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Autore: slice    02/08/2011    2 recensioni
Ok, sono in ritardo. Ma questo non cambia le cose: la shot è stata scritta per l'ItaShika day e fa irrimediabilmente schifio. Avvisati.
Non c'è modo di fargli pesare meno quella salita, a quel pigrone, però Itachi è contento che nonostante tutto abbia sempre voglia di farsela.
È con questi semplici e sereni pensieri che Itachi entra in camera sua e si trova il chuunin svenuto, praticamente nudo, sul suo letto. Grazie divina provvidenza... Cioè, Shikamaru, ma dai!
Genere: Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Itachi, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
- Questa storia fa parte della serie 'Là, dove il sole fa ombra'
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ItaShika Day: 01/08/2011



A letto senza cena
di slice





Le missioni d'estate sono un rivoltante e appiccicoso puzzo di sudore e polvere e se non si rischia la vita sembrano anche irrimediabilmente esimie perdite di tempo, per assurdo.
Le missioni d'estate andrebbero abolite: fermi, state tutti fermi così non fate danni e non devono intervenire quei cretini dei ninja!
Shikamaru, individuo al quale il solo pensare a dello sforzo, anche se invernale, crea del coma e una paralisi parziale, preferisce definire il suo dovere estivo con uno straziato mugugno piuttosto eloquente. Tuttavia se c'è qualcosa a cui nessun ninja di nessun clan dei pigri si sognerebbe mai di venire meno è esattamente il proprio dovere.
Parte svantaggiato, diciamo. Alzarsi... No, dormire è un'impresa già di per sé, con quel caldo torrido di luglio, che ancora non è nemmeno quello di agosto, tra l'altro. Alzarsi è tremendo, la doccia sì, la doccia gli piace, e anche la colazione può passare, ma uscire di casa no. Detesta stare al sole ad aspettare Ino. Ino fresca e pulita e Shikamaru e Chouji sciolti e sudati. Poi la missione inizia e visto che il “prima partiamo, prima torniamo!” è sfumato con il ritardo della compagna, si aggrappano al “andiamo, lo ammazziamo e torniamo! Che ci vuole?”. Eh, che ci vuole... Pazienza, tanto per cominciare.
Ino non profuma solo, ciarla anche. Ciarla per ore e di cose che potrebbero interessare giusto un'altra Ino secondo il ragazzo medio; Chouji invece ascolta e annuisce, o almeno sembra stia ascoltando, ecco, mentre Shikamaru sa bene che anche se lo nascondono meglio ci sono altre kunoichi a cui piacerebbe conoscere l'aroma del dopobarba di Sai. Che palle.
Come se questo idillio non bastasse, Ino almeno è lontana ben mezzo metro mentre il facoltoso che deve accompagnare da un villaggio all'altro, come se fosse un pacco, è abbarbicato esattamente sulle sue spalle, con la bocca e i dovuti lamenti a pochi centimetri dal suo orecchio.
La pelle della schiena deve essere da qualche parte tra la panciona dell'uomo e la propria colonna vertebrale, pensa Shikamaru, adocchiando il villaggio dalla strada in pendenza che stanno percorrendo. La discesa per un momento riesce a farlo sentire davvero bene, ma l'attimo dopo si trasforma nell'incubo che non avrebbe mai voluto vivere; non in quel caldo e con l'asma che ha sviluppato portando fin lì quel signore sovrappeso, per essere gentili.
Insomma, la discesa è troppo in discesa e il carro che era dietro di loro, quello con tutti i beni dell'uomo, compreso di famiglia in prima fila, li sorpassa allegramente. Una nota positiva c'è: Ino è in silenzio.
“Chouji!” urla lei al compagno con le mani libere, tanto per smentire. Il mulo ancora là attaccato, e ora anche trascinato, si giustifica e protesta allo stesso tempo con potenti ragliate.
Akimichi ingrandisce la sua già spaziosa figura, in tre passi raggiunge il carro e ha così tutto il tempo per fermare la sua corsa. Ha però le mani troppo grosse e quando obbliga il carro ad una brusca frenata quello si impenna leggermente, quel tanto che basta perché la bambina schizzi via, passandogli tra le dita come un granello di sabbia.
Ino, che ha visto la scena, corre più forte che può: la strada curva e c'è lo strapiombo. Si rende conto che non può arrivare in tempo così si volta a guardare Shikamaru che fortunatamente è un genio e capisce al volo. Lei si lancia nel vuoto, dietro alla bambina, e quando l'afferra Shikamaru recupera entrambe con un dito d'ombra denso come un metallo.
A pericolo scampato riescono a fare una sostanziosa pausa in un tratto particolarmente pianeggiante prima di ripartire con Chouji davanti al carro. Il mulo si punisce cagandosi sugli zoccoli appena riprendono la discesa e tutti arrivano a quel villaggino sperduto sani e salvi.
Non è stato difficile, riflette Shikamaru, solo terribilmente fastidioso. E afoso. E ora puzza di mulo anche se non ha toccato l'animale.

