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Autore: KaienPhantomhive    03/08/2011    3 recensioni
In Cima al Monte Corona, ora sommerso dai ghiacci e dalla neve, due uomini si fanno una promessa.
Ciò che è stato e ciò che deve ancora venire: un dibattito filosofico sul significato di Ideale, Verità e Vita stessa.
Featuring: N, Cyrus
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Nota di servizio: Innazitutto ci tengo a ringraziare pubblicamente dubious3, che mi ha suggerito esplicitamente il contenuto di questa fiction nella scorsa recensione. GRAZIE AMICO!

Ciò detto, premett che la storia è molto breve ma -credo- carica di significato, personalmente parlando. Se qualcuno dei lettori avesse voglia di lasciare una recensione e le proprie opinioni è assolutamente ben accetto, mi renderebbe soddisfatto. Vi augurouna buona lettura.

 

Ciò che l’Ideale promise alla Verità

 

 

 

 

Un soffio di vento più vigoroso scosse l’aria gelida ed immobile.

Con un rumore leggero e ovattato, un orsetto dal pelo immacolato – il muso umido e gocciolante – emerse da un mucchietto di neve accatastata, starnutendo forte; poi, discese rapidamente il pendio della montagna.

 

In quel santuario semi-distrutto, in quel luogo senza tempo tra i ghiacci perenni, un uomo indugia al centro di un colonnato, contemplando silenziosamente il cielo terso, solcato da candide nuvole.

 

Il vento pungente e graffiante spira ancora.

 Stretto nel suo lungo e pesante cappotto anti-vento, l’uomo alita, generando una nuvoletta di vapore; infine sussurra:

“Dunque, dopo tanti anni, è questo l’inglorioso destino scelto per l’altare dei miei sogni: il tempo e le nevi ricoprono insolenti l’oggetto dei miei desideri, celandolo ai miei occhi stanchi.”

Al centro del rudere vetusto, inciso nella nuda pietra, vi è un segno esoterico: rappresenta un triangolo inscritto in un cerchio, collegato ad altri nove tramite un diagramma complicato ed incomprensibile.

 “L’Albero della Vita: Sephiroth…tentando di raggiungere Malkhut, ho sfidato l’ordine divino. Credevo che se Dio ci aveva creati liberi di scegliere, allora era in errore: l’umana natura non merita tanta autonomia; si rischia solo di incorrere nel male e nell’egoismo. Così decisi di mutare l’universo dalle sue radici, dalle essenze portanti: Tempo, Spazio ed Anti-materia. Se avessi potuto modificare anche solo una di quelle variabili…no, che sciocco sono stato!”

Il suo volto duro e segnato dagli anni si incupisce ancor di più; i capelli di un blu cianotico ondeggiano alla brezza glaciale.

“I miei ideali…questo mondo corrotto e malato non mi ha permesso di rendere i miei ideali i suoi! E’ forse tanto ingiusto desiderare il bene altrui? Non è dunque ammirevole voler appagare un sogno di comune interesse?”

“Il bene di tutti è ciò che da tutti è approvato ed incontestabilmente immutabile: tale è la Verità.”

La voce giunse dalle spalle dell’uomo; quest’ultimo si volta:

Un giovane dai lunghi e crespi capelli verdi, raccolti in una coda, giocherellava con un piccolo cubo di Rubik dorato, salendo le scale d’accesso al tempietto.

Continuò  discorrere:

“Tuttavia non si può esser certi di cosa essa sia, se non si interpella ogni altro individuo singolarmente. Viceversa, quello che noi riteniamo Verità, pur non coinvolgendo gli altri, ci condiziona a tal punto da escludere ogni altro punto di vista: tale è l’Ideale.”

 

Senza chiedere alcunché del suo singolare interlocutore, l’Uomo dai Capelli di Ghiaccio chiese:

“Dovrei forse rammaricarmi di aver confuso la Verità con il mio Ideale?”

“Questo solo se i suoi ideali non sono supportati dal altre 5.999.999 tesi. Al mondo siamo oltre sei miliardi di individui: ognuno di noi dovrebbe poter esprimere una sua variabile di Verità; solo così otterremmo l’Equazione della Vita.”

“Delle divine cose e delle Verità altrui non posso esser certo, tenendo soprattutto conto di due vincoli: la complessità dell’argomento e la brevità della vita. Tuttavia, ritengo che un mondo siffatto non meriti di essere espresso: tutto, in esso, è palesemente errato. Credevo che dominarne le colonne fondanti mi avrebbe permesso di ascendere ad un mondo di luce, ma evidentemente…”

Le colonne fondanti, dice?” – domandò incuriosito il giovane misterioso; il berretto nero a celargli gli occhi – “Tempo e Spazio? Era dunque  questo il suo sogno?”

