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Autore: NotYourRobot    04/08/2011    2 recensioni
Nicholas, un ragazzo che ha dovuto affrontare una malattia fin da ragazzino, che ci ha dimostrato quanto è dura combattere contro il diabete e quanto rimane forte la speranza di trovare una cura. La canzone "A Little Bit Longer" ne è la prova. ♡
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic A Little Bit Longer

A Little Bit Longer and I'll be Fine  

In questi giorni mi sento debole. Vedo i miei fratelli giocare fuori in giardino e vorrei raggiungerli, ma non trovo neanche la forza di alzarmi dal letto. Mamma dice che probabilmente mi sto ammalando ed è per questo che sono senza forze. 

Mi rigiro nel letto. Non so cosa fare. Chiamo mamma e le dico di portarmi qualcosa da mangiare ma nonostante mi abbia preparato una merenda abbondante ho ancora fame e mi sento ancora più debole di prima. Starò morendo? Ma no! Che pensiero stupido!  Ho solo 13 anni.

Gli occhi mi si chiudono da soli e il sonno mi assale.

 

 

«  Nicholas » 

La voce dolce di mamma mi sveglia.

«  Su, alzati! Hai dormito per più di quindici ore! Ti senti meglio oggi? »

Con gli occhi ancora semichiusi per la luce abbagliante che entra dalla finestra la osservo, poi cerco di capire come mi sento.

Ho fame, di questo sono certo. Ma mi manca qualcosa. Non ho energia, non ho la forza e la voglia di fare nulla.

Mugugno qualcosa e nascondo il viso sotto le coperte.

Sento la porta richiudersi e le voci di mamma e papà che discutono, ma non riesco a capire cosa dicono.

Poi papà entra e mi prende in braccio. Io mi lascio trasportare a peso morto riuscendo a biascicare qualcosa.

« Papi, dove mi stai portando? »

Papà mi guarda con i suoi occhioni confortanti e mi risponde.

« Ti portiamo dal dottore a farti controllare, piccolo mio »

Sento le voci di Joe e Kev provenire dalla cucina. Quanto vorrei divertirmi e scherzare con loro.

Joe arriva e inizia a saltellare attorno a papà chiedendogli cos’è successo, se lui e Kev devono fare qualcosa, dove dobbiamo andare, quando torneremo. Continua a fare domande a raffica mentre la mamma cerca di farlo stare zitto.

Vengo caricato in macchina, mi allacciano la cintura e poi partiamo. Ho lo sguardo appannato, non capisco cosa mi succede attorno, so solo che vorrei dormire ma non voglio e che voglio giocare e suonare e cantare ma non posso.

 

 

Mi ritrovo all’ospedale con un dottore che con lo stetoscopio mi controlla il battito del cuore. Vedo un ago che mi buca il braccio, ma non sento alcun dolore.

L’espressione di mamma è preoccupata, mentre papà nasconde le sue emozioni, come spesso faccio anche io. Mi fanno sdraiare su un letto e tutto diventa buio. Di nuovo.

 

 

Il Bip di uno dei macchinari che mi circondano mi riporta alla realtà.

Ora ci vedo bene, i miei occhi non sono più offuscati da quella specie di nebbiolina.

Mamma dorme su un sedia con Frankie in braccio e papà su un divanetto con Kevin e Joe che sonnecchiano con la testa appoggiata sulle sue spalle.

Cos’è successo? Perché sono tutti qui? Ma soprattutto perché io sono in un letto d’ospedale e non a casa mia? Ho paura.

 

 

 

È mattina. Mi guardo intorno. Papà è seduto sulla sedia con Frankie che dorme ancora sulle gambe e con un giornale in mano.

«  Papà »

Lui alza lo sguardo e un sorriso gli si stampa sul volto.

«  Nicky! Finalmente! »

Sprizza di gioia come non mai.

«  Papi, cos’è successo? »

La sua espressione si fa più seria.

