Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: PaNdArAlE    03/08/2011    0 recensioni
E' una storia un po' triste, venuta fuori una mattina in metropolitana, dopo aver affrontato il freddo e la nebbia di Londra! Parla di una ragazza alle prese con il cuore spezzato di brutto, e di quanto sia difficile riprendersi dopo una cosa del genere...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alice non riusciva a crederci. Samuel l’aveva lasciata. Così, all’improvviso, senza un vero motivo, senza una spiegazione. Senza che lei potesse fare niente. Si mise a sedere sul letto, una scatola di fazzoletti in mano, e prese l’album di fotografie rilegato in pelle di drago con incise sulla copertina le lettere S&A. Le lacrime che minacciavano di ricominciare a scendere, lo aprì. La prima fotografia chiaramente Babbana: un neonato con un grosso fiocco celeste sulla culla stava fermo immobile, appoggiato a decine e decine di cuscini. Accanto, una piccola scritta, con l’inchiostro rosa. Samuel Murray, 6 ottobre 1988. Il bambino era grasso, così grasso che le caviglie e i polsi erano rappresentati da un insieme di rivoletti di ciccia. Alice sorrise. Chi lo avrebbe mai detto che sarebbe diventato un adolescente pelle e ossa? Nella seconda foto, una bimba paffutella e vivace agitava una bacchetta di gomma, vestita di un pagliaccetto rosa acceso. La scritta diceva: Alice Cecily Roberts, 1 ottobre 1988. Più avanti, le foto diventavano recenti. Quando si erano incontrati, durante il loro terzo anno a Hogwarts, e si erano innamorati, nonostante le prese in giro dei compagni: lei era una Serpeverde, lui un Tassorosso. Le amiche le dicevano sempre “Almeno non è un Grifondoro, però è sempre un Mezzosangue, ma a lei non importava. Dal primo instante le era piaciuto, da quando aveva visto quella zazzera di capelli castano rossicci, l’incarnato pallido che arrossiva per un niente, le efelidi che gli costellavano le guance e il naso leggermente adunco, i bellissimi occhi verdi, il corpo alto e filiforme, le orecchie a sventola. Lei, invece, era bassa e rotonda, molto formosa, con i boccoli biondi che le arrivavano alla vita, gli occhi di un colore indefinibile a metà tra l’azzurro e il grigio, le labbra rosse e piene che davano alla bocca la forma di un cuoricino. I ragazzi le morivano dietro, non solo per le forme generose, anche per il carattere aperto e scherzoso, il senso dell’umorismo e l’innata dolcezza. Ma lui la aveva stregata. Non le aveva mai chiesto formalmente di uscire: facevano parte dello stesso gruppo di amici, ed era capitato che un pomeriggio, durante una pazza gara sui manici di scopa, lei lo aveva baciato (se avesse aspettato lui, sarebbe rimasta sola a vita!) e si erano messi insieme. Le foto nell’album li ritraevano in tutte le pose possibili: a Hogsmeade, con gli amici, mentre lui le porgeva un enorme zucchero filato, alla partita di quidditch, a scuola, nel mondo babbano intenti a fare shopping o in visita alla famiglia di lui, con la famiglia di lei e i suoi fratelli. Ne avevano fatte di cose insieme! Senza contare che erano sopravvissuti all’odio dei suoi genitori: una famiglia di purosangue come pochi, Mangiamorte, detestavano Samuel per le sue origini. Durante la Seconda Guerra, lei aveva combattuto con l’Ordine per salvare il suo amore e, ad un certo punto, anche la sua famiglia: i suoi fratelli, infatti, tutti Grifondoro, erano stati rapiti proprio dagli amici dei loro genitori! Alla fine della guerra, i signori Roberts avevano chiesto scusa ad Alice e Samuel, oltre a fare ammenda al Ministero, ed erano tra i pochi ad essere stati perdonati. Un ticchettio sulla