Casa Nara è calda come tutte le altre case, sua madre chiude le finestre come sente del riscontro perché è così che ci si prendono tosse e raffreddore, dice lei. Però che caldo, cazzo. Trovare il bagno occupato poi è la leggendaria goccia che fa traboccare il vaso.
Shikamaru, con il minimo sforzo, riempie una sacca di vestiti puliti, cercando solo di evitare di non prendere due pantaloni e trovarsi senza maglia, ed esce.



Itachi è a fare terapia all'ospedale e non sarà di ritorno prima di un paio d'ore, così Shikamaru ha il tempo di farsi una doccia, pulire e sdebitarsi cucinando qualcosa. Ottimo.
Sarebbe potuto essere perfetto se solo l'acqua fosse stata vagamente tiepida, perché con il caldo che fa si rischia una congestione pure a stomaco vuoto, sotto quel getto gelido. Inoltre avrebbe avuto senso lavarsi se il sapone fosse stato sufficientemente grosso da non scivolare tra le dita ad ogni movimento, ma lui si è lamentato tutto il giorno e non ha poi così tanta voglia di continuare, soprattutto dal momento che il letto d'Itachi sembra davvero morbido e lo distrae solo esistendo.
Ci si siede sopra, sospirando nel constatare che è morbido al punto giusto, poi arriva tutta la stanchezza che non ricordava di aver accumulato. In fine crolla, si sdraia supino, mette le mani dietro la testa e pensa a quant'è bello vivere da soli, farsi i propri orari, le proprie abitudini, la propria vita. L'idea di vivere da solo lo alletta. Certo, magari senza pagare lo stesso prezzo dei due padroni di casa.
Quando pensa a queste cose, all'indipendenza, ad una casa, ad uno spazio interamente suo e alle sue regole, gli viene sempre da pensare ai bambini.
Il problema è meno serio di quanto sembri. Quel pensiero sta solo a significare che ha visto troppe volte il figlio di Kurenai e Asuma andarsene in giro zompettando per i corridoi di quella casa di nuovo viva, ora che ci sono quelle risate e quegli urletti striduli di Nakaru e dei suoi amichetti. Ha bevuto troppi tè insieme a Kurenai osservando i bambini giocare sul pavimento ed è successo che prima che arrivasse Itachi ha associato una vita da single a quei macelli di pastine biascicate, giocattoli e schiamazzi. Tutto molto tollerabile se pensa a quegli occhietti furbi, presi dal padre, di quel bambino, ma non altrettanto quando pensa a quanto quell'esserino lo abbia traviato.
Itachi ha portato all'aspetto della faccenda una ventata d'aria fresca e un bel po' di rilassante silenzio.
Da quando passa del tempo con lui ha scoperto che non avere un orario fisso per mangiare e doversi preparare tutto non sono cose negative. Pensava che gli sarebbe pesato, pensava di non saper fare un pasto diverso da quello semplice che si prepara per le missioni, pensava che gli sarebbe mancata la disciplina rigida di sua madre e che non sarebbe stato capace di accettare qualcosa di diverso, ma decisamente si sbagliava.
Ha scoperto che stare in cucina gli piace. In effetti gli piace stare in cucina e in salotto e persino sulla veranda se ha Itachi intorno che lo urta, lo spinge, che gli fa il solletico, lo abbraccia, gli parla.
Shikamaru ha scoperto che vivere da solo avrebbe più senso se fosse in compagnia di Itachi. Ma non sarebbe più da solo, allora.
A questa brillante considerazione aggrotta la fronte, ignorando volutamente che sia sua, e si volta su un lato, trovando parte della superficie più fresca rispetto a quella che lo ha precedentemente ospitato.
Si dovrebbe vestire, prima di addormentarsi sul serio. Beh, cinque minuti.



