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Autore: Lyher    10/08/2011    0 recensioni
Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Commedia, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era una fredda mattina, come tutte le altre del resto, quì in Transilvania.
Mi ero trasferita da poco, era tutto così strano e nuovo ai miei occhi.. Nessun amico, nessuno con cui parlare o condividere ogni mio pensiero .. Ero completamente sola, isolata dal mondo.
E questa casa poi? Nessun segno di tranquillità, un immenso nulla di sensazioni. Fa così male aver lasciato tutto.
Mi alzai dal letto e mi lasciai trasportare dalla mia depressione, che era tutto quello che provavo da quando avevamo lasciato la California.
Mia madre, come al solito a lavoro, mio padre morì 5 anni fa in un incidente stradale, quel malvagio camionista!
Avevo soltanto 11 anni quando lo persi, da allora non fui più tanto felice come lo ero prima.
E adesso lo ero ancora di meno.
Indossai il mio soprabito, non m'interessava se sotto di esso fossi in pigiama; e uscii.
Il vento muoveva le foglie degli alberi, per le poche che ne erano rimaste a causa dell'autunno.
Passeggiavo con le mani in tasca e i capelli ancora disordinati dopo la notte, di certo con il vento che li faceva volare a destra e a sinistra non avrebbe fatto alcun diverso effetto sistemarli.
E poi, chi ci doveva essere alle 7 del mattino in giro per le strade di questa fredda e cupa Transilvania.
Neanche un anima viva, non vidi passare neanche una macchina, era completamente deserto.
Allora decisi di sedermi in una panchina a pensare, e dopo un pò mi addormentai.
Beh, in effetti non mi era mai capitato di svegliarmi a quell'orario, se non nei giorni scolastici.
Mi svegliai che erano le 11.30, erano passate ben quattro ore.
Decisi di tornare a casa e vedere se mia sorella, Avalin, si fosse svegliata.
Appena arrivai la trovai seduta nel divano che piangeva, mi avviai immediatamente verso di lei per capire che aveva, anche se immaginavo già quale fosse il motivo.
<< Lin? >> (il modo in cui lei voleva essere chiama come abbreviativo) << Cos'è successo? >> le domandai dolcemente.
<< Come se non lo sapessi, Lyher, mi mancano i miei amici, mi manca la mia scuola, mi manca la mia casa, mi manca tutto! >> E scoppiò di nuovo a piangere.
<< Avalin, lo so, io ti capisco. Ti capisco benissimo. Anche io sto malissimo, ma bisogna andare avanti, vedrai che appena domani andremo a scuola ci faremo tantissimi nuovi amici .. Non rimarrà così brutto come sembra, è solo perchè non siamo ancora abituate ai cambiamenti. Fanno parte del processo di crescita piccolina mia. >> Le dissi facendole credere che avessi accettato questi stupidi cambiamenti.
Lei mi abbracciò senza dire una parola, e cessò di piangere dopo qualche minuto.
<< Che ne dici se adesso prepariamo la colazione come una volta? >> Spalancai i denti in un mega sorriso, per consolarla, e la portai con me in cucina. << Non credevo fossi così saggia, sai sorella? >> Disse ironicamente Lin.
<< Ah,ah,ah. Divertente. >>
E tutte e due scoppiammo a ridere.
Cucinai uova e pancetta, non ne mangiavamo da quando nostra madre aveva deciso di trasferisi, circa da due mesi e mezzo. Mangiammo allegre, anche se silenziose. Io non ero poi così tanto allegra come le dimostravo, e neanche lei, io la capivo benissimo.
Stettimo due ore a parlare di tutti i ricordi che avevamo in quella casa da quando eravamo piccole, quando ci rotolavamo sul prato, quando ci mettevamo a ballare nei bordi della piscina e senza avvertirci l'una con l'altra ci buttavamo in acqua, quando andammo per la prima volta in bicicletta, la prima volta che abbiamo imparato a fare i dolci e ne mangiammo così tanti fino a finire all'ospedale; tantissimi erano i ricordi in quella casa.
Poi arrivò nostra mamma dopo lunga mattinata di lavoro.
<< Hei mamma! Com'è andato il primo giorno di lavoro? Com'erano i colleghi? E l'ufficio? Era bello? >> Io e Avalin la tartassammo di domande. 
<< Buon giorno bambine mie! Ahahah, piano piano, adesso rispondo a tutte le vostre domande e vi racconto tutto; andatevi a sedere che inizio a cucinare e a tavola parliamo anche della vostra scuola. >>
Noi obbedimmo e ci andammo a sedere aspettando con ansia tutto quello che doveva dirci nostra madre. Cucinò il nostro piatto preferito: Abaloni alla californiana con contorno di Peperoni ripieni di riso.
