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Autore: _V a l e_    08/08/2011    15 recensioni
"Lacrime incessanti cadevano sul mio viso e non c'era modo di fermarle. Neanche la vicinanza del mio ragazzo alleviava il forte senso di vuoto che mi imprigionava e che mi impediva di respirare. Avevo detto addio al mio migliore amico, all'unica persona che mi era stata accanto quando non ero altro che un cadavere, distrutta per la perdita del mio vampiro. Avevo rinunciato alla persona che mi capiva anche con un solo sguardo, un solo gesto, perchè lui non aveva bisogno di poteri soprannaturali per leggermi dentro. Avevo sputtanato un sentimento puro, VERO, VIVO per inseguire qualcosa di irreale, di ossessivo, una droga. Avevo rinnegato il mio SOLE, la mia aria, la mia linfa vitale per avvicinarmi al mondo dei vampiri, al mondo della mia unica ragione di vita,Edward. Ed era la scelta giusta, sapevo che lo era."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black, Quileute | Coppie: Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
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Epilogo:
La nostra vita

 

Il sole batteva sulle tapparelle semi chiuse lasciando la stanza in una leggera penombra. La mia scrivania era stata liberata dai pesanti e ingombranti libri universitari per far spazio a trucchi e cosmetici di qualsiasi tipo, ad una spazzola con setole nere e abbastanza larghe -scelta apposta per districare i miei capelli informi e crespi- e dei fermagli dalle svariate forme e colori. Sul letto, sopra la mia trapunta viola -che non avevo mai cambiato in questi anni- giaceva un bouquet di rose arancioni uniti insieme da un nastro bianco perla. E a completare il quadro c’ero io: Isabella Marie Swan, ventitre anni fra meno di un mese, posizionata esattamente al centro della camera intenta ad osservare la sua immagine riflessa allo specchio.
In realtà quella scena non mi era per niente nuova, perché non molto tempo prima,- tre anni e sette  mesi per la precisione- in un’altra camera, più elegante e meno adolescenziale, aspettavo ansiosa la marcia nuziale con il cuore ancora spezzato in due.
Ero una Bella completamente diversa all’epoca, una ragazza che adesso non riuscirei nemmeno a riconoscere se dovessi incontrarla per strada. Delle mie stesse fattezze fisiche, certo. Ma incompleta e spaventata dalla vita stessa.
Mentre adesso, mi fissavo allo specchio, e riuscivo a vedere la vera me stessa.
Una Bella nuova, migliore, vidi la persona che avevo sperato di diventare per tutto questo tempo.
Da quell’ultimo giorno a casa Cullen tutti i pezzi della mia vita erano stati messi al proprio posto.
Quel vestito pomposo e sfarzoso che ricordavo di aver indossato, era stato rimpiazzato da uno semplice in seta bianca che mi stringeva delicatamente il busto fino alla vita, per poi scendere morbido e sinuoso fino alle ginocchia. I miei capelli, non erano più raccolti in uno chignon degno di un film d’epoca che mi tirava i capelli fino a farmi venire il mal di testa, ma erano lasciati sciolti, mossi e ordinati dietro la schiena e fin sotto il seno. Il mio futuro marito non era un vampiro centenario dalla bellezza surreale e dai modi affabili ed estremamente perfetti. Ma un licantropo ventunenne, testardo, istintivo e bello come il sole d’estate.  Divertente, passionale, semplice come l’anello che portavo al dito che lui aveva creato apposta per me: fili di rame intrecciati tra loro a formare una piccola fascetta che lui si era ripromesso di rimpiazzare quando si sarebbe potuto permettere un anello vero. La mia risposta era stata un bacio all’acqua salata e un “E’ perfetto!” che non ammetteva repliche. 
