Anime & Manga > Gintama
Segui la storia  |       
Autore: Geisha    31/07/2011    4 recensioni
Dal capitolo 12:
Un cenno... Un solo, misero cenno e lei si sarebbe allontanata, avrebbe sciolto quell'abbraccio tenue che gli stava facendo perdere ogni inibizione, sarebbe ritornata distante e inavvicinabile. L'avrebbe persa ancora... Il panico aumentò e tremando si ritrovò a stringere i suoi fianchi.
-Chyo-chan- il suo naso sfiorò quello di lei e a quella distanza minima, poteva avvertire il suo respiro regolare e che sapeva di sake -Non sei patetica, non lo sei mai stata.-
Non seppe per quanto rimasero immobili a fissarsi e perfino il pensiero di dover avvisare Shinpachi e Kagura del ritardo sfumò nel dimenticatoio. La voleva, del resto non gliene fregava granché...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hideaki Sorachi; questa storia non è scritta a scopo di lucro.


 

Guess who I saw today


 


 

La musica rimbombava nella sua mente offuscata dal sake e le ragazze che danzavano davanti a lui erano solo delle figurine sfuocate, nere, senza contorni. Gintoki si stropicciò il viso con una mano e subito dopo lo sguardo cadde sulla figura ubriaca di Hasegawa-san. L'idiota con gli occhiali da sole si era presentato a casa sua armato di sorriso smagliante, lacrime di gioia e quattro o cinque birre in un sacchetto di plastica.

-Ho vinto al Pachinko e ho pensato di festeggiare!- aveva detto esultante, asciugandosi gli occhi con un braccio, poi gli aveva mostrato un bigliettino di fine carta di bambù sfarzosamente colorato e che, sullo sfondo, ritraeva un locale in miniatura. “Atomic Wango”, aveva letto mentalmente prendendolo fra due dita. La sola carta di bambù sarà costata ai proprietari del bar più di quanto avrebbe potuto immaginare e Hasegawa ce lo voleva portare?! Ma se erano poveri in canna!

E lui si era dimenato con tutte le proprie pigre forze, davvero! Aveva anche finto di avere impegni più importanti a cui prestare attenzione ed era parso addirittura convincente! Ma poi l'uomo aveva aggiunto che con quel biglietto avrebbero avuto una cena gratis e stranamente tutti i famigerati lavori erano diventati quisquilie che avrebbe potuto svolgere in un secondo momento.

Fino alla bevuta in compagnia a casa e le capatine nei bar da loro frequentati, la serata era proceduta bene. A parte le vecchiette che ci avevano provato scambiandolo per uno della loro età a causa dei suoi capelli argentei o le donne barbute in cerca di avventure. O i travestiti... Ma nel complesso non poteva lamentarsi!

-Goditi questa serata, amico- Hasegawa gli batté una pacca sulla spalla riportandolo alla noiosa e caotica realtà -Non ci capiterà più l'occasione di rimettere piede in un posto del genere!- rise sconfortato, poi tornò a gongolarsi davanti alla ragazza appena salita sul palco pronta per uno streap-tease; il quarto della serata, se proprio si voleva essere precisi. Gintoki la guardò tediato non perché fosse immune al fascino femminile che quella provocante biondina emanava dalla base dei capelli con la ricrescita visibile a chilometri di distanza fino alla punta dei piedi, ma perché tutte quelle che si erano esibite avevano riproposto lo stesso, identico passo di danza. Avrebbe potuto esibirsi anche lui che i pomposi signori lì dentro non si sarebbero accorti della differenza.

-Se non fosse stato per quel biglietto, non ci avrebbero nemmeno fatto entrare.- replicò guardandosi attorno, dando un'occhiata veloce alle pareti scure della saletta scarsamente illuminata. Chissà a che Diavolo avevano pensato i proprietari di quel posto quando avevano adottato lampade dalla luce blu che a malapena mettevano in risalto le ragazze mezze nude. Ora che ci pensava, anche l'insegna al neon fuori dal locale, che ritraeva una ballerina attaccata ad un palo era di colore blu. Scivolò mollemente sulla poltrona di velluto bordeaux e fissò per parecchi minuti la palla stroboscopica che girava sul soffitto, creando giochi di luce fastidiosi sulle pareti e sulle persone intente a bere e godere della splendide natiche della ballerina dalla carnagione scura. No, se andava avanti così la sua sanità mentale non avrebbe potuto reggere!

