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Autore: queenseptienna    07/08/2011    3 recensioni
Londra è sconvolta da una serie di omicidi che ricalca esattamente quelli commessi un tempo da Jack lo Squartatore.
A risolvere il caso è chiamato Sherlock Holmes, il Sociopatico ad Alta Funzionalità migliore della città.
Genere: Avventura, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Lestrade , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Titolo: Jackie the Ripper
Fandom: Sherlock BBC
Beta: [info]naripolpetta 
Pairing: Holmes/Watson
Personaggi: Sherlock Holmes, John Watson, Ispettore Lestrade, nuovo personaggio
Rating: NC17
Genere: avventura, erotico, horror
Avvertimenti: slash, sesso descrittivo, violenza
Info: per il prompt “Prostituzione” della mia tabella del [info]bingo_italia  (Parte 1)
Per il prompt “Horror” (Parte 2)
Per il prompt “Primo appuntamento” (Parte 3)
Ho scritto questa ff per cercare di sforzare il mio blocco dello scrittore, spero che sia cosa degna ç_ç Mi sono aiutata con Wikipedia per la descrizione degli omicidi, in modo che fossero il più realistici possibile.
Contiene immagini forti e sanguinolente, evitate di leggere se sapete in partenza di esserne turbati.
Dediche: per la mia amata [info]hikaruryu , [info]babycin , [info]manubibi , [info]naripolpetta , [info]laurazel , [info]xel1980  e [info]the_great_hush  (che la fonte di ogni male ed è colpa sua se è nato tutto questo ò_ò) \O/
Disclaimer: Sherlock è di proprietà della BBC, questa è opera di fan.






JACKIE THE RIPPER – Parte 1



19 Agosto 2011 – ore 14.20

John Watson, nella sua vita, aveva visto molte cose, a partire dalla guerra in Afghanistan. I suoi occhi avevano registrato morte, distruzione, bombe, edifici devastati, episodi di sciacallaggio sui corpi delle vittime, torture. Insomma, un bagaglio di conoscenze di cui parecchi avrebbero fatto a meno o quanto meno cercato di evitare.
Ma Sherlock Holmes era di gran lunga l’esemplare più strano di essere umano su cui avesse mai messo gli occhi. Sociopatico ad Alta Funzionalità.
Quando non avevano casi su cui indagare, quando la noia avvolgeva le pareti del 221b di Baker Street, Sherlock usava riempirsi le braccia con una miriade di cerotti antifumo. A John venne da ridere al solo pensiero. Non rise poi molto quando l’immagine del consulente investigativo che si stringeva un laccio emostatico sul braccio e si bucava la pelle con l’ago sottile di una siringa contenente una soluzione di droga gli fece capolino in un angolo recondito del cervello, ma conoscendolo Sherlock avrebbe preferito darsi all’erba o a qualcosa di chimico di sua produzione. Era certo che quando i cerotti non avrebbero più fatto effetto, sarebbe passato a qualcosa di sempre più pesante.
Per la prima volta si sedette in poltrona supplicando Lestrade di arrivare presto con un nuovo caso.




31 Agosto 2011 – ore 06.10



L’ispettore Lestrade piombò nel loro appartamento come un angelo dal cielo, almeno secondo la visuale del dottore. Tutto ciò che poteva impedire a Sherlock di sperperare i suoi soldi in farmacia era ormai ben accetto.
“Abbiamo un caso.” Esordì l’uomo, i cui tratti ricordavano vagamente quelli di un allenatore di qualche squadra di calcio. Aveva spalancato la porta come sua consuetudine, con la povera signora Hudson che gli arrancava dietro sulle scale.
Quelle poche parole ebbero l’effetto di un’iniezione di adrenalina pura nelle vene di Holmes, che si strappò via ogni cerotto, pronto ad ascoltare ogni parola dell’ansimante rappresentante di New Scotland Yard. “E’ finalmente morto qualcuno?”
Quella domanda rammentò a John quel che gli aveva detto il sergente Donovan qualche tempo prima, all’epoca della sua prima sortita con il consulente investigativo, classificato e archiviato nel suo blog come “Uno studio in rosa”.
“Peggio.” Rispose Lestrade, dandosi una sistemata al bavero della sua giacca spiegazzata. “Tutti i giornali già ne parlano, ma per una volta hanno fottutamente ragione.”
Gettò a Holmes un giornale in grembo. “E’ stato appena stampato, i giornalisti sono stati veloci.”
Il Times sfoggiava a caratteri cubitali il titolo “Un nuovo Jack Lo Squartatore ha invaso le strade di Londra! La polizia brancola nel buio come al solito?
Le sue pupille si dilatarono, divorando l’articolo il pochi istanti e prendendo nota di ogni dettaglio, poi gettò il quotidiano a terra, con un sorriso. “Whitechapel?”
Lestrade annuì e Watson gemette.




