Beta:
Alyxya
Nota:
La
storia partecipa al Contest “One
Shot dell’Estate” indetto da EFP.
Nota2:
Ringrazio
Rutix2003 per avermi fatto notare che Draco non sposa Daphne, ma
Astoria.
Errore modificato.
Buona
lettura!
Sabbia
tra
le dita
Le
cose cambiano. Le cose cambiano
sempre
e
Draco lo detesta.
Lui
che ama programmarsi la giornata –e la vita quando
capita- non sopporta la casualità che gestisce
l’ordine del mondo. Il destino,
la sorte, Dio, o qualsivoglia lo si chiami, è per Draco una
gigantesca
seccatura.
Non
importa se ha già deciso che cosa fare del proprio
futuro, se ha già programmato ogni giorno dei successivi
trecentosessantacinque
o se ha osato pensare che nulla potesse più stravolgere il
delicato equilibrio
della sua vita perché, all’improvviso, quatto
quatto, con passo felpato ed
occhi vigili ed attenti, arriva il Destino ed uccide ogni sua
convinzione. O
uccide Ginny Weasley, a seconda dei casi.
Draco
fissa il cadavere della moglie di Potter. Stesa
in quella bella bara di mogano, con i capelli rossi che le incorniciano
il viso
pallido e sereno, e la mani poggiate in grembo, sembra proprio che
dorma.
Ma
è morta. E’ strano convincersi che lo sia
davvero
perché
dopo la sconfitta di Voldemort nessuno aveva più nominato
quella
parola e tutti avevano finto di dimenticarla.
Niente
più lacrime, niente più dolore, niente
più
ricordi. E’ questo il motto che il Ministero propina
all’intero Mondo Magico,
ripetendolo ad ogni cerimonia, ad ogni Natale e prima dei botti di
Capodanno.
Draco
trova la cosa sinceramente patetica, ma non lo
dice. Farlo significherebbe sfidare la fortuna più di quanto
possa permettersi
e quindi finge di accettare di buon grado i finti sorrisi che
mascherano notti
di incubi e lacrime.
Ginny
Weasley è morta sbattendo la testa o qualcosa
del genere. Non che a Draco interessi, ma gli è sembrato
corretto informarsi
prima di presentarsi al suo funerale.
Non
che sia stato invitato: nessuno avrebbe avuto
motivo di farlo.
Ma
Draco ha le sue buone ragioni per trovarsi lì e non
deve dare spiegazioni a nessuno, tantomeno a Ronald Weasley che,
nonostante le
lacrime, riesce a fissarlo comunque in cagnesco, dando prova di una
notevole
forza di volontà.
Potter
è in piedi in un angolo del giardino e passa il
tempo stringendo le mani di tutti i disperati ospiti che gliela porgono
sussurrando a mezza voce “mi dispiace,
condoglianze”.
A
Draco, che la Weasley sia morta, dispiace, dispiace
sul serio, forse più di quanto dispiaccia alla maggior parte
degli ospiti che
sono lì con un invito. E’ per lei che Draco ha
deciso di sfidare tutti quegli
sguardi ostili, soltanto per Ginny. Non ci sono oscure elucubrazioni
dietro al
suo gesto o secondi fini malvagi, come probabilmente Ron Weasley crede.
Ciò
nonostante Draco non può nascondere di aver odiato
Ginny, con tutto se stesso, al punto da
desiderare
che
morisse.
E adesso che la vede lì, inerme e gelida, nonostante gli
dispiaccia, nonostante
la consapevolezza che la sua morte cambierà le cose,
nonostante lei non avesse
alcuna colpa, una piccola parte di Draco gioisce. Gioisce appena, senza
grandi
urrà,
ma
gioisce. E Draco non riesce a sentirsi in colpa.
Lentamente
si avvicina a Potter.
Draco
sa che si è accorto della sua presenza non
appena ha messo piede in giardino e sa che l’ha tenuto
d’occhio per tutto il
tempo eppure, non appena gli è davanti, Potter si premura di
assumere
un’espressione almeno un po’ stupita.
Draco
gli porge la mano e Potter l’afferra.
-Condoglianze-
dice.
Potter
lo guarda e Draco, all’improvviso, si ricorda
che cosa c’è in Harry di talmente speciale da
avergli fatto pensare, tanto
tempo addietro e per un momento appena, di mandare tutto a puttane.