Sentii gli occhi pizzicare a quel ricordo e un sorriso si fece largo tra le mie labbra quando mi resi conto che non potevo permettermi di rovinare il trucco che Angela Webber, la mia migliore amica, aveva ultimato alcuni minuti prima. Perciò tirai su col naso e con la nocca dell’indice asciugai la piccola lacrima dalla mia guancia. Fortunatamente il trucco leggero degli occhi e il lucidalabbra alla pesca erano ancora al proprio posto. Sorrisi ancora, immaginando la smorfia di terrore che avrebbe sicuramente fatto Angela alla sola vista di quella lacrima che, a detta sua, avrebbe rovinato il suo capolavoro.
“Bella tesoro, è quasi ora, tuo padre ti aspetta di sotto!”
Angela fece il suo ingresso con il solito sorriso smagliante e l’espressione di chi è al settimo cielo. Mi spiava dalla porta semi chiusa dove riuscii ad intravedere ugualmente il suo splendido pancione coperto da un vestito lungo fino alle caviglie color sabbia.
“Scendo subito”.
Mi guardò per un attimo con attenzione e poi sospirò.
“Sei bellissima, te l’ho già detto vero? E a Jacob verrà un colpo quando ti vedrà!”
Forse ero diventata davvero patetica, ma nel sentire pronunciare il suo nome mi tremarono le ginocchia.
“Allora io ti aspetto in macchina, d’accordo?”
“Va bene. Ah, Angela?”
“Sì?”
“Grazie. Di tutto”.
 Mi regalò un sorriso smagliante dicendo: “No, grazie a te” e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Sapevo che con quel “grazie” non si stava riferendo solo al matrimonio o al fatto che avessi scelto lei come unica damigella. Dietro a quel grazie si celava ben altro. Da quando Seth Clearwater aveva avuto l’imprinting con lei, Angela era stata inevitabilmente catapultata nel mondo dei licantropi e non solo. Era la mia confidente già da tempo, ma da quel momento mi ero sentita libera di parlarle di tutto, di quel mondo incantato che mi aveva travolta ancor prima di lei.
All’inizio aveva storto il naso, tipico atteggiamento di chi non ha mai creduto alla magia e che ha sempre pensato che i vampiro e i licantropi fossero personaggi letterari o semplicemente dei mostri inventati per spaventare i bambini. Ma quando si è innamorata di Seth tutto questo scetticismo è passato immediatamente in secondo piano.
Quei due ormai stavano insieme da due anni e in quel bellissimo pancione c’era il loro bambino.
Con l’ennesimo sorriso della giornata che andava da parte a parte, raccolsi il bouquet e raggiunsi mio padre al piano di sotto.
Charlie mi aspettava all’ingresso. Non era cambiato di una virgola in questi tre anni, a parte qualche ciuffo grigio sparso qua e la e qualche ruga al centro della fronte. Accanto a lui c’era Sue Clearwater, la madre di Seth, sua compagna da quasi un anno.
La vidi ridere di gusto davanti alla goffaggine innata di mio padre che non era riuscito neanche a fare un nodo decente alla sua cravatta nera.
“Sei proprio un ragazzino Charlie Swan!”
Mio padre arrossì talmente tanto che ebbi paura che potesse scoppiare da un momento all’altro! Ma poi si riprese subito e le regalò uno dei suoi sorrisi più rari e belli che avevo visto due volte in tutta la mia vita. Il che era un vero e proprio miracolo.
Era tutto così surreale e normale insieme da irradiare una pace e una tranquillità che poche volte ero riuscita a percepire.
Ma anche questa scena era completamente diversa da quella che avevo già vissuto e che ricordavo.
“Bella, sei splendida!”
Sue si accorse di me e mi venne incontro aiutandomi a scendere gli ultimi gradini, mentre Charlie rimase completamente immobile a fissarmi con gli occhi sospettosamente lucidi.
“Papà, di qualcosa” bisbigliai imbarazzata.
Ma lui non disse niente, si avvicinò a me e mi abbracciò cogliendomi di sorpresa.
 
