Nel bianco e nel vuoto.

Ci sono voci nella testa di Harry Potter.

C’è l’urlo di sua madre, primo su tutti, e risale ancor prima che lui abbia coscienza.

Una cascata di riccioli scuri è riversata sul cuscino accanto al suo.

Ce n’è uno, leggermente spostato rispetto agli altri, che da solo, riesce a catturare i raggi del Sole che filtrano attraverso le tende e lo tingono di rosso.

Harry non resiste a rubarlo alla sua immobilità per arrotolarlo intorno all’indice.

Non c’è tempo a scorrere tutto intorno.

È come essere sospesi. Un dolce dondolare nel vuoto, avvolti da un rassicurante ed intenso bianco.

Non aveva mai provato una sensazione del genere. Da sempre abituato a preoccuparsi per qualcosa e stare costantemente all’erta non avrebbe mai creduto di poter trovare un momento per sé, senza pensieri.

“Prepara la colazione per tuo zio.”

“Guardati le spalle, cugino.”

“I tuoi genitori sono stati uccisi da un mago cattivo…”

Ci sono voci nella testa di Harry Potter.

Voci dalle quali pensava di non potersi liberare.

Ed invece Hermione ci è riuscita. Ha creato una bolla intorno a loro, una bolla bianca e vuota, dentro la quale sono soli. È stato scoprire che effetto faceva, stringersi fino all’alba, ad averli resi bisognosi di quei momenti e dipendenti l’uno dall’altra.

Harry non sa come sia possibile, ma non crede che abbia a che fare con il suo essere la strega migliore del suo anno. Questa volta non ha usato nessun incantesimo, nonostante l’abbia ugualmente salvato.

“Sta vendendo a prenderti, Harry…”

“Hai un piano, Harry? Hai un piano?”

Ci sono voci nella testa di Harry Potter.

Voci che lo hanno tenuto sveglio, che l’hanno caricato di paure e responsabilità.

Ma quelle voci non riescono a trovare asilo nel loro rifugio.

Hermione si volta, gli occhi limpidi, di chi guarda esattamente quello che vorrebbe vedere, e piega le labbra in un sorriso. Harry, da così vicino, riesce a vederla, senza bisogno di indossare gli occhiali.

Non ci sono parole.

Rimangono lì a guardarsi, nel bianco e nel vuoto.