Itachi lo sa che Shikamaru è di sopra.
I giorni precedenti sono stati uggiosi, l'afa ha mozzato il respiro del villaggio e le nubi si sono addensate sopra le teste di pietra degli Hokage, poi è arrivato un abbondante scroscio estivo su tutta la regione, per questo le orme strascicate del compagno erano così evidenti, sulla collina.
Non c'è modo di fargli pesare meno quella salita, a quel pigrone, però Itachi è contento che nonostante tutto abbia sempre voglia di farsela.
È con questi semplici e sereni pensieri che Itachi entra in camera sua e si trova il chuunin svenuto, praticamente nudo, sul suo letto. Grazie divina provvidenza... Cioè, Shikamaru, ma dai!
Itachi non è quel tipo di persona che mente a se stesso. Nella sua vita ci sono state cose che sono andate come lui aveva previsto, nel bene o nel male, e anche quando queste implicavano la morte della sua famiglia lui non è mai riuscito a raccontarsi favole. Non è mai riuscito a vedere luce, era lui l'unica luce nella sua vita. E Sasuke. Per questo non ha potuto ucciderlo, per questo ha fatto di tutto per farlo sopravvivere, per questo la sua vita contava più della propria. Ed è per questo stesso motivo, questo suo essere realista nei confronti degli eventi, che non perde le occasioni. Non ce n'è motivo, ha sempre creduto.
Si toglie la maglia, aggira il letto ed è un ninja esperto di rango S, un ex ANBU ed ex nukenin, che inciampa in un panchetto perché gli occhi gli son caduti sul culo del dormiente.
Riesce ad arrivare incolume dall'altra parte del letto ed ecco che Shikamaru volta la testa dal lato opposto, probabilmente disturbato dal rumore.
Itachi si adagia piano sul letto, senza emettere alcun suono e poi lo fissa. Dopo poco però si ricorda che se fa rumore lo infastidisce, ma non lo sveglia, mentre invece se lo fissa si sveglierà sicuramente, perciò fissa un po' più giù così lo lascia dormire.
Shikamaru è un ninja strano. Ha la pelle liscia, senza troppe cicatrici, ed ha muscoli sodi anche se solo accennati; non sono troppo evidenti. La forza ce l'ha solo che non si direbbe.
Itachi passa le dita sulla schiena, leggere. Ha i fianchi morbidi e le dita affondano, se fa pressione; la leggera peluria soffice, prima dell'intimo, gli solletica il polso. Tocca il bordo delle mutande chiare prima di scendere su una natica, poi continua, facendo una carezza sulla gamba. Si muove lentamente e ogni tanto preme più forte perché gli piacciono le sensazioni che gli dà farlo, il profumo che ha lui sui capelli, sulla pelle, i sospiri che fa di tanto in tanto, un po' perché è infastidito e un po' perché si sta eccitando, e così finisce, per caso, con la mano nell'interno coscia. Per puro caso.
In realtà voleva solo passare dall'altra parte, sull'altra gamba, e sembra incredibile ma è soda pure quella, allora visto che ha constatato adesso può tornare nel mezzo.
Poggia le labbra sulla spalla nuda e non riesce a fare a meno di spostare i baci sulla schiena, fino in fondo, fino all'elastico, dove ha deciso che deve morderlo.
Shikamaru si sposta di scatto, mugola, si copre malamente con il lenzuolo e poi sospira prima di tornare a dormire. Itachi sorride.