-Ehi, ma mi stai ascoltando?- la testa di Hasegawa ciondolava da una parte all'altra e Gin dubitava stesse seguendo il ritmo della musica.

-Certo, certo- si sistemò meglio per agguantare le patatine nel recipiente sul tavolino -Cosa stavi dicendo?-

-Non mi stavi ascoltando, nessuno mi ascolta mai!- l'uomo cominciò uno dei propri monologhi che dispensava solo quando era saturo di alcohol -La prossima volta non ti porto. Non meriti di vedere la Perla!-

-La perla? Di che perla stai parlando? Frutterà qualche soldo?- una serie di domande che non avrebbero avuto risposta, constatò nell'osservare l'espressione confusa dell'amico. O meglio, una risposta l'avrebbe avuta ma sarebbe stata poco chiara.

-Ma non hai sentito la cameriera di poco prima?- era passata una cameriera? -Tra poco si esibirà la “Perla” dell'Atomic Wango! E noi siamo così fortunati da poterla vedere!-

-Se è come tutte le altre capitateci stasera, che se ne resti nella sua ostrica.- biascicò tediato appoggiando il mento su di una mano, tornando a guardare il palco. E questa “Perla” doveva essere davvero qualcuno di importante se tutta la sala si era fatta attenta e concentrata, come se stesse per fare entrare un membro dello Shogunato.

Ed effettivamente, la figurina che fece il proprio ingresso in sala non era una persona che passava inosservata, ma non sapeva spiegarsi se fosse per il corpetto rosso dalle bordature di pizzo nero, i lunghi capelli corvini che ricadevano mossi e fino alla vita, coprendole il seno nemmeno troppo prosperoso o gli occhi color del fiume, socchiusi e penetranti che si guardavano attorno mentre la ragazza lasciava scivolare dietro di sé le tende da cui era passata. Non sorrise, semplicemente si avvicinò al centro del palco con passo lento e meccanico, come se non vedesse l'ora di finire.

Gintoki avrebbe davvero voluto distogliere lo sguardo, pensare ad altro -tipo che avrebbe dovuto fare la spesa- o andarsene via, ma quando quella aveva cominciato a muoversi lenta seguendo il ritmo cadenzato della musica, beh, era finito come gli altri uomini. La guardava, con forse più attenzione di quanto avrebbe dovuto prestarle.

Perché c'era qualcosa nel modo in cui si muoveva quella ragazza dalla pelle bianca, nel modo in cui con un gamba si aggrappava all'asta e lei lenta si piegava in avanti per poi riportare con un gesto veloce la cascata di capelli dietro le spalle, guardandosi attorno spaesata. Il suo lento ondeggiare tenendosi salda con la mano, sorridere in maniera impercettibile ma con malizia in direzione dei clienti silenziosi,volteggiare intorno al palo e poi circondarlo con le gambe, scivolando fino al suolo. In quella figura annoiata c'era un'aura di sensualità capace di creare un campo magnetico nella sala che non lasciava via di scampo.

Scese lenta lungo il palo, una mano stretta su di esso e l'altro braccio a penzoloni vicino il fianco; le gambe erano unite e piagate poi le aprì con lentezza estenuante, seguendo il ritmo ora più modulato della canzone. Aveva posato delicata le ginocchia e a quattro zampe aveva cominciato a muoversi come un felino lungo il palco, guardandosi attorno con aria famelica come se stesse cercando la propria preda. E quando meno se lo aspettò, la Perla gli fu davanti. I capelli arruffati le ricadevano scompigliati lungo il viso imperlato di sudore e nonostante il rossetto rosso fosse sbavato agli angoli della bocca, così come l'ombretto colato le dava l'aria di una che si era appena alzata dal letto, Gintoki si ritrovò a deglutire quando la ballerina lo fissò, l'angolo destro delle labbra che guizzò all'insù.

