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Autore: OperationFailed    05/08/2011    4 recensioni
Non sa come, o perché, o quando esattamente gli abbia dato il permesso – ha il dubbio di non averglielo dato mai – ma ora i giorni e le ore sono astronauti ingoiati da un razzo per la luna. Ora i respiri sono spiegazzati come carta straccia, ritorti di speranza, sommersi dalla luce nebulosa di occhi color della strada. Ora ci sono i suoi passi, il volteggiare del suo cappotto, un’aurora spezzata a loro disposizione. Ora c’è Sherlock Holmes.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nickname: OperationFailed
Titolo: Toccarsi
Fandom: Sherlock BBC
Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Rating: Pg13
Avvertimenti: introspettivo
Conteggio parole: 200 con fiumidiparole (esclusa la citazione finale)
Riassunto: John ha la febbre. O forse no, è solo qualcosa di metafisico, forse è solo l'immaginazione, ma Sherlock sente che non riusciranno mai, mai a toccarsi veramente. Ad andare oltre alla pelle, nonostante stiano così vicini da farsi male.
Note: flashfic, ispirato da una poesia di C. Pavese. Partecipa allo Sherlockfest_it
Prompt: Sei la grande fatica, e la notte che sazia.(C. Pavese)
Disclaimer: I personaggi di John H. Watson e Sherlock Holmes non mi appartengono, per loro fortuna, in quanto sono stati ideati da Sir. Arthur Conan Doyle, senza il quale noi non saremmo qui a consumarci cuore e cervello. L'adattamento BBC appartiene a Moffat e Gatiss, la citazione finale appartiene a Cesare Pavese. Questa fanfiction non è a scopo di lucro (anche perché ci guadagnerei ben poco) e non intende offendere la sensibilità di nessuno.







Aveva cominciato a pensare che non sarebbero mai riusciti a toccarsi veramente. Era un contatto d’ossa contro ossa, scoppiare d’onde addosso agli scogli.

Scivolavano l’uno sull’altro, senza potersi mai davvero agganciare.

Come ciechi chiusi nella stessa stanza, sbattevano contro spigoli e pareti sanguinanti, e solo di tanto in tanto una mano sfiorava una guancia, e se la mente si chiedeva cosa fosse stato quel brivido pazzo sulla pelle, il cuore non aveva bisogno di farsi domande. Ma poi nella foga del cercarsi finivano per perdersi, allontanandosi di più. Mano che rincorre un soffione e si serra sul nulla del suo spostamento d’aria.

Così pensava Sherlock Holmes. Sherlock Holmes
lo strambo,
l’inumano,
l’insensibile,
la macchina,
il sociopatico
fuor di rotella.  
Così pensava Sherlock Holmes, accostato alla guancia calda di John, piccolo batuffolo di maglioni pelosi e coperte e visi imbronciati. Sperduto in sé, nella sua febbre, e ognuno dei due prigioniero del proprio inaccessibile, mondo.

Il contatto è un brivido freddo, Sherlock è ghiaccio sulla fronte bollente di John.

La testa ha ora l’utilità di una radio fuori uso, ronzio di onde che giocano a chi si grida più forte contro. Strano come, scivolando verso il petto, la frequenza acquisti chiarezza.






Una guancia tocca una guancia –

e un brivido freddo, qualcuno
si dibatte e t’implora, solo,
sperduto in te, nella tua febbre.

















_

Arrivata a questo punto, credo di dovervi delle spiegazioni.
La colpa è della raccolta "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi", combinata a canzoni meravigliose e personaggi che lo sono altrettanto.
E un po' di colpa è anche della mia mente, che vomita accostamenti assurdi nello spazio di poche ore.
Il prompt è lo stesso del titolo della raccolta, e credo che esprima davvero bene una parte del rapporto tra i Holmes e Watson. "Sei la grande fatica, e la notte che sazia", c'è davvero qualcosa da aggiungere? La mia scelta di scrivere in sole duecento parole è venuta da sé, senza una specifica ragione. Adoro le drabble pure, credo sia molto difficile saperle gestire e mi piace credere di essere più o meno capace di scriverle. E' uno stimolo, una sfida a me stessa. I titoli delle singole flash hanno poi un denominatore comune, quello del contatto, dell'esplorazione. Esprimono un'azione che però, in qualche modo, è sempre difficile da effettuare, ostacolata. John esploratore scivola, l'aurora è spezzata tra di loro, e il contatto è terribilmente difficile, impossibilitato da un qualcosa che non è ben chiaro.
1.Stropicciarsi
Tratta dello sconvolgimento che Sherlock ha portato nella vita di John. Qualcosa di terribilmente distruttivo, ancora più terribile perché benvoluto nonostante i danni che si lascia dietro. Brandelli di razionalità, quotidianità, quiete. Tutti a gambe all'aria! John ne è spaventato per quel che può essere un secondo, forse due, ma poi. Poi. Ricordate tutti il suo "Oh God, yes" alla domanda di Sherlock "wanna see some more?". A John mancano le sensazioni che provava in guerra, l'adrenalina, il senso di onnipotenza nel restare vivo in mezzo a quell'apocalisse di rosso e sabbia. Gli mancano.
2. Esplorarsi
Senza dubbio è la flash più complessa tra le tre. E' tutta un'allegoria, che spero sia stata colta. Indirettamente si tratta anche della differenza di "dimensioni" tra i due, già stata meravigliosamente trattata in fanwork di varia natura. Il punto centrale è però Sherlock. Sherlock come terra straniera, che può essere benevola o terrificante, dolce o violenta. Che può essere casa o pianeta alieno.
E' forse la flash che preferisco tra tutte e tre.
3. Toccarsi
E' in terza persona, ma il punto di vista è di Sherlock. Potrebbe esservi sembrata OOC, troppo "poetica" per lui, troppo filosofeggiante, troppio piena di seghe mentali. In realtà credo che dietro quella maschera di meravigliosa indifferenza si nascondano pensieri tanto indisciplinati da creare a Sherlock non pochi problemi. Ma in questo frangente può permetterselo, John è perso nella sua febbre. O forse è Sherlock, divorato dalla sua febbre personale, dal suo involucro soffocante di incomprensione, dentro il quale si dibatte, cercando la via d'uscita, tentando di svegliarsi. O di far svegliare John.
Qui non si parla di contatto fisico - per quanto anche quello possa risultare complesso a questi due - ma di un contatto di mondi, universi paralleli in cui solo talvolta si apre una porticina. E allora un po' dell'uno entra nell'altro, e qualcosa succede.
-
E' stato bello scrivere tutto questo, per quanto poco possa piacere a voi, o per quanto voi possiate ignorarlo, io ne sono soddisfatta. Così tanto che ora, chiudere la raccolta, ha un sapore agrodolce.
Grazie a tutti quelli che ci sono stati.



   
 
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