31 Agosto 2011 – ore 7.29



“Sherlock, cosa stiamo facendo?”
Whitechapel, ai tempi dell’originale Jack lo Squartatore, era la parte più squallida di Londra. L’East End era la zona franca al di fuori delle mura cittadine, fuori controllo, il contraltare scadente di Westminster. Non che attualmente sia meglio, pensò John fra sé mentre camminavano tra i residui di frutta lasciati in terra durante il mercato domenicale di Brick Lane.
Camminavano a passo spedito verso la zona di Buck’s Row, dove una volta erano siti i mattatoi cittadini, ora sostituiti con nuove costruzioni. Holmes non parlava, la mente che lavorava febbrile e il sorriso appena accennato sulle labbra.
“A che ora è stato rinvenuto il cadavere della donna?” domandò ad un tratto a Lestrade, che gli arrancava dietro.
“Non ti ho detto che la vittima è una donna!” protestò l’investigatore.
Watson gli rivolse un sorriso di compatimento. “Jack lo Squartatore uccideva solo prostitute, è evidente che si deve trattare di una donna.”
“Esatto John, esatto! Sono fiero di te. Inoltre era scritto sul giornale.” Esclamò Sherlock, alzando il nastro di plastica che fungeva da divisorio in strada per non fare passare i giornalisti più invadenti. Donovan fece per fermarlo, ma Lestrade fu lesto a farle segno di lasciarli passare.
Salirono fino al secondo piano della palazzina in mattoni e immediatamente si fecero strada verso la camera da letto, dove una donna giaceva supina, sgozzata quasi fino alla decapitazione. I presenti erano un po’ restii, un simile orrore difficilmente si vedeva in giro e lo stesso Lestrade fu obbligato a portarsi un fazzoletto alla bocca per evitare di vomitarsi sulle scarpe nuove comprate a Camden qualche giorno prima. Era abituato a vedere morti ammazzati tutti i giorni, ma il suo cervello (e soprattutto il suo stomaco) non riusciva ancora a comprendere una simile carneficina.
“Dottore, vieni”. Fece Sherlock a Watson, gli unici che sembravano non risentire l’effetto del sangue schizzato fino sui muri come una spruzzata artistica e macabra. Arrivava a più della metà dell’altezza del muro, segno che i colpi erano stati inferti con una ferocia inaudita.
John si infilò i guanti di gomma che il compagno gli porse e si accucciò nei pressi del cadavere. La donna, al secolo Marta Sheridan, stando alla carta d’identità rinvenuta nella sua pochette, risultava disoccupata, ma una breve occhiata al corsetto squarciato che indossava prima della morte e i numerosi giocattoli sessuali presenti nella stanza diedero immediatamente a Holmes la sicurezza che si trattasse di una prostituta che accoglieva i clienti in casa, dunque su appuntamento. “Cercate un’agenda” esclamò rivolto verso Lestrade, prima di raggiungere il compagno e studiare il cadavere. “Cosa mi sai dire della sua morte, John?”
“E’ morta per la ferita inferta alla gola. Ha usato un bisturi, non un coltello. Vedi qui? La ferita non è slabbrata, al contrario è molto precisa e chirurgica. E’ la fonte del sangue sul muro.” incominciò Watson, indicando il taglio sul collo, da cui erano visibili le vertebre intaccate dalla ferocia dell’assassino. “Disgraziatamente il resto delle ferite sono state solo un assaggio. Guarda qui.” Gli indicò il ventre, da cui gli intestini rotolavano fuori da un’altra sanguinolenta ferita. “Deve essere stato orribile. Guarda i suoi genitali: seviziati con un oggetto appuntito. Esattamente come il primo caso di Jack lo Squartatore. Solo in seguito iniziò ad asportarli, insieme ad altri organi. A prima vista posso solo dire che in questo caso ha utilizzato un coltello seghettato, non un bisturi, qui le lacerazioni sono evidentemente frastagliate e irregolari. Non sono un medico legale, ma per sicurezza potresti chiedere alla tua amica all’obitorio dell’ospedale.”
