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Autore: EmmyScarlet    01/08/2011    3 recensioni
Tumnus non era del tutto sicuro di come si fosse ritrovato in questa situazione, né se dovesse sentirsene riconoscente o preoccupato. O se dovesse semplicemente concludere che Aslan aveva uno strano senso dell’umorismo. Davvero, non poteva escluderlo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucy Pevensie, Mr. Tumnus
Note: Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Two left hooves

 

 

 

 

Tumnus non era del tutto sicuro di come si fosse ritrovato in questa situazione, né se dovesse sentirsene riconoscente o preoccupato. O se dovesse semplicemente concludere che Aslan aveva uno strano senso dell’umorismo. Davvero, non poteva escluderlo.

Tutto era cominciato in un modo piuttosto innocente. Dopo anni di isolamenti in un angolo o di nascondigli in balcone ogni volta che c’era un ballo reale, i Re e le Regine alla fine erano diventati curiosi di sapere perché si tenesse sempre nell’ombra. Una Regina in particolare, la sua amica Lucy, non avrebbe avuto pace finché lui non le avesse detto la verità.

“Non hai mai voglia di ballare?” gli aveva chiesto Lucy. Tumnus allora era stato costretto a rivelare, tra violenti rossori e farfugliamenti, di non saper ballare. Almeno non come si faceva ai balli reali. Conosceva le danze dei fauni, ma quelle erano piuttosto diverse.

Dopo di ciò le cose si facevano un po’ confuse, ma quando riuscì a rimetterle a fuoco Tumnus si ritrovò a prendere lezioni di danza da Lucy, che si era rifiutata di accettare una risposta negativa. Insisteva che Tumnus imparasse, in modo che potesse ballare con lei alla festa del suo diciottesimo compleanno, che si sarebbe tenuta di lì a un mese.

Non molto tempo prima, non sarebbe stato un problema per lui stare così vicino a Lucy per un periodo di tempo tanto esteso. Ma allora il suo cuore e la sua mente si ribellarono, e gli fecero capire che il suo amore per la cara amica si era intensificato, e che da qualche parte lungo la strada lui si era innamorato di lei. Stilate tutte le ragioni per le quali quella era una pessima idea, in seguito non aveva esattamente vissuto dei momenti piacevoli. L’opprimente peso dell’amore non corrisposto e via dicendo.

Per come la vedeva lui, tuttavia, non avrebbe dovuto lottare a lungo con le lezioni di danza. Dopotutto c’era già stato chi aveva tentato e fallito miseramente. Ma aveva dimenticato l’assoluta determinazione della Regina Lucy.

“Davvero, signor Tumnus, non è così difficile,” disse Lucy, dopo aver evitato con cura che lui le pestasse il piede per la... In realtà aveva perso il conto di quante volte. Non poteva essere una buona cosa. “Non riesco a capire perché sia così complicato per te.”

“Credo che avere due zoccoli sinistri renda impossibile ballare.”

A questo Lucy sorrise, e Tumnus sentì sussultare il proprio stomaco traditore. Sembrava che tutto il suo corpo si ribellasse.

“È possibile avere due zoccoli sinistri?” chiese lei, curiosa.

“Non ne sono sicurissimo, ma se mai potesse succedere a qualcuno succederebbe a me.”

Era una missione disperata, ma Lucy non si scoraggiò. E, lentamente, Tumnus scoprì che i passi gli riuscivano a poco a poco più facili. Oh, be’, almeno non si avvicinava così tanto da spezzare le dita di Lucy tanto spesso.

“Sono così orgogliosa di te, caro signor Tumnus!” gli disse Lucy, dopo quella che giudicò la loro ultima lezione.

Forse fu per la sicurezza tutta nuova data dalla sua conquistata abilità di ballerino; ma prima di rendersi conto di ciò che faceva, Tumnus si lasciò sfuggire: “Potresti chiamarmi semplicemente Tumnus, se lo desideri, Lucy. Soprattutto perché non mi permetti di chiamarti Vostra Altezza, che sarebbe il modo più giusto di rivolgermi a te. E inoltre non sei più una bambina che ha bisogno di dimostrare rispetto a un amico più grande.”

“No; non sono più una bambina, vero?” disse Lucy, in uno strano tono che lui non sarebbe riuscito a definire. Avrebbe voluto chiederle spiegazioni, ma Lucy volteggiò fuori prima di dargliene il tempo, dichiarando che c’era così-tanto-da-fare prima del ballo.

E che ballo fu. Non c’era nulla che la gente di Narnia amasse quanto una scusa – qualsiasi scusa – per un festeggiamento. E l’ingresso della loro monarca più giovane nell’età adulta era davvero un’occasione solenne.

Lucy, naturalmente, era bellissima. In pratica risplendeva, mentre volteggiava tra i suoi ospiti come una farfalla reale, vestita di un abito di un blu profondo ornato d’avorio, con lunghe maniche leggere e una gonna che piroettava quando lei si voltava. Tumnus osservò tutto questo dal suo solito angolino. C’erano delle abitudini dure a morire. Lui si era accontentato di vestirsi della sua sciarpa di velluto verde con la frangia d’oro; non c’era molto da fare per modificare il suo aspetto.

Si era aspettato che Lucy sarebbe stata troppo occupata con i suoi ospiti per preoccuparsi di lui, ma quasi subito lei lo vide e lo rimproverò per essersi nascosto di nuovo.