Tutto.
Sono
i suoi occhi, il suo sguardo, quel suo modo di
guardarti che ti fa credere che, finché starete insieme,
tutto sarà possibile.
Draco
toglie velocemente la mano dalla presa di Potter
e si allontana.
Lo
sguardo di Potter indugia insistente sulla sua
schiena ma Draco non ha nessuna intenzione di voltarsi.
Tutti
i timori e tutte le certezze di un tempo gli
tornano in mente e Draco serra gli occhi, nel disperato tentativo di
cacciarli,
spaventato, anche se, più dei timori, a spaventarlo sono le
certezze.
****
Astoria
è chissà dove e così Draco
può sedersi in pace
sulla sua poltrona preferita, in salotto.
Quella
dovrebbe essere la sua stanza preferita e
solitamente Draco finge che lo sia, perché non potrebbe
essere altrimenti.
L’odore, gli altezzosi ritratti alle pareti, un
Chateau
Margaux,
probabilmente del ’95, sul tavolino nell’angolo e
la libreria in mogano
scuro dovrebbero fare di quel salotto il
suo
salotto
perfetto.
Ma
Draco si sente un estraneo in quel salotto come si
sente un estraneo in quella casa e come si sente un estraneo anche ai
propri
occhi quando bacia sua moglie e l’abbraccia nel loro letto.
Si sente un
estraneo quando mangia all’altro capo della tavola rispetto ad
Astoria
sorseggiando vino d’annata e chiacchierando di quando
verranno tempi migliori.
Si sente un estraneo quando incoraggia Scorpius ad essere come suo
padre
avrebbe voluto che lui diventasse. Si sente un estraneo quando si
guarda allo
specchio e non riesce a vedere altro che un’eco lontana di
quello che era stato
Lucius un tempo e si domanda per quanto ancora
riuscirà a fingere.
Tuttavia
Draco ha perso tutto il resto e quindi non
gli rimane che quella patetica messa in scena.
A
volte è più facile fingere. D’autunno,
quando gli
alberi si spogliano lentamente nel cortile del suo Maniero, a Draco
sembra che
i suoi ricordi si accartoccino e si secchino e che, uno ad uno,
l’abbandonino
come strisciando lungo la sua spina dorsale e finiscano a terra, dove
può
calpestarli ed immaginare che non abbiano importanza. Poi arriva
l’inverno, e
d’inverno così come tutto gela e rimane immobile,
così fa Draco. Nudo di
qualsiasi emozione, passa le proprie giornate ritto contro il vento,
immune al
freddo e al dolore. Eppure, negli anni, continue ed insistenti sferzate
gelide
hanno indebolito la sua corteccia e, poco alla volta, delle piccole
crepe vi si
sono formate. Così ora Draco soffre, ma solo un
po’, anche d’inverno.
Ma
è appena un accenno, un assaggio di quello che
accadrà quando giungerà la primavera.
Al
primo fioco e tiepido raggio di sole, ecco che un
ricordo assopito si risveglia e fiorisce conficcando le proprie radici
nel
cuore di Draco. E poi, uno dopo l’altro, sempre
più svelti, come scappando,
eccoli riaffiorare tutti quanti finché non giunge
l’estate.
Non
c’è nulla, per Draco, di più terribile
dell’estate. Perché l’estate
è calda, è soffocante e lo stringe in un tenero
abbraccio di rimpianto.
L’estate
gli ricorda Harry e non c’è nulla che Draco
possa fare e non c’è nessun posto dove possa
nascondersi per sfuggirle.
Harry
si avvicina a gran passi, uno ogni giorno
d’estate, fino a trovare quella scorciatoia che lo conduce al
cuore di Draco, e
lo seduce. E quando ha raggiunto il cuore di Draco non
c’è possibilità che
questi riesca a scacciarlo. L’ha fatto una volta e una volta
è bastata.
Nei
ricordi di Draco –e Draco non sa esattamente che
cosa sia vero in quello che ricorda e che cosa invece sia stato
idealizzato
dalla sua fantasia- Harry gli ha dato il primo bacio in una spiaggia
lontana,
quasi irreale, mentre la sabbia gli si infilava tra le dita nude dei
piedi e i
gabbiani cantavano in lontananza una canzone che parlava di salsedine
ed
eternità.
