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Autore: Dragana    11/08/2011    34 recensioni
Presente Leah?
Sì, quella che, una volta chiuso Breaking Dawn, tutti si sono chiesti "Ma... e Leah?".
Ecco, poniamo che dopo quattro libri di sfighe ininterrotte finalmente cominci ad andarle tutto bene. Regaliamole un lieto fine. Se solo smettesse di polemizzare su ogni cosa...
Storia in cui non succede nulla, a parte un lungo lieto fine.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Quileute, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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AVVERTENZE:il qui presente epilogo è glucosio puro. Puro e bollito, praticamente caramello. Astenersi diabetici, deboli di stomaco e odontofobici.
Se decidete di proseguire, sappiate che l’autrice non si assume responsabilità di sorta. Scollegate i neuroni e buona lettura!









EPILOGO
In cui si riassumono le fortune della sottoscritta, che fa sempre bene

E allora, questa storia iniziata tanto tempo prima che io nascessi, com’è finita?
È finita che allo stato attuale delle cose mi chiamo Leah Custer, ma è una cosa talmente ridicola che uso sempre il mio nome da ragazza.
È finita che dopo il college mi sono sposata, anche perché altrimenti Madre me l’avrebbe tirata lunga una vita; ma tutto sommato è stato un giorno magnifico, e ovviamente era una giornata di sole. Il mio album di nozze è qualcosa di apparentemente banale e in realtà così epico: ci sono gli anziani della tribù venuti a godersi il matrimonio della lupa e a commentare lo sposo Viso Pallido; c’è il mio gruppo di amici vecchi e nuovi che ho ritrovato al college, quelli che di lupi mannari non sanno nulla ma a fare branco sono maestri indiscutibili; ci sono avvocati americani, le Migliori Amiche Dello Sposo e perfino persone da Bologna, Italia, che ridevano spesso e bene ed attaccavano bottone con chiunque, arrotando tutte le r; ci sono Sam ed Emily e la loro sbrancata di cuccioli che non stanno mai fermi; ci sono Quil e una Claire dallo sguardo troppo furbo, Embry e Penny Il Femmino, Paul e Jared con le rispettive fidanzate, e i piccoli del branco che adesso non sono più tanto piccoli, tutti in giacca e cravatta tranne David, che però ha costretto Nate ad indossarla al suo posto; c’è perfino un cospicuo gruppo di gente troppo pallida, troppo puzzolente e troppo bella, che lo sposo ha voluto a tutti i costi perché “ammettilo Leah, sono persone splendide”, e che è sotto i gazebo in ogni foto tranne quelle fatte di sera; c’è un Jake elegante, bello e commosso, e una ragazzina dai capelli rossi che pare farmi una carezza in volto e invece mi sta mostrando il momento in cui il suddetto ha finto che gli fosse caduto qualcosa per mascherare le lacrime agli occhi; c’è Madre che invece piange senza ritegno al fianco di un ormai onnipresente Charlie Swan; c’è il mio bouquet illuminato dal sole, sulla tomba di papà; c’è Seth con un sorriso che gli taglia la faccia in due, e la sua nuova fidanzata, quella da cui è stato ben lieto di farsi mettere le manette e che chiama “Sergente Hartman”, perché era ovvio che la Donna Ideale di un maschio assomigliasse a sua madre; e naturalmente ci siamo io e Abraham, che facciamo sfoggio di una felicità così sfacciata che ci viene da ridere solo a guardare.
È finita con il college terminato brillantemente, e una bella serie di articoli, pubblicazioni e perfino un libro sulla tribù dei Quileute, leggende dei licantropi comprese; quando Jake, Sam e gli anziani hanno provato ad opporsi ho fatto presente che tanto ormai i vampiri di mezzo mondo, italiani compresi, sapevano tutto, e se lo sapevano loro non vedevo che differenza avrebbe fatto il mio libro, che oltretutto è un trattato che interessa solo agli antropologi; la tribù ha ceduto e mammà ha la soddisfazione di poterlo esibire sullo scaffale. Il mio lavoro a volte mi porta lontano; quando può Abraham mi accompagna, quando non può basta che chiuda gli occhi e chieda a me stessa “cosa direbbe adesso?” per immaginare la sua risposta, che quasi sempre mi fa ridere.
È finita nel mio salotto, con tra le braccia il peso più leggero del mondo, che chiedo alla mia interlocutrice come mai secondo lei la mia bambina ha la pelle chiara ed i capelli biondi, dato che, se la genetica non è un’opinione, i miei sarebbero i caratteri dominanti.
-Perché si chiama come me, quindi mi somiglia!- risponde lei in visibilio. Eh, sì, perché c’è anche questa: Abraham ha deciso che i Cullen sono benvenuti nella nostra umile dimora, a patto che si annuncino suonando il campanello ed entrino dalla porta, e dato che i debiti si pagano, la mia preziosa primogenita si chiama Rose.
È finita con la preziosa e bellissima primogenita all’asilo ed io ancora sbigottita con in mano l’ecografia che ritrae due gemelli, mentre Abraham si premura di mettermi al corrente che sì, in effetti ora che ci pensa ci sono stati tantissimi parti gemellari nella sua famiglia, e tutti danno la loro opinione sul nome da dargli: Seth mi impone solo un veto, perché “Harry Clearwater” lo vuole per sé ed è giusto così; Jacob mi dice che gli devo almeno un figlio col suo nome, ma faccio presente che avere in famiglia “Jack e Rose” mi scatenerebbe il terrore di farli salire su qualsivoglia imbarcazione per sempre; la Preziosa Primogenita pretende che almeno uno dei due si chiami Nobody detto Bod come il protagonista del suo libro preferito (in cui peraltro tale Bod ha come tutori un vampiro e una licantropa, perche mia figlia ha già capito da che parte soffia il vento) ed ovviamente siamo un po’restii ad accontentarla; paradossalmente finora quelli che hanno avuto più successo sono stati quelli di Rosalie Hale che, saputa la notizia, ha sibilato: -E per fortuna che era sterile-, per poi lanciare Romolo e Remo. Abraham ha riso così tanto che temo che questi soprannomi gli rimarranno appiccicati per sempre, poveri figli miei.
È finita che ancora non mi fido dell’imprinting, o forse il Destino ha fatto sì che il mio Uomo Perfetto fosse quello che non riesco mai a dare per scontato, quindi alla fine di tutto ciò non posso che ringraziarlo, il mio maledetto Destino Porco Bastardo.
È finita che la pessimista cronica è rimasta tale. Perché so benissimo che se si pensa che non possa andare peggio di così si scopre solo di non aver avuto abbastanza immaginazione, che quando si tocca il fondo si comincia a scavare e che potrebbe piovere.
Intanto però mi sto godendo la mia lunga, lunghissima giornata di sole.