porta riportò Alice bruscamente alla realtà. Chiuse l’album e andò ad aprire: era Monique, la sua coinquilina. - Petite, cosa è successo? - Adesso non me la sento, Monni, grazie… Lei le diede un buffetto affettuoso sulla guancia. -Quando vuoi, vieni di là, va bene? Stiamo cuscinando la cena… Alice sorrise: il suo rumeno era molto arrugginito, ma quello di Monique era esilarante! Sorrise e annui. Ma sapeva già che non sarebbe andata: le era passato l’appetito! Cosa che poteva anche passare per una benedizione, perché, tra una cosa e un’altra, da quando aveva fatto quelle prime foto quattro anni prima, ne aveva messi su di chili! Almeno una decina… Andò a sedersi di nuovo sul letto. Lasciò gli occhi liberi di vagare per la stanzetta a malapena arredata; non che ci volesse tanto: era così piccola che c’entravano a malapena lei, il suo baule, un lettino microscopico e la caricatura di un caminetto, nel quale le fiamme guizzavano allegre. La sua stanza. Le veniva da piangere a pensarci. Eh già, perché Alice non era a casa, no: era in Transilvania, per un viaggio-studio della durata di tre anni, dopo i quali sarebbe potuta finalmente tornare a casa e insegnare Difesa Contro le Arti Oscure a Hogwarts. Come le mancava… Lei e Samuel avevano fatto i loro M.A.G.O. quell’estate e, naturalmente, Alice aveva ottenuto il massimo in quasi tutto, condizione inappellabile per poter partire per il viaggio della sua vita. Samuel non era mai stato a favore della partenza, sembrava non capire che era fondamentale per la sua carriera, per il suo sogno, ma lei aveva insistito tanto che, alla fine, sembrava averlo accettato anche lui. Lui, che studiava Cura Delle Creature Magiche poco lontano da casa, e aveva ancora vicino tutti: gli amici, la famiglia, gli insegnanti, la scuola. Lei era da sola, in un posto che non conosceva e le faceva paura, alle prese con studi difficilissimi, senza mamma e papà, senza fratelli, senza famiglia, senza amici, senza nessuno, e ora, anche senza lui. Già, perché lui era apparso nel caminetto, quel giorno, all’ora stabilita, ed era sembrato perfettamente normale. Ma poi le aveva detto, con l’aria di uno che vorrebbe tanto essere da un’altra parte: - Senti, Ali, io così non ce la faccio più. Mi sembra di essere fidanzato con Acero- a questo punto, il gufo fulvo aveva lanciato un grido di disapprovazione- o con questo caminetto. Io non posso venire a trovarti, lo sai, devo studiare, e tu puoi venire solo ogni tre settimane. Non ce la faccio, mi manca qualcosa. Inoltre, non credo di essere più innamorato di te. - Ma, Samuel… fino a ieri andava tutto bene! Dimmi perché, come mai all’improvviso… E poi, che vuol dire non mi ami più? Non ha senso! Questa storia non ha senso! TU non hai senso! Aveva perso la testa, aveva iniziato ad urlare, a piangere, a tirare cose tra le fiamme. Quando lui non aveva ritirato niente di quello che aveva detto, allora si era spaventata: aveva iniziato a pregare, a implorare, a singhiozzare. Quando neppure questo lo aveva smosso dalla sua decisione, Alice si era sentita il mondo crollare sotto i piedi. Samuel non era MAI rimasto indifferente davanti alle sue lacrime, fin dal primo giorno della loro storia; lei lo sapeva e, ogni tanto, ne aveva anche approfittato. Ma non si aspettava che, nel momento in cui ne avrebbe avuto più bisogno, lui se ne sarebbe andato, come aveva fatto: era sparito all’improvviso dalle fiamme, lasciandola sola con il suo dolore. * Dopo due mesi, Alice soffriva ancora come dopo due giorni. Aveva provato ad uscire con altri ragazzi, ma non era servito. Nessuno di loro le dava le stesse cose, le faceva provare le