Non
erano passati che pochi mesi dalla sconfitta di
Voldemort e Harry sembrava come essersi risvegliato da un sogno. Gli
erano
bastate poche parole per trovare la scorciatoia che l’avrebbe
condotto al cuore
di Draco, allora, ma molto tempo, molto di più di quanto
serviva al suo ricordo
per ritrovarla ogni estate.
Draco
non aveva deciso di uscire con Harry, era
successo e basta.
Erano
passati anni da quel giorno eppure a Draco
sembrava ancora di sentire il tocco delle dita ruvide di Harry sulle
guance e
quello dolce delle sue labbra sulle proprie.
E
poi avevano fatto l’amore a Grimmauld Place su un
letto scomodo e cigolante che scricchiolava ad ogni spinta, ma allora a
Draco
non era sembrato importante. E anche adesso, in realtà, i
cigolii non erano che
un misero sottofondo alle parole che Harry gli aveva sussurrato e che
poi aveva
gridato e che avevano continuato a rimbombare nella testa di Draco
sempre,
sempre, sempre, per sempre, anche adesso.
Ti
amo, ti amo, ti amo.
****
Fa
un caldo insopportabile così Draco decide di
alzarsi per aprire una finestra. Non fa in tempo a spalancarla del
tutto che un
gufo borioso fa capolino nella stanza. Scuote un po’ le
piume, emette un suono
acuto di saluto e si mette dritto ed impettito, in attesa che Draco
afferri la
lettera.
Draco
la prende e se la rigira tra le mani. Non c’è un
nome, un indirizzo e nemmeno un sigillo. Ma è sua. Draco
lo
sa
che
è sua.
-Vai
alla guferia. Troverai cibo e un po’ di riposo-
dice al gufo che scuote le penne e vola via.
****
Draco
apre la busta strappandola. Non ha tempo né
voglia di cercare un tagliacarte e comunque non ha alcuna importanza.
La
pergamena che scivola fuori è piegata solo a metà
e
sul retro non c’è scritto nulla. Draco la spiega.
C’era
stato un tempo in cui far entrare in una busta
le sue lettere era stata un’impresa. Fogli su fogli di
pergamena accartocciati
sul pavimento e altrettanti ripiegati mille volte per riuscire a farli
stare
tutti insieme nella stessa busta. Usarne due sarebbe stato
più saggio, ma di
certo meno divertente.
Draco
ricorda l’emozione che l’animava mentre
aspettava e poi apriva e poi leggeva quelle lettere come se davvero
non
avesse saputo come si sarebbero concluse. Eppure le leggeva tutte col
cuore in gola, pieno di speranza e gratitudine.
Ma
questa volta la sensazione è diversa.
C’è il cuore
che pulsa nelle orecchie, ma la speranza è di
un’altra sorta. E’ una speranza
vana che Draco cerca di scacciare con tutte le proprie forze, ma
c’è anche la
speranza di essersi sbagliato, che quella non sia una lettera di Harry
e che
tutto resterà com’è adesso.
Perché
se Harry gli ha scritto e gli ha scritto le
parole giuste, adesso che Draco non ha nessuna scusa, nemmeno Ginny,
nemmeno la
propria felicità, come potrà dirgli di no
un’altra volta? Ma soprattutto,
perché dovrebbe?
Non
ha niente da perdere, tuttavia non riesce ad
abbandonare l’idea che stare con Harry sia sbagliato.
****
Harry
gliel’aveva chiesto dicendo –Sto cambiando la
mia vita, e voglio che tu faccia parte delle cose che non
lascerò indietro-.
E
Draco aveva riso e l’aveva baciato perché non
aveva
capito, non ancora, ciò che Harry volesse dire. Ma poi Harry
gli aveva proposto
di comprare quella casa e Draco si era ritrovato,
all’improvviso, in una
situazione che non aveva cercato.
Voglio
davvero passare tutta la mia vita con Harry
Potter?
Mentre
il suo cuore gridava a perdifiato
sì,
sì, sì,
Draco
decise che fidarsi della sua testa sarebbe stato più sensato.