Gli si avvicina di nuovo ed intreccia le gambe con le sue, passa la mano sul fianco e quando scende si trascina dietro la stoffa leggera. Lo abbraccia, intrufolandosi sotto il lenzuolo per premersi meglio contro di lui.
C'è la finestra aperta e fuori il sole sta calando, sotto le coperte si sta bene, freschi senza freddo, quindi copre meglio entrambi. Shikamaru sospira e lui gli sfila l'intimo. Gli sfa la coda poi e gli mette le dita tra i capelli affinché i brividi gli arrivino fin sul cervello. Vuole baciarlo, ma quello dorme poco meno dei sassi: se li calci rimangono fermi, almeno Shikamaru ti manda a fanculo. Allora gli morde il lobo dell'orecchio, la lingua scivola dentro e lui mugola. Ma non è infastidito, questa volta.
Continua a stare girato di là, però, quindi Itachi usa una ciocca di capelli neri, che non sa più di chi sia, in quell'aggroviglio, e gliela infila nel padiglione auricolare. Questa mossa sortisce l'effetto desiderato.
Quando Shikamaru si volta verso di lui, Itachi ride premendo il viso sul cuscino per non far rumore: sulla faccia del Nara c'è una striscia rossa che deve essere il segno del ricamo della federa.
Poi torna a guardarlo e c'è un occhietto aperto e un broncio che lo accusano, allora si fa serio e si schiarisce la voce.
“Non ti ho svegliato io,” puntualizza.
“Cosa... Cosa ci fa la tua mano nelle mie mutande, allora?” biascica Shikamaru, richiudendo l'occhio.
“Quali mutande?” risponde e chiede Itachi, prima di baciargli il collo.
L'altro sbadiglia, si stira e i piedi rimangono impigliati in qualcosa, dopo ci vogliono solo due secondi netti prima che colleghi. Le sue mutande sono quelle in fondo al letto mentre le mani di Itachi sono quelle sul suo culo, al posto delle mutande. Tutto chiaro.
“Che maniaco...” mugola mentre si passa le mani sul viso, dimenticandosi di menzionare seccature varie principalmente perché non c'è più spazio per le lamentele, non adesso che anche Itachi si è liberato di indumenti ingombranti.



È notte ormai, sono tutti sudati e le lenzuola sono da qualche parte in fondo al letto, con le mutande, probabilmente.
Nell'aria ci sono solo grilli, ansimi e calura. È uno di quei momenti idilliaci in cui Shikamaru si addormenta sotto le carezze come quando era bambino, solo che adesso quelle carezze finiscono troppo in basso, a volte. Potrebbe rimanere così per sempre se solo non ci fosse un altro Uchiha al piano inferiore.
“Itachi!” lo chiama Sasuke, infatti, “ma quando si mangia?”
Cala il silenzio perché si accorgono in quel momento di aver saltato la cena.
“Mah, io ho già mangiato,” dice Itachi, piano, prima di mordere una spalla nuda.
“Cretino...” dice la spalla, e si copre.





Owari









Una spalla pudica, sì, e allora? E allora sono in ritardo, cacchio!
Tutti gli anni la stessa storia!
Non so cosa sia la puntualità, io, sapevatelo. u_ù

Ho partorito questa cosa per l'ItaShika day(?)(Sparatemi! Ora!)... Non me ne vogliate. *e il corvo verde vola via indignato*



I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.



  
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