorati, Miriam e Nicola... La loro relazione è ostacolata dal fatto che lui è un Caduto mentre lei è uno degli Angeli più importanti del Paradiso perchè è destinata a succedere a Gabriele come Arcangelo... A cent'anni dalla loro separazione arriverà qualcuno a scombinare le carte in tavola: una ragazza di nome Lucia che potrebbe spazzar via il passato e dare ai due angeli una seconda possibilità...
Autrice: Non sono brava e questa è la prima long-fic che scrivo... Siate clementi e recensite!!! Anche per scrivere critiche, mi raccomando!!! Ne ho bisogno!!!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La saga degli Angeli di Victoria'
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Il cuore dell’Arcangelo

 

   Questa è la storia di un amore nato in cielo e sofferto sulla terra,
un amore vero tra due creature eteree.
 
L’Amore è bellissimo. 
L’Amore degli angeli è Eterno.
 

 
   Miriam chiuse gli occhi e una lacrima scivolò piano giù dalla sua guancia. Era bollente sulla sua pelle. Arrivò sino alle labbra e rimase imprigionata nell’angolo sinistro della bocca. Lei la cancellò dal suo viso con un gesto lento del dorso della mano.
Era una donna di una bellezza devastante: dimostrava diciotto anni e aveva i capelli color dell’argento che le arrivavano folti e lisci sino alle cosce, i suoi occhi non avevano la pupilla ed erano anch’essi argento, le folte ciglia nere creavano un contrasto con la parte bianca degli occhi e indossava un lungo abito di seta bianca con le spalline sottili come fili, la sua pelle era appena più rosea dell’abito.
Era in bilico sul bordo di una grossa nuvola pannosa e guardava giù, verso la Terra.
Si piegò con delicatezza sulle ginocchia e spiccò un salto verso il basso, atterrò su di una nuvoletta sottile molto più in basso e si sedette sul bordo ciondolando le gambe avanti e indietro.
Un’altra lacrima.
Stavolta la cancellò con forza, non per rabbia ma perché stava arrivando qualcuno.
Istintivamente spalancò le ali. Le sue ali. Ali di morbidissime piume candide. Ali grandi due volte lei ciascuna. Ali ancora saldamente attaccate alla sua schiena.
Si nascose dentro di esse portandole ai lati del suo viso.
Non voleva parlare con nessuno, non voleva vedere nessuno.
Eppure non pensava che fosse colpa di qualcuno ciò che era accaduto: era stata semplicemente la conseguenza di un’azione sbagliata, con motivazioni buone certamente, ma sbagliata.
L’angelo era arrivato al limite della nuvola in alto, anche lui si piegò e saltò giù atterrando con grazia al fianco di Miriam.
Si sedette nella sua stessa posizione e attese che lei reagisse in qualche modo ma Miriam rimase chiusa nel suo bozzolo.
L’angelo sospirò e aprì le ali. A differenza di Miriam sulla sua schiena si aprivano due paia di ali, per un totale di quattro, anch’esse candide. Il nuovo venuto si chiuse in una difesa simile a quella della ragazza e attese.
Miriam rise richiudendo le ali sulla schiena ma era una risata velata di un dolore intenso che non sarebbe mai sparito.
“Era ora.” disse l’Arcangelo imitandola, “Mi chiedevo se mi avresti ignorato per l’eternità.”
“Non lo farei mai, Gabriele.” disse Miriam con dolcezza, “Volevo solo stare un po’ sola…”
Gabriele annuì.
“Quanti anni sono oggi?” chiese con calma, uno sguardo tenero negli occhi.
“Cento, giusti giusti.” rispose Miriam con una nuova lacrima.
Sorrideva nonostante tutto.
Gabriele fece un fischio di sorpresa nel tentativo di farla ridere ma sapeva già che non ce l’avrebbe fatta: nonostante il suo triste destino Miriam era sempre lì, con la sua fede incrollabile nel Creatore e le sue ali sempre pronte ad eseguire il loro dovere. Era il suo angelo migliore, la destinata a succedergli come Arcangelo dei Compassionevoli… Eppure, per un giorno all’anno, lei soffriva.
O meglio, soffriva sempre ma solo quel giorno si permetteva di crollare.
Il giorno della sua Caduta.
Miriam non reagì ma continuò a guardare giù.
“Cento anni sono tanti, forse abbastanza per aver espiato la sua colpa. Forse se convochi un’Assemblea e chiedi pietà per lui, lo faranno tornare…” tentò di dire lui.
Miriam scosse la testa.
“Sai che non sarà così.” disse voltandosi a guardarlo, “Sai che per un Caduto le porte del Paradiso sono sbarrate per sempre. Non gli permetteranno mai di tornare.”
Gabriele distolse lo sguardo dagli occhi di lei, sapeva che aveva ragione.
Gabriele dimostrava venti-ventitrè anni al massimo, aveva corti capelli corvini e occhi neri come il baratro più profondo, come quelli di Miriam erano senza pupilla sebbene entrambi ci vedessero benissimo. Era alto almeno una spanna in più di lei ma aveva la pelle abbronzata e nei tratti del viso si vedeva la saggezza di chi ha vissuto tanti anni o, come nel suo caso, tanti secoli al comando di un gruppo. Indossava solo un paio di pantaloni di lino candido e per il resto era a torso nudo. Sia lui che Miriam erano scalzi.