Nel salotto di casa Swan regnava un silenzio imbarazzante rendendomi, se possibile, ancora più nervosa.  Jacob invece era più che a sua agio mentre teneva la mia mano stretta saldamente alla sua ridendo di sottecchi dell’espressione inebetita e scioccata di Charlie. 
“V-vi sposate? Cioè, vi sposate davvero?” 
“Sì Charlie, puoi giurarci!”. 
Sulle labbra di mio padre prese forma un sorriso smagliante che mi fece strabuzzare gli occhi dallo shock. 
“Oh mio dio! Devo chiamare subito Billy, bisogna festeggiare!”
Jacob scoppiò a ridere e Charlie si avvicinò a noi coinvolgendoci in un mega abbraccio, mentre io mi feci scappare un sospiro di sollievo.
Alla fine Jake aveva ragione, come sempre! 

Mi lasciai andare all’abbraccio e scoppiai a ridere anche io insieme ai due uomini più importanti della mia vita.
 
“Ti voglio bene. Sei bellissima tesoro mio”.
“Ti voglio bene anche io papà”.
“Coraggio, andiamo prima che la sposa cambi idea!”.
Sue mi fece l’occhiolino e raggiunse la macchina parcheggiata all’ingresso del vialetto.   
Ma si sbagliava, questa volta non ci sarebbero stati ripensamenti da parte mia, sapevo perfettamente cosa volevo e cosa desideravo.


***


Dal finestrino del passeggero un susseguirsi di immagini sbiadite correvano veloci davanti ai miei occhi. Sentivo chiaramente le ginocchia tremare e il mio stomaco fare i capricci nel momento in cui riconobbi la strada, eppure, non ci fu un solo istante in cui io abbia anche solo desiderato di scendere da questa macchina per poter fuggire lontano.
Non ero mai stato un tipo da matrimonio, io. Quando sentivo anche solo la parola mi venivano i brividi per il disgusto. Avevo sempre pensato che se due persone volevano appartenersi allora non avevano certo bisogno di tutte queste cerimonie per farlo.
Ma con lui era diverso. Era tutto diverso.
Il sole del tramonto colpì il mio viso e percorsi il tappeto di fiori che conduceva al piccolo arco issato esattamente accanto al nostro tronco .
Una cerimonia semplice, sobria, raccolta. Proprio come lui. Come me. Come noi.
Alzai lo sguardo e finalmente i miei occhi incontrarono i suoi. Persi, innamorati, ancora increduli.
Come quel pomeriggio di tre mesi prima…   
 
