Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: _Ceres_    31/03/2006    8 recensioni
L'amore non è eterno, anche se alcuni si illudono che esistea un'anima gemella con cui ci si possa amare per l'eternità. Però esistono amori che non si affievoliscono col tempo, nemmeno se qualcuno fa di tutto per dividerlo. Ma in quel caso si nasconde dietro l'odio dell'abbandono e il dolore di essere soli...
Genere: Romantico, Triste, Drammatico, Mistero, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Tanpopo
di _Ceres_


cap. 8
The and of everything

Inestimabile, inafferrabile...

la tua assenza che mi appartiene...

Siamo indivisibili

siamo uguali e fragili

e siamo già così lontani...

Con il gelo nella mente

sto correndo verso te.

Siamo nella stessa sorte

che tagliente ci cambierà...

Aspettiamo solo un segno

un destino, una verità

e dimmi come posso fare

per raggiungerti adesso...

(Gocce di memoria, Giorgia)

 

Sciaff. Sciaff.

Correva, con le scarpe che affondavano nella pioggia sull'asfalto.

Sciaff. Sciaff.

Correva, col cuore martellante nel petto.

Sciaff. Sciaff.

Correva, rabbrividendo ad ogni passo mentre i passanti la guardavano non capendo la sua espressione spaventata. Aveva freddo e tremava forte, con gli abiti fradici di pioggia.

L'ho fatto per te Ichigochan...

Non ci poteva credere. Non ci voleva credere!

Papà... stai scherzando...

Non era la realtà. Non era vero, stava sognando.

Ichigo... lui non faceva per te. Eravate troppo diversi, ti avrebbe fatto soffrire...

Era un incubo, solo un orribile incubo. Fra poco si sarebbe svegliata e tutto sarebbe sparito. Tutto sarebbe tornato alla normalità.

Papà... non scherzare...

Era solo un sogno. Alzò il viso verso il cielo, fermandosi ansimante per la corsa. Nuove gocce di pioggia inondarono il suo viso. Non stava piangendo. Era solo pioggia quella. E poi... quello era solo un sogno.

... non sto scherzando... tesoro... ho cambiato le parole di quel telegramma. Gli ho scritto di lasciarti perdere... non doveva avere più niente a che fare con te, quel... Shirogane!

Ed allora perché sentiva freddo? Perché sentiva la pioggia sulla sua pelle e sulle sue labbra? Perché tutto sembrava così... reale ed orribile?! ERA SOLO UN SOGNO!

No... non era un sogno. Era la realtà, e pesava come un macigno.

Papà... perché!? Perché l'hai fatto!

Tu e lui eravate troppo diversi! Eravate distanti, siete distanti, troppo perché potesse funzionare! Ma ti rendi conto che è americano?! Tra lui e te c'era l'oceano! E le vostre classi sociali... ed il suo carattere così... freddo... non ti amava!

Questo tu non potevi saperlo! E poi lui aveva una casa qui a Tokyo! In America non ci sarebbe più tornato!

Invece l'ha fatto!

Ma era solo per un breve periodo! Aveva promesso... e avrebbe mantenuto la sua parola, se tu... !

No, Ichigo! Tra di voi non c'era solo la distanza spaziale... quella tra continenti... ma anche affettiva... eravate così diversi... non ti avrebbe fatto felice!

Beh... la mia vita la decido io papà! Lo amavo e... avrei voluto vedere se davvero mi avrebbe fatto felice o meno! L'avrei dovuto decidere IO! Solo io, papà! E comunque ci avrei provato prima di gettare tutto al vento! Non ti dovevi...

Ma eravate solo due ragazzini... non potevate essere innamorati seriamente... alla vostra età l'amore vero non si capisce...

MA TU NON AVEVI IL DIRITTO DI METTERTI IN MEZZO!

Ichi... dove vai! TORNA QUI!

A quel punto era scappata. Non ce l'aveva fatta. Si era alzata di scatto e si era fiondata fuori casa, al freddo e sotto la pioggia.

Papà... in questo momento ti ODIO!

Aveva urlato al mondo intero, prima di cominciare a correre a perdifiato, senza una meta, per le strade bagnate di Tokyo. Ed ora era lì, nel centro del suo quartiere, accerchiata da passanti che la guardavano con tanto d'occhi, bagnata come un pulcino e con gli occhi rossi di pianto.

Che pena... si erano odiati per tutto quel tempo per una cosa che non esisteva. Per una menzogna. Un inganno. Il tradimento... di suo padre... cinque anni... Tanpopo... cinque anni di odio per niente...