stesse sensazioni: stare con Samuel era come mettere per la prima volta i piedi per terra dopo un lunghissimo viaggio con la Firebolt alla massima velocità; destabilizzante e, allo stesso tempo, rassicurante, come tornare a casa. Era eccitante e tranquillizzante allo stesso tempo. E lei era innamorata, ancora, e non sembrava esserci via di uscita. Poi aveva conosciuto Lui. Era diverso da tutti, forse perché non era umano. Era parte dei suoi studi, doveva analizzarlo e scrivere un saggio su di lui. Le sue amiche e compagne di classe lo avevano studiato sbrigativamente e poi si erano allontanate. Lei no, era rimasta in sua compagnia per re, aveva addirittura imparato a comunicare con Lui. Non a parole, certo, con uno strano linguaggio a metà tra gesti e suoni, ma funzionava alla grande! Le sue amiche non erano affatto contente. Soprattutto Monique. - Alice, stai facendo amicizia con l’unica creatura che ha fatto svenire anche Harry Potter! Ti rendi conto? Se l’eroe del nostro mondo temeva quelli come lui, ci dovrà pur essere un motivo! Ma non ti senti morire ogni volta che ti avvicini? Non la senti la disperazione che emana? Ebbene si: Alice aveva fatto amicizia con un Dissennatore. Ma su di lei non aveva effetto: Alice aveva perso la voglia di vivere quando un ragazzo con gli occhi verdi e il naso adunco era scomparso dal suo caminetto, una mattina di due mesi prima. E non sentiva l’angoscia e la paura che il Dissennatore emanava, perché era costretta a combattere con quei sentimenti ogni giorno, perché li trovava dentro di lei. Un giorno, lui le disse, con il loro linguaggio speciale: “Alice, io non posso provare sentimenti, ma verso di te sento la cosa più vicina al bene che si possa provare. So quanto sei triste, lo vedo dai tuoi occhi: è come se la vita ti avesse abbandonata. Però, allo stesso tempo, stai soffrendo come non mai… Io posso fare qualcosa per aiutarti, sai? Quello che tutti temono, il famigerato “Bacio dei Dissennatori”, per te sarebbe una liberazione… Non avresti più sentimenti, quindi non soffriresti più… Saresti libera, leggera come l’aria, senza preoccupazioni. Non darmi una risposta ora: pensaci. Tutta la notte. Domani dovrei partire, per tornare a fare la guardia in quel posto terribile che è Azkaban. Se vorrai, ti darò il mio bacio, e partiremo insieme. Altrimenti, dovrai lottare per sconfiggermi e mandarmi via, perché io ti voglio portare con me. Ci vediamo alle sette, qui, sotto il salice, dove abbiamo passato tanto tempo insieme. Dove, per la prima volta, mi sono quasi sentito umano.”. Lui era andato via, e Alice era tornata in camera. Qualche mese prima, non avrebbe avuto dubbi su cosa rispondere. Le sue amiche avrebbero detto che qualsiasi persona normale non avrebbe avuto dubbi, ma loro non capivano. In un attimo, lei aveva perso tutto. Insieme a Samuel aveva perso una vita intera: quella che avevano progettato insieme, con tutti i dettagli, dove sarebbero andati a vivere, lavorare a Hogwarts insieme, perfino il nome dei loro futuri bambini. Tutto. La casa per le vacanze, quella normale, la barca che avrebbero avuto (lui era fissato con quelle babbane…) le città che avrebbero visitato, le feste che avrebbero organizzato per gli amici. Il matrimonio! Avevano addirittura già fatto la lista… No, loro non capivano Alice, perché dopo quattro anni con una persona, finisci per perdere un po’ di te stessa e prendere un po’ di quella persona. E se questa si allontana da te, beh, fa male, tanto male, da morire. Alice andò a dormire, e quella notte ebbe un sonno agitato, terribilmente agitato…
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: PaNdArAlE