La pioggia torrenziale ci colse di sorpresa e senza pensarci due volte mi alzai dalla coperta e afferrai la sua mano per scappare via da lì e metterci al riparo. O almeno era quello che avevo intenzione di fare, perché Jacob si mise, sì, in piedi, ma non si mosse di un centimetro.
“Aspetta! Perché tanta fretta?”
“Jake se non te ne fossi accorto siamo bagnati fradici e sta diluviando!” dovetti alzare il tono della mia voce per sovrastare il rumore assordante della pioggia che sbatteva violenta contro l’oceano davanti a noi.
“Bella rilassati o ti verrà una crisi isterica!”
“Sei tu a farmi diventare isterica!” lo guardai in cagnesco completamente bagnata e con i nervi tesi.
Era una giornata intera che Jacob non faceva altro che stuzzicarmi con la sue frecciatine e battutine sapendo bene quanto la cosa mi innervosisse. Ero diventata il suo passatempo preferito. Per cui avevo tenuto il broncio per tutto il pomeriggio e lui mi aveva portata sulla spiaggia per fare un picnic convinto che la mia “isteria da studentessa pre laurea” –come la chiamava lui- sarebbe scomparsa almeno per qualche minuto. 
Be’, esperimento miseramente fallito, visto e considerato che anche la pioggia ci si metteva a far peggiorare il mio umore.   
Avevo appena raccolto la mia borsa e fatto qualche passo quando lui mi raggiunse e mi acchiappò il braccio sorridendo sguaiatamente.
“Andiamo Bella! Lo sai che mi piace farti arrabbiare!”
“Ma non mi dire!”
Ringhiai, mentre Jacob continuava ad avere quel sorrisetto da impertinente stampato sulla faccia. 
Era bagnato fradicio anche lui ma sembrava non farci assolutamente caso, era più che a suo agio in quel modo. Molto più di quando non lo fossi io, questo era certo.
“Dato che io non sono una creatura mitologica come te, se continuo a stare sotto il diluvio mi verrà sicuramente una polmonite! Perciò, ti saluto!”. Stizzita, liberai subito il braccio dalla sua presa - o meglio, per essere precisi, me lo lasciò fare- e me ne andai. 
Ma non feci neanche due metri che la sua voce, inaspettatamente seria e roca, mi arrivò alle orecchie e poi dritta al cuore.
“Sposami Isabella Swan!”
Mi voltai all’istante sicura di aver capito male.
“C-che cosa hai detto?” balbettai sgranando gli occhi. 
“Sposami!” 
Lo fissai senza parole e col cuore in gola. Non mi sarei mai aspettata una proposta del genere. Non adesso, non in mezzo al diluvio! Ma non sarebbe Jacob Black se non riuscisse a sorprendermi in qualsiasi momento.
Le sue mani  calde mi afferrarono il viso e mi regalò il sorriso più bello del mondo.
“Lo so che non credi in queste cose e so che ti terrorizza anche solo sentire la parola matrimonio. Ma io voglio legarmi a te in tutti i modi possibili, voglio litigare con te mille volte proprio come oggi. Voglio solo te, Bells, nient’altro!” sorrideva pieno di amore mentre mi accarezzava dolce i capelli ormai zuppi.
Era tutto così pazzesco e folle che non riuscivo neanche ad articolare una parola. 
“Be’? Non hai niente da dire?” lo disse con la solita spavalderia ma, nella sua voce divertita, colsi ugualmente quel pizzico di nervosismo che adesso si rifletteva nei suoi occhi scuri e profondi.  
Gli accarezzai il viso e un sorriso mi spuntò dalle labbra prima ancora che me ne rendessi conto. Aveva ragione, il matrimonio mi spaventava a morte, ma io volevo le sue stesse cose. Lo volevo nella mia vita, sempre. Lacrime di gioia mi rigarono il volto bagnando le sue dita insieme alla pioggia. 
“Bella, non piangere. Se non vuoi io non ti obbligo, lo sai che non…”
“Sta’ zitto!” dissi tappandogli la bocca con un dito mentre lo guardavo con occhi sognanti e ancora increduli. Ci misi pochi secondi per scambiare quel dito con le mie labbra e altrettanti per afferrargli la nuca e divorargli la bocca con una voracità che non mi apparteneva.
Jacob non si fece pregare perché rispose con gioia selvaggia al bacio stringendomi saldamente a se. 

Il calore avvolse il mio corpo e smisi di sentire la pioggia, il freddo, il mare in tempesta. Per la millesima volta vedevo solo Jacob, sentivo solo Jacob,provavo solo Jacob. 
Quando si staccò dalla mie labbra per lasciarmi respirare, mi fece volteggiare urlando uno strano verso Quileutes ed io in risposta scoppiai a ridere. Eppure non volevo ancora dargliela vinta.
“Frena frena, non ti ho detto di sì!”
“Dillo adesso!” sorrideva sfacciatamente, sicuro della mia risposta positiva. 
“No!”
“Invece sì!”
“No, no e ancora no!” gli feci la linguaccia e cominciai a correre consapevole che non avevo alcuna speranza di batterlo. Infatti mi acchiappò quasi subito e mi sollevò da terra per guardarmi dritto negli occhi. Smettemmo di ridere all’istante e mi persi dentro quelle pietre d’onice che mi fissavano piene d’amore e di speranza. Mi mancò il respiro per un attimo e il mio cuore prese il volo, insieme al suo. 
Poggiai le labbra sulle sue e bisbigliai un semplicissimo “Sì” che lo fece esplodere di gioia.   
Mi baciò ancora e ancora senza smettere mai. Ci baciammo fino a perdere il fiato e il controllo. Facemmo l’amore sotto la pioggia con la promessa che ci saremmo appartenuti per tutta la nostra vita. 
 