Le girava la testa. Era assurdo, si ripeteva continuamente. Barcollò e per poco non cadde in avanti. Un passante gentile l'aiutò a sorreggersi, preoccupato.

    - Qualcosa non va? Si sente poco bene? - le chiese in tono cortese. Ichigo respirò a fondo prima di rispondere. Assurdo... si, era tutto così assurdo...

    - Io... io d-devo fare una telefonata. -

    - Ma come si sente? Occorre che chiami un'ambulanza? - insisté lui.

    - Sto bene, non serve. Io devo... solo... fare una telefonata. Sto bene. Va tutto b-bene... - ribadì con più certezza la ragazza. Sorrise appena al passante sapendo di non essere proprio il ritratto della salute. Preoccupata che questo potesse insistere lo ringraziò e se ne andò velocemente, per quanto poteva fare dopo uno shock del genere.

Doveva... fare una telefonata.

A Ryo. Dirgli di tutto... dirgli che le dispiaceva... fargli le sue scuse per averlo trattato in quella maniera... doveva dirgli montagne di roba, tutt'ad un tratto, ora che vedeva tutto sotto una luce diversa. Come cambiavano in fretta le cose. Era confusa ed allo stesso tempo lucidissima: come quando in un film dove dai per scontato l'identità del colpevole scopri che in realtà il vero assassino è la persona più docile ed affabile del film. E ti dici: com'è possibile? Non può essere! Ed allo stesso tempo: ma certo, non può essere stato nessun'altro. Era così dall'inizio, ce l'avevo sotto il naso e non l'ho minimamente sospettato... ma era l'unico che poteva farlo. L'unico.

Suo padre. Era stato lui. Era così logico e... assurdo. Ma così capiva tutto. Così cambiava tutto.

Eccome, se cambiava.

Aveva passato così tanto tempo a maledirlo... a pregare, nelle notti in cui non riusciva a fare nient'altro che piangere, che lui avesse un attacco al cuore o un qualunque altro malessere, che soffrisse anche lui... aveva passato così tanto tempo a sentirsi una vittima senza voce, che nessuno stava a sentire ed anzi, era stata la 'poco di buono' che si era fatta mettere incinta alla tenera età di 16 anni... aveva dovuto sentire e ingoiare le brutte parole e pettegolezzi cattivi dalle sue compagne...

Aveva passato quei nove mesi che in genere sono il periodo più felice per una donna come un inferno dove non c'erano ancore di salvataggio. Ma era sopravvissuta, e questo solo grazie al pensiero che non si sarebbe mai arresa se non prima di vendicarsi di Ryo. Era riuscita ad andare avanti con la carica del suo odio.

Era orribile forse, ma era così.

Ed ora invece... quei cinque anni avrebbe potuto viverli così diversamente... così... felicemente, evitando tutto quel dolore... se solo si fossero chiariti prima... invece di trarre da soli le conclusioni. Semplicemente non si erano fidati l'uno dell'altra. Ma non era la fiducia reciproca, la base dell'amore? Mah. Erano giovani... e forse nemmeno innamorati... ma cazzo, almeno erano felici!

Ed invece suo padre...

... non ci voleva nemmeno pensare.

Che pena... ma come era potuto finire tutto così?!

 

    - Il cellulare, il cellulare... dove accidenti è finito? - imprecò rovistando con rabbia nella borsa. Finalmente lo trovò e lo prese tra le mani febbrilmente, pronta a digitare il numero. Già. Ma che numero? Sicuramente Ryo lo aveva cambiato. Ed anche se non lo avesse fatto lei lo aveva cancellato anni prima, per tagliare tutti i ponti con lui. Ed ora?

Pensa, pensa...

Sicuramente alloggiava in un albergo. Il caffè era ormai in rovina ed era pericolante, figuriamoci se qualcuno schizzinoso come Ryo avrebbe potuto dormire in quella topaia se si poteva permettere qualcosa di meglio. E conoscendo, aveva scelto certamente un albergo lussuoso...

Già. Ma a Tokyo ne esistevano centinaia! E non era nemmeno sicura che lui fosse ancora in Giappone! Come accidenti avrebbe fatto a trovarlo? Si lasciò cadere su una panchina, bagnandosi ulteriormente il vestito.

Pensa, pensa...

Si prese la testa tra le mani. Forse non aveva cancellato il suo numero... provò a cercarlo nella rubrica del cellulare. Niente. Provò un'altra volta, ma senza successo. Era già sull'orlo della disperazione quando il suo occhio cadde un un nome particolare.

