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Autore: The guilty one    03/08/2011    3 recensioni
A quei tempi ero profondamente convinto che nessuna nuvola avrebbe mai potuto oscurare il Sole. Credevo che nessuna ombra avrebbe mai potuto minacciare la mia grandezza." Mi dice, ricordando la sua infanzia.
"Ma non avrei potuto fare errore più grave." aggiunge, poi, con tono grave.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: L'esistenza della Luce conferma solo la presenza delle Tenebre.
Genere: Malinconico.
Rating: Verde.
Avvertimenti: One-shit shot.
Note: Come prima cosa, vi prego di non chiedermi come mi sia saltato in mente di intitolare questa cosa in quel modo. Se ne avessi anche solo un'idea probabilmente ora non si chiamerebbe così. Per secondo, invece, vi chiedo di essere clementi. Si tratta della mia prima fanfiction in questo fandom. *Si prepara fisicamente e psicologicamente ai pomodori*
Disclaimer: Questi pesonaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della Storia. Questo obbrobrio è stato scritto senza alcuno scopo di lucro.




"A quei tempi ero profondamente convinto che nessuna nuvola avrebbe mai potuto oscurare il Sole. Credevo che nessuna ombra avrebbe mai potuto minacciare la mia grandezza." Mi dice, ricordando la sua infanzia.            
"Ma non avrei potuto fare errore più grave." aggiunge, poi, con tono grave.
I suoi occhi, prima colmi di malinconica nostalgia, sono ora due profondi pozzi di disprezzo. Disprezzo che riserva sempre solo ed unicamente a se stesso.
"Mi sono reso conto troppo tardi che il mio sogno ed i miei stessi desideri mi stanno portando verso la mia fine. Sto pian piano perdendo il consenso dei miei fedeli soldati, del mio amato popolo, della mia stessa madre."
Mi ha sempre parlato dei suoi dubbi e confidato le sue paure.
Mi ha sempre reso partecipe di ogni suo pensiero, per cui lo conosco troppo bene per fermarmi di fronte alle semplici apparenze.
Sento che dentro di sé è sicuro che l'errore non sia solo suo.
Non sa che, involontariamente, con le sue parole, attraverso i suoi gesti, tramite il suo sguardo, mi rivela cose che la sua bocca sembra voler tacere.

 
Loro non capiscono.
Loro non riescono a vedere quello che io vedo.

Quello che gli occhi di Alessandro si sono soffermati ad ammirare è davvero un grande progetto. Il più grande, folle e meraviglioso progetto di cui la storia abbia mai sentito parlare. Ma, mi chiedo, sa anche che riuscire a capire i motivi che lo spingono ad agire in maniera così sconsiderata non è cosa da tutti?
"Ogni stramaledetto soldato di questo esercito desidera fama e potere e, più d'ogni altra cosa, il denaro che questa impresa porterà loro. Nient'altro!"
La sua collera è un qualcosa di cui ho sempre avuto timore e per la quale, allo stesso tempo, ho sempre provato uno bizzarro senso di pietà.
"La mia gente, invece, è troppo schifosamente attaccata alle proprie fasulle conzinzioni per guardare anche solo un po' più in là del proprio naso. Per non parlare di Olimpiade - continua sorridendo malinconicamente- che cerca solo di assicurarsi un erede che possa essere degno di portare il nome del grande Eracle e quello di Achille sulle spalle."

Si gira verso di me, puntandomi adosso le sue iridi così maledettamente scure da sembrare più profonde persino dell'Ade.
"Possibile che non ci sia più nessuno che creda in quello che stiamo facendo, Efestione?"

Nonostante il tono carico di aspettative che usa, la sua non è una di quelle domande che attende davvero una risposta.
Per cui non dico nulla, limitandomi semplicemente a reggere il suo sguardo e aspettando che riprenda nuovamente a parlare.
"Eppure ho condiviso con i miei uomini tutte le difficoltà che questo sogno ha portato con sé; non tirandomi mai indietro, neanche di fronte alla più temibile delle battaglie. Per la realizzazione di questo sogno ho affrontato la paura stessa: combattendo, sudando e sputando sangue! Schierato sempre in prima linea ho sofferto assieme ai miei compagni. E come loro posso dire di aver visto con i miei occhi e sentito sulla mia pelle la morte, centinaia e centinaia di volte. Esattamente come loro mi sono macchiato del viscido sangue di centinaia e centinaia di persone!" 
Noto la rabbia scemare lentamente e le sue palpebre scivolare verso il basso. 
Contempla, assorto, le sue mani.
Ed anche questa volta rimango in silenzio, perché io stesso posso riuscire a vedere il rosso che sporca i loro palmi.
  
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