Tutto taceva.
I missili non gli fischiavano più sopra la testa, le bombe non gli esplodevano accanto.
Fissò bene una benda al braccio di un suo compagno – Johnson, Jameson, Jordan, un qualcosa del genere – ed uscì dal riparo di fortuna.
Si sventolò con una mano, osservando le stelle. Era scesa la sera, ma il caldo si era fatto se possibile ancora più opprimente. Quantomeno erano incappati in una tregua inaspettata. Chissà per quanto sarebbe durata, ancora.
Si guardò intorno. Qui e là c’erano capannelli di soldati seduti contro sacchi di sabbia che si asciugavano il sudore dalla fronte, visibilmente sfiniti da una lunga giornata di combattimenti e sollevati in quel momento di stallo insperato, ma pronti a ricominciare a fare fuoco non appena necessario.
Amava fare il soldato, aggiungere quel pizzico in più che era sempre servito alla sua vita, servire il suo paese, aiutare i feriti al campo, ma quella guerra lo sfiniva come tutti gli altri.
Riportò lo sguardo sulle stelle, catturato da un luccichio lontano.
Una stella cadente, forse.
Prima che potesse accorgersene, il suo corpo ed il suo cervello avevano fatto il resto, correndo ad avvisare gli altri.
Non c’erano stelle cadenti, in guerra.
“BOMBA!”
Chi possibile si rifugiò, ma quella sera d’estate ne persero molti.
Il calore dell’esplosione si aggiunse a quello soffocante che già avevano intorno.

[Non ne so mezza di guerra e si vede.]
Ok, la mia esperienza sulla guerra si limita a pochi film, documentari e quel poco che ci viene mostrato dei ricordi di John all’inizio di A study in pink, traetene le vostre conclusioni.
Però quando ho letto il tema della challenge, questa fic ha spinto dannatamente per uscire (chiedete al povero Gianni, che ha cercato di fermarla con il suo piccolo corpicino da neurone e c’ha rimediato una gamba rotta) perciò l’ho dovuta scrivere assolutamente. Anche perché volevo dare il mio contributo, per quanto faccia schifo.
Qui sotto, come sempre, il link per chi fosse interessato (su, su, non vi mangia nessuno, partecipate, via).
- G