Masaya.

    - Ha detto che ci ha parlato... Ryo ha detto che... SI! - urlò quasi. E pigiò un bottone, aspettando ansiosa che qualcuno rispondesse dall'altro capo del telefono.

 

~

 

    - Assurdo! ASSURDO! -

Ryo si mise la mani tra i capelli nel tentativo di calmarsi un poco. Inutilmente. Gli stavano davvero saltando i nervi. Ed era logico! Il tabellone gigante, dove lampeggiavano gli orari degli aerei, diceva a chiare lettere che il suo era stato posticipato di un'altra oretta. Assurdo!

    << ... ci scusiamo con i gentili passeggeri per i ritardi dei voli... si sono verificati alcuni imprevisti che cercheremo di risolvere nel più breve tempo possibile... vi preghiamo di mantenere la calma e di non creare ulteriori complicazioni nell'atrio d'attesa... ci scusiamo ancora e ripeto, cercheremo di risolvere tutto nel più breve tempo possibile... >> diceva la voce femminile dall'altoparlante, visibilmente in difficoltà.

E grazie tante, pensò Ryo guardandosi attorno. Nel grande salone principale molta gente sedeva a terra, in bilico su valige o sui carrelli, con aria estremamente scocciata dai pianti del bambini. C'era un'agitazione in continuo fermento, un'aria tesa come una corda di violino, e spesso aveva incrociato gli sguardi insicuri delle guardie agli ingressi che ovviamente erano preoccupati per quella situazione pericolosa. Ryo lanciò un'ulteriore occhiataccia al tabellone nella speranza che questo cambiasse un'altra volta ed annunciasse il suo volo, ma quello continuò imperterrito a far lampeggiare gli stessi orari sballati di prima, quasi per prenderlo in giro.

Oh oh. Un tabellone? Prenderlo in giro? Era arrivato al punto di pensare che un ammasso di cip potesse prenderlo per il culo. Uhmpf. Era davvero assurdo... e si sentiva così stanco...

Si lasciò cadere su una poltroncina, sfinito. Vicino a lui stavano due tizi dall'aria altrettanto stanca, in giacca e cravatta, che sembravano chiacchierare su un argomento interessante. Tese l'orecchio, un po' per noia un po' per semplice e pura ficcanasaggine.

    - ... sì sì, è così... - disse il primo, agitando la testa completamente certo di quel che stava dicendo. L'altro, alla sua destra, lo guardava tra lo scettico ed il timoroso.

    - Ma dai, non è possibile... con tutti i poliziotti qui in giro... -

    - E perché credi che rimanderebbero i voli, sennò? Anche il fatto che ci siano così tante guardie intorno, tutte concentrate... sì sì... c'è sotto qualcosa. -

    - Ma dai... terrorismo... non scherzare... -

    - Eh su queste cose non si scherza... quelli non scherzano, Ichimura... e guarda caso tutti i voli cancellati sono tutti diretti in America... se provi a dire che questa è una coincidenza è la volta che chiudo con te... -

Che? Ecco. Terrorismo, ci mancava solo questa. Ed ora quando partiva?

    - Mah... io comunque non ci credo... e poi da chi l'hai saputo? -

    - Nessuno, ho fatto solo congetture e... -

    - Ma fottiti! Non si scherza su 'ste cose! - il tipo gli tirò una pacca sulla schiena, decisamente sollevato. Anche Ryo per rilassò, sentendo quelle parole. Per un attimo si era preoccupato sul serio...

Guardò di nuovo il tabellone. L'ora non era cambiata. Si mise comodo su quella poltroncina, aveva ancora un'oretta davanti a sé prima di tornare a casa...

 

~

 

    - Pronto? Ichigochan? -

Masaya sedeva tranquillamente sulla scrivania del suo ufficio. Aveva avuto una giornata piena di impegni e sentire la voce di una sua amica gli avrebbe fatto piacere, così quando il suo numero era lampeggiato sullo schermo del cellulare si era sentito felice. Ma non si aspettava certo che Ichigo avesse quel tono eccitato ed alticcio! Rimase un po' spiazzato mentre lei lo salutava con quel tono da ubriaca.

    << Sì, sono io! Ciao Masayakun! Com'è bello sentire la tua voce in un momento del genere! Mi serve il tuo aiuto! >>

    - Che succede? - rispose frettoloso, perché nonostante ne fosse passato di tempo il senso di iperprotettività che aveva nei confronti di Ichigo non si era affatto affievolito negli anni, poi si ricordò di ciò che era accaduto il giorno prima e capì subito - Eh... c'entra Shirogane? -

    << Uau... che intuito... >> al di là della cornetta Ichigo era rimasta sorpresa.