“Tutta l’idea delle lezioni era per impedirti di restare in ombra, Tumnus! Adesso vieni, danza con me, e mostriamo a tutta Narnia il bravo ballerino che sei.”

Non era un ordine; Lucy non gli avrebbe mai ordinato di fare nulla. Ma era una richiesta, e lui non poteva rifiutare, per quanto lo desiderasse. Una cosa era fare giri e piroette quando erano soli – ma in questa folla si sentiva terribilmente timido.

Ad ogni modo, una volta che furono sulla pista e che ebbe Lucy tra le braccia, fu come se il mondo intero si dissolvesse. Esistevano solo loro due, e gli occhi profondi di Lucy, felicemente fissi nei suoi. Non sapeva per quanto tempo avevano ballato – potevano essere minuti, poteva essere l’eternità – ma alla fine Lucy disse di essere stanca e di aver bisogno di una boccata d’aria.

Uscirono sul balcone, il loro balcone, dove di solito si ritrovavano insieme durante i balli, soprattutto quando Lucy era ancora una bambina e ballare non le interessava. Rimasero lì, vicini, a lasciarsi sfiorare dalla brezza fredda. Lucy a un tratto rabbrividì, e si avvicinò a Tumnus in cerca di calore.

Dopo un momento di esitazione, Tumnus la circondò con le braccia. Stava giocando col fuoco, lo sapeva; ma, per andare avanti con la metafora, lui non era altro che una falena attirata da una bellissima fiamma, e non c’era modo di resistere a quella chiamata.

“È stato un bellissimo compleanno,” disse Lucy. “Quasi perfetto.”

“Quasi?” chiese Tumnus. “Cosa potrebbe mancare?”

Ma Lucy non gli rispose, scegliendo invece di abbandonare il capo sulla sua spalla, guardandolo di sotto in su con quei suoi occhi incantevoli. Tumnus non poté resistere oltre. Era un fauno dotato di scarso autocontrollo, e questo era arrivato al limite.

“Lucy, io...” cominciò, ma perse il coraggio. Si schiarì la gola e provò di nuovo. “Lucy, io... Voglio dire, io... Oh, accidenti. Quel che sto cercando di dire è che io...”

“Tu cosa, Tumnus?” chiese Lucy, gentilmente.

‘Finiamola e basta, Tumnus,’ gli disse la testa. ‘Prima glielo dirai, prima ti si spezzerà il cuore, e prima potrai morire di cocente imbarazzo.’

“Ti voglio bene, Lucy Pevensie.”

“Anch’io ti voglio bene, Tumnus,” rispose Lucy tranquilla.

“No, cara Lucy, non credo che tu capisca. Quel che volevo dire è che sono innam...”

Ma Tumnus non poté mai terminare la frase, poiché le dita di Lucy all’improvviso erano intrecciate ai suoi capelli, e lei gli stava avvicinando il volto al suo, finché le loro labbra si sfiorarono. Tumnus rimase lì, congelato dalla sorpresa, fino a quando il suo cervello fu abbastanza gentile da dargli un metaforico calcio, chiedendogli per quale motivo se ne stava là come fosse di nuovo un freddo pezzo di marmo. Dopo aver ringraziato il proprio cervello e deciso di perdonarne il comportamento traditore degli ultimi mesi, Tumnus prese possesso del bacio, domandandosi se non fosse soltanto una sorta di sogno meraviglioso. E se era così, che non lo svegliassero mai più, per favore e grazie tante.

Quando il bacio s’interruppe, Tumnus restò immobile, un po’ confuso, con in volto un sorriso che più tardi Lucy definì “decisamente rintronato”, e senza avere una vera idea di come d’improvviso fosse diventato il fauno più fortunato di Narnia.

“Lucy, perché mi hai baciato?” non poté fare a meno di chiedere.

“Perché potevo. L’hai detto tu stesso, mio carissimo Tumnus: non sono più una bambina,” disse lei, prima di aggiungere (con un sorriso decisamente malizioso): “Ce ne hai messo di tempo ad accorgertene.”

Tumnus avrebbe potuto borbottare qualcosa che somigliasse a una risposta, ma se anche si fosse avvicinato a formulare parole vere e proprie, quelle non sarebbero appartenute comunque a una lingua che uno dei due avrebbe potuto comprendere. Lucy ebbe compassione di lui, stringendogli la mano nella sua mentre lo guidava di nuovo verso la sala da ballo.

Adesso è un compleanno perfetto,” disse.

“Del tutto?” replicò Tumnus.

“Del tutto. Adesso vieni, e danza di nuovo con me.”

Certo che l’avrebbe fatto. Per quanto lo riguardava, non avevano mai smesso di danzare. E sperò che non l’avrebbero fatto mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di traduzione

 

Trasporre in italiano questa storia è stato piuttosto complesso, perché avevo l’impressione che con il cambiamento si sarebbe persa molta della dolcezza e della delicatezza che la pervadono. Ho cercato di mantenermi il più fedele possibile all’originale e spero davvero di avervi fatto cosa gradita, poiché, come prima Tumnus/Lucy che abbia mai letto, a me è piaciuta infinitamente. <3

Ogni commento sarà inviato all’autrice; a questo indirizzo lo scritto originale.

Aya Lawliet ~

   
 
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