Il mio uomo mi aspettava all’altare con addosso una camicia bianca e un paio di pantaloni neri. Era splendido, di una bellezza così umana e meravigliosa da far tremare il cuore. Lo guardavo rapita e lui, con la sua bocca socchiusa e gli occhi che brillavano, mi fissava come se mi vedesse per la prima volta. E in un attimo tutto il nervosismo di qualche istante prima scomparve, lasciando dentro di me una sensazione di pura e completa felicità per la vita che mi aspettava sotto quell’arco di foglie e fiori.
Nel momento in cui lo affiancai e le nostre dita si intrecciarono saldamente, le parole del parroco quileutes si dispersero nell’aria, e ci ritrovammo marito e moglie prima ancora che potessi accorgermene.
 
Ero sposata, sposata davvero.
 
Ero diventata moglie dell’uomo che mi aveva salvata, amata e protetta in tutti questi anni senza mai chiedere nulla in cambio, se non il mio amore. Moglie dell’uomo che aveva sconfitto l’imprinting solo per stare insieme a me nonostante tutte le sofferenze che gli avevo inflitto senza il minimo ritegno. Ero moglie dell’uomo che aveva rinunciato per sempre al lupo dentro di lui per poter invecchiare al mio fianco.
Ero diventata madre di due splendidi gemelli, un maschio e una femmina, identici al padre ma con i miei stessi occhi nocciola.
Moglie e compagna dell’uomo che continua a stuzzicarmi e a prendermi in giro solo per farmi arrabbiare. L’uomo che ancora adesso, anche dopo trentacinque anni di matrimonio, con la sua risata aperta e solare, riesce a scaldare il mio cuore da cinquantottenne. Un uomo che è capace di farmi ancora tremare le ginocchia quando mi guarda in quel modo disarmante, con i suoi occhi neri e profondi adesso più maturi.
Bella e Jacob che ancora oggi fanno l’amore con la stessa passione e lo stesso amore della loro prima volta.
Perché era vero, Jacob aveva sempre avuto ragione: tra noi è stato davvero facile come respirare fino alla fine dei nostri giorni.     






Eccomi qui finalmente a postarvi l'ultimo capitolo della mia fanfiction! Avrei tanto voluto farlo prima, ma con gli esami e tutto il resto non ne ho proprio avuto il tempo =(
In realtà c'è anche un'altra ragione sotto e cioè che non volevo mettere la parola fine a questa storia che è stata la mia primissima esperienza da scrittrice di fanfiction! Lo so, posso sembrare patetica, ma credetemi, non è stato per niente facile!
Con questa storia ho voluto dare a Jacob e a Bella un finale degno di loro e del loro amore. Perchè per quanto se ne dica loro si appartengono, si amano e non esistono "Edward Cullen" o "Ibridi dai capelli ricci" che possano farmi cambiare idea! 
Spero che questa mia piccola "what if" vi abbia appassionato come ha appassionato me!
Detto questo volevo ringraziare TUTTE voi, dalla prima all'ultima, per aver recensito la mia storia riempendomi di gioia.
Ma soprattuto vorrei ringraziare EFP perchè mi ha permesso di conoscere persone meravigliose come Jakefan e Roberta87 che oltre ad essere delle scrittrici di grande talento, sono prima di tutto delle persone meravigliose e delle amiche splendide! Vi voglio bene ragazze <3 
Alla prossima, se vorrete ancora seguirmi! Un bacio grande a tutte! <3

   
 
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