Disclaimer: Se The Eagle fosse mio... probabilmente non sarei riuscita a farlo così gay. Deinde usque altera mille
Esca sa di erba e di vento. Le spighe di grano gli circondano il capo in un aureola dorata e la rugiada gli bagna i capelli - sempre più lunghi, così poco romano, così tanto selvaggio - e sembra uno spirito dei boschi, fiero padrone della terra e dei suoi prati. Il suo posto non è tra velluti e colonne di marmo, nei saloni della politica dove tutto è chiacchiericcio più sottile di un alito di vento ma più maligno di una tempesta, infide strette di mano e ghigni a mezza bocca; non è fatto per il palcoscenico, perché non sa fingere. Vederlo di nuovo intrecciare le dita tra i fili d’erba e alzare gli occhi verso i suoi con un sorriso incorniciato dal sole e dall’aria tersa, senza la rigidità della diplomazia, senza linee di diffidenza scavate nella fronte, è più dolce di un bicchiere di vino in una notte d’estate. Guardarlo stendersi sotto il cielo della sua terra e chiudere gli occhi al tepore del giorno che finisce dev’essere come guardare Apollo a caccia con il suo arco - sicuro, perfetto, un dardo dritto al cuore che ti toglie il fiato.
Note: Per il prompt Favola pastorale (as in "pomiciata per i prati") di waferkya @ La Sagra del Kink di kinkmemeita. IDEK. Lo faccio per i titoli in latino.
Quasi non si accorge di essergli andato vicino, di essersi piegato su di lui con il cuore che batte forte nelle orecchie e la testa piena della luce che si riflette sulle sue ciglia dorate. Quasi, perché il sapore di Esca è ancora meglio di come l’aveva immaginato, e le sue labbra calde come la più morbida delle pellicce nell’inverno del nord.
Esca lo guarda corrucciato quando si scosta, puntandosi sui gomiti e toccandosi la bocca confuso. Marcus vorrebbe fare lo stesso, far scomparire il formicolio alle proprie labbra e il rossore che sente occupargli violento le guance, ma resiste e trattiene il fiato.
“Cos’era?” chiede Esca, e Marcus non sa cosa rispondere, come spiegargli. Vorrebbe avere la destrezza dei poeti, le parole giuste per fargli capire, ma tutto quello che ha è un nodo alla gola e i fiori selvatici come unici spettatori, perciò si fa coraggio. “Un bacio. Un segno di quanto sei importante.”
Gli occhi di Esca sono chiari e brillanti come le acque del suo mare, profondi, illeggibili, e quando scendono sulle sue labbra Marcus si sente mancare le parole. La sua mano però è gentile quando gli sfiora la spalla e dice, “Mostramelo,” come se fosse la cosa più semplice e naturale del mondo.
Non c’è bisogno di essere il suo schiavo per eseguire un ordine del genere. Il secondo bacio è piccolo e casto come il primo, giusto il tempo di premere le labbra su quelle di Esca e morire ancora un poco. Si allontana di un soffio ed Esca ha ancora quel suo cipiglio, indeciso ma concentrato, così Marcus cerca di mandarlo via, con un altro bacio e un altro ancora, soffici come i petali di una margherita. Esca gli stringe la spalla quando passa le dita sul suo collo, scivolando tra i suoi capelli tiepidi di sole, e sospira piano contro di lui.
Marcus si fa indietro, incerto, sentendosi come se il cuore gli stesse per scoppiare e se avesse la pelle troppo stretta. Le sue labbra sanno di erba e vento e se Esca decidesse di tornare ad odiarlo ora ne sarebbe valsa la pena, fino all’ultimo secondo, ma Esca si lecca le labbra e lo guarda negli occhi e mormora, “Anche tu,” ed è tutto perfetto.
Il bacio successivo è impacciato per il suo stupido sorriso, lieve e innocente finché Esca non si fa più vicino e lo guida sopra di sé, abbandonati sul prato nella luce vermiglia del tramonto. Marcus lo circonda come se fosse la cosa più preziosa al mondo e la sua pelle canta in ogni punto in cui si toccano, dove le dita di Esca sfiorano la sua schiena e le sue mani gli incorniciano il viso mentre si scambiano ancora un bacio, ancora uno, ognuno più lungo e più dolce del precedente. Il vento scivola sopra di loro e l’erba li solletica ma non ci fanno caso, e quando ormai le stelle brillano sopra la loro testa mentre si incamminano stretti e illanguiditi verso casa non saprebbero più dire quanti baci abbiano dato, se cento, mille o qualcuno in più.
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Note bis: Su consiglio di meggie681, precisazioni storiche all around. Il fatto che Esca chieda a Marcus cosa stia facendo nasce dal fatto che furono i Romani a diffondere in Europa e a far diventare "di moda" la pratica di baciarsi; non è scontato (ma nemmeno improbabile!) che i Britanni ignorassero cosa fosse un bacio, ma for litterary sake facciamo di sì :) Le mie informazioni vengono da questa deliziosa fanfic; il titolo catulliano è quasi obbligatorio (nemmeno mi ero accorta che fosse le stesso o_o) :P
Will