Le mani coperte da guanti rossi accarezzarono i fianchi, le cosce, fino ad aggrapparsi al bordo del palco, facendo sì che potesse sporgersi con un gesto misurato, quel tanto che bastava a fargli ritrovare a pochi centimetri dal proprio viso il suo, ovale e dalle guance imporporate.


 

Fu come se la musica si fosse fermata di colpo, come se nella stanza ci fossero loro due... Come se lui conoscesse fin troppo bene quella provocante ragazzina dai fianchi un po' pienotti. E la passione svanì. L'immagine vivida della ballerina sexy si confuse con quella sbiadita e scolorita di una adolescente mingherlina, impacciata e dai lunghi capelli scuri. E non era colpa della quarta birra della serata!

La fissò, con stupore e mal celata confusione ritrovandosi a venir squadrato con la stessa espressione da parte sua per tutta la durata dell'esibizione. Solo una volta che la canzone terminò e il frastuono degli schiamazzi rimbombò nella sala, scombussolando i suoi pensieri, Gintoki la indicò spalancando la bocca; lei fece lo stesso.

Fu un grido detto all'unisono, carico di stupore e che si levò sopra il frastuono e sopra i battiti accelerati del suo cuore in tumulto.

-Tu!-


 

Sonnecchiava beato sotto il sole di inizio primavera, lasciandosi accarezzare dalla brezza che gli rinfrescava la pelle chiara e dai petali di ciliegio che vorticavano in lenti arabeschi, trasportati dal vento fino a posarsi delicati sul terriccio e sui suoi capelli argentei.

Quello era il suo primo giorno al tempio e piuttosto che socializzare, Gintoki se ne stava a dormire in un angolino. Gli altri bambini, per ragione a lui oscure, lo tenevano alla larga e ciò non gli dispiaceva granché -sopratutto se pensava di aver vissuto praticamente in solitudine fino a quel momento-. Lui, dentro sé, continuava a sostenere che ciò fosse colpa dei suoi capelli ricci naturali, in aggiunta di uno strambo colore; o forse era la sua aria da addormentato perenne che faceva scappare gli altri. O magari ancora la spada affilata che non lasciava mai.

-Ridatemi il mio libro!- la vocetta stridula di una bambina gli fece comparire una smorfia di fastidio sul viso chiaro.

-Perché non vieni a prenderlo?- e la voce baldanzosa di un ragazzino lo costrinse ad aprire gli occhi cremisi. Quando aprì un occhio, si ritrovò ad osservare una bambina dal kimono blu a fiori azzurri attorniata da un gruppetto di cinque o sei bambini decisamente il doppio di lei in quanto a stazza, che la prendevano in giro per motivi a lui ignoti. E quella li guardava con aria vagamente minacciosa, cercando di recuperare il libro verde che uno dei bulletti le aveva, a quanto sembrava, rubato. Assottigliò gli occhi e si rese conto che quel libro era lo stesso che il Sensei gli aveva porto qualche ora fa. E si ricordò di aver già visto anche lei. Quella ragazzina impolverata era la stessa che a lezione non aveva mai alzato la testa dal libro, continuando a scribacchiare imperterrita sul foglio di carta tutto macchiato. Ricordava anche di averla fissata a lungo per via delle macchioline di inchiostro che si erano depositate sul suo viso pallido, risultando ancora più diafano sotto quella sporcizia color petrolio. E lui aveva pensato che una bambina del genere stonava in mezzo alle altre bambine tutte pulite e composte. Poi si era addormentato, e gli era passato di mente di averla già vista.

Svogliato si avvicinò a loro, sbadigliando sonoramente -Ehi, voi, potreste fare meno rumore?-

-Si può sapere chi cavolo sei?- l'energumeno che doveva essere il capo lo fissò con astio, in attesa di una risposta.

-Capo- uno scagnozzo gli tirò un braccio -Questo è il bambino arrivato oggi. Dicono che abbia ucciso tante persone!- mormorò con fare spaventato. Fu la rissa più breve che Gintoki affrontò dall'alto dei suoi dieci anni, perché a quella frase i sei ragazzi erano scappati a gambe levate lanciando addosso alla bimba il libro sporco sulla copertina.