Stettero in silenzio per un po’, tutti e due con gli occhi puntati sulla Terra, su una cittadina, su una scuola, su un ragazzo in particolare.
“A volte vorrei saper cadere.” disse Miriam ad un tratto senza spostare gli occhi.
“Ma che dici?” obbiettò Gabriele fissandola allibito, “Sei matta? Tu sei l’angelo migliore che io abbia mai incontrato! Sei fedele, buona, generosa… Tu non puoi cadere!”
Miriam fece un sorriso amaro.
“Grazie, Gabriele, ma a volte credo che sia il modo migliore. Sì, insomma… Se cadessi, sarei con lui. Staremmo insieme per sempre.”
“Per sempre a vagare sulla Terra e sempre a rischio di finire all’Inferno…e non a fare i demoni!” la interruppe Gabriele, “Miriam, ragiona… Nemmeno lui vorrebbe che tu lo raggiungessi.”
“Tanto non sono capace.” disse Miriam, “Non riesco ad avvicinarmi a qualcuno e ad ucciderlo. O a rubare. Sono una Compassionevole e il mio dovere è far ricordare a chi ha preso la via sbagliata ciò che è giusto prima che la sua anima vada perduta. Non posso intervenire, ferire o altro. Lo so. Questa è la mia natura e non posso cambiarla.”
Gabriele la fissò, era una donna bellissima e triste. Forse proprio il dolore le dava quella luce che la rendeva ancora più bella. Miriam era per lui come una figlia e avrebbe fatto qualsiasi cosa per farla felice.
“Eppure vorresti raggiungerlo.” disse concludendo al suo posto.
“Lo amo, Gabriele. Non posso cambiare nemmeno questo.” singhiozzò Miriam voltando il viso verso di lui, ora le lacrime scendevano inarrestabili.
Gabriele le asciugò.
“Sei una creatura pura, Miriam. Forse sei quella che più di tutti si merita il nome di Angelo. Ma tu devi capire che sono millenni che io sono l’Arcangelo dei Compassionevoli: tutti gli altri Arcangeli si sono fatti da parte per cedere il posto ai loro prediletti e resto solo io. Ho aspettato e sperato che tu guarissi da questa ferita ma ora non posso più rimandare…” fece Gabriele prendendo un’espressione seria e tormentata, “Tu… capisci che non è mai capitato che un Arcangelo cadesse. Sarebbe la fine, la dimostrazione dell’inutilità della nostra esistenza se il Tentatore riuscisse ad arrivare fino a qui. Tu sei sempre stata la mia pupilla e ora ti devo chiedere una cosa, so di chiederti molto ma so anche che tu capisci quanto mi costi farlo: ti ritieni adatta a sostituirmi come Arcangelo quando lascerò il posto?”
Miriam lo fissò, all’inizio spaurita poi con la sua solita determinazione: niente minava il suo senso del dovere, sapeva che c’erano dei limiti e delle cose necessarie e si comportava di conseguenza.
“Sai che sono pronta e che al momento giusto farò ciò che devo. Presterò fede alla promessa che ti feci e prenderò il tuo posto. Il Tentatore non si prenderà la mia anima!” disse decisa.
Gabriele annuì.
“Sapevo di poter contare su di te. Zira non si è dimostrata la scelta migliore che Arlem potesse fare. Non possiamo permetterci due Arcangeli indegni di questo nome” disse mentre un’ombra gli attraversava il viso.
“Sono certa che Zira manca solo di esperienza…” tentò di obbiettare Miriam ma Gabriele la fermò con un gesto.
“Sì, e io so che tu pensi sempre bene di tutti. Se ti trovassi davanti Satana in persona cercheresti di convincerlo a redimersi e diresti che è solo una fase.” borbottò.
Miriam sorrise.
“Si risolverebbero molti problemi, no?” disse.
Gabriele alzò gli occhi al cielo, così vicino, e le sorrise.
“Ti lascio da sola.”
Si alzò e, prima di allontanarsi le mise una mano sulla spalla.
“Era un ottimo angelo, posso comprendere il suo gesto. Se può consolarti è l’unico ad essere caduto per un motivo diverso dall’aver rinnegato il Creatore.”
Detto questo Gabriele spiegò al vento le quattro ali, assaporò per un istante l’aria sulle piume poi saltò.
Il suo balzo non ebbe una ricaduta e lui volo via, verso il Paradiso dal quale proveniva.
Miriam sorrise poi riportò lo sguardo verso il basso.
Ti amo, Nicola. Non lo dimenticare.pensò tristemente mentre si alzava in piedi.
Aprì l’ala sinistra e ne portò la punta davanti a sé dopodichè staccò una piuma.
Sobbalzò nel farlo ma non gridò: le ali erano fragili e delicatissime, un taglietto faceva male come un osso rotto.
Si rigirò la penna tra le dita affusolate e ne fissò l’estremità bagnata da una goccia di sangue, sull’ala le piume attaccate a quella che lei aveva tolto si stavano tingendo di un rosa che si scuriva sempre più.
Tese la mano davanti a sé e lasciò cadere la piuma.
Quella ondeggiò nell’aria con pigra lentezza.
Un’ora dopo atterrò nella mano aperta di un ragazzo, in una radura nel bosco.
Il ragazzo la prese e ne carezzò i bordi morbidi.
Miriam…
  
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