    - Beh, proprio ieri si è presentato qui e sai... è successo... niente. - tagliò corto Masaya, aspettandosi domande su domande. Invece per qualche secondo la voce di Ichigo mancò.

    << ... >>

    - Ehy... ci sei ancora? - provò a chiamarla, e la voce di lei lo raggiunse poco dopo, confusa.

    << ... e per caso gli hai detto qualcosa a proposito di Tacchan... ? >>

    - Feh! Credeva che fossi io suo padre! - sbottò lui rabbioso. L'occhio gli faceva ancora male e l'orgoglio anche peggio.

    << ... aveva ragione... >> boccheggiò Ichigo, riprendendosi subito all'esclamazione dell'altro.

    - Che?! -

    << Cioè, no, ovviamente non sei il padre di Tacchan! Niente lascia stare... io devo parlargli... e tu forse mi sai dire dove si trova adesso... >>

    - Perché vuoi incontrarlo? - ribatté duro il moro. Possibile che quel bastardo di Shirogane l'avesse ingannata un'altra volta con le sue belle parole d'amore? E lei, non aveva imparato la lezione?

    << Perché ho scoperto alcune cose... che cambiano tutto... non è come credi, Masayakun, sto parlando sul serio >> replicò altrettanto duramente lei allo sbuffo incredulo dell'altro << Credi che andrei di mia volontà da lui se non avessi delle buone motivazioni? Per favore, sicuramente ti ha lasciato qualcosa... >>

Masaya sospirò annoiato. Ma cosa le chiedeva? Lui e Ryo non si erano mai visti di buon'occhio, anzi. Lui gli aveva fregato la ragazza e l'aveva messa incinta prima di tornarsene in America lasciandola sola e con una figlia a carico, e questo se possibile aveva peggiorato il suo risentimento verso di lui. Il giorno prima si erano pure scazzottati... ed Ichigo credeva che gli avesse anche lasciato un recapito telefonico e magari il biglietto da visita?

Stava per rispondergli che no, forse se ne era casualmente dimenticato (ah ah, quanto era simpatico quando rispondeva con quelle battutine sarcastiche) quando si ricordò del fascicoli di vendita del caffè MewMew. Quando li aveva visti gli si era stretto il cuore: ma allora Shirogane voleva proprio lasciar perdere tutto del passato, e non gli fregava giusto niente di tutti gli anni passati in Giappone... ? Fosse stato per Masaya avrebbe volentieri fatto a meno di prendere in mano quei fascicoli e lavorarci sopra, ma il caso aveva voluto che il capo li affidasse a lui. Strano il destino, a volte. Su quei fascicoli comunque c'era sicuramente un qualche recapito telefonico... un indirizzo, chessò...

    - Aspetta un po'... - rispose a malincuore, mentre prendeva una cartella dal mucchio di quella mattina. Lo sfogliò velocemente, cercando con lo sguardo indirizzi o qualcosa di affino. Dopo parecchi minuti di tensione trovò qualcosa di interessante - Senti Ichigochan... ho trovato un numero... ma non è il suo, ma quello dell'albergo dove alloggia... -

Masaya sentì il suo urlo di trionfo e si accigliò.

    << E allora? >> chiese Ichigo febbrilmente. Lui rimase zitto, dondolandosi sulla sedia. Non era sicuro di volerglielo dare...

    - ... Ichigochan... non ti dimenticare che ti ha fatto quel tipo. NON te lo dico perchè mi è sempre stato sulle scatole, e anche per il fatto che mi ha strappato dalle mani il mio primo amore... - sentì Ichigo tossire imbarazzata - ... ma non vorrei che tu facessi un altro passo falso... voglio dire... -

    << Sei gentile a rinfacciarmelo, Masayakun >> soffiò freddamente l'altra, pentendosi subito di ciò che aveva fatto. Masaya le era sempre stato accanto, tanto quanto Retasu, le sue amiche ed i suoi genito... sua madre. E suo padre... a pensarlo sentì un groppo salirle alla gola, ma continuò seria << Masayakun... io... ho le mie buone ragioni. Te lo assicuro. Per favore... >>

    - Se io ti do questo numero... promettimi che non farai sciocchezze. -

    << Sì. Te lo prometto... >>

Masaya sbuffò triste, ma alla fine cedette.