L’altro sorrise amaramente:

“Sai, ragazzo…alle volte, gli adulti commettono il ‘reato di ingenuità’: continuiamo ad inseguire archetipi puerili, senza renderci conto della nostra miseria.”

Si voltò completamente; lo sguardo penetrante contratto in un’espressione di trattenuto cordoglio:

“Dimmi, conosci la storia di Dialga, Palkia e Giratina?”

 “I tre draghi della leggenda?”

 “Esattamente. Essi vennero generati da un unico uovo primordiale carico di vita, in quanto: Tempo, Spazio e Quintessenza, o Anti-universalità. Tre frammenti di una sola realtà, singolarmente capaci di variarla totalmente, fino a rinnovarla. Incatenai i primi due…ostentai di liberare il terzo. Oh, quale follia o demone mi condusse a tanto!”

 

Il ragazzo senza nome non sembrò turbato dalle parole, limitandosi a chiedere:

“E lei? Conosce il Mito degli Eroi Gemelli?”

 Il silenzio che ne seguì sottointese un ‘no’.

Dunque proseguì:

“In principio era il caos: Dio, tramite la sua incarnazione primigenia – chiamata ‘Arceus’ – modellò l’amorfo con dedizione, creando la materia e donandole, come attributi, temporaneità e spazialità. Ma da sola era poca cosa…così decise di infondervi alternativamente le stesse essenze divine: l’universale Verità e l’individuale Idealismo, dando loro il nome di ‘Reshiram’ e ‘Zekrom’.”

“Così la natura provò il desiderio di elevarsi a divinità, essendo in vero parte di essa.” – l’anziano filosofo del Tempo e dello Spazio sospirò – “Ma tali aspettative non sono proprie di ogni essere vivente: solo l’Uomo è un dio mancato. Le altre forme di vita inferiori dovrebbero adeguarsi: per questo utilizzai i Pokémon per inseguire il mio sogno.”

 Colui che era alle sue spalle incurvò le sopracciglia, infastidito:

“I Pokémon non sono strumenti: in quanto esseri viventi, creati da Dio, hanno in sé pari dignità di un uomo o di un germe. Devono essere liberi dalla razza umana.”

 “Sei dunque un allenatore, per parlare a questo modo?” – chiese l’altro.

 “No. Io sono un prescelto, ma anche un prescelto altro non è che una pedina del Grande Meccanismo.”

 “Capisco. Quindi non vi è modo alcuno in cui gli uomini possano tentare di mutare l’Ordine…”

 “No, non se non sono predisposti alla Verità. Reshiram e Zekrom: il Giorno e la Notte, il Bianco ed il Nero, la Verità e l’Ideale, Ying e Yang…uniti porterebbero alla formazioni di entità pari a quelle di un dio, ma ciò sarebbe impossibilitato dalla natura stessa delle cose. Uno solo, però…potrebbe almeno uniformare il mondo.”

 “Ma, a detta tua, ciò sarebbe una forzatura del libero pensare.”

 “Lei ha un’ottima capacità di osservazione, buonuomo. Tuttavia, inseguire un Ideale che possa divenire Verità, o agire nella Verità stessa, è meno improbo che plagiare le menti, modificando la materia pura…nel primo caso, l’Umanità vivrebbe comunque nel giusto.”

 “Comprendo. Allora è deciso: prometto di inseguire il mio Ideale, al fine di volgere i cuori ad una sola coscienza.”

 Per tutta risposta, il giovane asserì:

“Ed io di ricercare ed uniformare la Verità, al fine di rendere giustizia al concetto stesso di Creazionismo, senza privare l’Uomo del suo pensiero.”

 “Vivere nella totale omogeneità e privi di alcuna personalità, seppur nella Verità del giusto…o inseguire un proprio Ideale, per quanto disapprovabile, affermandoci come individui distinti? Non ho una risposta…”

 “Forse entrambi: forse esiste uno stato di totale apatia ed indeterminatezza. Tale sarebbe Kyurem.”

 Rimasero in silenzio.

Infine si congedarono: “Addio.”

 

*   *   *

 

 L’uomo salì a bordo della sua limousine, rivolgendosi al conducente:

“Chi mai poteva essere quello strano ragazzo tanto saggio?”

“Ma come?! Non lo conosce?! Quello è N: il leader del Team Plasma! Colui che libererà i Pokémon dalla schiavitù!”

 

A molte decine di metri, il ragazzo chiese alla guida turistica del Monte Corona:

“Chi mai poteva essere quell’uomo tanto distinto e avvezzo all’indagine della condizione universale?”

“Ma come?!” – si meravigliò la donna – “Non lo conosci?! Quello è Cyrus! Colui che guidò anni fa il Team Galaxy e che ha ridestato i draghi di Sinnoh!”

 

Senz’altro aggiungere, il ragazzo e l’uomo espressero un singolo commento:

“Ah.”

   
 
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