<< Allora mamma, cos'è che volevi dirci? >> le chiesi impaziente.
<< Allora ragazze, ho parlato con il preside della vostra scuola, siete già iscritte. Lyher, tu sei in Terza F, Avalin, tu in Prima F. Mi ha dato la lista dei libri, alcuni li ho già comprati, altri devono ancora arrivare, ma li ho già ordinati; in quanto a me, a lavoro è andato benissimo, i colleghi non sono molto socievoli, quindi lavoro da sola, beh, meglio così no? >>
Avalin era felicissima, tranne per il fatto che doveva incontrare un sacco di persone che si conoscevano tra loro e che lei non conosceva. << Ahah, si mamma! Sono contentissima per te. >> Disse Lin.
<< Anche io mammina. >> Seguitai io.
Dopo pranzo, Lin e mia mamma erano andate a dormire, come sempre. Io invece non avevo poi così tanto sonno, così uscii di nuovo. Questa volta c'era qualche persona in giro, ma non esageriamo, se erano tre o quattro e due macchine era già tanto.
Questa volta ero vestita, pettinata, e sistemata.
Vidi due ragazze sedute nella panchina che mi guardavano e parlavano ridendo, sicuramente mi stavano prendendo in giro, e chi se ne frega, prendetemi pure in giro, tanto io quì non conosco nessuno, ne tanto meno mi interessa conoscere voi.
Allora cambiai strada, e vidi un ragazzo.. Un ragazzo che sembrava solo e perso, un pò come me. Allora mi ci avvicinai, e lo salutai.
<< Hei, ciao. Sei nuovo del posto? Piacere, io sono Lyher. >> Dissi sorridente.
Lui non sorrideva, mi guardò negli occhi, e se ne andò dandomi una paccata nella spalla sinistra, io mi voltai e lo guardai camminare lentamente verso una stradina ancora più sconosciuta delle altre.
Allora decisi di seguirlo; andava sempre più veloce, come se si fosse accorto che lo stessi seguendo. Poi si fermò, e disse alcune parole, sembrava parlasse con me, appena scandì la frase capii che era ovvio che stesse parlando con me.
<< Ci conosciamo? No. Perchè mi stai seguendo? >>
Disse queste parole con una voce che mi fece salire i brividi. << Emmh, sc-scusa m-ma, c-cioè io non volevo, solo che...>> Non mi diede il tempo di continuare la frase che si girò, e lentamente tornò da me.
<< Ti faccio paura? Cos'ho di strano? Prima mi segui, poi ti dico di non seguirmi, ti spaventi e indietregi.
Rispondi alla mia domanda o vuoi ancora farmi aspettare? Vado di fretta. >>
Si vede che la mia paura era stata inutile, era solo un normale ragazzo come tutti gli altri..
<< Ah,ah, non si direbbe! >> Per sbaglio scappò questa battuta, che non lo fece ridere per niente, anzi, sembrava ancora più impaziente di ricevere una mia risposta. << Emh, scusa non volevo. Comunque, ti stavo seguendo perchè volevo capire il motivo per cui non hai risposto quando ti sono venuta incontro. >>
La sua faccia si tramutò più di quanto già non lo era.
<< Se non ti ho risposto ci dev'essere un motivo no?!
Non disturbarmi più, non so neanche chi tu sia, quindi adesso sparisci! >>
Questa frase mi arrivò dritta al cuore. E piangendo scappai via. Non capivo il motivo per cui il parlare di questo sconosciuto mi suscitò tale importanza. Non sapevo nemmeno qual'era il suo nome, eppure sembrava lo conoscessi da una vita. Non era un ragazzo come gli altri, come pensavo quando lo vidi.
Tornai a casa, tutta rossa e gonfia in viso dopo aver pianto. Salii le scale, andai in camera mia e mi buttai sul letto. Stetti tutto il pomeriggio a pensare a quello sconosciuto, a pensare << Caspita quanto era bello! Quanto era misterioso! >> Non avevo mai visto dei ragazzi belli quanto lui in California. Era biondo ramato, occhi cerulei, alto poco più di me, dei lineamenti stupendi. Lui era stupendo. Me ne ero innamorata? Non credo, lo vidi solo per una volta, era materialmente IMPOSSIBILE! Neanche il tempo di quel breve pomeriggio che erano già le 7.30, l'ora in cui mia madre, solitamente, inizia a cucinare. Quella sera non mangiai, ero così occupata a pensare a quel ragazzo misterioso che neanche pensai alla fame che avevo. Infatti mi chiusi in camera, e non appena mi chiamarono per la cena ero già nel mondo dei sogni. E mi addormentai.
L'indomani mi aspettava una giornata molto lunga e faticosa.

  
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