    - Ok, scrivi... -

 

A qualche chilometro di distanza, Ichigo sedeva sulla panchina, sotto l'acqua, bagnata come un pulcino e con un'espressione indecifrabile sul volto. Stava componendo il numero che le aveva dettato Masaya, con le dita che danzavano sulla tastiera del cellulare. Se lo appoggiò all'orecchio, in ansia. Qualcuno le rispose.

    << Sì, albergo Kamura, desidera? >>

    - Ah! Sì, stavo cercando il signor Ryo Shirogane... -

    << Shirogane, Shirogane... attenda un attimo >> Ichigo sentì il rumore di una tastiera per computer << Ah, signorina... il signore non alloggia più qui. >>

Ichigo si sentì come un macigno sullo stomaco, caduto dopo un volo di dieci metri. Sbiascicò qualcosa, in fin di vita.

    - Ma... ma insomma... non sapete mica dove è andato...? -

    << E' una sua parente, signorina? >>

    - Una sua... amica, ecco. -

    << Davvero? >> replicò scettico l'uomo, per niente convinto.

    - Sono... io sono la madre di sua figlia! - esclamò quasi con orgoglio la ragazza, infastidita e presa da una strana foga di urlare - E' una situazione di emergenza questa, io devo trovarlo e parlargli e più tempo perdo qui al telefono con lei più lui potrà andare lontano, io finirò per perdere l'ultima occasione che ho e Tanpopo... lei... non potrebbe mai conoscere suo padre! PER FAVORE, MI DICA DOV'E'!!! - finì per urlare davvero. Accidenti, si maledì subito: si era sfogata con un perfetto sconosciuto! Ed infatti l'uomo, dall'altra parte dell'apparecchio, ci rimase secco. Titubò per un po', poi cedette.

    << Signorina, io e lei non ci siamo mai parlati e soprattutto io no le ho detto questa cosa... ma il signore se n'è andato questo pomeriggio dicendo che se ne sarebbe tornato a Los Angeles... >>

    - Oh... - boccheggiò Ichigo sorridendo al colmo della gratitudine - Grazie! ... per non avermi detto niente, ovviamente! Le auguro tutto il bene del mondo, una grandiosa carriera, la benedizione divina, tanti figli maschi anche se a me piacciono di più le femmine, la vincita del superenalotto e... -

    << Ok signorina... ho capito... >> la fermò l'altro lievemente imbarazzato, capendo di aver fatto la cosa giusta. Ichigo lo finì ringraziare a modo suo e riattaccò raggiante.

Ora sapeva dove poteva essere finito Ryo. L'aeroporto più vicino che c'era nei dintorni era quello di Narita... il suo quartiere. Ora non le restava che raggiungerlo e sperare che non fosse già partito.

 

~

 

Hola! ^.^ Piuttosto corto come chap, non trovate? Avevo detto ad Aya che non sarebbe stato un bel capitolo, ma alla fine ho deciso di tenere tutto per il prossimo cap... che sarà l'ultimo e non sarà piacevole da leggere. Feh. Non vi dico niente! Cmq ho già cominciato a lavorarci e so che non ci metterò molto a postarlo (Seeee! E' così tutte le volte ndDafne, Pammuzza bella e Odette_in_un_coretto_strafottente) Ehm, se queste dovessero essere le mie ultime parole famose XP allora non usate le recensioni per dirmi di svegliarmi fuori! La supermegamitica webmistress Erika ne avrebbe a male... piuttosto usate la mia mail (che non va se non quando vuole lei, ve la sconsiglio ^^''') ed il mio blog. Il link è in alto, sotto il titolo!

Ed adesso che succederà? Ryo ed Ichigo torneranno insieme? Cosa si diranno? Che fine farà Tanpopo, ed rapporti col padre di Ichigo come diventeranno? Ryo sapendo la verità lo creparà di m'zzate? (probabile ^^''' ndTutte)

Ringrazio Daffina (XD che nomignolo), Pammuzza cara, Strawberry24 (scusa se ci ho messo tanto), Black_pill, Pfepfer (piccola curiosità:me lo dici il perché di questo strano nick? O forse te l'ho già chiesto? Ogni volta che lo vedo me lo chiedo... se non avesse la p sarebbe pepe in tedesco!), Sikky e luchia nanami che hanno avuto la gentilezza di lasciare un commentino ino ino. Ovviamente ringrazio anche chi passa di qui ma non lo fa, e gli dico: brutto bastardo, e dimmelo se ti piace la mia ff! XD Che ci vuole? Bwhahaha! Scherzavo XP

Al prossimo cap! (speriamo XP)

  
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