NOTE: Penny il Femmino, David e Nate non appartengono a me, ma a Kukiness e Abraxas. Dato che li ho adorati ed erano lì, a La Push, li ho infiltrati al matrimonio. Il sergente Hartman sapete tutti chi è, mi auguro (rispondete “signorsì signore!”), Jack e Rose sono i protagonisti del film “Titanic”, il libro preferito di Rose è “il figlio del cimitero” di Neil Gaiman, il cui protagonista, Nobody Owens, ha davvero come tutori un vampiro e una licantropa, oltre a parecchi fantasmi. Non credo che Leah conoscesse la leggenda di Romolo e Remo, ma suppongo che (dopo aver finito di ridere) gliel’abbiano raccontata.

E così questa storia è finita, e non è successo niente. Ah, però io ve l’avevo detto, vero? E anche vannagio me l’aveva detto; non che non succede niente, ma che dovevo pubblicarla. E aveva ragione.
Perché se l’avessi tenuta per me non avrei avuto le vostre parole, i commenti qui, a voce o in chat, che tante volte sono stati raggi di sole in giornate stancanti o piene di sclerosi da stagione estiva. Che vorrei incorniciare e rileggere nei momenti di scarsa autostima, perché mi avete detto cose davvero bellissime, ma davvero proprio.
Questa storia è per voi. E a voi che siete passati da qui e avete letto, avete messo la storia nei preferiti, seguiti o ricordate, avete lasciato commenti, non vi siete fatti sentire ma vi siete divertiti, vi siete fatti sentire e anche vedere: per tutte le vostre parole, per tutte le vostre risate, GRAZIE. Che i vostri giorni di sole non finiscano mai.
   
 
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