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Autore: elrohir    30/03/2006    11 recensioni
La musica, la scuola, i sogni. La vita. L'amore. Ma come è difficile quando hai diciott'anni e hai perso la testa per il tuo migliore amico. Come è difficile se tutto sembra assurdo, come una lastra di vetro nero che, improvvisamente spezzandosi, rivela tanti, minuscoli frammenti bianchi...
Genere: Generale, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alessandro: il nero si spezza nel bianco

Alessandro: il nero si spezza nel bianco.

 

Sveglia. Sogno nero che improvvisamente mi scoppia davanti in una miriade di frammenti bianchi (come può il nero spezzarsi nel bianco? Mi chiedo per l’ennesima volta mentre resto nel letto e respiro).

Poi improvvisamente salto in piedi, le lenzuola per terra.

Cazzo. È il primo giorno e sono già in ritardo.

Non ho tempo per fare colazione… non che in casa qualcuno se ne stupisca, sia chiaro. Anzi. Avrebbero considerato più strano vedermi seduto a tavola davanti a un caffè insieme a loro, piuttosto che sfrecciare alle loro spalle, strappando una sorsata alla tazza di mio fratello e afferrando dalla credenza una brioches, prima di infilare la giacca le scarpe e precipitarmi fuori di casa.

Come faccio, nell’ordine, dal 15 settembre al 8 giugno, salvo cambiamenti nel calendario ministeriale.

Non posso cambiare me stesso. Il risveglio per me è sempre quello. Precipitarmi in strada con i Blink a palla nelle orecchie e lo sguardo torvo rivolto al cielo.

Dio, quanto odio questa vita. E quanto la amo.

La scuola è chiara in fondo alla strada. E la classe è chiara in fondo al corridoio.

Il mio banco. In seconda fila, vicino alla finestra. Per poter parlare con il cielo, quando il momento lo richiede. Per poter guardare gli uccelli, quando c’è bisogno di respirare.

Il prof non c’è ancora. Ma io sono l’ultimo tra i miei compagni.

Mentre camminavo mi è venuta una strana incazzatura, così non saluto nessuno e getto lo zaino sul banco, mi siedo senza staccare l’mp3. Attraverso le pause della canzone, li sento parlare. Commentano me. Il mio ritardo. E la mia aria scazzata.

Poi. La sua voce.

-Figuratevi ci riusciva anche a Napoli.

-Cosa hai detto?- ringhio, voltandomi a guardarlo. Sorriso da schiaffi, ho voglia di baciarlo.

Basta! Non puoi cominciare così l’anno!

-Perché? Non è forse vero che l’ingrato compito di trascinarti fuori dal letto in vacanza spettava al sottoscritto?

Sì, certo, e a me spettava quello di tenere le mani a posto e non trascinartici dentro, stronzo!

Ma è inutile, Fra è un idiota, non saprebbe leggere i miei occhi neanche se gli regalassi un traduttore simultaneo di sguardi. Posso divorarmelo quando voglio, e lui al massimo mi chiede se ho la febbre. Quante volte è successo, quest’estate, a Napoli?

Rimetto l’auricolare e mi volto. Non ho voglia di parlargli. Non questa mattina. Non in questo momento.

Ma l’idiota non la capisce. Sento il suo braccio sulla mia spalla, mi volto, il suo viso è a pochi centimetri dal mio. Per un attimo resto a guardarlo, senza far caso a cosa dice. Poi, attivo l’impianto uditivo.

-Allora, ci stai?

-A cosa?

Sospira. –Il concerto, cretino! Il concerto! Stasera. Alle 10. Ci sei?

-Il concerto di chi?

Lui mi tira uno schiaffo sulla nuca. Mi abbasso. –Come di chi? Ma ci fai o ci sei? Il mio! E ti ricordo che con me ci saranno anche tuo fratello e tuo cugino, quindi ti conviene presentarti…

Non faccio in tempo a rispondere, viene spinto via. –Smamma Fra, questo è il mio posto. Torna dalla tua bella, che ad Ale ci penso io.