«  Adesso vado a chiamare il dottore, poi ti spieghiamo tutto, okay? Tu cerca di non riaddormentarti. »

Tira su Frankie, si avvicina e mi da un bacio sulla fronte, poi esce dalla stanza lasciandomi solo.

La mia mente si affolla di domande. Cosa mi è successo? Sarà qualcosa di grave? Sono malato? Ho paura. Voglio sapere. Mi viene da piangere.

L’attesa sembra durare secoli. Ma dove cavolo è andato a chiamare il dottore? Perché quella porta non si apre e qualcuno non mi dice che va tutto bene?

 

Finalmente!

Un signore in camice bianco, abbastanza anziano entra seguito da tutta la mia famiglia. Io sorrido e mi aspetto di vedere i sorrisi spuntare anche sui loro volti, ma non succede.

Il dottore inizia a parlarmi,  mi chiede come sto e poi inizia a fare un discorso che all’inizio non capisco.

«  … d’ora in poi dovrai stare molto attento a ciò che mangi, okay? Ti daremo una scheda con tutto quello che devi fare. Inoltre dovrai controllare costantemente la quantità di zucchero presente nel tuo sangue. Da questo momento la tua vita cambierà in qualche modo, ma potrai continuare a vivere e a divertirti come hai sempre fatto, solo con qualche precauzione in più »

Perché mi dice questo?

«  Io… non capisco… »

Mamma si fa avanti.

«  Cucciolo, il dottore ti sta dicendo che in questi giorni sei stato male a causa della quantità di zucchero nel tuo sangue, e questa è…. Bè, non possiamo non dirtelo, ma questa è una… una malattia… »

La sua voce spezzata e le sue parole mi colpiscono al cuore come un pugnale.

«  Morirò? »

«  No, dobbiamo solo stare attenti »

«  E come si chiama questa malattia? »

Papà prende parola.

«  Si chiama diabete. Ma non avere paura. Noi siamo la tua famiglia, siamo qui per aiutarti e per fare in modo che tutto vada bene. »

Sono confuso. Questo significa che potrei morire se non stiamo attenti, se non sono forte abbastanza e se non rispetto tutte le regole e le precauzioni.

Perché è successo  proprio a me? Cos’ho fatto di male a Dio? Io l’ho sempre rispettato, ho sempre pregato, perché ora mi sta punendo?

Le lacrime iniziano a scorrermi lungo il viso. Mamma corre ad abbracciarmi. Joe e Kevin salgono sul letto e mi abbracciano a loro volta.

«  Noi siamo con te fratello. Non ti lasceremo mai. »

«  Se vuoi io divento il tuo schiavo personale!»

Kev e Joe riescono sempre a tirarmi su di morale e l’accenno di un sorriso spunta sul mio volto.

 

Ora tocca a me. Dovrò combattere ogni giorno contro questa malattia e assicurarmi che il livello di zucchero nel mio sangue sia sufficiente. Dovrò fare iniezioni di insulina ogni giorno. Per ora non c’è una cura per questa malattia, il diabete. Magari un giorno la troveranno. Ed io sono qui. Pronto ad aiutare. Con la mia musica, con ciò che guadagno, aiuterò persone con il mio stesso problema e la ricerca ad una soluzione. Forse tra poco, magari prima che me lo aspetti starò meglio. Ma fino ad allora ho un compito, anzi due: resistere e aiutare gli altri.

Ora so perché Dio mi ha fatto questo. Sono quasi morto per un motivo ben preciso. Non è una maledizione. È un dono. Lui ha fatto in modo che io possa parlare del diabete, che io usi la mia voce,la mia musica perchè tutti sappiano che questa malattia esiste, e che insieme possiamo  combatterla e , forse, un giorno, trovare una cura.

"  So I'll wait 'til kingdom come. 
All the highs and lows are gone. 
A little bit longer and I'll be fine. 
I’ll be fine "


  
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