-Avete avuto paura, eh? E non fatevi più vedere!- con fare bellicoso, quella cominciò a strepitare in loro direzione, voltandosi poi con gioia verso di lui -Grazie per avermi aiutata, Gin-chan!- sorrise radiosa, mettendo in mostra una finestrella proprio dove mancava un dente da latte.

Gin-chan?!” si ritrovò a pensare squadrandola, chiedendosi il perché di così tanta confidenza. Ma sopratutto...

-Come fai a sapere il mio nome?-

-Siamo in classe insieme! Ti ho anche salutato, stamattina!- la vide imbronciarsi di fronte alla sua espressione neutra e sonnolenta -Ma non ricordi? - gonfiò le guance al suo “No” laconico, prima di darle le spalle per poter tornare a dormire. E lui avrebbe davvero voluto tanto dormire, ma davvero!, solo che la quiete venne interrotta dal vociare concitato di un ragazzino dagli occhi verdi oliva che avanzava con fare bellicoso verso loro; stando al passo c'era invece un ragazzino dai capelli a coda che continuava ad intimargli di non fare casino, anche se con scarsi risultati.

-Che cosa le hai fatto?- tuonò il ragazzino dai capelli corti e scuri mentre lo affrontava minaccioso. Gintoki lo squadrò, si indicò e con aria annoiata sventolò una mano.

-Io? Proprio nulla.- e mentre si grattava la testa per sottolineare il proprio scarso interesse, quello lo prese per il bavero dello yukata celeste, scuotendolo appena.

-E allora perché Chyo è tutta sporca?-

-Me lei è sempre sporca!-

-Io non sono sporca! Mi lavo!-

-Takasugi, vuoi lasciarlo andare?- il suo amico si intromise, tirandolo per un braccio. Fu solo quando si levò la voce di Chyo, preoccupata e colpevole, che il ragazzino lo lasciò andare.

-Shin-chan, Gin-chan mi ha salvata!- annuì vigorosa per dar forza al proprio pensiero -E sono sporca perché sono caduta!- si scompigliò i capelli a caschetto in disordine, mentre le gote si imporporavano per l'imbarazzo della propria goffaggine.

E Shinsuke, a quel punto, sospirò lasciando andare Gintoki.

-Scusalo, quando si tratta di Chyo diventa piuttosto irascibile.-

-Zura, se non stai zitto ti taglio i capelli durante il sonno!- il diretto interessato, per risposta, sbuffò esasperato.

-Il mio nome è Katsura, non Zura!-

Quei tre erano davvero strani, pensò Sakata vedendoli riunirsi a gruppetto mentre procedevano alla volta del tempio. C'era il paciere del gruppo, tale Katsura, che sembrava mantenere la calma in qualsiasi circostanza -tranne quando lo si chiamava Zura, lì faceva paura-; poi c'era Shin-chan che rappresentava il cavalier servente della sventurata Chyo “Sempre sporca di inchiostro” che si cacciava nei guai come se la venissero a trovare così, per una scampagnata amichevole.

-Grazie ancora Gin-chan!- la ragazzina sventolò un braccio -Ci vediamo a cena, non fare tardi o il Sensei si preoccuperà!-

Fu in quel preciso istante, vedendo il sorriso radioso di Chyo, mentre li vedeva allontanarsi con passo lento, mentre li sentiva ridere e scherzare, che si ritrovò a pensare per la prima volta a quanto scomoda fosse la propria solitudine...


 

-Gin-san, ma la conosci?- Hasegawa lo scosse per una spalla, facendolo ritornare coi piedi per terra.

I ricordi così a lungo nascosti erano tornati in superficie con prepotenza e in maniera nitida, senza neppure una sbavatura. In un certo senso era come se fossero rimasti sempre lì, nascosti ben bene in attesa del momento migliore per poter tornare a galla. Ricevere uno schiaffo avrebbe fatto meno male.

-Gin-chan...- il mormorio di Chyo, incerto e velato di imbarazzo era stato fin troppo udibile. Ma nonostante tutto si voltò verso il compagno di bevute con il solito fare pigro e alzò le spalle.

-È solo un'amica.-

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gintama / Vai alla pagina dell'autore: Geisha