A Little Bit Longer and I'll be Fine ♡
In
questi giorni mi sento debole. Vedo i miei fratelli giocare fuori in
giardino e
vorrei raggiungerli, ma non trovo neanche la forza di alzarmi dal
letto. Mamma dice
che probabilmente mi sto ammalando ed è per questo che sono
senza forze.
Mi rigiro
nel letto. Non so cosa fare. Chiamo mamma e le dico di portarmi
qualcosa da
mangiare ma nonostante mi abbia preparato una merenda abbondante ho
ancora fame
e mi sento ancora più debole di prima. Starò
morendo? Ma no! Che pensiero stupido!
Ho solo 13 anni.
Gli
occhi mi si chiudono da soli e il sonno mi assale.
« Nicholas »
La
voce dolce di mamma mi sveglia.
« Su, alzati! Hai dormito
per più di quindici ore! Ti senti meglio oggi? »
Con
gli occhi ancora semichiusi per la luce abbagliante che entra dalla
finestra la
osservo, poi cerco di capire come mi sento.
Ho fame,
di questo sono certo. Ma mi manca qualcosa. Non ho energia, non ho la
forza e
la voglia di fare nulla.
Mugugno
qualcosa e nascondo il viso sotto le coperte.
Sento
la porta richiudersi e le voci di mamma e papà che
discutono, ma non riesco a
capire cosa dicono.
Poi
papà entra e mi prende in braccio. Io mi lascio trasportare
a peso morto
riuscendo a biascicare qualcosa.
« Papi, dove mi stai
portando? »
Papà
mi guarda con i suoi occhioni confortanti e mi risponde.
« Ti portiamo dal dottore a farti
controllare, piccolo mio »
Sento
le voci di Joe e Kev provenire dalla cucina. Quanto vorrei divertirmi e
scherzare con loro.
Joe
arriva e inizia a saltellare attorno a papà chiedendogli
cos’è successo, se lui
e Kev devono fare qualcosa, dove dobbiamo andare, quando torneremo.
Continua a
fare domande a raffica mentre la mamma cerca di farlo stare zitto.
Vengo
caricato in macchina, mi allacciano la cintura e poi partiamo. Ho lo
sguardo
appannato, non capisco cosa mi succede attorno, so solo che vorrei
dormire ma
non voglio e che voglio giocare e suonare e cantare ma non posso.
Mi ritrovo
all’ospedale con un dottore che con lo stetoscopio mi
controlla il battito del
cuore. Vedo un ago che mi buca il braccio, ma non sento alcun dolore.
L’espressione
di mamma è preoccupata, mentre papà nasconde le
sue emozioni, come spesso
faccio anche io. Mi fanno sdraiare su un letto e tutto diventa buio. Di
nuovo.
Il Bip
di uno dei macchinari che mi circondano mi riporta alla
realtà.
Ora
ci vedo bene, i miei occhi non sono più offuscati da quella
specie di nebbiolina.
Mamma
dorme su un sedia con Frankie in braccio e papà su un
divanetto con Kevin e Joe
che sonnecchiano con la testa appoggiata sulle sue spalle.
Cos’è
successo? Perché sono tutti qui? Ma soprattutto
perché io sono in un letto d’ospedale
e non a casa mia? Ho paura.
È
mattina.
Mi guardo intorno. Papà è seduto sulla sedia con
Frankie che dorme ancora sulle
gambe e con un giornale in mano.
« Papà »
Lui
alza lo sguardo e un sorriso gli si stampa sul volto.
« Nicky!
Finalmente! »
Sprizza
di gioia come non mai.
« Papi,
cos’è successo? »
La sua
espressione si fa più seria.
« Adesso vado a chiamare
il dottore, poi ti spieghiamo tutto, okay? Tu cerca di
non riaddormentarti. »
Tira
su Frankie, si avvicina e mi da un bacio sulla fronte, poi esce dalla
stanza
lasciandomi solo.
La mia
mente si affolla di domande. Cosa mi è successo?
Sarà qualcosa di grave? Sono malato?
Ho paura. Voglio sapere. Mi viene da piangere.
L’attesa
sembra durare secoli. Ma dove cavolo è andato a chiamare il
dottore? Perché quella
porta non si apre e qualcuno non mi dice che va tutto bene?
Finalmente!
Un signore
in camice bianco, abbastanza anziano entra seguito da tutta la mia
famiglia. Io
sorrido e mi aspetto di vedere i sorrisi spuntare anche sui loro volti,
ma non
succede.
Il dottore
inizia a parlarmi, mi
chiede come sto e
poi inizia a fare un discorso che all’inizio non capisco.
« …
d’ora in poi dovrai stare molto attento a ciò che
mangi, okay? Ti daremo una
scheda con tutto quello che devi fare. Inoltre dovrai controllare
costantemente
la quantità di zucchero presente nel tuo sangue. Da questo
momento la tua vita
cambierà in qualche modo, ma potrai continuare a vivere e a
divertirti come hai
sempre fatto, solo con qualche precauzione in più »
Perché
mi dice questo?
« Io… non
capisco… »
Mamma
si fa avanti.
« Cucciolo, il dottore ti
sta dicendo che in questi giorni sei stato male a causa
della quantità di zucchero nel tuo sangue, e questa
è…. Bè, non possiamo non
dirtelo, ma questa è una… una
malattia… »
La
sua voce spezzata e le sue parole mi colpiscono al cuore come un
pugnale.
« Morirò? »
« No,
dobbiamo solo stare attenti »
« E come si chiama questa
malattia? »
Papà
prende parola.
« Si chiama diabete. Ma
non avere paura. Noi siamo la tua famiglia, siamo qui per
aiutarti e per fare in modo che tutto vada bene. »
Sono
confuso. Questo significa che potrei morire se non stiamo attenti, se
non sono
forte abbastanza e se non rispetto tutte le regole e le precauzioni.
Perché
è successo proprio
a me? Cos’ho fatto di
male a Dio? Io l’ho sempre rispettato, ho sempre pregato,
perché ora mi sta
punendo?
Le lacrime
iniziano a scorrermi lungo il viso. Mamma corre ad abbracciarmi. Joe e
Kevin
salgono sul letto e mi abbracciano a loro volta.
« Noi
siamo con te fratello. Non ti lasceremo mai. »
« Se vuoi io divento il
tuo schiavo personale!»
Kev
e Joe riescono sempre a tirarmi su di morale e l’accenno di
un sorriso spunta
sul mio volto.
Ora
tocca a me. Dovrò combattere ogni giorno contro questa
malattia e assicurarmi
che il livello di zucchero nel mio sangue sia sufficiente.
Dovrò fare iniezioni
di insulina ogni giorno. Per ora non c’è una cura
per questa malattia, il
diabete. Magari un giorno la troveranno. Ed io sono qui. Pronto ad
aiutare. Con
la mia musica, con ciò che guadagno, aiuterò
persone con il mio stesso problema
e la ricerca ad una soluzione. Forse tra poco, magari prima che me lo
aspetti
starò meglio. Ma fino ad allora ho un compito, anzi due:
resistere e aiutare
gli altri.
Ora so perché Dio mi ha fatto questo. Sono quasi morto per un motivo ben preciso. Non è una maledizione. È un dono. Lui ha fatto in modo che io possa parlare del diabete, che io usi la mia voce,la mia musica perchè tutti sappiano che questa malattia esiste, e che insieme possiamo combatterla e , forse, un giorno, trovare una cura.
" So I'll wait 'til kingdom come.All the highs and lows are gone.
A little bit longer and I'll be fine.
I’ll be fine "