Francesco mette su una faccia offesa, poi si allontana. Io guardo rassegnato Martino prendere possesso del banco accanto al mio.

-Allora come ti butta?

Gemo. –Come vuoi che sia? Mi sono strozzato per strada con il cornetto, arrivo qui per sentire quello stronzo di Fra blaterare del suo concerto… tutto contento…

-E dagli torto! Guardatelo, con quella meraviglia… anche io sarei contento c’avessi una come Vale vicino…- s’interrompe, accorgendosi di avere fatto una gaffe. Ma neanche lui, neanche Martino sa cosa davvero mi brucia di quella storia.

Non rispondo. La ferita è ancora troppo fresca. Non riesco neanche a trovare la forza di voltare la testa per vederli seduti vicini.

Se ripenso a quella sera, la prima sera in cui li ho visti insieme…

E l’idiota che pensava fosse perché ero geloso di lei! Mi ha inseguito dieci minuti, prima che io trovassi il buon senso di fermarmi.

–Ale…Ale aspetta! Ale…- afferrato per il braccio, strattonato, sbattuto contro il muro. Fissato negli occhi. –Scusa. Ma pensavo ti fosse passata ormai… sono due anni!

Avrei dovuto rispondergli la verità in quel momento? Invertire le posizioni e baciarlo e poi dirgli sulle labbra che non era per Vale che stavo così, ma per lui?

Forse. Adesso almeno non mi starebbe intorno preoccupato come una chioccia e non pretenderebbe di trascinarmi ai suoi concerti la sera.

Ma non sarebbe neanche lì per farmi ridere con le sue cazzate, o per ascoltare i miei rimescolamenti interiori, per chiedermi confuso “cosa ho fatto di male?” e telefonarmi di notte esaltato per una nuova canzone appena sognata.

E questo non me lo sarei mai perdonato.

Così, ringrazio il Dio in cui non credo di essermi trattenuto, e aver sorriso invece, spettinandogli i capelli (quei meravigliosi capelli di rame), sussurrando –No, no Fra… è solo che non me l’aspettavo e ci sono rimasto un po’ di merda. Ma va bene, sul serio… lei non mi importa più.

Cazzo, ancora adesso il ricordo del suo sguardo mi fa rabbrividire. Serissimo di colpo, scuro, mentre la sua mano posava sulla mia spalla, sulla clavicola… -Dimmi la verità Ale… basta che me lo dici e tra me e lei finisce tutto qui. Tu sei più importante di Vale.

Mi scuoto. –Dicevi?

-Cazzo Ale ma dove c’hai la testa? A volte credo abbia ragione Fra…

-Marti che vuoi? Lo sai che al mattino non carburo…

Lui posa la testa sul polso, mi guarda. –Certo che sei strano… comunque, chiedevo… stasera ci vai al concerto di Fra?

Volto uno sguardo truce sul muro. –E come potrei scamparla? Con Alberto e Nico nel gruppo…

Non fraintendetemi. Di solito adoro ascoltare i DarkSun suonare… ma questa sera l’idea di Fra sul palco con quel cazzo di basso in mano, e gli occhi chiusi perso nella musica è troppo da sopportare.

Non è facile essere gay, dice qualcuno. Verissimo. Ma vi assicuro che essere gay in incognito, per di più innamorato del tuo migliore amico, è ancora più difficile.

Ricordo quando per la prima volta mi accorsi che qualcosa non andava. Fu proprio così… come se all’improvviso la lastra di luce che circondava la mia esistenza si spezzasse in mille frammenti di buio. E ognuno di questi frammenti neri, a sua volta, si divideva in mille, minuscole schegge di bianco.

Da allora, è come se ogni volta che apro gli occhi, quando mi sveglio, quando sto sotto un albero o ascolto una canzone, quando piove e sento le gocce baciarmi la pelle, il nero si spezzasse in bianco. E lasciate che ve lo dica. Non è uno spettacolo cui col tempo fai l’abitudine.

 

 

   
 
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