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Autore: fragolottina    31/07/2011    3 recensioni
'Anche io ho baciato solo una persona ed avrei voluto continuare a farlo…'
Era stata la prima volta che lo aveva sentito parlare ed anche la prima volta che il sapore delle lacrime gli aveva ricordato qualcos’altro.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas, Sora, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts II
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sora Prologo

Non ricordava quando avesse iniziato a sentirlo.
    A casa, lontano dalla battaglia e dalle continue botte di adrenalina per questo o quel mostro, ascoltare cosa c’era nel suo cuore era stato più semplice. Nel suo cuore c’era un’anima malinconica e triste. Qualcuno che si era arreso ad essere soltanto l’ombra nel cuore di un ragazzo fortunato. Qualcuno che aveva perso tutto.
    Si era sentito in colpa, ma aveva fatto finta di niente, perché aveva il terrore che aiutare lui avrebbe significato perdere sé stesso. Si era perso tante di quelle volte e tutte le volte un miracolo lo aveva acciuffato per la coda prima che fosse troppo tardi. Non poteva continuare a sperare nei miracoli, non poteva continuare a perdersi, prima o poi, non sarebbe più riuscito a ritrovarsi.

La bomba l’aveva fatta esplodere Kairi.
    Kairi che nella sua immensa solitudine non ricordava come si facesse a stare tutti e tre insieme. Lui e Riku continuavano a giocare, ridere, talmente euforici per essere riusciti a cavarsela; a casa, tutti e due, normali, tutti i due. Due anni prima non ci avrebbe scommesso nemmeno un capello, nonostante continuasse a ripetere che l’avrebbe ritrovato e l’avrebbe riportato a casa. Lei li guardava da lontano, anche se entrambi ce la mettevano tutta per coinvolgerla.
    «È strana.» aveva detto un giorno a Riku guardandola mentre raccoglieva conchiglie sul bagnasciuga.
    Lui aveva riso, prendendolo in giro come sempre. «Non siamo più entrati nel posto segreto. Né tu, né io, né lei.» aveva fatto forza sulle braccia per sedersi sul tronco dove Sora stava appoggiato con la schiena. «Siamo tutti diversi da tre anni fa.»
    «Ma lei è quella più strana.»
    Riku aveva scosso la testa osservandolo, non era Kairi ad essere strana, non così tanto perché Sora se ne accorgesse almeno; era lui che non riusciva a collegare qualcosa di fondamentale, aveva diciassette anni ora, non quattordici, non gli bastava più guardarla raccogliere conchiglie o stringere tra le mani il portafortuna che gli aveva fatto.
    Aveva guardato su, una palma ed i bizzarri frutti paupou attaccati appena sotto le foglie. «Sbaglio o c’era una cosa che volevi fare prima che un mostro si mangiasse la nostra isola?»

Ci aveva messo una vita ad arrivare in cima, arrampicarsi sugli alberi non gli riusciva più così bene, aveva perso l’allenamento, in più aveva Riku che continuava a prenderlo in giro e minacciarlo di fare prima di lui; per un attimo gli era sembrato di tornare indietro nel tempo, tornare il ragazzino in continua competizione con lui, perché, accidenti, Riku era migliore di lui in tutto. Per un attimo aveva anche pensato di ricordargli che l’aveva battuto, diverse volte, ma gli era sembrato di cattivo gusto, perciò aveva lasciato perdere.

Kairi non si aspettava la sua visita e quando era andata alla porta dopo che suo padre l’aveva chiamata, gli era sembrata curiosa e sorpresa.
    «Dovevamo vederci in spiaggia.» aveva detto sorridendo.
    Lui non aveva trovato niente da rispondere, il che era abbastanza sconvolgente, visto che era un chiacchierone. Era Riku il silenzioso, il misterioso.
    Tutto quello che avrebbe voluto dirle era ‘grazie’: per avergli donato il suo cuore quando lui aveva perso il proprio ed allo stesso tempo, per aver pensato che il suo cuore fosse al sicuro solo con lui; per aver abbracciato un Hertless ed avergli mostrato come uscire da quell'oscurità in cui si era invischiato; per aver dimenticato il suo nome, ma esserselo ricordato dopo solo un aiutino; per essersi buttata in un buco nero per andarlo a cercare, nonostante l’ansia per lei l’avesse quasi ucciso; per averlo abbracciato, appena prima della battaglia finale, per avergli fatto sentire quanto le era mancato, per avergli dato un motivo in più per combattere, per avergli fatto credere che stesse combattendo dalla parte giusta.
    Non aveva detto niente invece. Si era solo tolto una mano da dietro la schiena per mostrarle quello che nascondeva, non c’era niente da dire, lo sapevano tutti e due.
    Kairi era rimasta interdetta a guardare l’enorme stella gialla nella sua mano. «È un…»
    «Si.» aveva annuito interrompendola.
    «Wow…» aveva sorriso, ma i suoi occhi luccicavano bagnati di lacrime. «non credevo fossero così grandi.»
    Per la prima volta Sora aveva capito tutto, tutto insieme ed aveva trovato la giusta cosa da dire. «È da dividere.»
    Lei aveva sospirato, un sospiro pesante come un macigno, che aveva aspettato fino a quel momento di poter lasciare andare, poi gli aveva buttato le braccia al collo ed era scoppiata a piangere. Sora l’aveva stretta, lasciando andare il frutto paupou – gliene avrebbe colti mille se avesse voluto – e con il viso immerso nei suoi capelli aveva riconosciuto il profumo di casa, non si era mai sentito tanto bene in vita sua.
    Kairi l’aveva baciato e lui non ricordava di aver mai baciato nessun altro in vita sua, ma non gli importava, comunque era lei che voleva baciare.

Solo quando era tornato a casa sua aveva iniziato ad ascoltare di nuovo l’ombra nel suo cuore. Gli era sembrata confusa, non capiva. Certo, che non capiva. Aveva controllato che in corridoio non ci fosse nessuno, poi si era sdraiato sul letto con le braccia incrociate dietro la testa, talmente in pace con il mondo da non capire quanto odio e rabbia avrebbe scatenato spiegando quello che era successo.
    «È una leggenda.» aveva iniziato sentendosi un po’ stupido a parlare da solo, ma in realtà non stava parlando da solo. «Se dividi un frutto paupou con qualcuno le vostre vite rimarranno legate per sempre.»
    Quando si era leccato le labbra il sapore salato delle lacrime lo aveva sorpreso, non si era nemmeno accorto che stesse piangendo e di sicuro lui non ne aveva motivo.
    Anche io ho baciato solo una persona ed avrei voluto continuare a farlo…
    Era stata la prima volta che lo aveva sentito parlare ed anche la prima volta che il sapore delle lacrime gli aveva ricordato qualcos’altro.
    Ma di certo, non l’ultima.

boh...ci sono ricascata credo...mi mancavano!
non so bene cosa scrivervi...spero che vi piaccia!
fatemi sapere che ne pensate!
baci


   
 
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