E
alla domanda
“Vuoi
davvero rischiare tutto quanto? Tutto quanto per Potter?”
la
sua testa rispose
“Ma
certo che no!”.
E
Draco l’ascoltò, nonostante il suo cuore dolorante
continuasse ad urlare
costretto in una lenta agonia. Se Draco non l’avesse zittito
prepotentemente,
forse avrebbe sentito i suoi lamenti di dolore ed i suoi singhiozzi
che,
imploranti, lo pregavano di non lasciare Harry perché tutto
quanto, senza di
lui, non sarebbe valso niente.
Ma
Harry non si era dato per vinto, non subito almeno.
Gli aveva scritto numerose lettere ma Draco le aveva stracciate tutte
quante.
Poi aveva rivisto Astoria a quella festa e le aveva chiesto un
appuntamento.
Non passò una settimana dal suo annuncio di matrimonio che
nel Mondo Magico si
sparse la notizia che Harry Potter avrebbe sposato Ginevra Weasley.
****
La
lettera di Harry dice:
Domani
sulla spiaggia a mezzogiorno.
Harry
****
Nonostante
Harry non scriva altro, Draco intuisce
tutti i significati nascosti del suo messaggio. Harry sa che Draco
verrà, non
ha bisogno nemmeno di chiederglielo. Harry sa che Draco lo ama ancora e
sa che
non è felice.
Per
un momento Draco si chiede che cosa farà. Ma è
inutile: Harry lo conosce e Draco si chiede se non abbia aspettato
anche lui
per tutto quel tempo.
****
La
spiaggia non è proprio come Draco la ricordava. La
sabbia è più ruvida, gli scogli più
alti e il mare più scuro. Il sole cocente
batte insistentemente sulla sua testa e Draco suda. Sente le mani
attaccaticce
e i vestiti fastidiosamente appiccicati al corpo.
Si
arrotola le maniche della camicia e l’orlo del
pantaloni, si toglie le scarpe ed entra con i polpacci
nell’acqua. E’ più calda
di quanto pensasse, ma abbastanza fresca da farlo sentire un
po’ meglio.
Una
brezza leggera spira da Nord. Ha un forte odore di
mare, ma non è fastidiosa.
E’
mezzogiorno quando Harry si materializza sulla
spiaggia. Vede Draco.
Si
guardano e si sentono lontani, tremendamente,
nonostante non ci sia che qualche centimetro d’acqua a
separarli. Il mare
lambisce la sabbia ai piedi di Harry e gli bagna i sandali.
Gli
occhi di Draco sono pieni di domande, domande a
cui lui non ha mai saputo dare una risposta e domande che sono sorte
solo
adesso. E poi, all’improvviso, Draco capisce. Gli occhi di
Harry sono pieni di
risposte. Draco può leggerle, una ad una, rassicuranti e
spaventose, ma
finalmente chiare.
Harry
non parla e resta immobile con la brezza che gli
scompiglia i capelli e Draco vorrebbe così tanto passarci le
dita dentro ed
accarezzargli il collo e sentire il suo profumo e dirgli che ha
sbagliato e
adesso sa perché.
Perché
negli occhi di Harry c’è anche quella risposta,
quella che gli dice che è un idiota e che Harry ci ha
provato e, certo, avrebbe
potuto fare di più, forse avrebbe
dovuto,
ma anche a
Draco spettava la sua parte.
Astoria
era stata l’ultima prova, ora Draco lo
capisce, e capisce che se Harry avesse superato anche quella tutto
sarebbe
stato diverso.
Draco
legge negli occhi di Harry tutta la sofferenza
nata dalla consapevolezza a cui era giunto troppo tardi. Harry ha
sofferto, e
tanto, e Draco si sente un verme. Harry, Harry che Draco ama e che
aveva
creduto felice con Ginny, forse non molto, ma abbastanza per
dimenticarlo.
Invece
ora Draco sa che Harry non lo è mai stato, non
dopo che si sono detti addio.
E
Harry ha aspettato a lungo che qualcosa cambiasse
perché Draco
capisse.
E adesso
Draco sa.
Draco
si avvicina ad Harry strisciando i piedi
nell’acqua. Ha paura, dopo tutto quel tempo,
perché forse qualcosa è cambiato.
