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Autore: sierva maria delaura    11/08/2011    2 recensioni
Attimi nella testa di O'Brien dopo il lavaggio del cervello di Winston.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi hanno preso tanto tempo fa. Chissà perchè l'ho detto a Winston. Lo dico a tutti, tutti quelli che mi passano per le mani, ormai assomiglia quasi più a una routine di lavoro. Forse in fin dei conti voglio davvero rassicurarli, questi corpi stravolti dalle botte e dalla paura. Probabilmente non mi credono: se fosse così sarei morto, si dicono, di sicuro non sarei un membro del Partito Interno. Si sbagliano. Sono stato anch'io pazzo, come tanti altri dopo di me. Non so quanti ce ne siano stati prima: potrei anche essere stato la cavia di tutto questo plasmare la mente. Cinquant'anni fa a questo pensiero mi sarei potuto sentire orgoglioso di me. Ora no, l'orgoglio che provo è vedere questo immenso corpo fatto di corpi che si muove, che cresce e che al tempo stesso rimane perfettamente congelato, che diventa ogni giorno ancora più potente, ancora più onnipresente, che si ciba del terrore, dell'infelicità delle sue stesse cellule. E' un virus che si mangia da solo e mangiandosi si mantiene intatto, sano, onnipotente. E' il suo autocontrollo, lo stesso che si richiede a ogni singolo suo componente, è l'autocontrollo perfetto di un corpo unico perfetto. Anzi, è più perfetto di un corpo: un corpo le sue cellule marce le butta via e basta, non riesce a fare con loro due cose che il Partito invece fa: cancellarle completamente e per sempre, e renderle perfette prima che siano cancellate. La morte non è un buon motivo per alterare il processo di perfezionamento delle menti.

Mi hanno preso tempo fa, quando ero ancora malato. Questo non l'ho mai detto a nessuno. Non ho l'aria di uno che è stato tra i dissidenti. Ma io lo ero, anzi, ero Il Dissidente. Quel giorno, nel mio appartemento, a Winston non ho detto altro che il vero. E' più pazzo degli altri, lui, è stato il caso più difficile, forse più difficile di me stesso. Gli ho detto la verità: che la gente arriva da "noi" e se ne va trasfigurata, ha un altro aspetto. Nessuno li riconoscerebbe. Nessuno mi riconoscerebbe, probabilmente se non avessi coscienza di quello che sono stato non lo saprei neanch'io. Se non lo sapessi non sarei ancora vivo: io sono l'esca migliore, il cacciatore più fine di tutta Oceania, ed è perchè so come ci si sente. So cosa vuol dire per quegli illusi sentirsi dire sì, la Fratellanza esiste, fratello, tu ne fai parte da ora, so leggere la speranza nelle loro facce, le so vedere lontano un miglio. Le facce dei pazzi sono perfettamente riconoscibili: hanno un guizzo, un qualcosa che spazia tra la disperazione e la rabbia e la nostalgia, questo qualcosa le rende completamente diverse da tutte quelle che li circondano. Per noi che le sappiamo riconoscere, per noi cacciatori, sono come un pugno in un occhio. Eppure quando ho visto Winston pensavo che il massimo della ribellione l'avessi già visto, che quel guizzo che tante volte, anni fa, nell'altra mia vita, mi ero visto addosso non potesse avere eguali. Non so perchè a volte parlo ancora con fierezza della mia pazzia passata. Ora sono puro, sono perfetto. In quell'uomo, nient'altro che un membro del Partito Esterno, un uomo qualunque, una futura nonpersona qualunque. Invece quel suo guizzo che ho visto... era me, solo impotente. Avrei voluto non dovergli mentire sul mio ruolo, ma è stata l'unica bugia che gli ho detto. Piuttosto che mentire non rispondevo: era ancora troppo umano, troppo malato per prendermi sul serio se gli avessi detto una verità che non era quella che pensavo. Gli ho detto che il libro l'avevo scritto io. E' vero. Ha pensato che il libro fosse solo un'altra esca. D'altronde penso di essere il solo a conoscermi, le cicatrici non si vedono, non ne ho mai scoperta una nemmeno io. Non è rimasto niente del "primo" me: non il nome, né il volto, non la mente, non la voce. Era troppo pericoloso lasciare anche un briciolo del me dissidente vivo. Però tutti mi hanno in mente. Ah!, costruire un regime sui suoi nemici quando il suo vertice non esiste! La perfezione, l'oculatezza del disegno del potere!

Io sono il primo, sono gli opposti di questo Partito, io sono il bipensiero. Nemico, alleato, cacciatore, cacciato. Un giorno anch'io avrò una pallottola dietro la testa. Eppure resto immortale, un atomo di questo essere, di quetso organismo. La coscienza collettiva, il potere che dà la sofferenza dei sottoposti, siamo tutti sottoposti, noi alti a noi stessi, i medi a loro stessi e a noi alti, i bassi ad alti e medi, saper catalizzare l'odio, la protesta dei sensi in nuovo potere, il gioco infinito delle masse intrappolato per sempre in questi milioni di menti umane disciplinate ognuna secondo gli stessi schemi, il controllo totale di ogni cosa, del passato, del presente, del futuro. Saper rivoltare la verità, la destra con la sinistra. La morte della logica, quel subdolo blocco al potere, quel paraocchi. L'odio e l'amore confusi, il primo inutile se non impregnato fino all'ultima goccia di quel fantoccio, di quell'amato, adorato, odiato Grande Fratello! 

  
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