“Ci troviamo di fronte ad un emule?” si domandò Sherlock, rimuginando su ciò che gli era appena stato detto; nella sua testa non c’era spazio per il dolore che aveva provato la vittima, solo un puzzle che si andava ad incastrare di fronte ai suoi occhi. “Ovviamente sì” si rispose da solo, rimuginando su quanto aveva di fronte. “Oggi è il 31 agosto, quando è stato rinvenuto il cadavere?”
“Alle 3.45 di stamane, psicopatico!” gli urlò Anderson dalla cucina, mentre raccoglieva impronte. “Ho trovato impronte di scarponi maschili, forse dell’assassino!”
“Bravo Anderson, dell’assassino e di altre centinaia di clienti che sono stati qua dentro a pagare per dare sfogo alla pressione dei propri lombi. Trovami qualcosa di intelligente.” Rispose a tono il consulente, con lo sguardo che ancora vagava sul pavimento un tempo bianco e ora incrostato del sangue che iniziava a seccarsi. Un tramestio soffocato gli rese conto di qualcuno che fermava Anderson che voleva andare a suonargliele di santa ragione, ma non gli sarebbe importato poi molto. Il medico non era certo noto per la sua prestanza fisica o la quantità di materia grigia utilizzabile. “Umh…”
“Trovato qualcosa, amico mio?” gli domandò Watson, avvicinandosi. Il suo sguardo era stranamente freddo, come se tutto quel sangue non lo impressionasse minimamente e quella qualità lo rendeva prezioso per Holmes, almeno non doveva tenergli la testa mentre vomitava in un cespuglio.
Quest’ultimo si inginocchiò nel pressi una chiazza di sangue sul pavimento. “Guarda qui. Scarpa da ginnastica, numero presumibilmente 5(1) se l’occhio non mi inganna, sono indossate da una donna. Non le troveremo quasi sicuramente in un cassonetto.”
“Come fai a dirlo?” domandò Watson, incuriosito.
Sherlock gli indicò la porta. “Nessuna traccia di sangue che va verso la porta di ingresso. Là in terra c’è un pezzo di carta assorbente, ci si è asciugata le suole e ha indossato un altro paio di scarpe, uscendo con quelle pulite. Gettarle in un cassonetto sarebbe controproducente perché sa che le ritroveremmo.”
“Ma tenerle sarebbe comunque azzardato, sono una prova.” John interruppe il filo dei suoi pensieri.
Sherlock lo bloccò immediatamente. “E’ per questo che le brucerà, volatilizzando ogni traccia. Ignoriamo le scarpe, ma teniamo conto del piede: troppo piccolo per essere quello di un uomo, ideale per essere quello di una donna, ma indubbiamente ciò mi dà la certezza di avere a che fare con un’assassina. Non molto alta, di giovane età, corporatura tra lo snello e il robusto, ottima agilità. Avete trovato l’agenda?”
Tutti lo guardarono senza capire e il consulente sbuffò vistosamente. “Insomma, una donna che ha un piede così deve essere alta non più di un metro e sessantacinque e deve avere una certa forza fisica. Guardate il volto della donna, vi sono escoriazioni da pugni, quindi la nostra lady non ha avuto difficoltà a tramortirla e a tenerla ferma. Inoltre l’agenda!” indicò la scrivania Ikea a fianco del letto. Vi passò un dito sopra e mostrò la polvere. “La signora qui non doveva essere molto amante delle faccende domestiche. Inoltre qui vi è chiaramente l’impronta di qualcosa di rettangolare, della dimensione giusta di un’agenda su cui segnare gli appuntamenti con i clienti. Ah, che fatica essere me.”
Donovan sbuffò a quelle parole, indispettita. Per quanto considerasse Sherlock uno psicopatico, lo detestava perché ci azzeccava sempre, nonostante usasse nient’altro che sciocchi giochi di prestigio e specchietti per le allodole. Le spiaceva per Lestrade, che insisteva a ritenerlo un aiuto per le loro indagini, ma in cuor suo era ben conscia che senza Holmes l’assassino sarebbe stato davvero come Jack lo Squartatore: mai assicurato alla giustizia.


(1) Il 5 è la corrispondenza inglese al nostro 37,5
   
 
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