Forse Harry è cambiato, forse sono cambiati entrambi e forse
il tempo ha
spazzato via tutto quello che c’era stato.
Non
appena Draco gli è abbastanza vicino Harry lo
afferra per la vita e lo abbraccia, lo stringe e immerge il naso tra i
suoi
capelli. Draco può sentire il suo respiro tiepido sulla nuca
ed è la carezza
più rassicurante del mondo.
Ora
si ricorda esattamente com’era e l’estate non gli
sembra più tanto brutta.
Cerca
la bocca di Harry e la sfiora con le labbra.
Chiude gli occhi. Harry lo spinge contro di sé e lo morde,
lo divora, lo mangia
e Draco pensa che hanno aspettato entrambi abbastanza.
****
Harry
è nudo accanto a lui, disteso sulla sabbia calda
e fastidiosa. Il suo non è più un corpo da
diciassettenne ma il sorriso è
sempre lo stesso.
Draco
allora pensa che probabilmente nemmeno il suo è
più lo stesso corpo di un tempo e un po’ se ne
vergogna, ma Harry sembra non
averci fatto caso.
Harry
fissa il cielo di un azzurro limpido e
tranquillizzante. Non c’è nemmeno una nuvola,
nemmeno una in lontananza.
-Sai-
mormora Harry e Draco si accorge che è la prima
cosa che dice da quando si sono incontrati sulla spiaggia. E
così strano perché
a lui è parso di sentire la voce di Harry per tutto il tempo.
-Credo
che te lo chiederò ancora una volta. Ma non
occorre che tu risponda, tanto questa volta ti obbligherò a
dire di sì. Anche
con la forza-.
Ride
e si volta verso Draco che lo fissa con le labbra
arricciate.
-Potter-
dice –Come al solito vuoi fare tutto a modo
tuo-
-Perché
tu manchi di iniziativa, Draco. O di
buonsenso-
-Voglio
solo essere certo di stare facendo la cosa
giusta prima di combinare qualche stupidaggine. Non come te, Potter-.
Harry
si mette a sedere e scuote il capo, divertito.
-E
quale sarebbe la cosa giusta, Draco? L’aver sposato
Astoria?-
-No-.
Draco
si siede proprio accanto ad Harry e lo guarda
negli occhi.
-L’ammettere
di aver sbagliato. E l’ammettere che
adesso, al diavolo tutto, voglio solo stare con te-.
Harry
abbassa lo sguardo.
-Vent'anni,
Draco- dice Harry –Sono tanti-
-Abbastanza
per essere sicuri di star per fare la
scelta giusta- mormora Draco e la sua voce è ferma, ma
dentro trema. Ancora una
volta, disperato, il suo cuore grida
sì,
sì, sì,
dimmi di sì, Harry.
E
questa volta Draco sta per dirlo, anche gridarlo ed
implorare se sarà necessario, ma quando la apre, la sua
bocca non dice
“sì”
ma,
con sua
stessa sorpresa, mormora
-Ti
amo-.
Harry
allora alza gli occhi.
-Vent'anni-
ripete
-Ti
amo- dice di nuovo Draco e si chiede perché non
l’ha mai detto prima dal momento che suona così
bene.
-Credevo
che non fosse cambiato niente- mormora Harry
-Non
lo è-
-Tu
lo sei. E, Draco, al diavolo tutto-.
Harry
avvicina le labbra alle sue ma non lo bacia:
sorride.
-
Anch’io voglio solo stare con te-.
eHm…
Quando
è nata, questa storia doveva essere completamente diversa. Completamente.
Doveva chiamarsi qualcosa come “Tempesta Estiva” e,
sebbene i presupposti per
il suo sviluppo fossero gli stessi, non avrebbe dovuto essere
così malinconica.
Ma,
si sa, quando Draco vuole fare una cosa, nessuno può
fermarlo, nemmeno
con tutta la più buona volontà. E in questa fic
aveva voglia di essere
malinconico ^_^
Per
lo meno finisce bene. Non avrebbe potuto essere altrimenti, giusto?
Amarsi
per vent’anni e dopo vent’anni è una
magia.
Dedico
questa storia a tutti coloro che si amano: fidanzati, amici,
fratelli, e chi più ne ha più ne metta. Auguri
per il futuro e buona estate a
tutti!
Nischino